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Infernetto......Ostia......Cristoforo Colombo.......Eur......Casalpalocco.......Acilia.......via Ostiense...........insomma siamo in piena zona Tor di Valle.....pure il meteo sembra prendere decisamente le distanze dal "Pallotta Stadium" Maltempo, bomba d'acqua a Roma sud: strade come fiumi, traffico in tilt Ostia e i quartieri dell’entroterra ancora nella morsa del maltempo. La forte perturbazione che in queste ora sta colpendo il centro Italia ha messo in ginocchio il litorale romano. Strade allagate La situazione più grave si registra all’Infernetto con via Pietro Romani, via Wolf Ferrari e via di Castel Porziano completamente allagate. Anche via Domenico Ceccarossi è impraticabile con l’acqua che è arrivata all’interno di alcune abitazioni. Stessa scena in via Orazio Vecchi, dove non sono bastati i sacchetti di sabbia posti all’ingresso degli appartamenti. Qui, l’acqua è fuoriuscita dai water, segno dell’incompatibilità tra le nuove costruzioni e l’impianto fognario. Due alberi sono caduti senza creare danni: uno in una strada privata, via della Cacciuta, e l'altro in via Boezi, dove il servizio giardini del X Municipio ha provveduto a rimuovere l'albero dalla sede stradale. A Ostia, è caos al Cpo di viale Vega, dove sono crollate alcune parti di intonaco dai soffitti degli ambulatori. Oltre alla furia dell’acqua, tra le cause risulterebbe esserci anche la scarsa manutenzione delle terrazze spioventi che non hanno retto di fronte all’intensità della pioggia. Anche il presidio del Sant’Agostino sul lungomare Toscanelli resta isolato e irraggiungibile. Si è trasformata in un vero lago anche l’area pedonale di piazza Anco Marzio, dove i commercianti hanno imbracciato scopa e paletta per drenare le acque piovane. Lezione di catechismo rimandata nella chiesa San Nicola di Bari in via Passeroni. “La sala dove prepariamo i bambini per la comunione – ha spiegato Don Mario, il vice parroco- è inutilizzabile. L’acqua è ha invaso tutta la stanza”. A Bagnoletto, forti disagi su via Ferrero e su via Salvatore Gasbarra, dove neanche i recenti lavori di asfaltatura sembrano aver risolto il problema. La viabilita' Pesanti anche le ripercussioni sulla viabilità: la Cristoforo Colombo è stata riaperta da poco al traffico, dopo che la corsia laterale in direzione Eur è stata chiusa e la circolazione è stata fatta defluire sulla centrale. Macchine bloccate a Casalpalocco: davanti al centro commerciale le Terrazze c’è stato un imbuto che ha portato a intasamenti e code. Veicoli a passo d’uomo su via di Acilia. “Abbiamo allestito una centrale operativa per l’allerta meteo- spiega Antonio Caliendo, assessore ai lavori pubblici del X Municipio- l’unità è stata predisposta presso la caserma dei vigili urbani di via Capo delle Armi. Nell’entroterra, i canali hanno finora retto anche se la guardia è alta e costante. Abbiamo dovuto chiudere al traffico, invece- continua Caliendo – la via Ostiense, nel tratto che va da via Lucio Lepidio al viadotto Attico Tabacchi e viale dei Romagnoli, da via delle Gondole a via delle Aleutine. Con la polizia locale del X gruppo stiamo procedendo con ulteriori verifiche”. Interdetta al traffico anche via dei Velieri e via Isole del Capo Verde. Allagato l'aeroporto di Fiumicino Pendolari su tutte le furie nelle stazioni della Roma-Lido. Il maltempo ha portato ad abbassare la frequenza dei treni in viaggio verso la capitale: uno ogni mezz’ora e con dentro tanti altri problemi. La pioggia battente è entrata nelle carrozze e ha accompagnato gli utenti per tutta la corsa, fino alle stazioni di Magliana e Porta San Paolo. Problemi anche per l’aeroporto di Fiumicino. Nelle sale d’aspetto del Leonardo da Vinci, nessun riparo per chi era in attesa del check in: pioveva dentro, come se si stesse all’aria aperta e senza ombrello. Le immagini di qualche turista e dipendente sono state pubblicate sui social network e stanno facendo il giro del web. Solo qualche lieve ritardo, invece, per i voli in arrivo. Regolari, le partenze durante le prime ore della mattina, quando il traffico aeroportuale è intenso. “Seguiamo di minuto in minuto l’evolversi della situazione- fanno sapere dall’Enav- il radar meteo ci mostra l’avvicinarsi di un’altra perturbazione per le prossime ore. Per ora non è previsto nessun tipo di stop ai voli per il maltempo”. (ilmesaggero.it, giovedì 11.09.2014 ore 08:30 - Ultimo aggiornamento: 17:21)
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Chiedo scusa per l'OT ma questo servizio è davvero utile per inquadrare in maniera adeguata la realtà vera di Roma Capitale. Niente a che vedere con i proclami propagandistici di sindaco e assessori-tifosi assortiti....... Caos capitale Ritardi e costi impazziti: ingorgo Roma Viaggio nei cantieri della metro eterna La terza linea sarà verde, come la speranza di vederla in funzione. Se ne parla dal ‘90, regalo a Wojtyla per il Giubileo. Ma si dovrà aspettare il 2025, forse. Metafora di una Città Eterna, perché in perenne ritardo. Fra degrado, traffico e piaghe sociali. di Gianfrancesco Turano Roma è ferma, sopra e sotto terra. Ferma negli ingorghi, nei cantieri infiniti, nei finanziamenti a singhiozzo. Nove anni dopo la gara di affidamento della Metro C, la nuova linea contrassegnata dal colore verde speranza, si spera che a ottobre apra almeno il primo tratto che parte dall’estrema periferia est (Pantano) e arriverà a Centocelle. La Pantano-Centocelle, costruita parte in superficie e parte in galleria, resterà senza uno scambio con le altre due linee metropolitane almeno fino alla fine del 2015 quando, si spera, la C sarà allungata fino a incrociare la linea A a San Giovanni. Per vedere tutto il percorso fino a Prati bisognerà aspettare - e sperare - fino al 2025 salvo ritardi. Ma non è detto che il papa, chiunque sia fra dieci anni, potrà avere la sua fermata San Pietro per il Giubileo prossimo venturo. Quando si è incominciato a parlare di Metro C era il 1990, Giovanni Paolo II aveva 70 anni, e i politici avevano annunciato l’apertura della verde per l’anno giubilare del 2000. Alla fine, ci saranno voluti almeno 35 anni per completare un tracciato che per il 40 per cento viaggia alla luce del sole e sfrutta la direttrice delle Ferrovie regionali Roma-Pantano. È il solito miracolo alla rovescia delle infrastrutture italiane con costi impazziti, consulenze faraoniche, arbitrati, collaudi d’oro per pochi ben introdotti, contenziosi utilizzati dalle imprese (Vianini, Astaldi, Ansaldo Sts e Lega coop) per rientrare dal ribasso sull’offerta di gara e aumentare i margini con l’aiuto dell’imprevisto archeologico. Rispetto all’alta velocità ferroviaria, alla Salerno-Reggio Calabria, al Mose, i cantieri della Metro C hanno un impatto e una visibilità molto più forti perché si svolgono per oltre 21 chilometri nel territorio della capitale. Potrebbero aiutare Roma a cambiare in meglio, ad alleggerire l’assedio delle macchine. La nuova linea potrà magari sostenere il tentativo del sindaco Ignazio Marino di riportare un minimo di legalità nel caos di commercianti abusivi, camion-bar, schiavi ambulanti e tavolini selvaggi. La scommessa è avvicinare un po’ più la Città Eterna al livello di servizi delle altre capitali europee, magari meno grandi in bellezza ma più facili per chi le visita e, soprattutto, per chi ci lavora. “L’Espresso” è andato a vedere come si vive intorno ai cantieri della C e quanto è lontano l’obiettivo di una Roma più civile. COLOSSEO-FORI IMPERIALI mercoledì 30 luglio Le ruspe hanno occupato il cuore del turismo romano. Colosseo-Fori Imperiali è una delle fermate di interscambio della linea C, insieme a San Giovanni. Cento metri prima dell’Anfiteatro Flavio, il segmento T3 del nuovo tracciato incrocia la linea B, il percorso che attraversa Roma da Nord a Sud e che è la summa dei ritardi, dell’inadeguatezza, dell’inefficienza del trasporto urbano nella capitale, con continui guasti, allagamenti, interruzioni di servizio per furti di rame e un parco treni in larga parte antidiluviano e privo di aria condizionata. La stazione della B al Colosseo, inaugurata nel 1955, è sostanzialmente identica a 60 anni fa. Ma oggi i turisti hanno scoperto che si risparmia a viaggiare sui mezzi pubblici e prendono d’assalto i vagoni in comitive inseparabili di 60-80 persone alla volta. È una manna per i borseggiatori che montano la guardia ai treni a orario continuato. Sembra non si possa fare nulla contro di loro come, in superficie, non si fa molto di più per eliminare il bancarellificio permanente dove sono in vendita cappellini della Roma, baùtte veneziane, quadri dipinti sul momento con bombole spray psichedeliche, magliette a 5 euro trattabili, mezze minerali a un euro non trattabili, in un contesto popolato da finti fachiri, sfingi, statue viventi laccate in argento, menestrelli andini con basi registrate e una mendicante prostrata ma eccezionalmente non prostrata perché è in pausa e chiacchiera con due amiche. Nel caos di abusivi dove un camion bar paga 1100 euro di licenza all’anno, quando la paga, e dove lo scontrino è raro come l’ombra a mezzogiorno è difficile spiegare ai centurioni che sono proprio loro il problema, quando invece la loro offerta sembra perfettamente allineata alla domanda di un turismo sempre più low-cost. Forniti di trolley con ricambio abiti, i legionari con il gladio e l’orologio da polso migrano verso piazza Venezia o verso il Circo Massimo secondo la pressione svogliata dei vigili urbani. Ogni tanto con la polizia municipale finisce a botte e, da qualche tempo, anche gli ambulanti bangladeshi, solitamente pacifici, reagiscono male ai tentativi di sgombero. I loro depositi merci sono poco lontano, fra le strade alla moda del quartiere Monti dove caporali con cellulari antiquati spostano in un batter d’occhio centinaia di venditori e li spediscono a cambiare la fornitura secondo le variazioni del meteo (ombrelli-pagliette), dell’orario (acqua-rose) o della stagione (pashmina-pareo). Ai primi di agosto il sindaco Ignazio Marino ha annunciato che i camion bar saranno allontanati dai monumenti quanto prima. Per adesso, nulla. E i lavori della metro contribuiscono a rendere l’area pedonalizzata poco frequentabile. Sarà così fino alla fine dei lavori prevista a dicembre 2020. Per non bucare anche questa scadenza, da qualche mese il cantiere avanza a grandi passi. Guardando piazza Venezia, sulla destra il Clivio di Acilio è sbancato, con i tondini del nuovo parapetto di cemento ancora fuori. La nuova stazione sorgerà di fronte, sul lato sinistro dei Fori verso il centro. È un lavoro molto criticato per le sue dimensioni, giudicate eccessive da molti, e per l’impatto estetico. Sotto terra i rendering mostrano la presenza di un’ampia area commerciale. È invece saltato il progetto del museo, un’opera compensativa derubricata a semplice centro servizi con il parere favorevole del Ministero dei Beni culturali e un notevole risparmio per le imprese. Anche il cantiere di piazza Venezia è stato montato e rapidamente smontato in attesa che il Comune e Metro C decidano se la stazione sarà una fermata di transito oppure un capolinea, se non si troveranno i finanziamenti per la tratta fino a piazzale Clodio. AMBA ARADAM-IPPONIO mercoledì 30 luglio Si sale da via Druso, dove ha abitato fino alla morte Alberto Sordi, verso la zona di Porta Metronia, un quartiere che ha regalato al calcio della capitale Francesco Totti e l’ex presidente della Lazio Sergio Cragnotti. Sul marciapiede destro della strada sembrerebbe esserci una pista ciclabile ma la vernice bianca è quasi sparita. In ogni caso, il percorso per le biciclette si interrompe presto, intralciato da una transenna di sicurezza dove il muro dell’ambasciata dell’Angola è lesionato e a rischio di crollo. Piazzale Metronio, invaso dai blocchi bianchi e rossi delle barriere newjersey, ricorda un percorso di kart. Da lì si entra in via Ipponio lasciando a sinistra la Scuola federale di tennis e a destra la tipica architettura razionalista stile Ventennio, con aggiunta in età recente di sbarre ai balconi e alle finestre. Dalla parte di via Ipponio, il cantiere della Metro C confina con un giardinetto che ospita una piccola comunità di senza tetto addormentati al riparo del sole battente della “controra”. Oltre la parete gialla con la scritta Metro C i lavori, che qui sono affidati alla Cogedi e a un’associazione temporanea fra Sif, Osg e Parsifal, procedono a ritmo intenso. Rivoli di acqua e cemento filtrano dagli interstizi del cantiere, piazzato fin dentro la bocciofila Romulea e sconfinante sul lato di via della Ferratella. Lì lavorava Angelo Balducci, capo della Cricca e consulente tecnico a 250 mila euro per un arbitrato sui lavori della Metro C, uno di quelli che hanno reso più confortevoli i margini delle imprese. Il traffico, anche lontano dall’ora di punta, è congestionato. Di fronte all’Arancera comunale di Porta Metronia, dove hanno sede il dipartimento dell’ambiente e la Protezione civile, i vigili prolungano manualmente la durata del semaforo per consentire il deflusso. Quelli che hanno il rosso troppo lungo si attaccano ai claxon senza pietà a cinque metri dagli uomini in divisa. Raccontava Sordi che, quando faceva la pennichella il pomeriggio, prima di addormentarsi rivolgeva un pensiero agli automobilisti imbottigliati. «Ma ’ndo vanno». Infatti sono sempre là. SAN GIOVANNI giovedì 31 luglio In piazza Giovanni Paolo II, alle spalle della basilica, il traffico è ancora intasato alle 10.30 di mattina. È così da quando il sindaco Ignazio Marino ha gradualmente pedonalizzato la zona dei Fori Imperiali gettando nella disperazione mezzo quartiere Esquilino. Una valanga di macchine sbocca dall’incrocio di via Merulana dove un vigile esasperato urla dentro un walkie talkie chiedendo ai colleghi di modificare i tempi dei semafori. Il flusso diminuisce verso l’ingresso principale della basilica in direzione dell’Appia Nuova. Il corridoio della chiesa è in parte occupato dalle bancarelle di Selfie, la festa di Sinistra ecologia e libertà. Il Santo tollera la presenza provvisoria delle bandiere rosse e il prato coperto stabilmente di cocci, verdi o marroni secondo la marca della birra. Sul marciapiede prima della mura Aureliane un uomo con il cappellino blu e la maglietta dell’Hajduk di Spalato sta aprendo la sua bottega a cielo aperto. Vende libri usati (“Perché fu ucciso Matteotti?”, “Biografia di Dante Alighieri”) e li espone lungo una decina di metri, fin dove è inginocchiato un mendicante monco. San Giovanni è uno degli snodi principali della Metro C, con due cantieri aperti. Uno è il pozzo di via Sannio che fa parte del tratto T3 fino a Colosseo. L’altro è la stazione di interscambio con la linea A che è piazzata sul lato opposto dell’Appia in largo Brindisi e che fa parte del tratto T4. Il pozzo di via Sannio ha aperto nell’aprile del 2013. A ridosso delle betoniere c’è uno dei mercati rionali più noti di Roma. Si può considerarlo un luogo pittoresco o un suk degradato. Punti di vista. Lungo le pareti della Metro C lavorano gli ambulanti asiatici o africani che vendono per conto dei cinesi dell’Esquilino. Ogni mattina montano le bancarelle e da una fila di vecchi furgoni Fiat Ducato scaricano borse, vestiti, collanine e qualunque altra merce. Dopo l’incrocio con via Corfinio c’è il capannone fisso del mercato che in gran parte è ancora in mano a commercianti italiani. Secondo il cartello esposto all’ingresso del cantiere, questo tratto di Metro C costerà 628,5 milioni di euro salvo revisioni. Per i lavori ci vorranno 90 mesi, non gli 84 annunciati dal precedente sindaco Gianni Alemanno e dai cartelloni piazzati al Colosseo. Dunque l’apertura è prevista per l’ottobre 2020, se il cronoprogramma sarà rispettato. Sarebbe la prima volta. Il tratto da San Giovanni in direzione Casilino (T4) doveva aprire entro il 2013, sempre a detta di Alemanno. Oggi il secondo cantiere di San Giovanni, la stazione da 42 milioni di euro affidata al consorzio Sgi all’inizio del 2007, dichiara la fine lavori per il 30 giugno 2015 dopo che la talpa è rimasta ferma per due anni fra il 2011 e il 2013 per il contenzioso fra il contraente generale Metro C e il Comune. L’assessore alla Mobilità Guido Improta parla di dicembre 2015 per l’apertura. Nove anni in tutto con conseguenze micidiali per le botteghe della zona. E sette minuti in media per ogni passaggio di treno finché non sarà completato il cosiddetto tronchino per l’inversione di marcia dei convogli. Tornando verso la piazza, il mendicante se n’è andato - troppo caldo. Il venditore di libri ha spostato la sedia dentro la cabina telefonica. Alla fermata dell’autobus, il pannello di informazioni dell’Atac dà annunci contraddittori. Una signora sui settanta dice: «È un’ora che stamo ad aspetta’ l’87». Poi se la prende col marito. «Dovevamo pigliare il 673. A quest’ora avevamo fatto». PARCO DI CENTOCELLE lunedì 4 agosto Per andare verso i quartieri della periferia est, c’è la linea di autobus 105, con mezzi nuovi e aria condizionata. Oppure ci sono le Ferrovie regionali del Lazio, un trenino urbano di superficie che percorre la via Casilina fino al capolinea di Giardinetti e che fa meno fermate rispetto all’autobus. Fino a poco tempo fa, l’altro capolinea era la stazione Termini. Oggi si parte un chilometro più in là, da Porta Maggiore. Secondo il caso, si può prendere un trenino giallo revampizzato, a tre vagoni e con sedili singoli oppure un trenino giallo a due vagoni non revampizzato. In entrambe le circostanze, il caldo è feroce per i passeggeri e ancora di più per i conducenti dell’Atac che guidano con il sole in faccia dentro uno spazio risicato anche per l’allevamento dei polli. Il trenino è strapieno. La metà sono stranieri. Molti sono di emigrazione recente come il gruppo di ragazzini cinesi di 10-12 anni che torna da una scuola di italiano all’Esquilino ma che abita molto più in periferia, fra Torre Spaccata e Giardinetti. La particolarità della Metro C da questo tratto fino alla stazione di Giardinetti è di scorrere in parallelo con il trenino delle Ferrovie Laziali. La sovrapposizione è il risultato di un duro lavoro di lobbying e di modifiche al tracciato originale da parte dei palazzinari più influenti. Così, in una città che è agli ultimi posti fra le metropoli europee per infrastrutture dei trasporti, uno stesso quadrante urbano avrà due linee metropolitane quasi identiche, una di superficie e una sotterranea. Nel tratto più periferico di questa direttrice (Giardinetti-Pantano) ci sarà solo la metro C che sfrutta il vecchio tracciato delle Laziali. I binari della Roma-Pantano sono stati revampizzati pure loro, a prezzi folli. Per risolvere la sovrapposizione fra metro e ferrovia qualche anno fa si è parlato di dismettere la linea di superficie, di proprietà della Regione e gestite dall’Atac, ma l’ipotesi è stata accantonata. Resta la concreta possibilità che, con una linea sotterranea nuova di zecca, nel tratto urbano della Casilina le Laziali si trasformino in convogli fantasma. Ma forse le revampizzano. Scendendo dal trenino alla fermata di Centocelle, sul lato opposto al parco, si incontra subito il deposito delle Ferrovie regionali, un’area molto vasta che ospita alcuni ruderi ferroviari da museo. La stazione della Metro C è appena più in là, costruita in pietra gialla che ricorda l’arenaria e sorretta da pilastri neri circolari. Qua tutto è pronto per l’inaugurazione. Manca solo il taglio del nastro, previsto sabato 11 ottobre di quest’anno. Per chi vive da queste parti sarà un sollievo. Le file di macchine sulla Casilina sono un’abitudine. TORRE MAURA-TOBAGI e GIARDINETTI lunedì 4 agosto Da Centocelle verso Giardinetti inizia il territorio del Municipio VI, detto “delle Torri”. Ci vivono 244 mila persone di cui metà nei soli quartieri di Torre Angela e della Borghesiana, fin oltre il limite del Raccordo anulare. Il Municipio VI è una delle zone storiche della speculazione palazzinara più cieca con uno sviluppo che ha dato al territorio un’impronta caotica, fra villette suburbane a due piani, quartieri residenziali con pretese e torrioni di edilizia popolare che hanno il loro simbolo nella parte nuova di Tor Bella Monaca, definita sulle cronache locali la Scampia romana, e non solo per questioni di affinità architettoniche. La periferia est, lontana da tutto, è lentamente sfuggita al controllo della legge e oggi è in ostaggio ai gruppi di narcotrafficanti che vogliono rivivere i fasti della banda della Magliana, inclusi i soprannomi e il gergo da Romanzo criminale. Il loro slogan, immortalato in un’intercettazione telefonica, è “Pijamose Roma”. Polizia e carabinieri hanno parecchio da fare contro queste bande di delinquenti rifornite dalle mafie e pronte a sparare al primo sgarro. Quest’anno le gang di Roma est hanno fatto un morto il giorno dell’Epifania, Federico Caranzetti, 17 anni, a Tor Bella Monaca. Uno a febbraio, Edoardo Di Ruzza, 22 anni, in via Torresini a Giardinetti. Sempre a febbraio è stato gambizzato un pusher somalo nella parte vecchia di Tor Bella Monaca e a marzo ha iniziato a collaborare con la giustizia Giuseppe Pandolfo, killer al servizio del gruppo del boss locale Stefano Crescenzi e del camorrista Michele Senese. Gli investigatori calcolano che in questa zona di Roma si lavori cocaina per centinaia di migliaia di euro al giorno. La droga poi viene distribuita per tutta Roma a partire dai quartieri più centrali della zona est, al Pigneto travolto dalla movida e nella zona universitaria di San Lorenzo. Se in una notte di primo agosto due bande si affrontano a colpi di pistola e di catene in via del Fosso di Santa Maura, nessuno si meraviglia. E nessuno ha visto o sentito nulla. La penultima stazione della metro C, Torre Maura, è all’incrocio fra la Casilina e via Walter Tobagi. Anche qui come a Centocelle e a Torre Spaccata, tutto è pronto per l’apertura con le aiuole di erba che sembra sintetica da quanto è nuova, le cabine degli ascensori in plexiglas che affiorano in superficie e il leggio con la mappa del percorso tattile per i non vedenti. Qualche centinaio di metri più avanti, appena superato il cavalcavia del Grande raccordo anulare e il cartello “Roma”, c’è la stazione di Giardinetti circondata da centri commerciali. Ma non è la fermata della Metro C. È il capolinea delle Ferrovie Laziali. Le due linee, che hanno fermate all’identica altezza per gran parte della Casilina, si separano dove sarebbe più utile che coincidessero per consentire il cambio ai passeggeri. Invece fra il trenino di superficie e la stazione della metro C c’è all’incirca un chilometro che dovrà essere coperto da autobus. Certo, si può anche andare a piedi ma si consiglia una buona preparazione atletica. In direzione periferia c’è solo un marciapiede stretto e le macchine corrono alla velocità di una strada statale. Camminando, in una decina di minuti si arriva a una rotonda con le staffe di protezione sfondate o piegate in più punti dagli urti delle automobili. Da lì, sulla sinistra, si vedono i parcheggi della metropolitana e la nuova stazione in stile astronave, con le pareti trasparenti, il soffitto concavo in stile vecchio Giappone e, all’interno, una batteria di lampadoni a campana appesi al soffitto. Da qui al capolinea di Pantano, ci sono altre dieci stazioni. La linea è tutta in superficie e il nuovo treno fa le prove avanti e indietro, bianchissimo e spettrale, senza passeggeri né conducente. Basta un colpo d’occhio per rendersi conto che c’è ancora molto da costruire in questa zona dove la campagna non è del tutto divorata dal cemento. E a sudest, un chilometro scarso in linea d’aria, c’è Tor Vergata con l’università, con la Città dello sport firmata dall’archistar Santiago Calatrava e tuttora incompiuta. Un mare di spazio ancora da occupare. Milioni di cubature da costruire. È lo schema seguito a Milano con la parte periferica della metro rossa, realizzata negli anni Settanta in un deserto che oggi è urbanizzato. Anche i proprietari dei terreni a est di Roma possono dormire sonni tranquilli in attesa dell’immancabile valorizzazione immobiliare. (18.08.2014) http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/08/18/news/roma-sotto-sopra-1.176963
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A proposito di Metro C........... ad oggi il quadro complessivo dell’opera è di 3,74 miliardi; I finanziamenti disponibili ammontano a 2,97 miliardi. La cifra liquidata alle imprese è di 1,5 miliardi che, aggiungendo l’Iva, le somme a disposizione dell’amministrazione e del contraente generale, portano a circa 2 miliardi la spesa complessiva effettuata. Sulla base di dati del CIPE e di Roma Metropolitane questo è il quadro economico ripartito per le varie tratte (dati in milioni di euro): T2 Clodio/Mazzini – Fori Imperiali 769,4 T3 Fori Imperiali – San giovanni 792 T4-5 San giovanni – Alessandrino 1.132,9 T6A Alessandrino – Torrenova 414,9 T7 Torrenova – Pantano 396,1 Deposito-officina Graniti 234,5 totale 3.739,8 NB: 1. i costi relativi alla tratta T2 non hanno ancora copertura ed è in corso la ricerca di finanziamenti privati 2. l'intera opera consiste in un tragitto di circa 25,6 km (che in parte utilizza il tracciato superstite della vecchia ferrovia Roma-Fiuggi) per un un costo medio di circa 146 milioni/km 3. se la coppia Pallotta-Parnasi riesce a fare 3-3,5 km di metropolitana con 50 milioni di euro bisognerà fargli un monumento e piazzarlo al posto del Marco Aurelio in piazza del Campidoglio........
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Stadio Roma, Improta (assessore ai Trasporti): “Nel progetto dell’impianto va tenuto conto il miglioramento della Roma Lido”(ansa) «Se noi non possiamo migliorare la Roma Lido non sono contrario a verificare la possibilità di farlo fare a un privato in project financing, perché al cittadino non interessa niente se il servizio è privato o pubblico. Questa è una questione di competenza della Regione, che ha quantificato in 120 milioni il fabbisogno finanziario per potenziare questa infrastruttura. Nell’ambito del progetto dello stadio della Roma dobbiamo tener conto di questa opera». Lo ha detto l’assessore ai Trasporti Guido Improta in occasione di un convegno della Uil. (10.09.2014) mh
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Questa invece è fresca di giornata.............. Tor di Valle: “Pubblica utilità inesistente”. Scatta l’esposto IL MESSAGGERO (S. CANETTIERI) – L’annuncio arriva via blog: l’associazione Labur denuncerà il Campidoglio per il nuovo stadio di Tor di Valle. Ecco dunque la prima grana legale sulla strada che porta alla costruzione dell’impianto e, soprattutto, di novecentomila metri cubi da destinare a commercio, turismo e terziario. Il laboratorio di urbanistica, in passato vicino a tante battaglie del Pd, accusa il sindaco Ignazio Marino e l’assessore Giovanni Caudo di falso ideologico. Perché? «Non c’è alcuna pubblica utilità – spiega l’associazione riferendosi alla delibera approvata giovedì in Campidoglio – ma solo un gran favore al costruttore Parnasi. Soprattutto per il fatto che al momento, pur essendoci ottimi impianti di proprietà di Roma Capitale come il Flaminio, il Fulvio Bernardini a Pietralata o il Pasquale Giannattasio a Ostia, nessuna squadra di serie A, B o C può giocarci». L’associazione Labur parte proprio dal sì della giunta Marino all’operazione Tor di Valle: «Se il Comune ha dichiarato il pubblico interesse della proposta in funzione delle opere di viabilità e mobilità necessarie allo stadio – spiegano gli animatori dell’associazione – non possiamo dimenticare le affermazioni dello stesso assessore Caudo rilasciate il 14 luglio durante un intervento al IX Municipio: il sistema delle infrastrutture deve risolvere parte dei problemi che oggi ha quell’area, non deve essere funzionale solo allo stadio’. Non è così e questo verrà dettagliato nella denuncia». (10.09.2014)
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La notizia è di due giorni fa ma serve comunque a confermare che lo fanno, lo fanno.......... Olivieri: ''Tor di Valle, c’è rischio di violazioni antitrust'' IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) – «La delibera del Comune che ha autorizzato l’operazione Tor di Valle potrebbe finire nel mirino dell’Antitrust. Va verificato se questo atto è giustificabile alla luce dei principi della libera concorrenza oppure se ci sono state violazioni». A parlare è Gustavo Olivieri, professore ordinario di diritto commerciale alla Luiss, dove dirige il master in diritto della concorrenza, e membro effettivo dell’Arbitro Bancario e Finanziario della Banca d’Italia. E’ lui che all’indomani del via libera della giunta alla delibera sul nuovo stadio di Tor di Valle sottolinea alcune importanti criticità del progetto. «Va valutato – spiega il docente – se la delibera del Comune ha in qualche modo cambiato le regole del gioco, determinando uno squilibrio concorrenziale a vantaggio di uno degli operatori e a svantaggio degli altri. E potrebbe essere accertato anche il temadella discriminazione tra cittadini, dato che la zona che sarà riqualificata non è stata scelta in base a un criterio di selezione pubblica». Professore, in che modo potrebbe intervenire l’’Antitrust? «Intanto va chiarito un punto: il mercato interessato da questa operazione non è quello sportivo, maquello delle costruzioni e dei terreni edificabili. Nel caso di Tor di Valle, la delibera comunale è un atto amministrativo che potrebbe incidere sugli equilibri di quel mercato. Ora va accertato se questo atto ha comportato un sacrificio per la concorrenza e se esso sia giustificato. In questo caso i nuovi poteri dell’Antitrust, ed in particolare l’articolo 21-bis della legge 287/90, permettono all’Authority di impugnare il provvedimento davanti al giudice amministrativo ». Quali sono i punti deboli della delibera approvata dal Comune? «Non ho letto nel dettaglio la delibera, ma dal punto di vista antitrust va valutato se questo provvedimento ha in qualche modo cambiato le regole del gioco, falsando il mercato in modo da creare uno squilibrio che ha avvantaggiato uno dei concorrenti e recato danno agli altri. In sostanza bisogna verificare se questa delibera rispetta le norme della libera concorrenza oppure no. Se così non fosse, ci sarebbe spazio per portare la questione davanti all’’Antitrust». Cosa succederebbe a quel punto? «L’autorità ha sia il potere di imporre la disapplicazione degli atti amministrativi che hanno comportato delle ingiustificate alterazioni del libero gioco dellaconcorrenza, sia di provvedere ad impugnare tali atti davanti al giudice amministrativo». Quale fattispecie di violazione sarebbe in questo caso? «Qui più che un abuso di posizione dominante, che è uno dei tipici illeciti sanzionati dall’Antitrust, si potrebbe valutare se un operatore abbia sfruttato una norma anti-concorrenziale approvata dal Comune. Senza entrare troppo nei tecnicismi, l’articolo 21 bis della legge che ha istituito l’Autorità, permette a quest’ultima di ricorrere di fronte ai tribunali amministrativi nel momento in cui viene riscontrato che un provvedimento ha alterato il mercato». Potrebbe profilarsi anche l’illecito della discriminazione tra cittadini di diverse zone della città, dalmomentoche la scelta è ricaduta su Tor di Valle in modo arbitrario, senza nessun processo di selezione trasparente? «È uno scenario che non mi sento di escludere, essendo stata scelta dal Comune un’area piuttosto che un’altra senza una procedura di selezione pubblica in cui effettuare interventi di riqualificazione. È un altro elemento che l’Autorità potrebbe valutare nel momento in cui debba decidere se c’è spazio per intervenire nei confronti del Comune e andare davanti ai giudici amministrativi». (08.09.2014)
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Nuovo stadio, il Comune vigilerà sulla metro GASPORT (D. STOPPINI) – C’è da capirlo, Mark Pannes, quando si stupiva delle mille anime all’interno di una Giunta comunale. Perché a rileggere la delibera, a disposizione dei cittadini per le osservazioni, c’è chi più degli altri sembra essersi dissociato dal pubblico interesse sullo stadio di Tor di Valle. È il dipartimento Mobilità, guidato dall’assessore Improta — assente alla Giunta ufficialmente per una visita medica — che ha messo per iscritto le sue eccezioni, specie quelle relative allo sdoppiamento della metro B alla stazione Magliana, in direzione Tor di Valle, «anche con riferimento alle interferenze con la funzionalità della Roma Lido», si legge nella delibera. E ancora: «Roma Capitale si riserva di valutare il piano trasportistico definitivo, ferma rimanendo la necessità di garantire che almeno il 50% dei fruitori possa essere servito dal trasporto su ferro». L’obiettivo, chiede il Comune, è che 16 treni l’ora partano in direzione stadio, portando circa 30mila passeggeri. Nella conferenza regionale, c’è da giurarci, quel lo della metro diventerà un punto centrale. E il Comune si è voluto riservare la possibilità di dire l’ultima parola. (07.09.2014) mh
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mh Stadio Roma, Berdini: ''Ecomostro nel deserto urbano tradita la normativa sugli stadi' IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) – «La scelta dell’area di Tor di Valle? Secondo me è strategicamente sbagliata. Non solo: il milione di metri cubi concessi dall’amministrazione comunale sono uno sproposito. Anche perché c’è stata chiaramente una forzatura rispetto alla legge sugli stadi. Mi spiego meglio: qui si parla di una densità urbanistica pari a quattro volte viale Marconi. Impensabile per un progetto legato a un impianto sportivo». Paolo Berdini, professore universitario, ex segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, boccia senza appello il progetto che tre giorni fa ha ricevuto il via libera dalla giunta comunale. Professore, cosa non la convince dell’operazione calcistico-immobiliare di Tor di Valle? «La scelta dell’area è stata strategicamente sbagliata e prima o poi il nodo verrà fuori. Il luogo è sbagliato da due punti di vista: innanzitutto si tratta di una zona classificata ad alto rischio idrogeologico. Tante altre strutture nella stessa area già in passato sono state allagate più volte. L’anno scorso è morta una persona. Pensare di costruirci uno stadio è una decisione miope. Peraltro, da urbanista, mi permetto di sottolineare che immaginare davvero di tirare su in un’area così un colosso da un milione di metri cubi di cemento destinati a uffici e hotel, come vorrebbero fare Parnasi e Pallotta, è davvero arduo. È chiaro che non c’è capienza su quei terreni. Ha fatto bene la Regione ha dire che le cubature vanno ridotte. E di tanto. Mi sembra chiaro che qui ci sia stata una forzatura rispetto alla legge sugli stadi. Non so se tutti se ne rendono conto: la densità urbanistica che si andrebbe a creare è pari a quattro volte i palazzi di viale Marconi». L’altro motivo? «L’altra ragione è di tipo strategico ed economico. A Tor di Valle c’è il deserto urbano. Il nuovo stadio e questo nuovo mega-complesso, quello che le associazioni ambientaliste hanno definito “Ecomostro”, sorgerebbe in mezzo al nulla. E in questo modo anche gran parte degli investimenti di cosiddetta “pubblica utilità” rischiano di essere soldi buttati o comunque a tutto vantaggio dei privati». In che senso? «È ovvio che il grosso delle infrastrutture che verrebbero realizzate, a partire dal prolungamento della metro B a Tor di Valle, non servirebbero un quartiere della città, dato che a Tor di Valle un quartiere non c’è. Sarebbero utili solamente a collegare lo stadio e il centro commerciale e direzionale. Quindi gli unici a trarre qualche utilità da questa operazione, che il Comune ha definito di “pubblico interesse”, sarebbero ancora una volta i privati che costruiscono, non certo i cittadini. Questo è un modo di buttare investimenti che avrebbero dovuto essere pubblici». Buttare soldi? «Certo, perché per permettere questa operazione immobiliare il Comune ha chiesto in cambio opere che migliorassero la vita dei cittadini. Invece il grosso delle infrastrutture andrebbe a servire solo le nuove opere private che si vanno a costruire. Lo stadio avrebbe potuto essere una grande occasione per la città invece così ci sono troppi elementi critici e nodi da sciogliere». Ci sarebbero state zone più indicate per costruire il nuovo impianto sportivo della Roma? «Ma certo che sì. Intanto Roma Est, dalla Romanina all’area di Tor Bella Monaca. Qualcuno ha anche parlato di Tor Vergata, che sicuramente è meglio servita dal punto di vista dei trasporti e delle infrastrutture viarie. E almeno lì esistono tessuti urbani veri, non come a Tor di Valle. Questa è un’operazione che va fermata per tutelare gli interessi della città». Esperti di Antitrust hanno detto che questo progetto, senza una variante urbanistica, viola le norme sulla concorrenza. È d’accordo? «È un’osservazione assolutamente giusta. Se non si trovano accordi con gli altri proprietari, potrebbe esserci un’azione di rivalsa davanti ai tribunali amministrativi da parte di chi si sente giustamente defraudato». (07.09.2014)
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Tor di Valle, i municipi: ''Rischio caos-viabilità la delibera passi da noi'' IL MESSAGGERO (S. CANETTIERI) – Dalla Portuense all’Eur in queste ore rimbalza sempre la stessa domanda: la delibera del Campidoglio sull’interesse pubblico del nuovo stadio di Tor di Valle passerà al vaglio dei municipi come vuole la prassi? La risposta, secondo Andrea Santoro mini-sindaco del IX, è «no». I dubbi– E questa eventualità, per una pratica già andata troppo al galoppo (97 giorni) nonostante i tanti nodi da sciogliere, sarebbe un male. «Anche perché – spiega il presidente targato Pd – non è possibile che per questa variante urbanistiche si vada così di corsa mentre tutte le altre rimangono ferme per anni. Finora, sullo stadio, siamo stati coinvolti e questo rapporto deve continuare». Maurizio Veloccia, presidente del Municipio XI, ha invece informazioni discordanti: «Su questo tema c’è ancora molta confusione, di sicuro vista l’importanza dell’opera non possiamo non essere coinvolti, anche se il nostro parere non è vincolante». La regola vorrebbe: passaggio della delibera nei municipi interessati al nuovo stadio della Roma e alla cubature accessorie, discussione nelle commissioni capitoline competenti, poi il sì dell’Aula Giulio Cesare. Dopodiché toccherà alla Regione istruire la conferenza dei servizi decisoria propedeutica alla firma della convenzione urbanistica tra Comune e la newco composta da James Pallotta, presidente della Roma, e il costruttore Luca Parnasi. In questo tourbillon di date e passaggi – ieri il sindaco Marino ha detto che lo stadio sarà pronto per giugno 2017 in occasione dei 90 anni dei giallorossi – rischiano di essere estromessi i municipi, i territori cioè interessati a una trasformazione urbanistica imponente. Il municipio di Veloccia è coinvolto nel progetto per la partita infrastrutture. E alla luce della delibera approvata giovedì in giunta continua a esserci più di un problema. «Va adeguata la viabilità del Parco dei Medici: oltre allo svincolo, ci deve essere anche la possibilità di uscire a doppio senso. Inoltre, serve l’allargamento di via della Magliana fino al Raccordo. Il tema della mobilità è primario per la sicurezza ma anche per il traffico». Una preoccupazione molto sentita anche da Santoro. Spiega infatti il mini-sindaco del IX municipio: «Le cubature ricadranno del nostro territorio e non nascondo che siano eccessive (sono previste 900mila metri cubi tra uffici e commercio). E poi alla luce di questa espansione il Comune deve dotarci di un vero piano di zona: basti pensare che sempre sull’Ostiense, tra poco, partirà un’altra compensazione urbanistica, quella di Casal Grottoni, dove sono previsti altri grattacieli. Insomma la viabilità va ripensata in tutto il quadrante, fino a Ostia». Tutte queste criticità rischiano di rimanere scritte nelle sabbia, senza il canonico passaggio nei municipi. «Se non saremo coinvolti – conclude Santoro – convocherò un consiglio municipale aperto per farmi comunque portatore delle istanze dei romani». (07.09.2014)
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Lo fanno, lo fanno....... STADIO, MARINO: PRONTO A GIUGNO 2017 PER 90 ANNI AS ROMA "Prima di giugno 2017 Francesco Totti giochera' nel nuovo stadio della Roma. Ho sentito ieri Pallotta e gli ho chiesto di farmi una promessa: 'Siccome la Roma nel 2017 compira' 90 anni, dobbiamo far giocare Totti nell'anniversario dell'AS Roma". Cosi' il sindaco di Roma, Ignazio Marino, arrivando alla Festa dell'Unita' a Bologna, rispondendo a un tifoso che lo ha fermato chiedendogli rassicurazioni sulla tempistica per la realizzazione dello stadio della Roma. (omniroma.it 06 Settembre 2014 ore 16:18) http://roma.repubblica.it/dettaglio-news/-/31429 @@
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Stadio Roma, privati e riqualificazione della città: ''Due miliardi di investimenti'' CORSERA (A. CAPPONI) – «Partiamo dallo stadio, dai numeri però. Per fare un confronto con altre centralità autorizzate prima del Piano regolatore: a Ponte di Nona la quota di interesse pubblico è stata di 52 euro a metro cubo, il sette per cento del totale, e a Porta di Roma del sei per cento, 42 euro al metro cubo. Con Tor Di Valle noi abbiamo raddoppiato la proposta iniziale, siamo al 26 per cento di interesse pubblico, 345 euro a metro cubo». Ma rimane il fatto che la proprietà di Tor Di Valle è di James Pallotta. «Ma la legge sugli stadi si basa sull’accordo con la società, e quindi se si rompe l’accordo tra la società dello stadio e l’As Roma, chi ha proposto lo stadio dovrà pagare al Comune una penale che sarà calcolata sul contributo straordinario, 167 milioni». Sabato, primo pomeriggio, l’assessore alla Trasformazione urbana, Giovanni Caudo, parla «nel merito» dello stadio della Roma e anche di quello che vorrebbe costruire il presidente della Lazio, Claudio Lotito; immagina il futuro dell’Olimpico e complessivamente vuole spiegare nel dettaglio le scelte di un’amministrazione che, per quel che riguarda l’urbanistica, ha fatto discutere prima ancora d’insediarsi. E ripercorre una strada tutta in salita, con i «poteri forti» della città a guardarlo di traverso. «Abbiamo avviato un processo, fermato quella che Cederna chiamava l’infezione dell’agro romano, con la cancellazione degli ambiti di riserva, ben 2.300 ettari potenzialmente edificabili; abbiamo segnato una linea rossa tra città costruita da trasformare e agro romano da salvaguardare. Abbiamo sbloccato le caserme e liberato la città da ristrutturare». Caudo, belle le parole: «Fermare l’infezione» e citare Cederna fa sempre effetto. Ma lei ha tra le mani partite che valgono parecchi soldi… «In piena estate abbiamo ricevuto più di cinquanta proposte di privati per trasformare immobili dentro alla città. Se solo andrà in porto il dieci per cento delle proposte arriveranno cinquanta milioni, se tutte andranno a dama i milioni saranno 500. In questi mesi abbiamo programmato con atti, di giunta e di consiglio, interventi importanti: solo i tre più noti — lo stadio, Guido Reni, il Pru di Tor Bella Monaca — ammontano a oltre 2 miliardi di investimenti: porteranno benefici pubblici quantificabili, a oggi, in 500 milioni. La maggior parte da investitori stranieri. Ciò significa che stiamo innovando anche nel modo di trovare risorse. E il nostro pallino è soprattutto uno: creare le infrastrutture nella metropoli già costruita. Ma soprattutto, adesso, abbiamo riorientato l’interesse: dalla rendita fondiaria, alla ricapitalizzazione dei beni. Esempio, la caserma Guido Reni: ci sono 43 milioni per Roma, si produce ricchezza e la si distribuisce sul territorio». Per tornare all’Italia, invece, c’è chi fa notare che lo stadio della Juventus… «Esempio che è meglio non fare. Le opere di urbanizzazione di quell’impianto le abbiamo pagate anche noi romani, con i soldi per i mondiali prima, e con quelli delle Olimpiadi invernali poi. La Juve ha avuto l’area in concessione, ha costruito lo stadio e ha ottenuto una variante di 42 mila metri cubi per un ipermercato». La Lazio, intanto, aspetta: si è detto che il progetto di Lotito non andava bene perché voleva costruire un milione di metri cubi, che poi è più o meno la stima delle cubature giallorosse… «Ci sono tante aree da trasformare, Lotito lasci stare le case su terreni agricoli, visto che la legge sugli stadi non consente di realizzare residenze. Pallotta farà uffici in un’area edificata ed edificabile, che aspetta infrastrutture da tempo: lo dico senza polemica ma non è una differenza da poco. Noi siamo pronti a esaminare la proposta di Lotito con lo stesso rigore e nei tempi garantiti a Pallotta». Dell’Olimpico cosa sarà? «Ho incontrato Giovanni Malagò, ne abbiamo parlato, lui ha idea di collegarlo con il Flaminio. Sarà un’altra sfida…». (07.09.2014) ----------------------------------------------------------------------------- Capito bene? Per l'assessore alle Attività Speculative del Comune di Roma, messo lì probabilmente solo per garantire gli interessi di una banca, di un imprenditore indebitato fino al collo con la banca stessa, di un prestanome d'oltreoceano, di una società di calcio sponsorizzata/tutelata da sempre dai (e nei) palazzi della politica lo stadio della Juventus rappresenta un "esempio che è meglio non fare............... ". ps: premesso che se io fossi nato a Fiumefreddo di Sicilia rivendicherei con orgoglio le mie origini siciliane senza cercare di accreditarmi per qualcosa di diverso c'è da chiedersi, davvero, se questo personaggio sia nel pieno delle proprie facoltà mentali.
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Stadio della Roma, il 15 la delibera in aula. Zingaretti: “Vigileremo” LA REPUBBLICA (P. BOCCACCI) – Stadio della Roma, il giorno dopo il via del Campidoglio parla il governatore Zingaretti e promette: «Noi vigileremo che tutto venga fatto nel maggior rispetto possibile. Siamo coscienti dell’importanza che ha per la città e seguiremo l’iter con assoluto rigore, affinché i passaggi, le garanzie e la trasparenza siano rispettate ». Ecco il timing: dopo l’approvazione della delibera di giunta da parte del consiglio comunale gli imprenditori dovranno presentare un progetto nel rispetto dell’atto e il compito della Regione sarà quello di convocare la Conferenza dei servizi, in modo da verificare, in 180 giorni, che il piano presentato dalle imprese sia in sintonia con la delibera. Intanto il sindaco Marino insiste sui tempi. «Sono assolutamente certo» afferma «che ci sia tutto l’interesse dei privati ad accelerare il più possibile. Noi dobbiamo fare la nostra parte e farla rigorosamente. E l’abbiamo fatto lavorando anche a Ferragosto. Ora ci sarà il voto dell’assemblea che il presidente dell’aula convocherà al più presto». E Coratti annuncia: «Cominceremo a discuterne nell’aula di Giulio Cesare mi auguro dal 15 settembre. Prima devono dare il loro parere i Municipi e poi le Commissioni competenti. L’11 convocherò la riunione dei capigruppo per studiare il calendario». Mentre per il dg della Roma Baldissoni «giovedì è stato un giorno storico». Per il resto è polemica nel Pd dopo gli scontri tra le correnti sullo stadio. «È sbagliato rappresentare il dibattito nel partito democratico come una “guerra tra bande”» sostiene il deputato Umberto Marroni «tanto più in questa circostanza in cui finalmente non si sta parlando né di rimpasti né di nomine, ma su un progetto di trasformazione della città». «Inoltre» continua «pur sbagliando il segretario Cosentino a rappresentare il Pd come un partito diviso personalizzando la discussione, il dibattito ha permesso di apportare miglioramenti al progetto. Infatti le questioni della proprietà e delle opere pubbliche, temi da me sollevati, sono divenute oggetto di confronto. Sono totalmente d’accordo sull’opportunità di realizzare lo stadio della Roma, ma bisogna dire che ad oggi la struttura non è del club, ma di una società del presidente Pallotta e i metri cubi concessi dal Comune sono di fatto una consistente lottizzazione privata in deroga al Prg». «Da amministratore pubblico e da tifoso» conclude «sono convinto che lo stadio debba essere di proprietà dell’As Roma, che non deve pagare nessun canone, così come è avvenuto per la Juventus e come prevede lo spirito della legge. Ridurre questa discussione ad una dietrologia su fantasiosi incontri, che peraltro in questo caso non ho né richiesto né fatto, è un modo per indebolire il confronto democratico». (06.09.2014) Va a finire che 'sti fenomeni a forza di evocare lo JS si danno la zappa sui piedi da soli.......
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Le ''condizioni'' di Marino sullo stadio della Roma IL TEMPO (F. MAGLIARO) – Dieci pagine fitte fitte: questa è la delibera che la Giunta capitolina ha approvato mercoledì sera e che riconosce il «pubblico interesse» alla «realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle». Oltre le dichiarazioni pubbliche, rese in conferenza stampa dal sindaco Marino e dall’assessore Caudo, ci sono anche alcuni passaggi che erano rimasti più in ombra. Primo: mobilità. Il Dipartimento comunale ha rilevato «l’esistenza di problematiche connesse alla diramazione della metro B» per «interferenze con la funzionalità della Roma- Lido, attuale e in ampliamento», segnalando l’opportunità di confrontare questa ipotesi con quella di potenziamento della Roma-Lido trasformata in linea metropolitana almeno nella tratta interna fino a Tor di Valle. E su questo, la Regione Lazio ha stimato in 127,6 milioni di euro l’investimento indispensabile «per l’incremento della frequenza della Roma-Lido, improcastinabile in caso di realizzazione dello Stadio». Secondo: le strade. Sempre il Dipartimento Mobilità del Comune ha evidenziato «la necessità di garantire comunque l’adeguamento dell’asse via del Mare-via Ostiense» e che il progetto definitivo dell’asse «dovrà prevedere nel tratto ulteriore al progetto presentato, in direzione centro e fino al nodo di scambio di via Marconi, interventi di messa in sicurezza» e che avvenga un coordinamento con le attività connesse alla realizzazione con il Ponte dei Congressi di recente finanziamento. Anche il vecchio ippodromo di Tor di Valle entra in delibera: si legge, infatti, che «in conseguenza della variazione urbanistica, l’impianto esistente dell’Ippodromo Tor di Valle, ricadente nell’area dove sorgerà il nuovo stadio, inserito nella carta per la qualità del PRG vigente, dovrà essere oggetto di stralcio con apposita indicazione in sede di approvazione del progetto definitivo». Vi è poi un passaggio sul «portafogli». Le «opere di interesse generale», il cui ammontare è stimato in 195,25 milioni di euro – e cioè la metro B fino a Tor di Valle (50,45 milioni); il ponte ciclo/pedonale dalla stazione Magliana della ferrovia Orte-Fiumicino (7,5 mln); l’adeguamento dell’asse via del Mare/Ostiense (38,6 mln) con gli interventi di messa in sicurezza anche del tratto fino a Marconi non quantificati economicamente; la nuova viabilità di raccordo fra l’autostrada Roma-Fiumicino e la via del Mare/Ostiense con nuovo ponte sul Tevere (93,7 mln); le opere ambientali (5 mlm) – «costituiscono un’obbligazione a carico del proponente da qualificarsi come “obbligazione a fare” e sono da realizzarsi anche se il costo risultasse maggiore in sede di progetto definitivo». Viceversa, «costi minori comporteranno l’integrazione di opere» aggiuntive che emergessero dalla conferenza di servizi regionale oppure con una minore cubatura. Infine, la «clausola rescissoria» – da versarsi al Comune nel caso in cui vengano separati i destini dello Stadio da quello della As Roma – non è stata inserita con una quantificazione monetaria ma con i richiami normativi. (06.09.2014)