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CRAZEOLOGY

Tifoso Juventus
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  1. http://www.metacafe.com/watch/8151273/milan_juventus_1_1_il_pugno_di_philippe_mex_s/ Siamo dalle parti della Thai boxe.
  2. http://www.metacafe.com/watch/8151459/milan_juventus_1_1_pellegatti_da_denuncia/
  3. Nota a sentenza 14.02.12 Commento alla recente sentenza di Napoli sul c.d scandalo Calciopoli Avv. Andrea Bazzichi http://www.filodirit...zza&iddoc=2650# Non troppo dettagliato, perché evita giustamente di mettere sotto la lente le testimonianze e le teorie delle difese, avendo come obiettivo solo la sentenza, ma mi sembra un buon pezzo.
  4. Crazeology: "Siamo vicini alla carrozzeria e al motore".
  5. L’Emilia volta le spalle a Montezemolo Per il dopo Marcegaglia favorito Squinzi Lotta senza esclusione di colpi tra Giorgio Squinzi e Alberto Bombassei alla conquista del vertice di Confindustria per la successione ad Emma Marcegaglia. E proprio ieri pomeriggio per quattro ore, davanti all’assemblea di Confindustria Emilia Romagna, sono volati fendenti sotto la cintola: segno che tra i due la competizione sta diventando una vera battaglia. E anche se Luca Cordero di Montezemolo aveva già espresso i suoi favori per Bombassei, l’endorsement ufficiale da parte degli industriali emiliano romagnoli pare orientarsi all’opposto del patron Ferrari. Così dopo gli scricchiolii di Assolombarda, dapprima favorevole a Bombassei e ora probabilmente più incline a votare Squinzi, e dopo l’abbandono dalla gara del veneto Riello e quindi della ricollocazione dei voti veneti che non sembrano così sicuri per Bombassei, l’Emilia Romagna potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso facendo pendere la bilancia per Squinzi che proprio in questa regione, a Sassuolo, ha costruito le sue fortune industriali acquistando anche la squadra di calcio omonima portandola ai vertici del campionato cadetto. Squinzi ha 77 anni e dirige da 30 anni l’azienda lombarda Mapei, produttrice di adesivi per pavimenti e rivestimenti che oggi fattura 2,1 miliardi di euro per 7.500 dipendenti in 59 stabilimenti dei cinque continenti. Di area cattolica, per lui l’equidistanza politica pare pagare: amico di Prodi ma anche di Confalonieri, vicino a Cl ma anche al Pd, sta conquistando città dopo città, voto dopo voto una carica prestigiosissima che nemmeno un mese fa lo vedeva concorrere con un misero 20% di consensi nazionali. Dall’altra parte il vicentino Alberto Bombassei, 72 anni, re dei freni per i veicoli e titolare della Brembo, multinazionale con quasi 600 milioni di euro di fatturato (di cui l’85 per cento all’estero e il 10 alla Fiat). Con lui Marchionne e Luca Cordero di Montezemolo (di cui Bombassei è socio nei treni di Ntv), l’ingegner De Benedetti, Marco Tronchetti Provera e Diego Della Valle. Senza dimenticare l’apporto iniziale del Corriere della Sera, ora non più vicinissimo all’imprenditore vicentino. Uno schieramento di duri e puri, anzi di veri e propri “falchi”, che in questo momento non pare bastare. Anzi, che rischia di diventare un fardello eccessivamente conservatore per rendere la candidatura Bombassei una realtà. Infatti oggetto del contendere tra le due correnti pare essere la querelle nata attorno alla ridiscussione dell’articolo 18 da parte del governo Monti. Da un lato l’esperienza di mister Mapei (mai un licenziamento e/o una cassa integrazione nella sua azienda, n.d.r.), cauto e dialogante con sindacati e lavoratori; dall’altro Bombassei che il 17 gennaio scorso ha lanciato il programma per la “rifondazione di Confindustria” dove si sono messi subito in discussione i rapporti con la triplice e nemmeno tre giorni dopo tra i cancelli della Brembo è scattato lo sciopero. “Credo che l’articolo 18 sia una anomalia italiana, ma credo che il prossimo presidente di Confindustria non se ne occuperà più di tanto perché il problema sarà risolto prima di maggio autonomamente dal governo”. Queste le prime parole di Squinzi, al termine dell’incontro tenutosi a Bologna con gli imprenditori emiliano romagnoli di Confindustria che lo hanno ascoltato in veste di candidato alla presidenza. “L’articolo 18 non è il motivo per cui nessuno viene più a investire in Italia o per cui gli imprenditori italiani hanno perso la voglia di investire nelle loro imprese”, ha proseguito il patron Mapei prima dell’affondo velenoso al collega in gara, “io ho poche idee ma chiare, invece ho letto il programma di Bombassei, le sue dieci pagine, e non ho capito tutto fino in fondo”. Apriti cielo. Bombassei ha risposto a stretto giro, a qualche metro più in là: “Se si toglie il tappo di questo vincolo dell’articolo 18, che abbiamo peraltro solo noi in Europa, credo sarà molto più facile creare posti di lavoro per i giovani: la riforma è sulla flessibilità in entrata e in uscita e soprattutto, credo, sia per facilitare la creazione di nuovi posti di lavoro e per dare una risposta ai giovani”. Infine la stoccata che non verte di certo sui massimi sistemi, ma dell’annullamento dei voti provenienti dal comitato del Mezzogiorno che si sarebbe già espresso per Squinzi: “Forzare un territorio, come in questo caso il Meridione, a prendere una posizione, lo trovo anche di cattivo gusto oltre a essere non corretto con la raccolta di pareri tramite mail e telefonate e dopo una frettolosa riunione”. La scadenza del 22 marzo, giorno del voto, è vicina e i 190 industriali che compongono la giunta dei votanti di Confindustria sembrano oramai vicini all’opzione per il candidato più soft. In un momento di forti tensioni politiche soprattutto in ambito economico-industriale, la presidenza Squinzi potrebbe perfino risultare un segnale di insperata distensione del conflitto sociale. Montezemolo permettendo. http://www.ilfattoqu...squinzi/191444/ A lezione da Lapo Elkann: "I miei errori e le mie vittorie" dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI LONDRA – “Per imparare devi fare degli errori, nessuno è perfetto e io certamente non lo sono”. Parola di Lapo Elkann, “professore” per un giorno al Royal College of Art, l’università dell’arte e del design più antica (aprì nel 1837) e più prestigiosa del mondo, che lo ha invitato a tenere una lezione sulla sua esperienza di imprenditore e di creativo. Il nipote preferito di Gianni Agnelli si presenta nelle sue molteplici funzioni di presidente-fondatore di Italia Independent, marchio di brand per “trend-setters”, consulente del Centro Stile della Ferrari, autore della nuova Fiat 500 “personalizzata”. Ma il botta e risposta con gli studenti gli dà l’opportunità, quasi senza volere, di parlare anche di sé e soprattutto dell’Italia di oggi, sulle cui possibilità e qualità il fratello del presidente della Fiat non sembra avere dubbi. “La mescolanza di marchi e la contaminazione di esperienze è il futuro di ogni industria che vuole innovare, perché la fusione rende più ricchi”, dice Lapo, che a 35 anni mantiene il look del ragazzo, e pure l’abbigliamento, stivaletti di camoscio su calze verdi, pantaloni a tubo bianchi, maglione a collo alto beige con le maniche tirate su a rivelare grandi tatuaggi sulle braccia. “Customization”, ossia la facoltà data al cliente di personalizzare un acquisto, è un altro elemento della sua lezione: che si tratti di comprare “un sogno”, come definisce la Ferrari, o qualcosa di meno esclusivo, più democratico, come gli occhiali da sole personalizzati di Italia Independent. “Lo sapevate che il 90 per cento degli occhiali venduti nel mondo sono italiani?”, prosegue il giovane Elkann restando in argomento, e da lì parte la sua difesa dell’Italia, “la cui immagine è peggiorata nell’opinione pubblica internazionale in anni recenti perché è stata fatta coincidere con una certa classe politica, ma che in realtà rimane dotata di un potenziale di talento inesauribile”. In che senso?, vogliono capire gli studenti. “Il nostro artigianato, la nostra capacità di lavorare su materiali di qualità con stile e tradizione, restano unici al mondo. Io mi sento cittadino del mondo ma in cuore mio mi definisco un italiano globale, orgoglioso del proprio paese. L’Italia di oggi ha molto da offrire al mondo e sono certo che riuscirà a farlo. Anche gli inglesi sono maestri di tradizione e stile, basti guardare ai sarti di Savile Row, ma noi siamo altrettanto bravi se non di più, la differenza è che loro sanno vendere meglio la loro abilità, la loro reputazione, per questo un abito fatto a mano costa più qui che a Milano o a Napoli, ecco forse dobbiamo imparare a saper vendere meglio quel che sappiamo fare con grande destrezza”. E quel che sappiamo fare, a partire dalla Ferrari, conclude il “prof” Lapo Elkann, è “vendere passione, vendere emozione, vendere amore, anche la Mercedes e la Audi fanno splendide auto, ma sono perfetti frigoriferi, sono oggetti freddi, mentre quelli italiani sono caldi e passionali”. L’ultimo consiglio per gli studenti del Royal College of Art è quello di “essere pronti a rischiare, perché senza correre rischi non si può innovare, anche a costo di sbagliare”. Detto da uno che ammette di non essere “sempre stato furbo” e di avere commesso i suoi errori, per potere imparare anche da questi e ricominciare. (16 febbraio 2012) http://www.repubblic...e-30014109/?rss
  6. 1- A 10 ANNI DALLA MORTE DELL’AVVOCATO, UN LIBRO FA A PEZZI QUALCHE SANTINO FIAT - 2- MARPIONNE CHE PIANGE PER LO SPOT CHRYSLER? MA MI FACCIA IL PIACERE! LUI DICE SEMPRE CHE STA PER PIANGERE, MA NESSUNO L’HA MAI VISTO IN LACRIME. DI SOLITO FAR PIANGERE GLI ALTRI (CHIEDERE A LAURA SOAVE, MAMMA DELLA 500 LICENZIATA IN TRONCO O AL SINDACALISTA RON GETTELFINGER INSULTATO DALL’IMPULLOVERATO CON UNA FRASE DA SCHIAFFI: “I SINDACATI DEVONO ABITUARSI A UNA CULTURA DELLA POVERTÀ”) - 3- E POI GLI ULTIMI GIORNI DI EDOARDO, A CUI NON VIENE DATO IL NUMERO DEL CELLULARE DEL PADRE. INGRASSATO, PAZZO, GLI UNICI AMICI SONO UN ASSISTENTE SOCIALE E UN VENDITORE DI TAPPETI IRANIANO. PREOCCUPATO DI NON ARRIVARE ALLA FINE DEL MESE, LEGGE NOSTRADAMUS E AVVERTE TUTTI TRE GIORNI PRIMA, CONSEGNANDO A SUO PADRE E A UNA PERSONA DI SERVIZIO PARTICOLARMENTE CARA UNA SUA FOTO. E’ SU UN PONTE DELLA TORINO-SAVONA DA CUI SI BUTTERÀ, UN LEGGERO SORRISO. “VOGLIO ESSERE RICORDATO COSÌ”, DICE ALLA PERSONA DI SERVIZIO. MA NESSUNO SE LO FILA - Michele Masneri per Rivista Studio (www.rivistastudio.com) "A Detroit sono rimasti tutti molto stupiti leggendo il mio libro, non sapevano che in Italia si producono auto dalla fine dell'Ottocento". Lo racconta a ‘'Studio'' Jennifer Clark, corrispondente per il settore auto di Thomson-Reuters dall'Italia, fresca autrice di Mondo Agnelli: Fiat, Chrysler, and the Power of a Dynasty (Wiley & Sons editori, $29.95), primo dei volumoni in arrivo in libreria per il decennale della morte di Gianni Agnelli (2013). Il libro è bello, e forse perché non è prevista (per ora) una pubblicazione italiana, non ha i pudori a cui decenni di "bibliografiat" (copyright Marco Ferrante, maestro di agnellitudini e marchionnismi) ci hanno abituati. E partiamo da Marchionne, figura che rimane misteriosa, monodimensionale nei suoi cliché più utilizzati - le sigarette, il superlavoro, l'equivoco identitario (l'abbraccio del centrosinistra con la definizione fassiniana di "liberaldemocratico", il ripensamento imbarazzato). L'aneddotica sindacale è una chiave interessante invece per capirne di più. Sul Foglio dell'11 febbraio scorso, un magistrale pezzone sabbatico di Stefano Cingolani (conflitto di interessi: chi scrive collabora col Foglio, mentre Marco Ferrante è un valente Studio-so) raccontava che Ron Gettelfinger, indimenticato capo della Uaw, United Auto Workers, il sindacato dell'auto Usa, alla fine della trattativa lacrime e sangue che ha portato all'accordo Fiat-Chrysler, in cui i sindacati hanno aderito a condizioni molto peggiorative in termini di salari e di ore lavorate in cambio di una partecipazione nell'azionariato della fabbrica, "rifiuta di stringere la mano al rappresentante della Fiat". Clark non solo conferma l'episodio ma gli dà una tridimensionalità. "Tutto vero. Me l'ha confermato Marchionne stesso. Nelle fasi più dure della trattativa, Gettelfinger e Marchionne hanno un diverbio. Marchionne, che notoriamente è un negoziatore ma non un diplomatico, dice una frase precisa: "i sindacati devono abituarsi a una cultura della povertà". Dice proprio così, "a culture of poverty". Gettelfinger diventa bianco, più che rabbia è orgoglio ferito e offesa. "Gli risponde: lei non può chiedere questo a un sindacato. A chi rappresenta operai che si stanno giocando i loro fondi pensione. Marchionne mi ha detto di essersi non proprio pentito, ma insomma...". Sempre coi sindacati, Clark racconta che col successore di Gettelfinger, General Hollifield, volano parolacce irripetibili. Hollifield, primo afroamericano a ricoprire un posto di prestigio nell'aristocrazia sindacale americana (è vicepresidente della Uaw e delegato a trattare per la Chrysler) è grosso e aggressivo quanto Gettelfinger è azzimato e composto. La trattativa tra i due sembra un match tra scaricatori di porto. Con questi presupposti, pare un po' difficile credere alle voci (riferite dal New York Times e rimbalzate in Italia) secondo cui l'ad Fiat avrebbe pianto alla visione dello spot patriottico Chrysler a di Clint Eastwood. Anche qui Clark spiega una sfumatura non banale. "No, non sarebbe strano. Marchionne è un uomo molto emotivo. Non sarebbe la prima volta. Per esempio, quando il presidente Obama annunciò il salvataggio Chrysler in televisione, Marchionne era in un consiglio di amministrazione di Ubs a New York. Vede la scena, si commuove e chiede di uscire dalla sala, per non farsi vedere piangere. Attenzione, però, perché Marchionne non usa mai l'espressione "crying". Dice solo: "I almost broke down". Almost. E al passato. E a rileggere il New York Times, che racconta di come l'ad Fiat si sia commosso vedendo lo spot insieme ai suoi concessionari, anche lì si racconta come lui chiede di uscire dalla stanza, ha gli occhi lucidi. Ma nessuno lo vede poi realmente piangere. "Per lui piangere è un valore" dice Clark. Piangere va bene, perché significa tenerci molto a una cosa". Sembra sempre che stia per piangere, ma a ben vedere nessuno l'ha mai visto in azione. "Sì, è emotivo, ma non è sentimentale". Piangere va bene ma è meglio se lo fanno gli altri. Come Laura Soave, capo di Fiat Usa, "mamma" dello sbarco della 500 in America. Per la manager italiana, Marchionne organizza una strana carrambata. Salone di Los Angeles 2010: Soave decide di utilizzare per il lancio una gigantografia di una sua vecchia foto da bambina, in cui lei siede proprio nella storica 500 arancio di famiglia. Ma Marchionne, a sua insaputa, e come un autore Rai, fa arrivare da Napoli i suoi genitori, che appaiono all'improvviso nel bel mezzo dello show. Lei piange, il suo amministratore delegato è molto soddisfatto. (Poi dopo qualche mese la Soave verrà licenziata in tronco, episodio frequente nell'epica marchionniana). À rebours. In fondo il libro si chiama Mondo Agnelli. Incombe il decennale, tocca fare la fatidica domanda: differenze-similitudini tra Marchionne e l'Avvocato. "Marchionne è considerato molto esotico, qui. Lo era già prima, con quei maglioncini e quell'accento, ma adesso lo è ancora di più con il nuovo look barbuto. Poi fa battute, scherza con gli operai e coi giornalisti, conosce il suo potere sui media e lo esercita consapevolmente. In questo è simile all'Avvocato. Ma anche a Walter Chrysler, il fondatore del gruppo. Poi Si staglia sul grigiore. Bisogna pensare che come alla Fiat i dirigenti erano tutti torinesi, qui in Chrysler sono tutti del midwest". "Però in America pochi si ricordano di Gianni Agnelli. Ormai le nuove generazioni non sanno nulla. Devo spiegare che l'Avvocato era amico dei Ford e dei Kennedy per suscitare qualche vago ricordo. A una presentazione a New York, quando ho detto che la Fiat è più antica della Ford, la gente era veramente stupita". Nessuno si immaginerebbe che il Senatore Giovanni Agnelli nel 1906 aprì la sua prima concessionaria americana a Manhattan, Broadway. Ma tra i ricordi agnelliani, la parte più interessante del libro di Jennifer Clark è forse quella che riguarda gli ultimi giorni di Edoardo, il figlio sfortunato di Gianni, morto suicida nel 2000. La giornalista Reuters è andata a spulciarsi le carte della polizia torinese, perché un'inchiesta, per quanto veloce e riservata, vi fu. I dettagli sono tristi e grotteschi: Edoardo che non ha un numero privato del padre, e per parlarci deve passare a forza per il centralino di casa Agnelli; le sue ultime chiamate con il suo uomo di scorta, Gilberto Ghedini, a cui chiede piccole incombenze, come spostare l'appuntamento col dentista. Una telefonata ad Alberto Bini, una sorta di amico-tutore che da dieci anni lo segue giornalmente dopo l'arresto per droga in Kenya nel 1990. Le conversazioni quotidiane di teologia islamica con Hussein, mercante iraniano di tappeti di stanza a Torino. È molto preoccupato per le sue finanze, cosa di cui mette al corrente il cugino Lupo Rattazzi, incredulo. Manda qualche mail (le password dei suoi account, come ricostruisce l'indagine della polizia, sono "Amon Ra", "Sun Ra" e "Jedi"). L'ultimo file visualizzato sul suo computer è una pagina web su Nostradamus. Poi, la lenta preparazione: per tre giorni di fila, Edoardo si alza presto, si veste accuratamente, guida la sua Croma blindata fino al ponte sulla Torino-Savona da cui si butterà il 15 novembre. Tre giorni prima, consegna a suo padre e a una persona di servizio particolarmente cara una sua foto. E' su un ponte, con un vestito formale, un leggero sorriso. "Voglio essere ricordato così", dice alla persona di servizio. [16-02-2012] Dagospia
  7. Processo GEA: l'associazione a delinquere non esiste http://www.ju29ro.co...non-esiste.html Adesso un po' di roba c'è. Hai da fare per un po'.... Semmai più avanti...
  8. Speciale Processo Gea http://www.ju29ro.co...ocesso-gea.html .
  9. Il misero crollo della prima cupola http://ju29ro.com.ok...1d018e9849f1d9e .
  10. Un giovane e acerbo Crazeology aveva riassunto il meglio delle testimonianze qui: Banane in Pretura http://www.ju29ro.co...in-pretura.html Giusto per cominciare, poi magari postiamo altri link. Ma bisogna cercarli...
  11. Io ormai non mi aspetto più niente di buono da nessuno. Se mi cade una sola goccia di pioggia in bocca, mentre sto morendo di sete nel deserto... E' tutto grasso che cola.
  12. No no. Non serve un altro topic. Mi sono spiegato male... Basta solo selezionare con più attenzione il materiale da postare, ma siamo tutti liberi di fare quello che ci pare eh, sia chiaro, il forum è di tutti mica solo mio. Lo dicevo perché postare tanto materiale alla lunga potrebbe sovraccaricare il topic, e mi chiedevo in questi giorni se esiste un limite fisiologico, tecnico, ecc. Io proprio non lo so, e non so neanche se un giorno pur mantenendolo in vita potranno nascere dei problemi tecnici di qualche genere, tipo le immagini, le query, i link e tutta quella roba lì. Anche in OT ci sono molti topic pieni di video immagini ecc, e capisco che lo sforzo di questo forum è enorme, anche per via dei contatti che fa e che deve poter sempre garantire (la banda non credo sia infinita). Però i topic in Ot prima o poi vengono cancellati, mentre questo è qui da anni ormai e il suo peso lo ha, e aumenterà ancora nel tempo. Allora la prima soluzione ragionevole e indolore applicabile mi sembrava quella di postare solo le cose a nostro favore evitando i pezzi che gettano fango inutile su Moggi, Juventus, ecc. Che serve leggerli, tra le altre cose, perché i nemici per combatterli bisogna conoscerli, ma se ne può anche fare a meno, visto che ad ogni sputo ed insulto nella nostra direzione su JF viene sempre aperto un topic a riguardo, quindi stiamo tranquilli che con il numero di utenti che c'è non sfugge nulla. Ma è un discorso che ho buttato lì sul momento e che magari si può anche ignorare eh, era solo un suggerimento, in bradigaaaaa.... una proprostata. E poi io partecipo sempre meno a tutte le attività, non solo di questo topic, quindi ho poco titolo per parlare, perché sto facendo di tutto per allontanarmi gradualmente dal kalciomarcio di cui sopra. Lascio a voi altri le decisioni, vi siete conquistati le stellette sul campo.
  13. Una piccola cosa. Ci pensavo in questi giorni... Il topic è nato per raccogliere tesi a nostro favore. Per avvicinare gli eventuali nuovi utenti disinformati alle teorie da noi esposte in questi anni. Per far capire quanto il calcio sia sporco e come nessuno abbia pagato e pagherà mai nulla, a parte la Juventus. Un modo semplice per archiviare un po' di materiale a scopo riflessivo. Se postiamo anche articoli che sostengono teorie opposte alle nostre facciamo un favore ai nostri nemici.
  14. Interessante. Ma un po' pochino forse. 'Sti discorsi Grillo li fa da anni...
  15. Per la cronaca, la ragione ufficiale della cessazione della collaborazione di Travaglio col sito di Grillo, è che era sfinito. Troppi impegni avrebbe Travaglio, e ha deciso di tagliare. Non sono a conoscenza di discussioni con Grillo, quindi devo dare per buono quanto dice. Se qualcuno ne sa di più leggerei volentieri. A me Marco comunque è piaciuto tantissimo in questa occasione:
  16. In certi passaggi è molto pesante. Io comincerei a pensare a qualche querela. O magari a qualche telefonata, visto che alla fin fine il gruppo espresso-repubblica è vicino alla famiglia.
  17. Presentate le nuove Pirelli "Ferrari favorita? Schiocchezze" Dal nostro inviato MASSIMO CALANDRI ABU DHABI - Morbide e aggressive. Spigolose e resistenti. Per una Formula Uno più spettacolare e movimentata, con tanti pit stop come mosse su di una scacchiera d'asfalto. A meno di due mesi dall'esordio australiano di Melbourne (18 marzo), Pirelli ha presentato le nuove gomme che saranno adottate dai team in gara: Marco Tronchetti Provera, presidente e Ceo dell'azienda italiana, giura che renderanno la manifestazione più equilibrata e dunque divertente, una questione di strategia più che di aerodinamica. FERRARI FAVORITA? - I bene informati dicono che la Ferrari potrebbe trarne giovamento, ma sono solo chiacchiere. "Nessuna complicità con la Rossa. Sciocchezze. E' stata una scelta in accordo con tutte le squadre e i piloti", taglia corto Tronchetti Provera. Che però si augura un successo del Cavallino. "Naturale. Se uno è italiano sogna che vinca la Ferrari, se è inglese la Lotus o McLaren. E se è francese, la Renault. Ognuno tiene il cuore dove sta". UNO SPREAD DI FIDUCIA - Ma oggi è due volte importante, che Ferrari e Pirelli vincano. "In questo momento di crisi bisogna dare il buon esempio. C'è anche uno spread in termini di fiducia da recuperare. Ci sono aziende italiane che hanno l'approccio giusto in termini di competitività, di tecnologia, di qualità degli uomini. Possono offrire un grande contributo nel ridare fiducia al Paese". C'E' LUCHINO AL TELEFONO - Tronchetti Provera parla con i giornalisti, quando viene interrotto dal cellulare che suona. "Luchino!", dice. Dall'altro capo del filo c'è Luca Cordero di Montezemolo. "Ecco, adesso tutti diranno che ho un rapporto privilegiato con la Ferrari!". Il suo interlocutore risponde, e allora Tronchetti ridacchia: "Dice che non è vero!". IL RITORNO DEL CINTURATO - Tra le novità, il ritorno di un brand che ha segnato la storia della Formula Uno: il Cinturato, la gomma con la quale Pirelli corse e vinse negli anni Cinquanta e che dal 2012 distinguerà le gomme intermedie e da bagnato. Nella versione Blu, la wet da acquazzone, con le coperture posteriori caratterizzate da scanalature profonde, simili ad una normale gomma da strada, in grado di ottimizzare al meglio il drenaggio in caso di acquaplanning: sono progettate per espellere oltre 60 litri d'acqua al secondo ad una velocità di 300 chilometri orari. E nella versione verde, intermedia, per pioggia leggera. CERCASI AUTO DA TEST - La Toyota 2009 ha fatto il suo tempo. "Le squadre non vogliono darci una macchina perché pensano che questo finirebbe per creare una disparità, ma noi abbiamo bisogno della monoposto adatta nell'interesse di tutti". Il 26 febbraio è in programma una riunione della F1 Commission. Per trovare una soluzione. "Ora tutti i team sono proiettati su lancio delle nuove macchine, ma stiamo tenendo i contatti e spero che una soluzione si trovi. Noi abbiamo posto il tema, ora aspettiamo le indicazioni di team e federazione: mi auguro che si semplifichino la vita", spiega Tronchetti Provera. E il russo Vitaly Petrov, che per ora è rimasto a piedi, potrebbe diventare il nuovo test-driver. LE NUOVE P ZERO - Profili squadrati e maggiore grip, mescole più morbide per le P Zero da asciutto (per morbida, media e dura), più performanti e a degrado costante: così Pirelli - che prevede due o tre pit stop a gara - ha presentato il nuovo prodotto, in attesa delle novità aerodinamiche dei team. Assicura spettacolo, ma sarà solo l'asfalto a dire la verità. http://www.repubblica.it/sport/formulauno/...relli-28749344/
  18. No. Secondo me, molto più banalmente, è che non sanno come venire fuori da questo pasticcio. Da un lato hanno permesso e promosso certe cose da certi amici, poi la situazione è degenerata. Ora mettere soldi non ha più molto senso. A che pro? E' il prodotto totale che va rivisto. Il punto è che la credibilità di questo gruppo editoriale si è abbassata. E continuerà ad abbassarsi probabilmente. Le idee ormai sono girate e loro non sono stati in grado di fermarle, e dunque adesso ci sarebbe da tornare su molte cose. Le campagne stampa contro tizio e contro caio ormai le hanno capite tutti. Ci sono persone che la giornalaccio rosa, per esempio, non la compreranno mai più. A prescindere da cosa succederà. E in questi anni hanno messo in piedi anche delle ottime iniziative editoriali di contorno, tipo le serie di dvd di ogni genere in abbinamento, ecc. Eppure niente. Il tracollo è evidente. Somiglia a quello della Ferrari. Puoi cambiare qualche testa per tentare qualche idea nuova, ma va cambiato il vertice della Piramide, innanzitutto. E poi devono fare un bel po' di mea culpa. Non so se cambierebbe qualcosa, ma sarebbe un buon inizio per cominciare a ragionare. Ma la linea editoriale de La Stampa (che invece va bene) dimostra che in teoria, al di là dell'operato di Andrea, gli interessi sono contrari ai nostri. E ho detto tutto.
  19. 1- IL GRUPPO RCS È IN PROFONDO ROSSO MA GLI AZIONISTI, DA INTESA A FIAT, NON VOGLIONO TIRARE FUORI NEANCHE UN EURO! E NELL’INDIFFERENZA GENERALE DELLA POLITICA, DELL’ORDINE DEI GIORNALISTI E DELLA FNSI, LA RCS IMPONE UN PIANO LACRIME E SANGUE DOPO CINQUE ANNI DI “POLITICHE E GESTIONE DISSENNATE” (CDR DIXIT) - 2- ALTRA OPERAZIONE (DISPERATA) DI SALVATAGGIO: VENDERE IL GIOIELLO DI FAMIGLIA, LA SEDE DI VIA SOLFERINO, OBERATA PERÒ DA 75 MILIONI DI AMMORTAMENTO, E TRASFERIMENTO DELLA “giornalaccio rosa DELLO SPORT” DA VIA SOLFERINO A VIA RIZZOLI (CRESCENZAGO) - 3- IL BAGNO DI SANGUE SPAGNOLO: L’INVESTIMENTO IN RECOLETOS È STATO UN “FLOP COLOSSALE” (ANCORA CDR) CHE HA PORTATO A UN MILIARDO IL DEBITO CON LE BANCHE - 4- SINDACATI RCS CONTRO GLI AZIONISTI CHE FANNO I LIBERALI COI SOLDI DEGLI ALTRI: “MENTRE ALL’ESTERNO SI AUSPICANO LIBERISMO, MERCATO E MERITOCRAZIA, ALL’INTERNO SI PREMIA CHI HA REALIZZATO POLITICHE CHE HANNO PORTATO VERSO IL BARATRO” 1- DAGOREPORT Neppure Dagospia si era spinta a scrivere quello che ora si può leggere in un comunicato congiunto (da tempo non si firmavano simili documenti) delle rappresentanze sindacali dell'Rcs (giornalisti e poligrafici). La nota, apparsa sul Corriere di oggi a pagina 33 (vedi sotto), a proposito dei proprietari-gestori del quotidiano parla infatti di politiche gestionali "dissennate". E, in particolare, mette sotto la lente il "flop di dimensioni colossali" dell'investimento in Spagna (acquisto della Recoletos). "Un'operazione - è aggiunto - di corto respiro, forse un maquillage per i conti nel breve periodo ma sicuramente una follia dal punto di vista organizzativo e industriale, con una pesante ricaduta sui conti di medio e lungo termine". A provocare il "risveglio" dei sindacalisti dell'Rcs è stata la comunicazione da parte dell'azienda di sospendere le pubblicazioni di ‘City' (free press) e, soprattutto, l'annuncio del trasferimento della "giornalaccio rosa dello Sport" da via Solferino a via Rizzoli (Crescenzago). Notizia, a dirla tutta, non nuova. E anticipata da Dagospia nell'estate scorsa. Senza alcuna reazione da parte sia dell'azienda sia delle maestranze (dormienti). Dando il sito anche conto dei costi (faraonici) per il gruppo di immobili realizzati dall'architetto Vittorio Gregotti nell'era mitologica Romiti-Tronchetti Provera. Intanto, tra i Poteri marci raccolti nell'Rcs Media Group la concordia sembra ancora lontana in vista dell'assemblea di giugno. Ma dalla casa madre fanno sapere che il piano di tagli non sarà modificato. E c'è chi non esclude che l'azienda possa ricorrere nuovamente allo stato di crisi. Il che significherà per giornalisti e poligrafici nuovi pre pensionamenti. Brutte notizie, insomma, anche per Flebuccio de Bortoli. Che è riuscito, con il suo rifiuto a trasferirsi nella periferia di Crescenzago, a preservare il Corrierone. 2- COMUNICATO SINDACALE Nota congiunta dei Cdr di Corriere della Sera e giornalaccio rosa dello Sport e delle Rappresentanze sindacali unitarie poligrafiche. Ieri la Rcs ha comunicato alle rappresentanze sindacali giornalistiche e poligrafiche di Corriere della Sera e giornalaccio rosa dello Sport decisioni che, al netto della crisi generale e di settore, sono il frutto di politiche e gestioni dissennate. E a pagarne le conseguenze sono, ancora una volta, i lavoratori e il diritto dei lettori a ricevere un'informazione di qualità. Entro febbraio sarà sospesa la pubblicazione di City e i suoi giornalisti e poligrafici saranno messi in mobilità. Oltre a esprimere tutta la solidarietà ai colleghi interessati, è stato chiesto all'Azienda di garantire loro un diritto di prelazione sulle prossime assunzioni. Rcs ha inoltre annunciato formalmente di voler «valorizzare» il patrimonio immobiliare dell'area Solferino-San Marco. Ne consegue, ha detto l'Azienda, il «trasloco» della redazione milanese della giornalaccio rosa e di tutta la componente poligrafica negli edifici di via Rizzoli. Solo la redazione del Corriere potrebbe continuare ad occupare la parte storica dell'edificio, quella che affaccia su via Solferino; mentre l'altra componente indispensabile alla realizzazione del giornale verrebbe spostata senza tenere in minimo conto il depauperamento qualitativo che ne deriverebbe. Un giornale è una squadra che deve giocare di concerto, fianco a fianco, in tempi strettissimi, per poter dare al lettore la migliore informazione possibile. Dopo il recente rientro in via Rizzoli degli uffici di Rcs MediaGroup, trasloco costato qualche milione di euro (a fronte di un attivo di bilancio consolidato di 7 milioni per il 2010), ora dunque sarebbe la volta della redazione della giornalaccio rosa dello Sport e della totalità dei poligrafici in modo da liberare e mettere potenzialmente in vendita, al miglior offerente, tutte le aree San Marco e Balzan. Ricordiamo che, su tutto il complesso, gravano 75 milioni di euro di ammortamenti per oneri di ristrutturazione. Da detrarre da una possibile vendita. Inoltre il complesso è stato ristrutturato senza prevedere in alcun modo un possibile spezzatino immobiliare. Giornalisti e poligrafici vengono da anni di pesanti tagli costati centinaia di posti di lavoro nelle due popolazioni. Tali sacrifici sono stati il nostro investimento per creare risorse per investimenti editoriali e tecnologici anche sui nuovi media, in vista di un rilancio e un nuovo sviluppo. Oggi assistiamo invece, da parte aziendale, a un ennesimo tentativo di «fare cassa» rapidamente senza curarsi dei danni organizzativi ed economici non calcolabili nel medio periodo, e affossando forse definitivamente ogni velleità di ripresa del gruppo. I motivi di queste scelte appaiono, purtroppo, evidenti. L'investimento in Spagna nel gruppo editoriale Recoletos è stato un flop di dimensioni colossali: indebitamento con il sistema bancario di un miliardo di euro, crollo del fatturato in pochi anni e un valore contabile che oggi supera di poco la metà dell'investimento iniziale. Ora siamo davanti a un bivio: o una ricapitalizzazione da parte degli azionisti - gli stessi che nel 2007 hanno votato all'unanimità per l'investimento in Spagna - o la vendita dei gioielli di famiglia. Operazione di corto respiro, forse un maquillage per i conti nel breve periodo ma sicuramente una follia dal punto di vista organizzativo e industriale, con una pesante ricaduta sui conti a medio e lungo termine. E mentre all'esterno si auspica una modernizzazione basata su liberismo, mercato e meritocrazia, all'interno si premia chi ha realizzato politiche che hanno portato verso il baratro. Chiediamo quindi l'immediato abbandono di questo miope e dannoso progetto, dichiarando da subito lo stato di agitazione nei modi e nei tempi che il Cdr del Corriere, il Cdr della giornalaccio rosa e la RSU dei Quotidiani riterranno più opportuni. Dagospia Hey gobbo, do you know "erezione"?
  20. Ero fuori casa e non ho potuto vedere/sentire nulla. Grazie del video.
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