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CRAZEOLOGY

Tifoso Juventus
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  1. Qualche foto la trovate al fondo di questo link. http://www.ju29ro.co...-in-arrivo.html Ma sono già vecchie, perché ci son passato ieri in bici e c'erano del lavori in corso sul davanti. Hanno posizionato una nuova pavimentazione all'ingresso, insieme a dei vasi con degli alberelli, per dare un po' di importanza alla struttura. Ci ripasso in bici tra poco, mi porto anche la digitale, per sicurezza.
  2. Terza Stella  http://www.camillobl...6/terza-stella/ T-shirt dell'anno http://www.camillobl...shirt-dellanno/
  3. Dove sono i gobbi a Torino? http://www.ju29ro.com/terzo-anello/4031-dove-sono-i-gobbi-a-torino.html Vediamo di darci una mossa... Grazie.
  4. Dove sono i gobbi a Torino? http://www.ju29ro.co...i-a-torino.html
  5. Un salutone al grande Jesper! Norvegese scudettato, norvegese fortunato.
  6. Sono andato a casa di amici a vederla, e non credevo ai miei occhi per quanto avveniva a Milano. Loro sono andati a festeggiare in centro, io invece sono qua. Purtroppo non godo come godevo una volta, ma sono decisamente ammirato. I complimenti la squadra li merita tutti. Un risultato fantastico. Complimenti anche a tutti voi, questo successo ve lo siete davvero meritato, dopo anni di casini. Complimenti alla squadra, complimenti al forum. Un grande abbraccio a tutti.
  7. Il Chelsea pensa al nuovo stadio (ANSA) - LONDRA - Il Chelsea potrebbe costruire il suo prossimo stadio sulle macerie della centrale elettrica di Battersea che Roman Abramovich sta valutando di acquistare. Per il momento non è ancora cominciata una vera e propria trattativa poiché prima di acquistare lo storico edificio, inutilizzato da 20 anni e valutato circa 570 milioni di euro, il Chelsea dovrà trovare il modo di vendere lo Stamford Bridge. Ma nel frattempo ha incaricato Mike Hussey, a.d. di Almacantar, di studiare la fattibilità del progetto. http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/...001511487.shtml Yaki, l'editore di famiglia Da Rcs a La Stampa, John Elkann si tiene stretto i giornali di Fiat. A Sergio Marchionne le auto, a John Elkann i giornali. Mentre è sempre più evidente il ruolo centrale dell’amministratore delegato Fiat sul fronte motori, il presidente sembra essere diventato la figura di riferimento della partecipazione del gruppo in Rcs. Il nipote di Giovanni Agnelli, di cui ha ereditato la passione per i giornali, si è espresso in più di un’occasione sul futuro di Rizzoli Corriere della Sera, con dichiarazioni tutt’altro che disinteressate. TROVEREMO UNA SOLUZIONE PER RCS. «Sono convinto che riusciremo a trovare una soluzione per il consiglio di Rcs che sarà dimezzato, ringiovanito e con amministratori forti», ha dichiarato il 4 aprile al termine dell’assemblea degli azionisti Fiat. Poi il giorno dopo, a margine dell’assemblea di Fiat Industrial, rispondendo indirettamente a Diego Della Valle, critico sul nuovo assetto di Rcs, indicando il balzo del titolo in Borsa dopo l’annuncio delle innovazioni sul fronte della governance: «Il segnale che viene dal mercato è positivo e ci incoraggia a proseguire nella strada che abbiamo intrapreso». UN NUOVO MANAGER ALL’ALTEZZA. Elkann è poi tornato a parlare del nei giorni successivi del cda Rcs, sottolineando la necessità di trovare un nuovo amministratore delegato all’altezza del compito di guidare Rcs». Nei pensieri del presidente Fiat non ci sono solo le sorti del Corriere e di Rcs, ma anche quelle del gruppo editoriale, che edita La Stampa. FUSIONE TRA ITEDI E LA STAMPA. Il 19 aprile si è infatti tenuta a Torino l’assemblea dei soci che ha approvato la fusione per incorporazione della Itedi (di cui Elkann è presidente e consigliere) nella controllata Editrice La Stampa (presieduta dallo stesso John che siede anche in cda). L’operazione ha seguito quella varata a dicembre 2011 con il conferimento alla stessa Editrice del 100% della concessionaria pubblicitaria Publikompass in quota alla holding. SINERGIE TRA LA STAMPA E RCS. Dal bilancio del gruppo sono emerse sinergie fra La Stampa e Rcs, finalizzate a risparmiare sui costi di produzione: è infatti stato firmato un accordo industriale con Rcs ha disposto dal 1 gennaio 2012 la produzione delle copie della Stampa per l’Italia settentrionale presso lo stabilimento Rcs di Pessano, e la produzione della giornalaccio rosa dello Sport per il Nordovest presso lo stabilimento La Stampa a Torino. D’altra parte uno dei sogni nel cassetto di Elkann sarebbe quello di portare il direttore de La Stampa Mario Calabresi al vertice del Corriere della Sera; al posto di Ferruccio De Bortoli. Un sogno rimasto tale. http://www.lettera43.it/attualita/yaki-l-e..._4367549588.htm
  8. Lapo Elkann si racconta in un libro Lapo Elkann ha deciso di narrare la sua vita e la sua persona in un libro biografico. Il progetto è ancora top secret ma promette di mettere in luce sia le sue vittorie che le sue sconfitte. L’anticonformista della famiglia Agnelli ne avrà molte da raccontare. La sua nascita in una delle dinastie più potenti del ventesimo secolo ha posto Lapo su un piano privilegiato ma gli ha dato anche un’eredità difficile da sostenere. Lapo Elkann farà uscire il libro a Natale. A dire il vero certi episodi della sua vita non sono propriamente natalizi e Lapo è passato per molti amori, dall’angelica Martina Stella alla cugina Bianca Brandolini D’Adda, con cui ancora si ama. Qualcuno lo ha ammirato per come ha saputo liberarsi da certe dipendenze, altri invece lo deridono per qualche evitabile figuraccia. Parcheggiare un enorme Suv maculato sui binari del tram per andare a fare shopping, impedendo così il passaggio a ogni altro mezzo, causa una forte perdita d’immagine. Soprattutto perché per Lapo Elkann, responsabile Brand promotion della Fiat, l’immagine è tutto. Chissà cosa avrebbe detto l’avvocato Gianni Agnelli, considerato un autentico maestro d’eleganza. La differenza dal fratello maggiore John Elkann, marito fedele e responsabile padre di famiglia, non potrebbe essere maggiore. Ma come si intitolerà il libro? Forse “Confessioni di una mente pericolante”? http://gossip.virgilio.it/news/lapo-elkann...a-in-libro.html Rcs, ora è bagarre tra i soci per l'ad Di Andrea Montanari Quando tutto sembrava destinato ad andare nella giusta direzione, quella che porta all'individuazione di Pietro Scott Jovane quale nuovo amministratore delegato di Rcs Mediagroup, ecco che a ridosso dell'assemblea dei soci di mercoledì 2 maggio scoppia la bagarre tra gli azionisti di via Rizzoli. Perché se prima del fine settimana Mediobanca, Fiat e Intesa Sanpaolo-Mittel, nelle persone rispettivamente di Renato Pagliaro, John Elkann e Giovanni Bazoli (sostenuti fuori dal patto di sindacato da Giuseppe Rotelli) avevano raggiunto un accordo di massima sul nome dell'attuale top manager di Microsoft Italia, individuato quale principale candidato dai cacciatori di teste di Spencer Stuart, a poche ore dall'assise che dovrà approvare il bilancio 2011 (322 milioni di perdite) e rinnovare il cda alcuni azionisti del sindacato di blocco avrebbero alzato dei paletti sul nome di Jovane. E così nell'incertezza che pare regnare ai piani alti di Rcs, dove in qualche modo si fa sempre sentire, seppure con forza sempre più labile, l'attuale presidente e futuro consigliere Piergaetano Marchetti, sono spuntati e tornati d'attualità altri nomi per la carica di ad, in sostituzione di Antonello Perricone. Adesso le alternative a Jovane si chiamano Claudio Calabi (già ai vertici di Rcs, poi al Ventaglio, a Finarte, al Sole24Ore, a Risanamento e ora a Im.co.-Sinergia), Giorgio Valerio (ex top manager del gruppo di via Rizzoli sia in Italia sia in Spagna), oltre ai dirigenti di Rcs Riccardo Stilli (cfo di gruppo) e Giulio Lattanzi (dg della Quotidiani). Gli ultimi due nomi, Stilli e Lattanzi, in particolare sarebbero tornati d'attualità in casa Rcs perché in azienda e nel patto di sindacato c'è il sentore che all'assemblea di mercoledì 2 ci possano essere contestazioni dai parte degli azionisti e attacchi diretti dei piccoli risparmiatori sulla gestione che i pattisti hanno fatto e fanno della governance societaria, dopo il taglio del cda da 21 a 12 membri. http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio...%20per%20l%27ad Della Valle: aumenterò la quota in Rcs Diego Della Valle, numero uno del gruppo Tod's e azionista del gruppo Rcs Mediagroup con il 5,4%, ha reso noto di voler crescere ulteriormente nel capitale della società che controlla il Corriere della Sera. A margine dell'assemblea degli azionisti di Rcs, l'imprenditore marchigiano ha affermato: «Sono un grande azionista e ho intenzione di crescere ancora, è importante che il gruppo sia ben gestito». A chi gli chiedeva i tempi dell'ulteriore crescita, Della Valle ha risposto che avverrà «nel breve termine». La notizia ha messo le ali al titolo Rcs Mediagroup a Piazza Affari arrivato a guadagnare fino al 10%. Altri vogliono uscire ma non parlano Quanto al patto di sindacato della società, Della Valle, recentemente uscito, riferendosi alle recenti dichiarazioni dell'amministratore delegato del gruppo Generali Giovanni Perissinotto sull'intenzione di Trieste di uscire da Rcs Mediagroup. Della Valle ha voluto sottolineare che «il mercato deve essere di chi lo sa guidare». Lo stesso Della Valle si è detto «favorevole a tutto quello che metta l'azienda in condizione di essere competitiva, di poter investire, qualunque sia la strada percorribile. Prima di pensare a un aumento di capitale, per quanto mi riguarda e per il cda che l'ha deliberato, si può mettere in sicurezza l'azienda vendendo le cose che non sono strategiche». «Auguriamoci - ha aggiunto - che nessuno tenti di dare fastidio alla gestione editoriale della Rizzoli, soprattutto per il Corriere della Sera, perchè sarebbe un fatto grave». Rcs senza ad Ora che il nuovo amministratore delegato della Rcs Mediagroup sará nominato e si sará insediato, «e speriamo che sia bravo, e con un presidente che è una persona seria ma che non conosce l'azienda, ci si impiegherá un anno a capirci qualcosa», dice Della Valle. Il cambiamento di amministratore delegato, ha aggiunto «andava fatto in un modo da persone adulte, senza ragionamenti personalistici che non contano nulla. Trovo il metodo utilizzato abbastanza scandaloso». «Credo che anche chi ha messo in piedi l'operazione - ha continuato senza citare direttamente Mediobanca e Fiat - se potesse tornare indietro, lo farebbe immediatamente. A questo punto - ha continuato - speriamo trovino presto la persona che serve». A chi gli ha domandato come mai si sia arrivati ad oggi senza un ad indicato, a differenza di quanto annunciato in precedenza, il patron Tod's ha replicato: «Ho l'impressione che quando si parla di manager bravi, con una visione internazionale, che vogliono essere apprezzati per il lavoro fatto e non per il bacio della pantofola, quando sentono parlare di Mediobanca si impressionino un po'. Auguriamoci che qualcuno arrivi e che soprattutto operi nell'interesse di tutti gli azionisti. C'è un consiglio di indipendenti, persone di qualità ma indipendenti pochi, tranne alcuni casi. Auguriamoci che dimostrino di essere indipendenti nel lavoro che faranno». http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-m...l?uuid=AbdwsaWF
  9. Un fratello da dimenticare DAL LIBRO “Casa Agnelli – Storie e personaggi dell’ultima dinastia italiana”, di Marco Ferrante (Mondadori)” abbiamo tratto la storia di Giorgio Agnelli, il fratello minore dell’Avvocato la cui vicenda umana è avvolta nel mistero Marta Vio lo conobbe nel 1946 a Forte dei Marmi. Era una vicina degli Agnelli, ospite al villaggio Pesenti a casa di amici. Suo padre Rufo era un banchiere, il proprietario del Credito Lombardo, che adesso è del Monte dei Paschi di Siena. «Mia madre» racconta «era una bella donna sempre vissuta della sua bellezza. In seconde nozze sposò un celebre medico romano, Pietro Valdoni.» La madre era Vera Lodi; il suo vero nome era Primavera Gioconda, ma tutti la chiamavano Pripri. Veniva da una famiglia dannunziana: suo padre, Luigi Lodi, giornalista parlamentare, era figlio di Gabriele d'Annunzio e di Olga Lodi, detta Febea, leader del movimento femminista all'inizio del Novecento. Marta aveva 16 anni quando conobbe Giorgio, un anno più anziano di lei, sulla spiaggia del Forte. «Ci riconoscemmo subito» racconta, «erano tempi strani quelli della fine della guerra. Ci si piaceva e ci si accoppiava. C'era una tempesta, un caos sessuale. Fu il primo amore della mia vita. Giorgio all'epoca era già curioso delle droghe. Successivamente accusarono anche me di esserlo, ma a me non sono mai interessati gli stupefacenti. Giorgio era castano con le lentiggini, gli occhi azzurri, era bellissimo. Ed era un angelo caduto. Non c'era niente di costruito in lui. Era un'anima in difficoltà capitata in un mondo avverso. Di certo a sedici anni era già una persona disturbata. Del resto anche i suoi fratelli erano condizionati. Erano schiacciati dall'industria e figli di una madre ribelle.» Secondo alcuni amici di quei tempi, a determinare il carattere di Giorgio contribuì il modo di essere dei ragazzi Agnelli. Sette ragazzini, praticamente orfani da sempre, figli di due genitori fitzgeraldiani, distratti da loro stessi, è che peraltro morirono molto giovani. In questa solitudine i ragazzi edificarono le loro gerarchie, i loro rapporti di potere, le loro alleanze, le preferenze, costruite su affinità dell'infanzia e dell'adolescenza senza alcun filtro posto dall'educazione e dalla mediazione degli adulti. «Era come se quei rapporti fossero cristallizzati su uno schema infantile, fatto di forza, di energia, di vitalità, e mai più modificato» racconta un amico. Rievoca ancora Marta Vio: «Gli Agnelli erano piacevoli fisicamente, simpatici, energici, magari uno li avrebbe strozzati, ma avevano fascino giovanile. Forse Giorgio, che era nella fascia dei più piccoli, i primi anni ebbe il problema di affermarsi. Ma c'era qualcosa di originario e caratteriale in lui. Testimoniato anche dal fatto che era il preferito di sua madre. Virginia lo proteggeva». Il rapporto più difficile per Giorgio fu quello con Gianni. Qualcuno dice che egli mal sopportasse il maggiorasco, il privilegio del fratello. Altri che semplicemente fossero incompatibili. «Giorgio era un Mercurio, ambiguo, liquido, si era lanciato nel baratro famigliare» dice Marta Vio. «Odiava Gianni.» Secondo Maria Sole Agnelli, semplicemente Giorgio non ne sopportava l'atteggiamento di perenne sfottò. C'è un'evocazione di Giorgio nella “Fine degli A” di Ludovica Ripa di Meana. Giorgio compare senza nome, come una Voce. Parla con Cassandro (suo nipote Edoardo) e racconta di sé, dei suoi scherzi, le trappole per i cavalli sulla spiaggia del Forte, le biglie lanciate tra i piedi della gente, il serbatoio di una moto riempito d'acqua, il sapone nelle torte per le feste dei bambini e la volta in cui sparò a Gianni. Della storia dello sparo ci sono molte versioni, nessuna definitiva. Secondo un nipote, quello che conta è lo stato d'animo in cui avvennero i fatti: «Giorgio dava segni di schizofrenia, per un senso di inferiorità rispetto a Gianni, ed ebbe delle esplosioni di violenza nei confronti del fratello». «Questa interpretazione mi sembra psicologicamente corretta» osserva Marta Vio. Giorgio e Carlo Caracciolo (foto a sin.) si conobbero in America alla fine degli anni Quaranta, a Harvard. E diventarono amici. Fu per via di Giorgio che Caracciolo conobbe il futuro cognato. Nei primi anni Cinquanta, insieme diedero vita a un'operazione editoriale, un periodico che si chiamava «L'anno», una rivista sullo stile di «Time-Life» che riassumeva i principali fatti dell'anno. Maria Sole Agnelli conserva l'edizione del 1950 e quella del 1952. L'edizione del 1952 è più curata: la copertina e alcune tavole all'interno sono di Leo Longanesi, le foto sono belle, le didascalie ironiche. L'edizione del 1950 è più artigianale, con una rilegatura verde e il nome della testata in blu al centro. Tra i collaboratori Giovanni Spadolini, Aldo Garosci, Enzo Forcella, Panfilo Gentile, Emilio Cecchi, Giulio Carlo Argan, Massimo Mila, Alberto Moravia, Irene Brin e Paolo Monelli. Nel comitato direttivo, oltre a Caracciolo, c'erano Riccardo Musatti ed Ettore Sottsass, il quale si occupò anche del progetto grafico. Sottsass fu coinvolto nella faccenda dell'«Anno» da Carlo Caracciolo, ma con Giorgio aveva avuto un rapporto che ne prescindeva. La storia era andata così. Verso la fine degli anni Quaranta Sottsass, futura gloria dell'architettura e del design (fondò all'inizio degli anni Ottanta il gruppo Memphis), viveva a Torino, dove si era laureato al Politecnico. Aveva in mente il progetto di una rivista di cultura internazionale che avrebbe dovuto intitolarsi «Mezzosecolo». Pier Paolo Orengo gli suggerì di parlarne a Gianni Agnelli, il quale si mostrò interessato al progetto e, siccome Sottsass gli era piaciuto, nelle more della conversazione gli propose anche di progettargli una palestra per la casa a Torino e di occuparsi di Giorgio. «Mezzosecolo» non si fece e la palestra neppure. Andò in porto, però, l'incarico professionale di seguire un po' Giorgio. La cosa consisteva nell'andare in casa Agnelli e conversare con lui. Sottsass non aveva capito che la situazione di Giorgio era grave. All'inizio si era fatto l'idea di una persona molto eccentrica, del tipico miliardario stravagante. Al ristorante, Giorgio cominciava dal caffè e finiva con gli spaghetti. E correva in macchina: «Sei mai andato a 200 all'ora?» gli chiese una volta, e lo portò a fare l'esperimento sulla Torino-Milano, che era una strada a due corsie. Poi la situazione di Giorgio peggiorò. Sottsass lo andò a trovare in clinica a Torino, era già ingrassato a causa dei farmaci. Da allora non si videro più. Nicola Caracciolo si ricorda di Giorgio al tempo in cui trascorse un periodo nella loro casa in via della Lungarina e rammenta che una volta sparò a una finestra con un fucile ad aria compressa. Per dieci anni Marta e Giorgio stettero insieme. I primi tempi, poiché Pri-pri viveva a Roma, Marta andava a trovare Giorgio che studiava lì, poi si vedevano a Milano. D'estate, negli anni Cinquanta, lui stava a casa di Marta a Cap Gael. «Avevo 25 anni quando capii definitivamente che non c'era una prospettiva con Giorgio e sposai Arturo Carmassi, il pittore.» Dopo il fatto dello sparo, comunque sia andato, Giorgio e Gianni non si riconciliarono più. E si detestarono (odiarono, secondo alcuni) fino al punto che Giorgio a un certo momento cercò di vendere il suo pacchetto azionario per fare un dispetto al fratello. Ma questo accadeva già nella fase declinante della sua vita. In America, durante la sua permanenza alla fine degli anni Quaranta, aveva avuto esperienze allucinogene, e il rapporto con le droghe era diventato sempre più intenso. Alla fine fu ricoverato in una clinica in Svizzera dalle parti di Losanna. Sebastiano Fürstenberg se lo ricorda, perché studiava in un collegio della zona e quando suo padre andava a trovarlo lo portava a far visita a Giorgio, che gli era simpatico. Ma a quei tempi Giorgio era già cambiato. Si era come dilatato, era vasto, largo. Dice Sebastiano: «Andavamo a Rolls, dov'era la clinica. Lui era ingrassato molto, fino a superare i 100 chili, aveva gli occhi di un tredicenne, mio padre non gli parlava mai della famiglia». Morì da solo. Secondo Marta Vio «si lanciò nel vuoto dall'ultimo piano della clinica», ma è l'unica a sostenere questa tesi. «A me lo comunicò Buratti, che era l'amministratore degli Agnelli, e mi rispedì i miei quadri che teneva con sé. Ma non partecipai al suo funerale.» Secondo Maria Sole l'ipotesi del suicidio va esclusa: morì perché il suo fisico si era molto indebolito. Lupo Rattazzi (foto a destra) si ricorda di quando seppero della morte di Giorgio: «Vidi piangere una delle cameriere». Quando morì, Gianni era a Como a Villa d'Este per un convegno, la sera pranzò con un amico, Niccolò Pignatelli, e non fece alcun cenno al lutto. «Mio nonno non ne parlava» dice John Elkann. Giorgio fu un tabù per la famiglia, la sua esistenza venne cancellata, le sorelle cercarono di rimuoverlo. Molti dei nipoti lo sentirono nominare solo da adulti. Qualcuno non aveva mai visto una sua foto prima dell'uscita nel 2004 di un libro-intervista di Carlo Caracciolo. Giorgio è ritratto al matrimonio di Gianni e Marella, davanti alle colonne del castello di Osthoffen, l'11 novembre 1953: al centro Caracciolo, alla sua sinistra Carlo di Robilant, alla destra Giorgio, tutti e tre in tight. Lui è molto alto, ha i baffi, le labbra sottili, quasi invisibili, come quelle di sua madre, una sigaretta tra le dita, la giacca del tight abbottonata. Marta Vio ha 77 anni, un figlio e tre nipoti, vive in campagna in provincia di Arezzo, dove ha fatto la coltivatrice e la poetessa. Ha scritto quattro libri: “Poesia 1”, “Poesie”, “Romanza per patrioti”, “Viaggio nelle isole beate”. Su Internet restano brandelli della vita di Giorgio: la sua presenza nell'albero genealogico di Mister Bruins, l'esistenza di una scuola infermieri professionali a lui intestata in Pinerolo, un concordato fiscale con lo Stato relativo al periodo 1960-63 (per una quota pari a 1 miliardo e 40 milioni di lire), qualche foto nell'archivio Farabola e, infine, un'inserzione commerciale: «Vendo auto e moto d'epoca a Mombercelli». L'inserzione riguarda una: «Fiat 1900 B Granluce, 1957, primo intestatario Giorgio Agnelli, in fase di avanzato restauro, motore e meccanica totalmente a nuovo, carrozzeria sabbiata, risanata e trattata, completa 100 per cento, targhe originali e documenti completi, radio e accessori d'epoca». http://www.trovanozz...heque070702.htm
  10. http://www.youtube.com/watch?v=pUWBVNwRk18&feature=relmfu
  11. http://www.youtube.com/watch?v=UPurvLfnzMs&feature=relmfu
  12. http://www.youtube.com/watch?v=GKj0NXirv9Y&feature=relmfu
  13. http://www.youtube.com/watch?v=O5iqlN-RiSE&feature=relmfu
  14. http://www.youtube.com/watch?v=3CMEVROg9EU&feature=relmfu
  15. http://www.youtube.com/watch?v=7zzCIZdjpOc&feature=relmfu
  16. http://www.youtube.com/watch?v=NUtC8525rxo&feature=relmfu
  17. http://www.youtube.com/watch?v=QHzUwhbE4sM&feature=relmfu
  18. http://www.youtube.com/watch?NR=1&feature=endscreen&v=zlTOdTPf9Hk
  19. Questo non sa niente. Ma che discorsi sono? Non ricorda che Baggio l'avvocato lo paragonò a Raffaello, e che Pinturicchio ne fu una conseguenza quando gli chiesero poi del giovane Del Piero. Iperbole de che? Era tanto per dire... Una battuta... Baggio come giocatore di calcio è stato straordinario, Del Piero idem. Non erano mica mezze seghe portate ad una santificazione a tavolino, poi cadute miseramente l'anno successivo. Questi sono nell'olimpo del calcio Italiano in primis, e internazionale in secundis. Semmai è il suo pezzo colto-poetico-radical chic-snob-papocchio l'iperbole. Ma levati va, vai a raccontare le favole al bar...
  20. Stiamo affogando nella mediocrità. Vergogna! Almeno datemi una delle ragazze pon-pon, che stanotte ci ho voglia.
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