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FUORI I FONDI NERI! - VOLANO STRACCI TRA MARGHERITA E I CURATORI DEL PATRIMONIO DELL -
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Romiti deve averti fatto davvero del male. Ogni volta che si tocca questo tasto si legge il tuo rancore. -
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CRONACA La figlia dell'avvocato porta l'attacco pi? duro nell'affaire dell'eredit? del "signor Fiat". Gabetti replica: risponderemo entro una settimana "Il tesoro nascosto dell'Avvocato" La verit? di Margherita Agnelli di ETTORE BOFFANO e PAOLO GRISERI TORINO - Ieri mattina, infatti, la figlia dell'Avvocato e le sue controparti, oltre a Gabetti anche l'avvocato Franzo Grande Stevens, il commercialista svizzero Siegfried Maron e la madre Marella Caracciolo, hanno depositato le memorie finali davanti al giudice del Tribunale civile di Torino Brunella Rosso. (l'udienza decisiva ? fissata per il 30 giugno). E se Gabetti e Grande Stevens ribadiscono di non aver mai amministrato i soldi dell'Avvocato, la vedova Agnelli ha prodotto copia di una citazione inoltrata alla giustizia elvetica nella quale chiede di dichiarare la validit? della divisione ereditaria stipulata in Svizzera nel 2004 con la figlia. Ma il vero colpo di scena emergerebbe dalle carte consegnate proprio da Margherita: la figlia di Gianni Agnelli, infatti, avrebbe quantificato per la prima volta ci? che, a suo dire, le sarebbe stato tenuto in buona parte nascosto. L'unica erede diretta dell'Avvocato non chiede quel denaro, ma conferma al giudice la sua istanza: quelli che lei considera i "gestori" degli averi del padre, Grande Stevens, Gabetti e Maron, devono consegnarle il rendiconto di tutto. Un gesto clamoroso e un'affermazione molto pesante che si spiegano solo col duro scontro giudiziario che ormai si ? imposto nella causa civile cominciata due anni fa. A sostegno della sua posizione, Margherita indica una serie di documenti e le sofisticate operazioni finanziarie che costituiscono l'asse della sua tesi. Una vicenda che corre tra Svizzera, Liechtenstein, Lussemburgo, Usa e paradisi fiscali dei Caraibi. Un possibile "tesoro" estero che, a detta del gruppo di analisti internazionali ingaggiati per tre anni dalla figlia dell'Avvocato, avrebbe il suo fulcro in un'operazione finanziaria del 1998 celebrata all'epoca come una delle pi? importanti dal dopoguerra: l'Opa Exor. "L'Opa pour rire". "Un'Opa per ridere" e dunque finta, secondo invece i consulenti di Margherita. Cerchiamo di spiegare i perch? di questa tesi clamorosa. Nel 1996 Gianni Agnelli deve subire un delicato intervento al cuore a Montecarlo. e scrive un "memoriale" per indicare la successione alla guida della Famiglia e della Fiat: tocca al primogenito di Margherita, John Elkann. Superata l'operazione, l'Avvocato capisce che ? necessaria una costruzione pi? accurata della questione ereditaria con l'obiettivo di attribuire al nipote la guida dell'accomandita di famiglia. Il problema pi? importante, sostengono i legali di Margherita, sarebbe per? quello del "patrimonio" estero riconducibile a Gianni Agnelli. Somme ingenti, a detta della figlia, le cui tracce potrebbero essersi addirittura intersecate con i "fondi neri" Fiat emersi nel processo torinese contro Cesare Romiti sui falsi in bilancio. Il "salvadanaio" del Lussemburgo. Nella ricostruzione degli analisti dell'erede Agnelli, tutto sarebbe accaduto nel Granducato dov'era quotata la societ? "Exor Group". In realt? essa esisteva dal 1966 (ma aveva un altro nome) come filiale dell'Ifi ed era stata creata da Gianni Agnelli e dal cugino Giovanni Nasi. Col trascorrere dei decenni, per?, la partecipazione dell'Ifi e dell'accomandita di famiglia, la "Giovanni Agnelli Sapaz", diminuisce costantemente, sino a rappresentare all'inizio del 1998 solo il 19,74 per cento, mentre oltre il 60 per cento ? in mano ad "azionisti anonimi" rappresentati nelle assemblee da fiduciari. Al momento della fondazione, Exor Group ha un capitale di mille dollari, ma esso crescer? con dodici aumenti sino a consentire la quotazione nella Borsa del Lussemburgo per usufruire dei benefici fiscali di una legge del 1929. La societ? lussemburghese ? strategica nel Gruppo Agnelli-Fiat e ha distribuito dividendi anche dieci volte superiori a quelli delle finanziarie italiane, Ifi e Ifil: dal 1974 al 2002, infatti, Exor assicura un miliardo e 808 milioni di euro a fronte di 215 milioni di euro da parte delle finanziarie italiane. Quanto alla quotazione in borsa essa appare, a detta degli analisti, "flebile": il flottante rester? sempre inferiore all'1 per cento. Questioni di fisco. Nel 1998 Exor ? ricchissima grazie alle numerose filiali negli Stati Uniti e in Asia. Al 31 dicembre 1997 il patrimonio netto ? di 737 milioni di euro, ma il consolidato ? di due miliardi e 286 milioni. A questo punto, nello scenario dei consulenti, la societ? mette in vendita le filiali creando un maxidividendo pari a un miliardo e 750 milioni di euro sul quale i soci italiani (sia ufficiali che anonimi) dovrebbero poi versare al nostro fisco somme molto elevate. Secondo la consulenza, chi comandava davvero in Exor avrebbe allora deciso di trasformare quei dividendi in plusvalenze pagabili all'estero e non tassabili. Si tratterebbe di "un'operazione geniale": la famosa Opa lanciata ufficialmente dalla "Giovanni Agnelli e Sapaz" il 10 novembre 1998 per 2600 miliardi di lire. L'amico americano. In realt? l'accomandita fonda, sempre in Lussemburgo, una nuova societ?. ? il 12 novembre e la chiama "Giovanni Agnelli & C. International". Sar? quest'ultima a lanciare ufficialmente l'Opa (il prospetto ? di 15 pagine e l'offerta va dal 21 dicembre 1998 al 15 gennaio 1999) su tutte le azioni di Exor escluse quelle detenute dall'Ifi, dall'accomandita di famiglia e da Sopraexo (della famiglia Mentzelopoulos): tutti i titoli degli azionisti anonimi. Per farlo, per?, la nuova societ? chiede un prestito di 1,3 miliardi di dollari alla Chase Manatthan Bank controllata da un grande amico di Agnelli e Gabetti: David Rockefeller. Il prestito ? subito concesso, nonostante un capitale sociale di 16 milioni di dollari. L'Opa ha un effetto immediato tra gli azionisti sconosciuti: i titoli acquistati ammontano a un totale di un miliardo 364 milioni 474.680 dollari finiti nelle casse degli "anonimi" i quali, da quel momento, escono per sempre da Exor Group. Il 21 giugno, la stessa Exor delibera il futuro pagamento del maxidividendo da un miliardo 526 milioni 915.745 dollari e il 30 giugno assorbe la sua azionista, la "Giovanni Agnelli & C. International", che sparisce. A questo punto, Exor delibera infine di saldare il debito con la banca di Rockefeller (debito che ha "eredidato" dalla societ? scomparsa) e lo fa utilizzando proprio il denaro del maxidividendo. Al termine dell'operazione, Ifi e accomandita controllano assieme l'84,79% della societ? lussemburghese (che nel frattempo ? uscita dalla Borsa) anche se nessuna delle societ? italiane coinvolte ha dichiarato di aver ricevuto un reddito dall'Opa. Gli "anonimi", invece, avrebbero lasciato Exor portando con s? un miliardo e trecento milioni di dollari. Il "sancta sanctorum". Ma chi sono i "soci anonimi" che hanno rotto il "salvadanaio lussemburghese"? Qui sta il perno della tesi di Margherita Agnelli. I fiduciari in realt? avrebbero rappresentato, secondo quel che dice la consulenza, quasi sempre una sola persona: Gianni Agnelli. In altre parole, il lento declino azionario di Ifi e dell'accomandita dal 100 per cento di Exor del 1966 sino al 19,74 per cento del 1998 avrebbe avuto un contraltare "riservato": chi comprava le azioni da altri membri della Famiglia sarebbero stati lo stesso Avvocato o dei suoi fiduciari. Ma in quale percentuale? Gli analisti hanno varato due ipotesi: da un minimo del 33% (in questo caso Agnelli avrebbe ricavato un miliardo 44 milioni 54.418 euro dall'Opa del 1998) a un massimo del 100 per cento (pari a 2 miliardi 514 milioni 675.897 euro). Nell'ipotesi mediana (il 50 per cento), quell'accumulazione di capitale all'estero ammonterebbe a un miliardo 463 milioni 243.000 euro: proprio quest'ultima ? quella prospettata al Tribunale. Dal 1999 il denaro sarebbe poi transitato su una decina di trust offshore gi? indicati da Margherita Agnelli nella citazione a giudizio del 2007. La risposta di Exor. Gianluigi Gabetti, interpellato ieri da "Repubblica", ha scelto di non replicare: "Non ho ancora visto le carte - ha detto - Le stanno valutando i miei legali e ci vorr? almeno una settimana. Per ora non com-mento". (11 giugno 2009) La Repubblica -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
ECCLESTONE TRAVOLGE LUCHINO ? IL PATRON DELLA FORMULA 1 SI SCHIERA CON MOSLEY SULLE NUOVE REGOLE DELLA FIA ? MINACCE AI TEAM RIBELLI GUIDATI DALLA FERRARI (BRIATORE COMPRESO) - CAMPIONATO INDIPENDENTE? ?SI TROVERANNO DI FRONTE A GROSSI PROBLEMI?? 1 - Fia-Fota, Ecclestone sta con Mosley e minaccia team ribelli... Da "Apcom" - Continua a stringersi il cerchio intorno agli otto team ribelli del Mondiale di Formula 1. Contrariamente a quanto suggerito da voci incontrollate Bernie Ecclestone, patron del circus iridato, si ? schierato pubblicamente contro il fronte dei team guidati dalla Ferrari nella lotta alle novit? regolamentari delineate dalla Federazione Internazionale dell'Automobile. Ecclestone ha minacciato le scuderie prefigurando vita difficile ed una dura battaglia legale nel caso in cui la protesta contro la Fia dovesse portare ad una rottura insanabile e alla conseguente creazione di un campionato indipendente, eventualit? prefigurata da alcuni team. "Se dovessero provarci, e non credo che ci riusciranno, si troverebbero di fronte a grossi problemi", ha spiegato Ecclestone all'edizione online del quotidiano britannico 'Daily Express': "Anche senza considerare i miei contratti con le scuderie - ha aggiunto il patron della Formula 1 - se qualcuno dovesse contattare le persone, le societ? e le televisioni legate a noi da contratti allora prenderemmo la questione in maniera molto seria. Si tratterebbe di istigazione alla violazione di vincoli contrattuali, non me ne starei con le mani in mano lasciando che accada una cosa simile. Qualsiasi azione potrebbe costare centinaia di milioni di sterline o chiss? quanto". 2 - F1: FIA-FOTA, ECCLESTONE MINACCIA AZIONI LEGALI... (Adnkronos) - Bernie Ecclestone minaccia azioni legali contro i team ribelli della F1. Se Ferrari, Renault e le altre squadre della Fota lasceranno il 'Circus', cercando di portarsi dietro anche gli sponsor, i circuiti, le televisioni, "andranno incontro a grandi problemi", dice Ecclestone in un'intervista al 'Daily Express'. Il 12 giugno la Fia annuncera' le 13 squadre che parteciperanno al Mondiale 2010. La Fota non e' disposta a trattare con Mosley sulla questione del tetto al budget e starebbe progettando un Mondiale parallelo. "Se provano a creare una propria serie, e io non credo che saranno in grado di farlo, andranno incontro a grandi problemi", dice Ecclestone. "A parte i miei contratti con i team, se qualcuno andasse dalle nostre controparti, dalle societa', dalle televisioni, prenderemmo la cosa molto seriamente. Questo -prosegue- sarebbe un incentivo alla violazione dei contratti e io non starei li' ad aspettare che accada. Qualsiasi azione potrebbe costare centinaia di milioni di sterline, chi sa quanto?", sottolinea Ecclestone. 3 - F1: FIA-FOTA, ECCLESTONE MINACCIA AZIONI LEGALI... (Adnkronos) - Secondo Ecclestone, creare un Mondiale parallelo e' un'impresa onerosa: "Io non credo che i CdA di Toyota e Bmw, che stanno gia' cercando di tagliare i costi in F1, sarebbero contenti se i loro team optassero per una serie che non sia il Mondiale Fia di F1", osserva il boss del 'Circus'. "Creare una serie costa un sacco di soldi. In questo momento -spiega- noi forniamo ai team gli eventi a costo zero, con gli sponsor, i soldi e le gare davanti al grande pubblico televisivo che fornisco loro grazie a contratti ed appalti che vinciamo. Questi soldi tornano ai team e loro li investono. Sarebbe diverso se dovessero trovarsi tutte le sedi, le televisioni e promuovere il tutto quando noi abbiamo il meglio". I team vogliono che entro il 12 giugno venga firmato il Patto della Concordia: "I team hanno avuto l'opportunita' per firmare il Patto della Concordia 1998 che li avrebbe protetti dai cambiamenti tecnici di Max (Mosley, ndr), ma hanno detto di no", obietta Ecclestone. [10-06-2009] dagospia -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Fiat-Chrysler, s? dei giudici Fra poche ore l'intesa sar? operativa NEW YORK - Dopo quattro giorni di febbrili manovre legali non stop la Corte Suprema ha dato oggi senza dissensi luce verde all'accordo Fiat-Chrysler respingendo il ricorso presentato nel fine settimana da alcuni fondi pensione dell'Indiana. Insistendo che la decisione si applica "in questo caso soltanto", l'ordinanza di due pagine del massimo organo giudiziario degli Stati Uniti ha dato una vittoria ai protagonisti dell'accordo orchestrato dall'amministrazione Obama affermando che non ci sono gli estremi giuridici per giustificare una sospensione dell'intesa. La Casa Bianca ha applaudito alla decisione, "lieta che l'alleanza Chrysler-Fiat possa ora andare avanti, permettendo a Chrysler di riemergere come un produttore automobilistico competitivo ed efficiente". L'ordine spiana la strada alla conclusione della vendita di Chrysler a Fiat entro luned? 15 giugno revocando il rinvio temporaneo ordinato ieri dal giudice Ruth Bader Ginsburg che aveva la competenza territoriale del caso. I promotori del ricorso non hanno risposto all'obbligo di dimostrare che la Corte Suprema doveva esercitare il proprio potere discrezionale e sospendere la vendita della casa di Auburn Hills, si afferma nella motivazione non firmata che ha chiuso la vicenda Fiat-Chrysler alla Corte Suprema. L'ultima battaglia sull'accordo con cui l'amministrazione Obama sta cercando di far uscire dal guado l'industria americana dell'auto in crisi ? stata combattuta oggi a Washington a colpi di memorandum. Gli avvocati della Fiat, dopo che il numero uno della casa di Torino Sergio Marchionne aveva annunciato che "non avrebbe mai abbandonato" la Chrysler, avevano sostenuto che se fosse stata superata la scadenza del 15 giugno fissata dal memorandum di intesa per l'operazione, il Lingotto era intenzionato a ridiscuterne i termini perch? il gruppo di Auburn Hills avrebbe avuto un valore decisamente inferiore, dato che perde circa 100 milioni di dollari al giorno. Avevano fatto sentire la loro voce anche i tre fondi pensione dell'Indiana che contestano la vendita facendo notare che non essendoci pi? "i rischi di un ritiro della Fiat se l'operazione non andr? in porto entro il 15 giugno" non c'era pi? nessuna ragione di accelerare i tempi. Fiat, Chrysler e Amministrazione Usa avevano replicato contestando questa posizione e osservando che dopo il 15 giugno il memorandum di intesa non avr? pi? nessun valore giuridico, non potendo neppure essere prorogato. "Il punto cruciale ignorato dai fondi pensione dell'Indiana ? che, se la transazione di vendita approvata dal tribunale fallimentare non andr? in porto entro il 15 giugno 2009, si concluder? in base ai suoi stessi termini", avevano scritto gli avvocati del Lingotto a cui aveva fatto eco il gruppo di Auburn Hills e la Solicitor General degli Stati Uniti Elena Kagan prospettando esiti catastrofici in caso di slittamento: la Fiat sarebbe stata libera di insistere per nuove concessioni come condizione della sua approvazione a una nuova intesa: e in questo caso sarebbe necessario tornare di nuovo al tribunale della bancarotta. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha scelto di non entrare nel merito delle questioni sollevate dall'accordo Fiat-Chrysler e ha deciso con l'unanimit? dei nove giudici. I provvedimenti della Corte sono spesso di difficile interpretazione e la loro analisi richiede la conoscenza delle consuetudini giuridiche che regolano l'attivit? dei nove giudici della Corte. Secondo Scotusblog, un sito di analisi della Corte Suprema gestito da un team di avvocati e costituzionalisti, la decisione fa trasparire che il giudice Ruth Bader Ginsburg, dopo aver deciso luned? di congelare momentaneamente l'iter dell'alleanza automobilistica, ha chiesto il parere di tutti i propri colleghi (aveva la possibilit? anche di decidere da sola). La Corte "? apparsa unanime", secondo gli esperti, nel decidere di respingere la richiesta di aprire una vera e propria battaglia giudiziaria sulla vicenda. Dopo il via libera giudiziario, ? adesso solo questione di ore la definizione del passaggio di Chrysler sotto il controllo della Fiat. Secondo indiscrezioni raccolte negli Usa dalla Reuters, le parti sono pronte a chiudere l'operazione entro le 09:00 di oggi ora di New York (le 15:00 in Italia). Il passaggio necessario ? un trasferimento di 2 miliardi di dollari di fondi del governo americano ai creditori di Chrysler e tutto dovrebbe avvenire nel corso delle prossime ore. http://www.repubblica.it ------------------------------------------- E' nata Fiat-Chrysler NEW YORK - Accordo definitivamente concluso tra Fiat e Chrysler. Sergio Marchionne sar? l'amministratore delegato del gruppo, Robert Kidder ? stato designato presidente. Lo afferma una nota congiunta. L'annuncio ufficiale arriva dopo il via libera della Corte Suprema. Dopo quattro giorni di febbrili manovre legali, infatti, la Corte Suprema ha dato oggi senza dissensi luce verde all'accordo Fiat-Chrysler, respingendo il ricorso presentato nel fine settimana da alcuni fondi pensione dell'Indiana. Grazie all'alleanza con il Lingotto, ha commentato Marchionne, Chrysler "pu? tornare ad essere una societ? forte e competitivita con una gamma di vetture affidabile che colpiscono l'immaginazione e ispirano fedelt?". L'a.d. ha definito quello odierno "un giorno molto importante, non solo per Chrysler e per i suoi dipendenti, che hanno vissuto quest'ultimo anno in un contesto pieno di incertezze, ma anche per l'intera industria automobilistica". Come previsto dall'accordo, si legge nella nota congiunta, Fiat fornir? a Chrysler "la tecnologia tra le pi? innovative e avanzate al mondo, le piattaforme e i propulsori per vetture piccole e medie. Chrysler potr? cos? offrire una pi? ampia gamma di prodotti comprese anche vetture a basso impatto ambientale, sempre pi? richieste dal mercato. Chrysler potr? anche trarre beneficio dall'esperienza della Fiat nelle ristrutturazioni aziendali e avr? accesso alla rete di distribuzione internazionale di Fiat, in particolare in America Latina e Russia". Fiat, attraverso una societ? controllata, ha assunto una quota del 20% in Chrysler Group. Quota che aumenter? progressivamente fino ad un totale del 35% "subordinatamente al raggiungimento di determinati obiettivi previsti dall'accordo". Il Lingotto non potr? ottenere la quota di maggioranza di Chrysler fino a quando i debiti derivanti dai finanziamenti pubblici non saranno stati interamente rimborsati. La nuova Chrysler sar? guidata da un consiglio di amministrazione composto da tre amministratori nominati da Fiat, tra i quali lo stesso Marchionne in qualit? di amministratore delegato, quattro nominati dal dipartimento del Tesoro statunitense, uno dal governo canadese e uno dall'United Auto Workers' Retiree Medical Benefits Trust. La Casa Bianca ha applaudito alla decisione della Corte Suprema, che ha aperto la strada al perfezionamento dell'accordo, "lieta che l'alleanza Chrysler-Fiat possa ora andare avanti, permettendo a Chrysler di riemergere come un produttore automobilistico competitivo ed efficiente". http://www.repubblica.it ------------------------------ ELKANN MORDE - ?LA STAMPA? CHIEDER? LO STATO DI CRISI IL PROSSIMO SETTEMBRE ? DOVRANNO LASCIARE 60 REDATTORI SU 228 (TRA PENSIONAMENTI E PREPENSIONAMENTI) E 76 POLIGRAFICI: L'ALTERNATIVA POSTA DALL'EDITORE ? LA CASSA INTEGRAZIONE? MARCO A. CAPISANI PER "ITALIA OGGI" Tira aria di crisi anche alla Stampa degli Agnelli. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi si prepara infatti, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, a chiedere lo stato di crisi dal prossimo settembre. Nel frattempo, il piano dell'editore ? avviare tra i giornalisti 17 pensionamenti per raggiunti limiti di et?, iniziando dal prossimo autunno fino all'agosto 2011, oltre ad altri 43 prepensionamenti. Le uscite sarebbero, in tutto, 60 su 228 redattori in organico. Nelle file dei poligrafici, invece, dovrebbero essere in 76 a lasciare, tra pensionamenti e prepensionamenti. Al momento non ? stato ancora definito un vero e proprio piano di riorganizzazione n? tantomeno uno editoriale. La scelta del neodirettore Calabresi potrebbe avvicinarsi, per?, a quella gi? tracciata dal suo predecessore, Giulio Anselmi, ora presidente dell'Ansa, che aveva puntato su un maggior presidio delle province. Proprio quelle redazioni che lo stesso Calabresi avrebbe dichiarato di non voler toccare, pur nell'ottica di un'intera rivisitazione del lavoro. A conferma dovrebbero restare aperte, secondo alcune indiscrezioni, le sedi distaccate di Roma e Milano, probabilmente per? rivedendo il flusso delle notizie: il desk delle pagine capitoline e meneghine non sar? pi? fatto a Torino, ma direttamente nelle redazioni locali per facilitare l'ufficio centrale. I giornalisti dovrebbe incontrare il direttore gioved? prossimo, il giorno prima di sedere al tavolo delle trattative con l'amministrazione della casa editrice. L'alternativa posta dall'editore a pensionamenti e prepensionamenti ? la cassa integrazione. Se la redazione dovesse accettare questo piano iniziale di prepensionamenti, anche la richiesta per lo stato di crisi dovrebbe seguire pi? velocemente il suo iter. Poco pi? di un paio di anni fa, comunque, La Stampa aveva gi? richiesto lo stato di crisi e confezionato un piano di ristrutturazione. Oggi non si sa ancora quali saranno le redazioni al centro dalle partenze: di certo c'? solo che il capo della redazione di Novara, Gianfranco Quaglia, dovrebbe lasciare prossimamente. http://www.dagospia.com -
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Concordo abbastanza con le vostre riflessioni. Edoardo era una persona con delle stranezze mica da poco, per? era sincero e dolce di spirito. Qualit? rarissime in qualunque periodo storico. Quello che mi crea davvero dolore ? sapere che delle persone cos? diverse fra loro, come Gianni Umberto Edoardo Giovannino ecc, abbiano amato la Juventus allo stesso modo e con la stessa profondit?, mentre gli eredi sono una masnada di pseudoaffaristi modaioli e senza principi di nessun genere. Boh. Vorrei che tutto questo non fosse mai successo, rinuncerei al mio affetto per la Juventus fin da subito se avessi la certezza che tutto tornerebbe come prima in tempi brevi. Rinuncerei volentieri al mio sogno se sapessi che voi potrete presto riavere il vostro. Vab?, lasciam perdere. -
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? 2009-06-09 11:38 Fiat: ad, non abbandoniamo Chrysler 'Dobbiamo essere pazienti e consentire al sistema di lavorare' (ANSA) - TORINO, 9 GIU - La Fiat non ha nessuna intenzione di abbandonare l'accordo con Chrysler, neanche dopo la scadenza del 15 giugno. 'Mai', dice Marchionne. L'ad del Lingotto ha cosi' risposto ad alcune domande dopo la decisione della Corte Suprema di sospendere temporaneamente la vendita della Casa americana alla Fiat. 'Dobbiamo essere pazienti - ha precisato il manager - e consentire al sistema di lavorare. Non abbandoneremo mai questo processo con la Chrysler'. -
Irregular Season 08/09... Sempre Da Annullare...
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Infatti il campionato ? da annullare anche se l'avessimo vinto noi. -
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Fiat-Chrysler, vendita sospesa la Corte Suprema ferma tutto WASHINGTON - L'amministrazione Obama invita la corte Suprema Usa a respingere la richiesta di rinviare la vendita delle attivit? di Chrysler alla nuova societ? di cui fa parte anche Fiat. Ma la risposta, ha rivelato il Wall Street Journal, ? stata di verso opposto: l'operazione di cessione ? stata sospesa. Un rinvio che, secondo il governo, rischia di avere "gravi conseguenze" per Chrysler. L'ufficio del Solicitor General, che rappresenta il governo di Washington nelle cause dinanzi alla Corte, ha formalizzato la sua opposizione alla richiesta da parte di tre fondi pensione dell'Indiana che vogliono bloccare l'operazione. I tre fondi pensione che si sono opposti fin dall'inizio all'operazione hanno infatti gi? consegnato alla Corte, ultimo grado di giurisdizione, un ricorso d'appello d'emergenza per tentare di bloccare la vendita della casa automobilistica Usa al Lingotto. La richiesta di congelamento della transazione, accolta in serata, era stata formalizzata pochi minuti prima della mezzanotte tra sabato e domenica, ? giunta dopo che venerd? scorso la Corte Federale di appello di New York aveva confermato il parere positivo del tribunale fallimentare alla vendita di asset di Chrysler al Lingotto, rigettando di fatto un primo ricorso che era stato presentato dagli stessi fondi pensione. In quell'occasione i tre giudici della Corte di Appello di New York avevano deciso di congelare la vendita effettiva di Chrysler a Fiat fino alle ore 16 di oggi (le 22 in Italia), proprio per permettere ai fondi di presentare un ulteriore appello alla Corte Suprema. Ora il ricorso ha avuto anche lo stop del giudice Ruth Bader Ginsburg della Corte Suprema, che gestisce questi dossier da New York. http://www.repubblica.it -
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MARPIONNE DISEGNA LA NUOVA FIAT A SUA IMMAGINE: ? IL NUOVO 'PADRONE' DEL LINGOTTO - GLI EREDI DELL'AVV. MEDITANO SOLO DI "CHIUDERE" per diventare qualcos'altro - I PROGETTI DI ESPANSIONE HANNO COSTI E RISCHI TROPPO ALTI PER GLI ELKANN E PARENTI - E l'addio all'auto degli Agnelli, IMPOSSIBILE IERI, oggi ? una strategia concreta Paola Pilati per "L'espresso" Se il gruppo Fiat ha distrutto valore per circa 60 miliardi di euro negli ultimi 22 anni, in gran parte per colpa dell'auto, vuol dire che la famiglia, a cui fa capo il 10 per cento dell'azienda, ha bruciato oltre 6 miliardi di risorse. In pratica, il patrimonio del clan Agnelli si ? ridotto a meno della met? di quello che era nel 1987, in termini reali. Questo quadro lo dipinge un esponente della dinastia torinese, disposto a ragionare di numeri e a fare un bilancio dell'impresa di famiglia ma non a essere citato. Troppo delicato il momento, e nessuna voglia di accendere la miccia della polemica: la compagine famigliare ha dato, all'unanimit?, il suo appoggio a Sergio Marchionne e all'azione del capofamiglia prescelto dall'avvocato, il trentatreenne John Elkann. La missione del primo ? quella di 'mettere in sicurezza' l'impresa Fiat, cio? di darle un futuro meno precario di quello a cui ? condannata restando sola; la strategia del secondo ? quella di traghettare la dinastia imprenditoriale verso lidi diversi dall'auto, senza che questo appaia una fuga, una disfatta, il tradimento di una storia famigliare. Senza perderci la faccia, insomma. Il passaggio cruciale della storia degli Agnelli in questa fase ? proprio questo: spogliarsi di una identit? che vedeva i signori di Torino titolari della pi? potente impresa industriale italiana, e quindi grandi datori di lavoro, interpreti dell'orgoglio nazionale all'estero e protagonisti dell'agenda economico-politica del Paese, per diventare qualcos'altro. Ma cosa? Dei ricchi investitori in giro per il mondo, a caccia di affari che fanno fruttare il proprio capitale, in breve dei finanzieri, come ? avvenuto per tante altre importanti dynasty, dai Rockefeller ai Wallenberg? La ricerca di questa nuova identit?, volontariamente o no, ? gi? cominciata. Sul piano dell'egemonia, intanto, la Fiat non conta pi? come una volta. "? un'azienda che non parla pi? di politica, che anche sul piano sindacale si ? sottratta alle liturgie del passato, quando le sue lotte facevano scuola", afferma lo storico Giuseppe Berta: "In complesso, ? meno 'potenza'. E anche la famiglia Agnelli ha una visibilit? e una risonanza molto meno vistosa di un tempo". La nuova 'stagione di opacit?', come la chiama Berta, ? certo il risultato dei cattivi risultati dell'impresa, che hanno tracciato una lunga strada di bilanci in rosso, ma non solo. La scomparsa dell'Avvocato, poi di suo fratello Umberto e ora della sorella Susanna, insomma l'avvicendamento generazionale, ha lasciato un vuoto che non ? stato riempito da nessuno. Chi tiene oggi il timone, nella Exor che ? la finanziaria di famiglia, si chiama Elkann. I figli e i nipoti che oggi sono i titolari delle azioni, dai Rattazzi ai Teodorani, dai Brandolini ai Nasi, hanno posti in consiglio e a volte ruoli manageriali, come Edoardo Teodorani Fabbri che lavora in Cnh, o affari in proprio come Lupo Rattazzi, ma si sono votati tutti a una presenza discreta e corale sulle vicende industrial-famigliari. Solo Andrea Agnelli, unico maschio a portare ancora il cognome dinastico, non ha mai nascosto l'idea che la famiglia possa prima o poi fare un passo indietro, e ha ammesso in passato differenze caratteriali e di vedute con il cugino John. E mentre i fratelli Gianni e Umberto erano abituati a 'tenere corte', erano cio? circondati da manager che avevano i propri riferimenti con questo o quel rappresentante della famiglia, ora tutto ci? ? stato spazzato dal ciclone Marchionne. Che ha fatto fuori la prima linea dei manager e stabilito nuove regole, cos? sintetizzate da chi le osserva da vicino: "Si governa Fiat con l'appoggio dell'azionista, non in combutta con lui. E Marchionne non va a raccogliere il parere di Sant'Albano (amministratore delegato della finanziaria Exor, ndr.) prima di fare qualcosa". Brutale, ma rende l'idea. Insomma, nella galassia Fiat sono state iniettate alte dosi di normalizzazione che prima il governo dinastico non consentiva. Questo avrebbe dovuto rendere pi? sereni i rapporti esterni. Invece, la forza magnetica che la Fiat aveva nei confronti dell'establishment, sia quello politico che quello finanziario, si ? appannata. Lo testimonia l'atteggiamento tiepido che le banche hanno avuto nella vicenda Opel e, ora che Intesa e Unicredit sono state nominate advisor per lo scorporo della Fiat Auto e per il suo collocamento in Borsa, hanno continuato a ribadire di essere disposte a dare altre linee di credito, ma di comprare azioni non se ne parla. E lo testimonia anche l'atteggiamento tenuto dalla politica nella vicenda Opel. Nonostante le richieste fatte arrivare da Sergio Marchionne al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il governo italiano ? stato assente. La nuova solitudine del clan, di fronte alle scelte imprenditoriali che lo aspettano, potrebbe anche essere un sollievo. Come ha notato il 'Financial Times', finora le grandi famiglie mondiali dell'auto sono sopravvissute (al contrario di altre dinastie impegnate in altri settori) perch? hanno sempre resistito alle fusioni, che avrebbero diluito le proprie partecipazioni ma anche salvato le attivit?: ora per? i nodi sono venuti al pettine per tutte. E l'addio all'auto degli Agnelli, o almeno un progressivo distacco, che fino a ieri sembrava un'enormit?, oggi ? una strategia concreta. "Macch? addio, ieri la Fiat stava per conto suo e ora si ? messa in gioco e prova a correre con gli altri", si infiamma il vicesindaco di Torino Tom D'Alessandri. Resta il fatto che dopo aver sacrificato il patrimonio in nome dell'auto, ora la famiglia ? a un bivio. Gli azionisti hanno tutti grande fiducia in Marchionne, che ha riportato i conti in equilibrio. Ma se saranno chiamati a contribuire di nuovo, come reagiranno? Gi?: il succo dell'operazione Marchionne, l'architrave del blitz che lo ha portato a conquistare la Chrysler e poi a puntare al ramo europeo di Gm, cio? Opel, ? sempre stato 'zero cash'. Alleanze-acquisizioni senza soldi, solo scambio di tecnologie e di know-how. Ma si tratta comunque di una campagna di conquista in chiave difensiva: per dare un futuro a Fiat serve arrivare a una stazza industriale da sei milioni di auto, con almeno un milione di vetture per ogni piattaforma produttiva. Fiat pi? Chrysler sono lontane da quella dimensione. E non ? stato ancora affrontato il delicatissimo tema del ridimensionamento in Italia, dove si stima che ci siano 8-9 mila posti di lavoro di troppo. La 'messa in sicurezza' ? dunque ancora lontana. Per questo la famiglia ha incominciato a guardarsi nel portafoglio, e a fare due conti. Gli azionisti riuniti nel clan hanno sborsato nell'ultimo decennio circa 2 miliardi di euro attraverso le proprie holding per fronteggiare i buchi dell'auto; di fare altri sforzi non ne hanno tanta voglia. Non solo: l'incertezza sull'auto paralizza anche i piani di espansione alternativa. La Exor, la holding guidata da John Elkann che possiede il 30 per cento delle azioni Fiat Group e che ? il cuore della nuova strategia imprenditoriale rivolta ai nuovi business, ? di fatto impiombata dall'auto. Se ? vero che la met? del suo valore patrimoniale ? nelle quattro ruote, altrettanto vero ? che questo fa s? che dal Lingotto arrivino inviti a non correre troppi rischi su altri fronti, a non disperdere energie in nuova avventure, insomma a conservare le munizioni se dovessero arrivare altri tempi difficili. O le buone occasioni. Come potrebbe essere un'altra avventura tedesca: il piano B di Marchionne potrebbe infatti mettere nel mirino la Bmw. Anche se gli asset di Gm in Sudamerica gli stanno sempre nel cuore, il manager abruzzo-canadese ha preso atto che nella disfatta Opel hanno giocato, oltre al resto, alcuni aspetti psicologici: la Gm non ha mandato gi? la sua avventura torinese, quando era entrata anni fa in Fiat come futuro padrone e poi uscita pagando un assegno di un miliardo e mezzo. Dunque ? necessario non guardarsi troppo indietro e trovare rapidamente un altro alleato per Fiat. La francese Peugeot si sovrappone molto con la sua produzione a quella di Torino, e oltretutto ha ricevuto una ricca dote dal governo Sarkozy: questo crea una asimmetria sciovinista che i francesi farebbero contare pesantemente. Bmw, invece, fa automobili che la Fiat non fa, oggi guadagna ma in futuro chiss?, ed ? controllata da una famiglia, i Quandt, con un pacchetto del 46,6 per cento. Dunque padroni in casa propria e liberi di muoversi senza condizionamenti politici. I tempi della metamorfosi degli Agnelli sono quindi legati alla soluzione per Fiat. Finch? l'auto rischia di bruciare denaro, investire in altre direzioni non si pu?. Il miliardo che Exor ha in cassa ? a fronte di un miliardo di debito, quindi il margine ? stretto. Invece la giovane finanziaria che ha fuso Ifi e Ifil ha molta voglia di volare. Ma mentre Gianluigi Gabetti, tuttora presidente onorario, assecondava tutti i desiderata dell'Avvocato, ora la selezione ? diventata pi? rigorosa. Un comitato strategico nuovo di zecca, formato da tre 'professionisti dell'investimento' (una donna, Christine Morin-Postel, e due uomini, Victor Bishoff e Antoine Schwartz), sono sguinzagliati in cerca di nuovi affari e riferiscono a Elkann ogni mese e mezzo, poi un team di 15 analisti li mette sotto la lente d'ingrandimento per valutarli. Certo, finora l'investimento in Cushman &Wakefield, la societ? immobiliare con l'ambizione di diventare prima a livello mondiale, ha inciampato sulla crisi del mattone; funziona bene la Sgs (servizi alle imprese), il pi? grosso investimento dopo la Fiat; ? stato aperto un nuovo fronte puntando al settore della produzione tv per produrre format (Banijay Holding). "Non facciamo new economy", si inalberano in Exor, "c'? una forte matrice imprenditoriale nelle nostre scelte: non ? solo finanza, non vogliamo solo staccare delle cedole". Come dice un suo giovane esponente: "La famiglia ? coesa finch? gli affari vanno bene". E la famiglia sa che, se si ? salvata dal precipizio per merito di Marchionne, che ha invertito l'emorragia di denaro negli ultimi due anni, ora deve gestire il passo indietro dall'auto stessa, e tutto il resto ? acqua fresca. Lo spettro della perdita di controllo non fa paura pi? di tanto. Sia perch? gli Agnelli hanno gi? rischiato di perdere tutto, e sono stati a un passo dal disastro senza ritorno. Sia perch?, come fa notare un erede, "anche Bill Gates controlla Microsoft con il 10 per cento". Allora non resta che quotare Fiat Auto, come si ? deciso di fare nel consiglio di famiglia di inizio maggio. Questo significher? dunque una 'diluizione', come si dice in gergo, della loro partecipazione. Ma vuole soprattutto dire che ? al mercato che gli Agnelli si rivolgono per salvare l'industria delle quattro ruote torinese. Sar? il mercato a dire se se la sente ancora. [08-06-2009] Dagospia -
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Si e No. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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QUESTO MATRIMONIO S?HA DA FARE ? IL LINGOTTO DA SOLO NON CE LA FA - CON CHRYSLER, FIAT PU? SOLO RADDOPPIARE LA PRODUZIONE A 4 MLN DI VETTURE MA IL TARGET ? A 6 MLN ? PEUGEOT SAREBBE L?ALTERNATIVA IDEALE A OPEL MA CI SONO PROBLEMI POLITICI? - ANTONELLA OLIVIERI PER "IL SOLE 24 ORE" Se si ? in mezzo al guado non c'? altro da fare che guadagnare la sponda. Ma quale? Nel caso di Fiat l'unica scelta ? andare avanti. Tradotto: molti sul mercato sono convinti che Fiat debba comunque procedere con il progetto di scorporo dell'Auto, per avere carta azionaria da spendere sul mercato delle aggregazioni. Il piano originario era quello di portare sul mercato un gruppo con la massa critica necessaria per sopravvivere al consolidamento del settore, potenzialmente una public company da affidare alle capacit? di ristrutturazione di un manager dal track record provato come Sergio Marchionne. Con la sola Chrysler, Fiat pu? solo raddoppiare la produzione a 4 milioni di vetture, non raggiungere il target dei 6 milioni che lo stesso a.d. aveva indicato. Se non si ripresenter? la chance Opel, sar? arduo trovare un'alternativa che si presti altrettanto bene allo scopo. GM Sul banco Gm c'? anche altra "merce", ma non ? chiaro cosa sia realmente in vendita. In Europa c'? ancora Saab, che per? ha una produzione annua limitata a 100mila autovetture, e potrebbe perci? costituire pi? un problema che un'opportunit?. Ci sono poi gli impianti brasiliani che sfornano 800mila unit? all' anno, non sufficienti a centrare il target, ma abbastanza per avvicinarvisi. Il problema ? che le attivit? sud-americane sono le sole profittevoli per il gigante americano in crisi, che, di conseguenza, se decidesse di cederle, difficilmente rinuncerebbe al cash. E non ? detto che si accontententerebbe di poco. Perch? su piazza, oltre a Fiat, c'?, testa a testa, Volkswagen, che probabilmente non resterebbe alla finestra. Ma anche nel caso in cui si trovasse una soluzione, si dovrebbe farla digerire all'Antitrust, dal momento che Fiat (come del resto anche Volkswagen) con le attivit? brasiliane di Gm avrebbe in loco una quota di mercato superiore al 40 per cento. PEUGEOT Sulla carta, Peugeot sarebbe l'alternativa ideale a Opel. Con la casa francese, l'aggregato FiatChrysler sfiorerebbe una produzione di 7 milioni di vetture. Ma politicamente, avvertono gli analisti, sarebbe un ginepraio. Peugeot ha appena ottenuto 3 miliardi di aiuti di Stato col vincolo di non chiudere alcun impianto in Francia e le potenziali sovrapposizioni con Fiat sono tante. Finora Peugeot ha respinto le caute avances di chi testava il terreno per un'eventuale aggregazione con il Lingotto, ma proprio in questi giorni il vertice della societ? si ? lasciato scappare che non esiter? a cogliere opportunit? di crescita. Cosa significhi in concreto ? da vedere. OPEL La questione Opel non ? chiusa ? il tam-tam che risuona tra Roma e Berlino. Per ora comunque sono ancora i russi ad avere il pallino in mano. Prima che la partita arrivasse a questo punto, gli analisti del Credit Suisse avevano osservato che Opel per Fiat era da interpretare pi? come una mossa difensiva che offensiva. ?Fiat da sola non ce la fa? - lo stesso Lingotto ?sembra riconoscerlo ?, sottolinea il report - essendo ?il pi? piccolo produttore di auto di massa, e troppo dipendente da Italia e Brasile?. Peraltro il Cs osservava che il rischio di esecuzione nei tentativi di aggregazione del settore ? elevato. Goldman Sachs, prima di sospendere la copertura del titolo (? advisor per il progetto di scorporo dell'Auto), aveva definito ?convincente? la logica seguita da Fiat di cercare la massa critica, promuovendo il tentativo di formare un polo a tre con Fiat, Chrysler e Gm Europe. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-6693.htm -------------------------- Venezia. Lapo Elkann all'Harry's Bar: cos? nasce la vodka ?made in Italy? VENEZIA (4 giugno) - Una vodka tutta italiana per gli appassionati delle bevande alcoliche ultrastrong. Questo il nuovo prodotto "made in italy" che sar? presentato donami sera all'Harry's Bar di Venezia. E per questo progetto, e anche per lanciarlo sul mercato, ? nata una strana coppia, quella composta dal patron dell'Harry's, Arrigo Cipriani, e dal rampollo di casa Fiat, Lapo Elkann. Le cronache lo hanno dipinto in questi anni come un estroverso e amante degli eccessi, anche quelli meno leciti, chiss? se questo binomio funzioner? per introdurre un prodotto tipicamente russo come la vodka nel Belpaese. Il nome della bevanda ? I-Spirit Vodka, protagonista domani della cena degustazione all'Harry's Dolci della Giudecca. Fra gli altri che partecipano al progetto e saranno presenti alla serata anche Marco Fantinel e Francesco Cosulich. La nuova bevanda ? ottenuta dalla distillazione di selezionati cereali e vini bianchi di grande qualit?, il prodotto entrer? in commercio a partire dal mese di settembre. http://www.adige.tv/?p=vedi&id=8778 -
Benvenuto Ciruzzo. Che poi, benvenuto un corno, era gi? dentro lo staff... Felicitazioni! Ecco, cos? suona meglio.
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SENSI VIETATI ? UNICREDIT (AZIONISTA AL 49%) DI ITALPETROLI METTE ALL?ANGOLO I SENSI: O AFFIDANO A UNA BANCA D?AFFARI L?INCARICO DI VENDERE LA ROMA O CI PENSER? IL TRIBUNALE DI ROMA ? I 400 MLN ? DI DEBITI ? SPALLETTI RESTA? 1 - VERTICE UNICREDIT-MEDIOBANCA... Rosario Dimito per "Il Messaggero" Vertice Unicredit-Mediobanca sul destino dell'As Roma, il secondo dopo quello di venerd? scorso. Ma le posizioni tra la banca di piazza Cordusio, azionista al 49% di Italpetroli di cui ? anche il principale creditore (300 milioni sui 400 totali) e la famiglia Sensi, che ha preso Mediobanca come advisor, sarebbero ancora distanti. Ieri mattina in piazzetta Cuccia, secondo quanto risulta a Il Messaggero, si sarebbero incontrati gli uomini di Unicredit e della banca d'affari. L'incontro ha fatto seguito a un vertice tenutosi venerd? scorso tra Paolo Fiorentino, deputy ceo di piazza Cordusio e Maurizio Cereda, vicedirettore generale di piazzetta Cuccia. Nel corso del colloquio di ieri Unicredit avrebbe ribadito la linea esposta gioved? scorso a Rosella e Maria Cristina Sensi: una primaria banca d'affari riceva entro una decina di giorni da Italpetroli, di cui la famiglia romana ha il 51%, un mandato a vendere il club giallorosso sulla base di un prezzo prestabilito dalle parti di comune accordo. L'operazione dovrebbe concludersi entro luglio in modo che il nuovo proprietario abbia la possibilit? di rinforzare la squadra in vista del prossimo campionato. Sul fronte opposto si fa notare che al momento non sono venuti avanti compratori seri n? offerte munite di adeguate garanzie in termini finanziari, patrimoniali e reputazionali visto l'impatto sociale che riveste la squadra di calcio della capitale. E lo stesso Vinicio Fioranelli, al di l? dei rumors, non avrebbe fatto proposte supportate da garanzie adeguate. I Sensi manifestano sicurezza e serenit? consapevoli di aver affidato ad un primario advisor la gestione del delicato dossier. E di essere, come Italpetroli ha affermato nei giorni scorsi in una nota, nella pienezza dei poteri gestionali del gruppo facendo fronte a tutte le necessit?. Tanto ? vero che per quanto concerne la scelta del futuro allenatore, oggi sar? la giornata decisiva per la conferma di Luciano Spalletti anche per le prossime stagioni, come vorrebbe fare la famiglia Sensi, in questo desiderio appoggiata dallo spogliatoio. Unicredit per? ritiene che il tempo sia scaduto perch? il piano di ristrutturazione del debito siglato a luglio 2008 prevede alcuni passaggi in termini di impegni e obblighi. Italpetroli non ha rispettato il pagamento della rata da 150 milioni circa che avrebbe dovuto versare entro met? dicembre 2008 e non avrebbe onorato altri impegni. Di qui la posizione rigida assunta dalla banca e contemplata dall'accordo di luglio. E ai Sensi avrebbe indicato un percorso: entro fine settimana le parti debbono sottoscrivere un protocollo in forza del quale viene affidato l'incarico alla banca d'affari di alto standing - potrebbe essere la stessa Mediobanca - prevedendo esplicitamente alcune condizioni. Tra queste la fissazione di un prezzo di riferimento delle offerte stabilito dalle parti raggiunto il quale scatterebbe la vendita. Per l'istituto che ha sede a Roma l'avvento di un processo di vendita organizzato e trasparente come si addice a una societ? quotata, favorirebbe l'avvicinarsi di compratori. E' chiaro quindi ci si muove ancora su binari differenti. Un punto su tutti: per Unicredit a decidere deve essere la banca d'affari incaricata sulla base di indicazioni fornite congiuntamente dai due azionisti di Italpetroli. La famiglia invece vuol continuare a gestire il gruppo pur disponibile a trovare, grazie a Mediobanca, forme per rinegoziare il debito con le banche. Che succede ora? Unicredit non sembra intenzionato a fare un passo indietro e, salvo sempre possibili mediazioni per riportare unit? di intenti fra le parti, la banca milanese potrebbe procedere col suo piano. In assenza del mandato al soggetto terzo, Unicredit appare intenzionato ad adire le vie legali rivolgendosi al tribunale di Roma con un decreto ingiuntivo. E i giudici dopo aver valutato le motivazioni prodotte dalla banca relative al debito non onorato, potrebbe decidere la nomina di un curatore di Italpetroli che, sostituendo l'azionista di maggioranza, proceda alla vendita degli asset il cui ricavato servirebbe a soddisfare le banche. Oggi infine, ? in programma un comitato esecutivo di Mediobanca che potrebbe esaminare il dossier-Roma. Si cerca una soluzione condivisa. 2 - SPALLETTI RESTA, IL CLUB LO 'BLINDA'... (ASCA) - Luciano Spalletti resta a Roma. Sarebbe questo l'esito dell'incontro a Villa Pacelli di circa due ore, dalle 12 alle 14, tra il tecnico e la presidente del club giallorosso Rosella Sensi. A quanto si apprende, nel corso del vertice, la Sensi avrebbe ribadito il desiderio di trattenere il tecnico nonostante l'interesse della Juventus e la richiesta dello stesso Spalletti di rescindere l'accordo che lo lega alla Roma per un altro anno. E' atteso in giornata un comunicato ufficiale della societa'. [04-06-2009] Dagospia -
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VERTICE UNICREDIT-MEDIOBANCA... Rosario Dimito per "Il Messaggero" Vertice Unicredit-Mediobanca sul destino dell'As Roma, il secondo dopo quello di venerd? scorso. Ma le posizioni tra la banca di piazza Cordusio, azionista al 49% di Italpetroli di cui ? anche il principale creditore (300 milioni sui 400 totali) e la famiglia Sensi, che ha preso Mediobanca come advisor, sarebbero ancora distanti. Ieri mattina in piazzetta Cuccia, secondo quanto risulta a Il Messaggero, si sarebbero incontrati gli uomini di Unicredit e della banca d'affari. L'incontro ha fatto seguito a un vertice tenutosi venerd? scorso tra Paolo Fiorentino, deputy ceo di piazza Cordusio e Maurizio Cereda, vicedirettore generale di piazzetta Cuccia. Nel corso del colloquio di ieri Unicredit avrebbe ribadito la linea esposta gioved? scorso a Rosella e Maria Cristina Sensi: una primaria banca d'affari riceva entro una decina di giorni da Italpetroli, di cui la famiglia romana ha il 51%, un mandato a vendere il club giallorosso sulla base di un prezzo prestabilito dalle parti di comune accordo. L'operazione dovrebbe concludersi entro luglio in modo che il nuovo proprietario abbia la possibilit? di rinforzare la squadra in vista del prossimo campionato. Sul fronte opposto si fa notare che al momento non sono venuti avanti compratori seri n? offerte munite di adeguate garanzie in termini finanziari, patrimoniali e reputazionali visto l'impatto sociale che riveste la squadra di calcio della capitale. E lo stesso Vinicio Fioranelli, al di l? dei rumors, non avrebbe fatto proposte supportate da garanzie adeguate. I Sensi manifestano sicurezza e serenit? consapevoli di aver affidato ad un primario advisor la gestione del delicato dossier. E di essere, come Italpetroli ha affermato nei giorni scorsi in una nota, nella pienezza dei poteri gestionali del gruppo facendo fronte a tutte le necessit?. Tanto ? vero che per quanto concerne la scelta del futuro allenatore, oggi sar? la giornata decisiva per la conferma di Luciano Spalletti anche per le prossime stagioni, come vorrebbe fare la famiglia Sensi, in questo desiderio appoggiata dallo spogliatoio. Unicredit per? ritiene che il tempo sia scaduto perch? il piano di ristrutturazione del debito siglato a luglio 2008 prevede alcuni passaggi in termini di impegni e obblighi. Italpetroli non ha rispettato il pagamento della rata da 150 milioni circa che avrebbe dovuto versare entro met? dicembre 2008 e non avrebbe onorato altri impegni. Di qui la posizione rigida assunta dalla banca e contemplata dall'accordo di luglio. E ai Sensi avrebbe indicato un percorso: entro fine settimana le parti debbono sottoscrivere un protocollo in forza del quale viene affidato l'incarico alla banca d'affari di alto standing - potrebbe essere la stessa Mediobanca - prevedendo esplicitamente alcune condizioni. Tra queste la fissazione di un prezzo di riferimento delle offerte stabilito dalle parti raggiunto il quale scatterebbe la vendita. Per l'istituto che ha sede a Roma l'avvento di un processo di vendita organizzato e trasparente come si addice a una societ? quotata, favorirebbe l'avvicinarsi di compratori. E' chiaro quindi ci si muove ancora su binari differenti. Un punto su tutti: per Unicredit a decidere deve essere la banca d'affari incaricata sulla base di indicazioni fornite congiuntamente dai due azionisti di Italpetroli. La famiglia invece vuol continuare a gestire il gruppo pur disponibile a trovare, grazie a Mediobanca, forme per rinegoziare il debito con le banche. Che succede ora? Unicredit non sembra intenzionato a fare un passo indietro e, salvo sempre possibili mediazioni per riportare unit? di intenti fra le parti, la banca milanese potrebbe procedere col suo piano. In assenza del mandato al soggetto terzo, Unicredit appare intenzionato ad adire le vie legali rivolgendosi al tribunale di Roma con un decreto ingiuntivo. E i giudici dopo aver valutato le motivazioni prodotte dalla banca relative al debito non onorato, potrebbe decidere la nomina di un curatore di Italpetroli che, sostituendo l'azionista di maggioranza, proceda alla vendita degli asset il cui ricavato servirebbe a soddisfare le banche. Oggi infine, ? in programma un comitato esecutivo di Mediobanca che potrebbe esaminare il dossier-Roma. Si cerca una soluzione condivisa. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-6660.htm -
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L'attaccante della Fiorentina: ?Quella Juventus era fortissima? ROMA, 4 giugno - Domani sera, su Sky Sport 1, alle ore 23.00 , torna ?I Signori del calcio? . Protagonista di questa puntata, l?attaccante della Fiorentina Adrian Mutu . A 18 anni, il tuo debutto nel campionato rumeno. Eri talmente forte che tutti ti hanno indicato subito come l?erede di Hagi E? stato un peso grandissimo per me perch? lui ? stato uno dei pi? forti giocatori rumeni di tutti i tempi. Allo stesso tempo, ero molto onorato e ho sempre provato a dimostrare che questo paragone poteva starci. Era lui il tuo idolo da bambino? Era l?idolo di tutti i bambini rumeni. Aveva un grande carisma e ha fatto tanto per il calcio rumeno. C?era qualcun altro a cui ti ispiravi? I numeri 10 di tutte le squadre mi piacevano; come Platini e poi Del Piero. La tua prima esperienza in Italia nell?Inter . Cos?hai pensato quando ti hanno detto di fare le valigie per andare a Milano? Non vedevo l?ora. Era una squadra con tanti campioni. Il primo giorno che sono arrivato nello spogliatoio ero seduto vicino a Vieri. Poi c?erano Baggio, Ronaldo, Zamorano, Blanc, Zanetti, Panucci. Pensavo che non avrei mai giocato. Non avevo pazienza, volevo mettermi subito alla prova. Una volta, in allenamento, Lippi mi prese per l?orecchio e mi disse: ?Ragazzino, sei giovane, non bruciare le tappe perch? avrai il tuo spazio!?. Mancavano 14 partite alla fine del campionato e ne giocai 6 da titolare, ma c?era tanta pressione. Ho fatto fatica perch? per me l?Inter, a quell?et?, era un po? troppo. Lippi preferiva giocatori con maggiore esperienza e capii che dovevo fare la gavetta prima di costruirmi un nome. Hai peccato di superbia? Pu? essere, perch? ero giovane, ma quando dissi a Lippi che volevo andare a Verona per giocare con continuit?, lui rispose che potevo restare e far parte dei 4 attaccanti della rosa per vedere come andava. Mi sono guardato intorno, ho visto chi avevo davanti e gli dissi che sarei andato a Verona. Anche l? fu difficile. Il primo anno segnai 4 gol, di cui 2 nelle prime tre partite. Ho avuto una crisi e sono tornato in Romania, a casa. Credevo di non farcela, di non essere abbastanza forte mentalmente. Poi arriv? Malsani? S?, arriv? Malesani e ci fu la svolta. Non avevo un bel rapporto con l?allenatore che c?era prima di lui: mi faceva giocare in un modo che non era adatto a me, mi sentivo ingabbiato. Lo dissi a Malesani e lui mi rispose di giocare come volevo. Con lui avevo un rapporto speciale. Dopo Prandelli, ? quello che mi ha capito come persona. Con lui feci 12 gol e giocai bene anche se poi siamo retrocessi. Ad agosto, poi, passai al Parma e l? si ? instaurato subito il feeling con Prandelli. Fu un anno molto bello, non solo calcisticamente. A Parma sentivo l?affetto dei tifosi. Realizzai 24 gol stagionali, tra Campionato e Coppa Uefa. Che rapporto avevi con Prandelli? Lo stesso di adesso, fra contrasti e diversit? di opinioni perch? in questo modo ci si stimola sempre. Entrambi vogliamo vincere e lui sa che mi arrabbio molto quando non mi riesce qualcosa. Il tuo compagno d?attacco era Adriano? S?, e c?era Gilardino in panchina. Mi sono trovato subito bene con Adriano, eravamo amici. Gi? all?epoca, gli mancava molto il Brasile. Il mister, per?, trov? il modo per farlo esplodere. Gilardino non giocava mai e prima di una partita in cui ero squalificato, andai nello spogliatoio e gli dissi che era arrivata la sua occasione. E? un piacere vedere come Gilardino sia cresciuto moltissimo. Poi, il passaggio al Chelsea. Sei stato il rumeno pi? costoso di tutti i tempi? Era un?offerta che non si poteva rifiutare. Che rapporto avevi con Abramovich? Molto buono, ero il giocatore preferito del figlio. All?inizio and? tutto bene. Poi, hai smesso di divertirti in campo e hai iniziato a farlo solo fuori Quando cominci ad esagerare fuori, in campo il fisico non regge. Sbagliare ? normale, fa parte della vita, per?, quando sei un personaggio pubblico ? pi? facile che la gente ti punti il dito contro. La cosa importante ? trarre dalle critiche le conclusioni migliori. Sei stato trovato positivo alla cocaina. Pensi di essere caduto in una trappola? Una trappola fatta di sbagli di giovent?, non certo qualcosa organizzato dal Chelsea per mandarmi via. Era facile sbagliare: ero molto famoso, a Londra andavo dappertutto e mi trattavano da re. Sono stato ingenuo, sono stato un pollo. C?? stato un motivo per cui ti sei lasciato andare? Qualche mese prima di arrivare a Londra, avevo divorziato da mia moglie, avevo anche un figlio e la cosa fu pesante. Poi, come quando arrivai per la prima volta in Italia, la gente, la lingua, era tutto nuovo. Sono andato un po? in depressione. All?inizio questo non lo sentivo perch? con il calcio andava tutto benissimo. Poi, ho avuto la pubalgia per tre mesi e sono iniziati i guai. Non credi che il Chelsea avrebbe dovuto starti pi? vicino? Nella maggior parte dei casi, le squadre ti danno una seconda occasione, invece l? in due mesi mi hanno licenziato. Parlavo poco inglese, non capii nemmeno molto. Ci rimasi male perch? avrebbero dovuto darmi una seconda possibilit?. Non era giusto lasciarmi da solo perch? il problema era pi? della persona che del giocatore. Mi hanno licenziato, non mi hanno pagato, mi hanno squalificato come era giusto che fosse e ora sono in attesa di conoscere l?ultima sentenza. Pagare cos? tanto per uno sbaglio fu troppo, mi hanno descritto per come non sono, per cinque anni non ho parlato di questo ma fra poco inizier? a farlo e dir? le cose come stanno. Come ne sei uscito da questa situazione? All?inizio credevo di vivere un incubo. Mi ha aiutato anche la mia famiglia, per?, soprattutto, ho cercato di stare da solo per ritrovarmi. La Dinamo Bucarest mi ha permesso di aggregarmi ai loro allenamenti, li ringrazio perch? mi hanno aiutato moltissimo. Poi, dopo 3 mesi, ho firmato con la Juve. A gennaio sono arrivato a Torino e ho parlato con Capello. Mi allenavo tutti i giorni. La Juventus ha dimostrato di volerti Hanno fatto di tutto, non mi hanno fatto mai sentire escluso. Subito dopo la squalifica, mi hanno fatto esordire, ho vinto uno Scudetto giocando solo un pezzo dell?ultima partita e ho anche quasi segnato negli unici 30 minuti di quella stagione. Poi, l?anno dopo, ho giocato una stagione da protagonista: 32 partite, 22 da titolare, 10 gol giocando da centrocampista. Era una Juve fortissima e infatti mi viene da ridere quando dicono che abbiamo rubato. Era come l?Inter di oggi, con qualche giocatore in pi?. Quegli Scudetti li sentiamo nostri. Qualunque giocatore di quella squadra si sente addosso gli scudetti che sono stati revocati. Che idea ti sei fatto di calciopoli? Nessuna perch? non ci penso e non m?interessa. Conosco bene Moggi, so quanto era importante per la Juve per la sua bravura e perch? sapeva fare bene il suo lavoro. Arriv? calciopoli e non sapevo come comportarmi. Ero a Miami con la mia famiglia, mi chiam? Secco e mi disse che nessuno mi obbligava ad andare via ma c?era la Fiorentina che aveva fatto un?offerta. Considerando che c?era Prandelli e quali erano le ambizioni della Fiorentina, dissi subito di s?. Poi, per?, appena arrivai, vidi che anche la Fiorentina era coinvolta nello scandalo, per? c?era Prandelli e mi volevano fortemente. Poi, per fortuna ce l?abbiamo fatta a rimanere in A. Un tuo compagno di quella Juve, disse che sei fra i top 10 players del mondo. Lo disse Ibrahimovic Lui ? stato il mio compagno di stanza in quei due anni alla Juve. Immaginate che coppia io e lui in camera! Il momento pi? bello che hai vissuto a Firenze? La semifinale di Coppa UEFA che abbiamo perso ai rigori, avremmo potuto vincere la Coppa. Com?? Firenze? E? una citt? strana. In tre giorni pu? passare dall?entusiasmo al pessimismo. E poi tornare nuovamente l?entusiasmo. Non c?? molto equilibrio nei sentimenti. E? questa, per?, la sua forza, perch? basta anche un solo episodio per dare la svolta, per ridare entusiasmo pi? velocemente che nelle altre piazze. Noi siamo influenzati molto dall?umore della citt?. Cos?? successo l?estate scorsa? La Roma mi voleva. Poi, sia io che la Fiorentina , e anche la Roma stessa, abbiamo pensato che la cosa migliore fosse rimanere a Firenze. Sono rimasto qui e spero di restare qui ancora per molto. http://www.tuttosport.com -
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Mutu si confessa: dalla cocaina a Calciopoli: "Quegli scudetti sono miei" L'attaccante della Fiorentina ? tornato a parlare del proprio passato. Intervistato sui canali Sky per la trasmissione "I signori del calcio", Adrian Mutu ha parlato di alcuni argomenti delicati della propria carriera, tra i quali la squalifica per uso di cocaina e le vicende di Calciopoli, che lo coinvolsero in quanto giocatore della Juventus. Il passaggio al Chelsea. Sei stato il rumeno pi? costoso di tutti i tempi. All'inizio and? tutto bene. Poi, hai smesso di divertirti in campo e hai iniziato a farlo solo fuori "Quando cominci ad esagerare fuori, in campo il fisico non regge. Sbagliare ? normale, fa parte della vita, per?, quando sei un personaggio pubblico ? pi? facile che la gente ti punti il dito contro. La cosa importante ? trarre dalle critiche le conclusioni migliori". Sei stato trovato positivo alla cocaina. Pensi di essere caduto in una trappola? "Una trappola fatta di sbagli di giovent?, non certo qualcosa organizzato dal Chelsea per mandarmi via. Era facile sbagliare: ero molto famoso, a Londra andavo dappertutto e mi trattavano da re. Sono stato ingenuo, sono stato un pollo". C'? stato un motivo per cui ti sei lasciato andare? "Qualche mese prima di arrivare a Londra, avevo divorziato da mia moglie, avevo anche un figlio e la cosa fu pesante. Poi, come quando arrivai per la prima volta in Italia, la gente, la lingua, era tutto nuovo. Sono andato un po' in depressione. All'inizio questo non lo sentivo perch? con il calcio andava tutto benissimo. Poi, ho avuto la pubalgia per tre mesi e sono iniziati i guai". Non credi che il Chelsea avrebbe dovuto starti pi? vicino? "Nella maggior parte dei casi, le squadre ti danno una seconda occasione, invece l? in due mesi mi hanno licenziato. Parlavo poco inglese, non capii nemmeno molto. Ci rimasi male perch? avrebbero dovuto darmi una seconda possibilit?. Non era giusto lasciarmi da solo perch? il problema era pi? della persona che del giocatore. Mi hanno licenziato, non mi hanno pagato, mi hanno squalificato come era giusto che fosse e ora sono in attesa di conoscere l'ultima sentenza. Pagare cos? tanto per uno sbaglio fu troppo, mi hanno descritto per come non sono, per cinque anni non ho parlato di questo ma fra poco inizier? a farlo e dir? le cose come stanno". Come ne sei uscito da questa situazione? "All'inizio credevo di vivere un incubo. Mi ha aiutato anche la mia famiglia, per?, soprattutto, ho cercato di stare da solo per ritrovarmi. La Dinamo Bucarest mi ha permesso di aggregarmi ai loro allenamenti, li ringrazio perch? mi hanno aiutato moltissimo. Poi, dopo 3 mesi, ho firmato con la Juve. A gennaio sono arrivato a Torino e ho parlato con Capello. Mi allenavo tutti i giorni". La Juventus ha dimostrato di volerti "Hanno fatto di tutto, non mi hanno fatto mai sentire escluso. Subito dopo la squalifica, mi hanno fatto esordire, ho vinto uno Scudetto giocando solo un pezzo dell'ultima partita e ho anche quasi segnato negli unici 30 minuti di quella stagione. Poi, l'anno dopo, ho giocato una stagione da protagonista: 32 partite, 22 da titolare, 10 gol giocando da centrocampista. Era una Juve fortissima e infatti mi viene da ridere quando dicono che abbiamo rubato. Era come l'Inter di oggi, con qualche giocatore in pi?. Quegli Scudetti li sentiamo nostri. Qualunque giocatore di quella squadra si sente addosso gli scudetti che sono stati revocati". Che idea ti sei fatto di Calciopoli? "Nessuna, perch? non ci penso e non m'interessa. Conosco bene Moggi, so quanto era importante per la Juve per la sua bravura e perch? sapeva fare bene il suo lavoro. Arriv? calciopoli e non sapevo come comportarmi. Ero a Miami con la mia famiglia, mi chiam? Secco e mi disse che nessuno mi obbligava ad andare via ma c'era la Fiorentina che aveva fatto un'offerta. Considerando che c'era Prandelli e quali erano le ambizioni della Fiorentina, dissi subito di s?. Poi, per?, appena arrivai, vidi che anche la Fiorentina era coinvolta nello scandalo, per? c'era Prandelli e mi volevano fortemente. Poi, per fortuna ce l'abbiamo fatta a rimanere in A". http://www.goal.com -
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Mosley contro Ferrari&C. "Macch? nuovo patto, sar? guerra" Un nuovo Patto della Concordia entro il 12 giugno? E' un'ipotesi "irrealistica". Max Mosley rispedisce al mittente l'ultimatum che gli ? stato posto il 31 maggio da costruttori della Fota capitanati da Luca Cordero di Montezemolo. Il presidente della Fia che non ha dubbi: "E' stato abbozzato cos? tardi non pu? essere firmato in dieci giorni". Altro che ramoscello d'ulivo, l'oscillante Max, dopo qualche giornata di pace, sceglie la via della guerra: "C'e' un conflitto, vedremo chi avr? la meglio". E attacca. "Se qualcuno vuole fare le regole, che si organizzi il proprio Mondiale. Noi abbiamo gi? un Mondiale di Formula Uno per il quale facciamo noi le norme. Abbiamo cominciato a farlo 60 anni fa e continueremo a farlo". E la patata bollente torna nella mani di Cavallino, McLaren e Bmw... Intanto, il prossimo mondiale di F1 rischia di trasformarsi in un circo di squadrette medio-piccole all'assalto della gloria. Dopo le varie Prodrive, Lola, Campos Meta1, Team US F1 e Team Superfund ecco che ha presentato domanda di iscrizione anche la... nazionale basca della Epsilon Euskadi. Resta il fatto che per il momento tra le 10 attualmente in gara nel Mondiale 2009, solo la Williams ha confermato la propria presenza senza porre condizioni. Le altre 9 scuderie sono dentro con la famosa riserva: chiedono che venga adottato l'attuale regolamento e che entro il 12 giugno venga firmato quel nuovo Patto della Concordia (documento che definisce regole e parametri economici del circus) che fa venire il mal di stomaco a Mosley. http://www.affaritaliani.it -
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MARPIONNE, YAKI E LUCA PAGANO IL LORO DISPREZZO PER BERLUSCONI Faceva tenerezza la 500 parcheggiata dal console italiano a New York, Francesco Tat?, al numero 690 di Park Avenue dove ha sede la rappresentanza italiana. Con enfasi smisurata qualche giornale ha scritto: "la 500, regina dell'America", ma in realt? il gesto del console che lavora nella Grande Mela dall'agosto 2007 aveva un valore semplicemente simbolico. Prima di conquistare gli States Sergio Marpionne dovr? sudare ancora molto anche se il suo direttore marketing si chiama Barack Obama e sta facendo del suo meglio per spianargli la strada. Dopo la sberla presa a Monaco per la Opel, l'americano della Fiat si ? chiuso in silenzio nel quartier generale di Detroit, l'ex-capitale dell'automobile che sta vivendo il pi? clamoroso esempio di interventismo statale. Ci? che ha fatto Obama per Chrysler e General Motors ? infatti qualcosa di assolutamente unico che aprir? un dibattito pazzesco sulla metamorfosi del capitalismo americano e potrebbe portare a conseguenze imprevedibili. A Marpionne ? stata messa nelle mani la bicicletta scassata di Chrysler che con l'aiuto dei due pi? stretti collaboratori, Alfredo Altavilla e Lucio Noto, dovr? rimettere in sesto per riuscire entro un anno a far entrare gli americani nelle piccole 500. Il manager dei tre passaporti, che i giornali vorrebbero scatenato su Saab, America Latina, Peugeot-Citroen, Bmw, dovrebbe fermarsi un attimo e scrivere su un foglietto l'elenco dei Grandi Assenti che gli hanno impedito di chiudere il cerchio della sua operazione multinazionale. Nella lista il primo posto ? occupato da quell'uomo di Palazzo Chigi che secondo gli psicologi soffre di disturbi narcisistici della personalit?, cio? papi-Silvio, il premier che ha fatto cuc? alla Merkel, ha definito "bello, giovane e abbronzato" il presidente Obama e pensava di trovare in Putin l'amico di Villa Certosa. In realt? - come scrive oggi sul "Corriere della Sera" l'ex-commissario europeo Mario Monti - "il caso Fiat mostra che le scorciatoie italiane verso Washington e Mosca non sono paganti e non sembrano aver prestato particolare attenzione ai desideri italiani". Quali fossero i desideri italiani nessuno l'ha capito e fa sorridere l'annuncio del ministro dell'aeroporto di Albenga, Claudio Scajola, per il quale adesso ? arrivato il momento di incontrare Fiat e sindacati. Povero Scajola!, ha dato gli incentivi a Torino, si ? messo addosso una felpa rossa con la scritta Fiat, ma quel diavolo di un Marpionne non lo ha mai degnato di un sms e si ? tenuto nel cervello il famoso piano industriale. Per questa ragione il governo ? stato totalmente assente e assente ? stata anche la Sacra Famiglia degli Agnelli che ? apparsa soltanto all'ultimo atto della soap-opera tedesca con la pallida figura di Yaki Elkann mandato allo sbaraglio come un piccolo canguro in una foresta di leoni. La verit? ? che questa nobile famiglia torinese ? stata abituata per decenni a staccare le cedole dei dividendi e di soldi non ha mai avuto intenzione di cacciarne. E qui si tocca il cuore del problema e si arriva a capire perch? ? saltato il sogno del povero Marpionne che sotto il pullover sgualcito aveva la corazza del know-how, ma il borsello completamente vuoto. Si ? parlato di 500 milioni da mettere sul tavolo per Opel, e si ? detto che le grandi banche italiane erano pronte a finanziare lo scorporo dell'auto, ma nessuno ha spiegato l'entit? di questo impegno e ha definito il valore dello spin-off. In questo quadro anche Marpionne ha le sue responsabilit? e occupa un posto nella prima fila dei Grandi Assenti: ha snobbato la politica italiana, ha dialogato con Luchino e Yaki a colpi di laconici messaggini, e ha pensato che il suo direttore marketing (Barack Obama) potesse piegare la Cancelliera e mettere con le spalle al muro la potente lobby Schroeder-Putin. Da questa sera il giudice Gutierrez (che ha gestito il passaggio di Chrysler a Fiat con una disinvoltura impressionante e discutibile) gli metter? in mano la bicicletta di Chrysler e il povero Marpionne dovr? pedalare. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/articolo-6609.htm -
DELLA MAFIA NON CI LIBEREREMO MAI ? L?ANTIMAFIA INDAGA SU SPATUZZA: SE DICE LA VERIT? (NON FU LA CUPOLA MAFIOSA A FAR FUORI BORSELLINO) SI APRONO INQUIETANTI SCENARI ? GRASSO COINVOLGE LA BOCCASSINI: LA PROCURA PUNTA I PIEDI ? LE PAROLE DI BRUSCA? GIOVANNI BIANCONI PER IL "CORRIERE DELLA SERA" ? un pentito ancora in mezzo al guado Gaspare Spatuzza, l'ex ?uomo d'onore? del quartiere palermitano di Brancaccio che disegna nuovi scenari dietro la strage di via D'Amelio, in cui mor? Paolo Borsellino, e altri delitti di mafia. Un collaboratore in parte credibile e in parte no. Cos? ritiene la Procura di Caltanissetta, ancora alla ricerca dei ?mandanti occulti? degli eccidi del '92, che s'? comunque dichiarata d'accordo a inserire Spatuzza (il quale riempie verbali d'interrogatorio ormai da undici mesi) nello speciale programma di protezione richiesto per lui da un altro ufficio inquirente, quello di Firenze, titolare delle indagini sulle stragi mafiose del '93. ?Gli accertamenti fin qui svolti hanno consentito di trovare significativi elementi di riscontro rispetto a una parte delle dichiarazioni dello Spatuzza?, ha scritto il procuratore nisseno Sergio Lari nel parere inviato al superprocuratore nazionale antimafia Piero Grasso. In particolare sul furto della Fiat 126 di cui l'aspirante pentito si autoaccusa, riempita di tritolo e utilizzata per far saltare in aria Borsellino e i cinque agenti della sua scorta, il 19 luglio 1992; e tra i riscontri c'? la ritrattazione di colui che all'epoca confess? di aver rubato la macchina, Salvatore Candura, il quale lancia oggi ?pesanti accuse nei confronti di alcuni esponenti della polizia di stato, a suo dire responsabili di averlo indotto a dichiarare il falso?. Accanto ai riscontri positivi, per?, ci sono quelli negativi su altre affermazioni di Spatuzza: dalle perizie che non hanno evidenziato tracce di esplosivo in alcuni locali indicati dall'ex mafioso a un lanciamissili che non si trova, dalla mancata individuazione di alcuni soggetti alle ?imprecise dichiarazioni inerenti il momento storico in cui ebbe affidato l'incarico, su mandato del capo mandamento di Brancaccio Giuseppe Graviano, di procurare una autovettura Fiat?. Infine, nota il procuratore Lari, ?le dichiarazioni sul ruolo di possibili mandanti esterni sembrano essere troppo generiche e non in grado di fornire utili sviluppi alle indagini?. Tuttavia, ai gi? numerosi accertamenti svolti ne dovranno seguire altri ed ? innegabile che Spatuzza, detenuto in regime di carcerazione ordinario, sia ?in condizione di grave e attuale pericolo rispetto all'ambiente criminale di provenienza ?. Massima protezione, dunque, in attesa di decidere se promuoverlo collaboratore di giustizia a pieno titolo, oppure no. Anche perch?, se avesse ragione lui rispetto all'estraneit? di una parte della Cupola mafiosa alla decisione di uccidere Borsellino a meno di due mesi dall'eliminazione di Falcone, ?si aprirebbero inquietanti interrogativi sulle cause, ragioni e modalit? della diversa ricostruzione? consacrata da sentenze definitive che andrebbero riviste. La strage di via D'Amelio infatti, ricorda Lari, ? ?un evento delittuoso che ha segnato la storia d'Italia?, con ?numerosi aspetti oscuri e interrogativi irrisolti, in relazione ai quali questa Procura sta ancora svolgendo delicatissime indagini?. Proprio per dare un aiuto a quel ?delicatissimo ? lavoro - e in considerazione delle carenze d'organico in cui si trova l'ufficio siciliano, con la met? di sostituti in servizio rispetto a quelli previsti - da Roma il procuratore nazionale Grasso ha fatto una proposta: applicare all'inchiesta Ilda Boccassini, pubblico ministero appena nominato procuratore aggiunto di Milano, che gi? lavor? a Caltanissetta dal '92 al '94, all'indomani delle stragi. E che, prima di lasciare quella citt?, manifest? forti dubbi sull'attendibilit? del pentito Scarantino, la cui versione dei fatti venne invece presa per buona da altri magistrati e oggi ? smentita dalle dichiarazioni di Spatuzza. Nella sua lettera Grasso ricorda la ?esperienza diretta? acquisita dalla Boccassini in materia, e la sua specifica competenza sulle dinamiche mafiose. Ma da Caltanissetta hanno contrapposto l'inopportunit? di un simile passo, giacch? alla Boccassini ? stata recapitata una convocazione in veste di testimone: vogliono interrogarla sulle ragioni dei dubbi espressi su Scarantino 15 anni fa e - al pari di altri inquirenti dell'epoca - sulle modalit? delle indagini svolte allora. Un primo appuntamento ? saltato per impegni di lavoro del pm milanese, un altro ? stato fissato per i prossimi giorni. Al di l? delle esigenze processuali la convocazione della Boccassini, quasi contestuale alla proposta di applicazione, fa intendere che la Procura di Caltanissetta ritiene di poter andare avanti nell'indagine senza il soccorso di un magistrato di indubbia e riconosciuta professionalit?, che concluse con successo il primo procedimento sulla strage di Capaci. E che, proprio a partire dalle rivelazioni di Spatuzza, ha avviato una nuova inchiesta sull'autobomba mafiosa che nel luglio '93 uccise cinque persone a Milano. L'idea di Grasso e l'implicita risposta negativa confermano tuttavia come intorno alle dichiarazioni del neopentito di Brancaccio, e a ci? che esse comportano nella rilettura della strategia terroristica nel biennio '92-'93, non ci sia identit? di vedute e unit? d'intenti. Sullo sfondo di queste divisioni ci sono le dichiarazioni di un altro pentito, Giovanni Brusca, che pure sono all'origine di qualche fibrillazione. L'uomo che fece saltare in aria l'autostrada Palermo-Punta Raisi per uccidere Giovanni Falcone ha svelato ai magistrati di Caltanissetta il nome (fattogli da Toto Riina, dice) dell'?uomo delle istituzioni con il quale venne avviata la trattativa con Cosa Nostra?, al tempo delle stragi. Prima di lui Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo morto nel 2002, aveva riferito di aver saputo che l'allora ministro dell'Interno Nicola Mancino era stato informato, su richiesta di suo padre, della trattativa avviata da ?uomini delle istituzioni? con Cosa Nostra per interrompere la catena di bombe mafiose. Mancino, oggi vice-presidente del Consiglio superiore della magistratura, ha presentato un esposto-denuncia alle Procure di Palermo e Caltanissetta per ?tutelarsi ? dalle dichiarazioni di Ciancimino jr. e negando ogni coinvolgimento nella vicenda. http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/articolo-6616.htm
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Fiat interessata a Peugeot.