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Marmas

Tifoso Juventus
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  1. Nelle settimane scorse ha avuto qualche scambio di vedute con qualche tifoso poco entusiasta del rendimento della squadra
  2. I tifosi della maggggica l'hanno toccata pianissimo
  3. Sui 2 gol di Zaniolo (lo chiama "il predestinato" ) sembrava un pazzo scatenato. Sul gol del Porto sembrava gli fosse morto il gatto.
  4. Anche per me. Il pallino del gioco l'ha avuto sempre il Porto. La Roma ha avuto qualche buona ripartenza grazie ad un Dzeko in buonissima forma che ha fatto la boa davanti e ad uno Zaniolo straripante fisicamente (più nel primo che nel secondo tempo) e in stato di grazia almeno per quanto riguarda la fase conclusiva. Porto un pò evanescente in fase di finalizzazione (ma comunque superiore complessivamente alla Roma nonostante l'uscita di Brahimi) che negli ultimi 10 minuti è stato padrone assoluto del campo.
  5. Tuttapposto Il tesoriere del PD e l'aiutino al costruttore nei guai col fisco. E tra i pasticci di Parnasi spunta il nome di Totti LA VERITA' (G. Amadori) - Nell’80 d.C. l’imperatore Tito inaugurò a Roma l’Anfiteatro Flavio, realizzato dopo otto anni di lavori e grazie al tesoro del tempio di Gerusalemme. Gli architetti dell’epoca erroneamente lo costruirono su un terreno acquitrinoso e instabile. Eppure dopo quasi 2.000 anni il Colosseo è ancora lì, seppur monco. Il suo erede, il Pallotta Stadium, voluto dai nuovi signori della Città eterna, compreso il sindaco Virginia Raggi, sembra dover nascere sotto auspici peggiori, sempre vicino all’acqua, ma con fondamenta molto più fragili: oggi non c'è un tempio da saccheggiare e le ditte che dovrebbero realizzarlo sono sedute su una montagna di debiti con l’Erario e per questo sono a rischio fallimento. A contribuire al loro salvataggio, per ora, è stato un consulente molto speciale, il tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, senatore e uomo d’onore, per dirla con Shakespeare, seppur insieme con il costruttore Luca Parnasi (quello dello stadio) sia indagato per finanziamento illecito ai partiti. Bonifazi ha fatto da intermediario con Equitalia in favore del gruppo Parsitalia della famiglia Parnasi quando era uno degli uomini più potenti del Giglio magico e il suo amico Matteo Renzi era azionista di maggioranza del governo del patrizio Paolo Gentiloni Silveri. In questa storia di intrighi degni di un peplum non poteva non comparire il campione dei moderni giochi gladiatori: il capitano Francesco Totti, con la sua villa imperiale da 36 vani, degna di quella dell’imperatore Adriano. Ma che cosa c’entri lui ve lo racconteremo solo alla fine. IL POLITECNICO. Annali e fonti narrano che il senatore Bonifazi abbia trasformato di fatto la Res publica in un socio occulto dello stadio della As Roma, un’opera che il sindaco Raggi ha detto che si farà, anche se il Politecnico di Torino, con una consulenza, ha avvertito comune e governo: per realizzarlo sarà necessario investire miliardi di euro per le infrastrutture. A mettere tutti d’accordo, destra, sinistra e pure i grillini, ci ha pensato Luca Parnasi, il costruttore per cui nei giorni scorsi la Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione. Insieme con altri 5 indagati è anche accusato di associazione per delinquere finalizzata, tra le altre cose, a ottenere «provvedimenti amministrativi favorevoli alla realizzazione del Pallotta Stadium e di altri progetti imprenditoriali riconducibili all’operatività del sodalizio». Un copione che in riva al biondo Tevere si ripete da circa 2 millenni. Le indagini hanno svelato che i rapporti con la politica sono la specialità di Parnasi. Per esempio, secondo gli inquirenti capitolini, l’imprenditore avrebbe foraggiato in vista delle elezioni del 2018 Pd e Lega finanziando le loro fondazioni, Eyu e Cento Voci, attraverso l'immobiliare Pentapigna, controllata al 99 per cento dallo stesso Parnasi e amministrata formalmente dal suo cocchiere (l'autista Nicola Ciardello). Per questo i tesorieri Bonifazi e Giulio Centemero (Carroccio) potrebbero finire alla sbarra, anche se i magistrati romani stanno cercando di capire se un codicillo della cosiddetta legge Spazzacorrotti non li immunizzi. La vicenda dello stadio è però soprattutto la storia di un salvataggio targato Pd. Tutti sanno che il costruttore potrà preservare il suo impero solo se porterà a compimento il nuovo Colosseo, ma c’è un passaggio precedente che in pochi hanno notato e che ha permesso a Parnasi, grazie ai democratici, già populares, di arrivare all'ultimo «stadio» della sua corsa. Nel 2012 Sandro Prnasi, capostipite della sua gens, aveva affidato la gestione del gruppo Parsitalia (noto per aver realizzato il Ministero della Salute, la sede della Provincia di Roma e quella dell’Atac e con un patrimonio netto di oltre 220 milioni) al figlio Luca, che venne nominato anche ad della Parsitalia Real Estate srl (tenete a mente questo nome), la società che gestiva tutti i servizi del gruppo. Purtroppo la conduzione del figlio non è stata fortunata, infatti la holding, dopo appena 4 anni, ha presentato un piano di ristrutturazione. Parsitalia, oggi controllata dalla madre di Luca Parnasi, attraverso la Figepa (la quale possiede circa il 62 per cento delle azioni), ha chiuso il 2017 con 122 milioni di perdite. Il patrimonio netto nel 2017 è sprofondato da -58 milioni a -180 milioni. I debiti sono saliti a quota 250 milioni, con UniCredit a guidare la fila dei creditori. Tra questi c'è pure l’Agenzia delle Entrate, che a inizio 2018 ha chiesto il fallimento del gruppo Parsitalia per un debito di 35 milioni. Ma la holding di mamma Parnasi non può fallire per molti motivi, non ultimo i tifosi della squadra giallorossa, il cui giubilo può valere centinaia di migliaia di voti elettorali. Il fallimento della Parsitalia coinvolgerebbe inevitabilmente anche l’Eurnova di Luca Parnasi, proprietaria dei terreni di Tor di Valle, e farebbe tramontare il sogno del nuovo Colosseo romano dedicato a quello che i Latini chiamavano «pilae ludum». IL PARERE. Ed è a questo punto che compare sulla scena il senatore Bonifazi. Infatti Parsitalia ha evitato il crac dopo la presentazione all'Agenzia delle entrate, da parte dello studio legale-tributario BL (Francesco Bonifazi e Federico Lovadina), di un parere pro veritatecontenente «pertinenti argomentazioni da sottoporre al Fisco da cui desumere la convenienza per quest'ultimo all'adesione di un accordo ex 182-ter legge fallimentare, posto che con tale strumento l’Erario otterrebbe la maggiore somma ritraibile dalla valorizzazione dell'attivo». Anche nel bilancio di ParsitaliaReal Estate (quella che vi avevamo chiesto di tenere a mente) si parla dell’incarico conferito allo studio BL, «relativo alla redazione di un parere pro veritate da trasmettere al’Erario, ove si dimostri la maggior convenienza per l’Ente gestore di pervenire alla sottoscrizione di un accordo di ristrutturazione anziché dare avvio ad altre procedure liquidatorie o fallimentari». Più o meno la stessa voce è stata inserita nel bilancio della Parsitalia General Contractor la terza società del gruppo oggi controllato dalla madre di Luca Parnasi. Il lavoro di Bonifazi e Lovadina deve essere stato ottimo, visto che a distanza di circa un anno Equitalia non ha portato a compimento l'istanza di fallimento, nonostante la holding non abbia presentato un concordato né ristorato il debito. Qualcuno potrebbe obiettare che è difficile immaginare che Equitalia potesse accanirsi con società che avevano come consulente il tesoriere del Partito in quel momento al governo. E così l’udienza per il fallimento della Parsitalia è stata rinviata dal 27 marzo 2018 al 17 ottobre 2018, come detto, senza il ricorso all'istituto del concordato, che normalmente consente di rinviare l'accertamento dello stato di insolvenza. Una posticipazione in cui probabilmente a avuto il suo peso anche il parere del senatore democratico. In tal modo Equitalia, non avendo chiesto il fallimento di Parsitalia, è diventata socia di fatto del gruppo, legato a doppio filo al destino dello stadio. A ottobre, a quanto ci risulta, è arrivata un’altra proroga, che sarebbe stata ottenuta, questa volta, grazie a una cosiddetta comfort letter della Capital Dev, società controllata al 100 per cento dall’UniCredit e che a oggi non ha ancora depositato il bilancio del 2017. Capital Dev nel 2014-2015 ha acquistato alcune cosiddette «good company» (con in pancia, però, 700 milioni di debiti) del gruppo Parsitalia al prezzo di 100 milioni. La stessa Capital dev a ottobre del 2018 avrebbe attestato davanti ai giudici che sarebbero in corso trattative per una richiesta di risarcimento da parte di Parsitalia. La holding di mamma Parnasi avrebbe lamentato di essere stata danneggiata a causa della revoca di alcuni appalti e l’epistola spiegherebbe che, se risarcita, Parsitalia potrebbe portare avanti la transazione fiscale con l’Erario. COLLEGAMENTI. Ma per comprendere meglio il collegamento tra Parsitalia e lo stadio bisogna fare un passo in avanti. I destini del gruppo di mamma Parnasi sono collegati (per via dei debiti con Equitalia) alla Capital holding del figlio Luca. La Capital holding è titolare del 99,99% della Eurnova spa (proprietaria dei terreni di Tor di Valle), sebbene il 50% delle quote sia in pegno al fallimento della Sais spa (richiesto sempre da Equitalia). La Capital è a sua volta controllata da Luca Parnasi: per il 19% direttamente e per l’80% attraverso quell’ Immobiliare Pentapigna che ha erogato, come risulta dalle indagini della Procura di Roma, circa 400.000 euro alle fondazioni Eyu (presieduta da Bonifazi) e Cento voci. Il legame è rappresentato da una somma non indifferente di crediti che il gruppo Parsitalia deve riscuotere dalla Capital holding e che sono a detta del liquidatore Parsitalia (vedere bilancio 2017) indispensabili per poter presentare all’Erario il citato accordo di transazione fiscale. CIFRA TONDA. Purtroppo la Capital Holding di Luca Parnasi difficilmente riuscirà a saldare la Parsitalia (e quindi Equitalia) se non venderà lo stadio a qualcuno, dato che la sua controllante (Pentapigna, al 100 per cento di Luca) deve a sua volta 24 milioni all’Erario, un debito scaduto da oltre 3 anni e che sommato a quelli della Parsitalia fa cifra tonda: 60 milioni di euro che approssimativamente, confrontando il prezzo del pane, si tradurrebbe in 10 milioni di sesterzi. Non basta. Spulciando tra gli atti depositati alla Camera di commercio, tanto la Eurnova quanto la stessa Capital Holding hanno chiuso l’ultimo bilancio ufficiale (quello del 2016) in perdita: 724mila euro la prima, 10,5 milioni la seconda. In particolare, la Capital Holding è stata capace di accumulare una perdita così consistente a fronte di ricavi irrisori, appena 323mila euro. Non solo: il debito è già salito a 56 milioni di euro. Discorso analogo va fatto per la capogruppo Pentapigna che, rispetto ad un valore della produzione di 2,8 milioni di euro, ha accumulato debiti per 62 milioni. Numeri che ci regalano la fotografia di società tecnicamente fallite, visto che il debito, nel migliore dei casi, è circa 30 volte superiore ai ricavi. Ma sembra che i Parnasi non possano portare i libri in Tribunale. Forse per questo il senatore Bonifazi ha potuto chiedere e ottenere dalla tecnicamente fallita Pentapigna 150.000 euro per una ricerca sul mercato immobiliare, costata a Eyu meno di 10.000 euro. Certo, secondo alcuni addetti ai lavori, chi ha attinto alla greppia di Pentapigna e delle sue controllate potrà, in caso di fallimento, essere accusato di concorso in bancarotta. CHIAVI. Ma veniamo al gladiatore Franciscus Totus. Anche lui sarebbe stato coinvolto in un pasticcio di Parnasi. Nel 2011 la Bel Eur {di proprietà per l'80 per cento della Capital Holding e oggi in liquidazione) ha venduto al Capitano una villa di 36 vani in zona Eur alla modica cifra di 7.911.700 euro: 2,6 sono stati versati sull’unghia, il restante tramite un mutuo acceso con UniCredit. Ma qualcosa, a quanto ci è stato riferito da alcuni fornitori, non deve essere andato per il verso giusto. E la famiglia Totti ha chiesto le chiavi prima della fine dei lavori. L’11 dicembre 2014 il fondo Upside, gestito da Bnp Paribas Real Estate Investment Management Italy e la Parsitalia Real Estate (rappresentata al rogito da Sandro Parnasi, dopo che a settembre il figlio Luca aveva lasciato l’incarico di amministratore delegato) hanno trasferito a titolo di «datio in solutum» (formula latina che indica la sostituzione della prestazione originariamente dovuta con una di natura diversa) un appartamento di 87 metri quadrati (più cantina e soffitta) al ventiquattresimo piano dell’esclusiva Torre Eurosky, a due passi dal villone. Valore dell’immobile:990.000 euro. Una cifra pagata, non si comprende bene a quale titolo, dalla società terza nella compravendita, la Parsitalia Real Estate. Quest'ultima nel 2017 ha chiesto all'Agenzia delle entrate una transazione fiscale per un debito di 11 milioni, allegando il parere pro veritate del solito studio BL. Se la Parsitalia Real Estate dovesse fallire, qualcuno potrebbe decidere di approfondire questa compravendita che ha spogliato la traballante immobiliare di un bene del valore di quasi un milione di euro. Insomma siamo di fronte a un complicato intrigo che si risolverà solo con la realizzazione del Pallotta Stadium. Duemila anni fa gli abitanti della Capitale venivano ammansiti con panem et circenses, ma nella Città eterna i costumi sembrano non essere cambiati. (11.02.2019)
  6. Per una volta sono d'accordo con la cartadaculo rosa
  7. Grandissimo mister ! ! ! ps: a forza di leggere il forum anche lei ha imparato come si allena una grande squadra, come si mettono i giocatori in campo, come si prepara una partita, come si pianifica una stagione ecc...ecc...ecc...
  8. Ormai ci siamo Pallotta Stadium, chiusa inchiesta : in 20 a rischio processo.
  9. Dico solo che vorrei avere tra le mani l'addizionale che ha determinato l'espulsione di Cristiano per fargli passare la voglia di rendersi protagonista di simili porcherie.
  10. Questo invece quand'è che lo arrestano? "Gli investitori stranieri guardano con fiducia allo Stadio della Roma"
  11. Per Roma sicuramente caro hopper. Per fortuna dopo la notte viene il giorno. E me ne farò una ragione Scherzi a parte, non lo quoti perchè non ne condividi i contenuti o perchè l'autore si chiama Storace?
  12. Mi sembra che la risposta alla mia domanda sia sotto gli occhi di tutti (ho preso il tuo post come riferimento ma avrei potuto prenderne altri). E se non si capisce questo (nessun riferimento a te in particolare, sia chiaro) vuol dire che davvero Farsopoli non ha insegnato un caxxo.
  13. Confermo. E aggiungo che si tratta di una forma di schizofrenia estremamente dannosa per la democrazia perchè è del tutto evidente che lo stop evocato dalla Raggi è frutto di pressioni esterne (non è difficile immaginarne la provenienza) all'assemblea capitolina che la stessa Raggi ieri sera ha definito "sovrana". Converrai con me che a questo punto, ammesso e non concesso che la considerazione che la Raggi ha su Fascismo e Almirante sia quella giusta, bisogna chiedersi chi tra Almirante e Raggi sia più fascista. Può succedere. Può succedere che scappi sui tetti del Campidoglio. Può succedere che sbagli a fare le nomine. Può succedere che ti tradisca il freno e annunci via tweet che lo stadio è pronto il giorno prima degli arresti. E può succedere che anziché stare in consiglio comunale a spiegare che hai combinato con l'avvocato Lanzalone, te ne vada in televisione e quelli - zac! - ti freghino e intitolino una strada di Roma a Giorgio Almirante. Povera sindaca a sua insaputa. In un mare di guai perché è donna - così dice lei - ci ha pensato un'altra donna che nei guai non ci sta - Giorgia Meloni - a farle lo sgambetto. Impazzita, Virginia nostra gagliarda e tosta prima dice a Bruno Vespa che il consiglio comunale di Roma è sovrano, poi dopo qualche ora pensa di essere lei la sovrana e ordina una mozione opposta da far approvare per evitare il misfatto. In attesa di leggere che cosa scriveranno nel documento antiAlmirante - perché ci sono tante strade della Capitale intitolate a personaggi che orrendi lo sono davvero - ci rivolgiamo alla comunità ebraica di Roma per chiedere il perché di una protesta davvero noiosa contro un politico onesto. Almirante è stato un uomo perbene e non rubava. È stato capace persino di rendere clamorosamente omaggio all'avversario politico di una vita che lasciava questa terra. È stato l'apostolo instancabile della pacificazione nazionale. E quello che gli viene contestato non è curiosamente rimproverato ad altri. Ma ve lo spiegheremo quando leggeremo la mozione della redenzione... Intanto, cara Virginia, abituati come siamo all'irriconoscenza dell'amministrazione della città e non del suo popolo verso un uomo che Roma l'ha amata davvero, ci gustiamo il tuo imbarazzo dolente. Più per Almirante che per Lanzalone... Stai certa che fra poco Bella Ciao te la canteremo noi. Ma non per una strada negata, non è nemmeno la prima volta. Ma per come stai riducendo la città, che non merita Alice nel paese delle meraviglie alla guida del Campidoglio. E questa storia di Almirante è semplicemente l'ultima smemoratezza che ti caratterizza. Sei riuscita a scontentare tutti, a partire dai tuoi. Hai imposto un'altra, colossale figuraccia ai tuoi consiglieri comunali costretti come marionette a votare si' nei giorni pari e no nei giorni dispari. Avresti voluto chiederne conto al tuo capogruppo, ma pure lui lo hai dovuto cambiare per l'affare dello stadio. Approfitta dell'estate, riposa, sparisci, torna a fare il tuo mestiere, qualcuno grato forse lo troverai. Una sindaca smemorata che si fa male da sola
  14. Se ti capita portagli un saluto e un abbraccio da parte di Marmas (da Roma).
  15. 1. Ineccepibile dalla prima all'ultima riga e tuttavia non sarei così sicuro che anche stavolta riusciranno a far finta di niente e ad andare avanti. 2. Confermo in maniera ancor più diretta di quanto abbia fatto tu che tra i nomi coinvolti in questa storiaccia e pubblicati ieri dai giornali mancano quelli di PALLOTTA/ASROMA e, soprattutto, quello di UNICREDIT, vero regista dell'operazione Tor di Valle. 3. Sul grassettato non so a chi ti riferisca in particolare ma intanto mi sembra di poter dire che già da ieri è evidente l'uso in chiave antigovernativa che i media stanno facendo di questa vicenda. Riflessione amara ma assolutamente doverosa. Gli "informatori" a tutti i livelli di questo paese non perdono occasione per confermare di essere quanto di più marcio possa esistere in un settore strategico per qualsiasi democrazia.
  16. Ultime notizie prima dello tsunami. Stadio, pioggia di ricorsi: «Rischi per la sicurezza» IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - Una pioggia di carte bollate contro Tor di Valle. E a sorpresa nel mucchio delle contestazioni alla controversa operazione calcistico-immobiliare legata al nuovo stadio della Roma, con annesso «Ecomostro» di uffici e negozi, spunta anche un atto di opposizione presentato dall'ex assessore all'Urbanistica di Virginia Raggi, Paolo Berdini. Il termine per presentare osservazioni e obiezioni al progetto è scaduto ieri allo scoccare della mezzanotte. Al dipartimento Urbanistica sono arrivate decine di osservazioni, 21 le ha presentate solo un gruppo di ingegneri e architetti capeggiato da Francesco Sanvitto, l'ex responsabile del Tavolo Urbanistica del M5S, poi epurato dal Movimento per avere ribadito la sua contrarietà all'operazione stadio. Tra i ricorrenti, anche i proprietari di alcuni terreni da espropriare, i quali hanno ventilato l'ipotesi di chiedere i danni all'amministrazione, se si andasse avanti con l'approvazione della variante urbanistica, che i grillini vorrebbero votare in Aula entro fine luglio. FLOP VIE DI FUGA - Berdini, che ha lasciato la giunta M5S a febbraio 2017, ha evidenziato «l'inesistenza dell'interesse pubblico a realizzare lo stadio a Tor di Valla» e ha puntato il dito contro l'«insussistenza delle norme di sicurezza sull'incolumità della popolazione», scrivendo che, a suo parere, il nuovo impianto non avrebbe vie di fuga adeguate e di conseguenza i 55 mila spettatori, in caso di emergenza, sarebbero in pericolo. Per questo il progetto, ha scritto l'ex assessore, deve essere «respinto». Il Comitato pendolari Roma-Ostia e il Coordinamento associazioni della mobilità alternativa hanno contestato insieme le criticità legate al piano trasporti e il fatto che «non è stata compiuta alcuna asseverazione da parte di un terzo (istituto bancario o finanziario) della documentazione presentata dal privato», sarebbe quindi senza verifiche tutto l'equilibrio finanziario dell'operazione. Il Comitato "Difendiamo Tor di Valle" dal cemento ha denunciato il rischio che la viabilità, in una zona già oggi iper-congestionata, vada definitivamente in tilt. «Il collasso - si legge negli atti - sarà inevitabile in tutti i giorni lavorativi, con l'arrivo dei 14mila lavoratori del Business Park nella fascia oraria 7.30-9: il nuovo carico di traffico, aggiunto a quello esistente, sarà insopportabile». Soprattutto perché il Ponte di Traiano, nonostante gli annunci, «non esiste né nei progetti né nei finanziamenti». Il Tavolo di Urbanistica di Sanvitto, come abbiamo già raccontato, sostiene che il Comune abbia saltato alcuni passaggi previsti dalla legge e che la variante possa essere votata in Aula solo dopo la bonifica dell'area di Tor di Valle, che è ad alto rischio inondazione, perché altrimenti verrebbe violato il Piano nazionale di assetto idrogeologico. Ma c'è anche un'altra obiezione non di poco conto: «Non sono stati conteggiati nella Superficie utile lorda (cioè gli spazi commerciali, ndr) tutti i corridoi, androni, hall, zone di attesa, retrobottega». Questo causerebbe un «indebito arricchimento» dei privati «a discapito dell'interesse pubblico», perché «attraverso le deroghe la Sul potrebbe aumentare anche del 30%», sostiene l'urbanista Sanvitto, che parla espressamente di «furbanistica». Poi c'è la grana degli espropri. La Cogemi, proprietaria di un terreno da confiscare, si è già opposta formalmente a Tar - il ricorso è pendente - e tramite avvocati ha scritto che «la variante al Piano regolatore» violerebbe le norme sulla «libera concorrenza e imparzialità», che «non risulta rispettato il Codice dei Contratti pubblici», e che il piano particellare di esproprio «contiene errori di individuazione dell'area e conseguentemente di stima». Ecco perché viene ventilata l'ipotesi di chiedere una «indennità» se l'iter andrà avanti. (12.06.2018)
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