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K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Mi scusi. No.....mi scusi Lei http://blog.ju29ro.com/2013/01/mi-scusi-nomi-scusi-lei.html Calcio estero in realtà. Ma fa niente. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
A quando la presa delle Bastiglie? http://www.ju29ro.com/contro-informazione/4599-a-quando-la-presa-delle-bastiglie.html -
[Official Thread] Alessandro Del Piero
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di Farsopoli_Giustizia_WMoggi in L'Archivio Di Tifosibianconeri.com
Gli è venuta su un po' di pancetta o sbaglio? -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Monti va a Melfi, applausi dagli operai. Fiat, investimento da 1 miliardo. «L'Italia sarà base per la produzione di veicoli per tutto il mondo» http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-20/monti-melfi-marchionne-senso-125549.shtml?uuid=AbrsVsDH .uhps -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
1. “LA STAMPA”, LA CORAZZATA DI CARTA DELLA FIAT, STA DIVENTANDO UNA BARCHETTA IN UN MARE IN TEMPESTA. IN UN'INFUOCATA ASSEMBLEA A L'ALTRO GIORNO È STATO ANNUNCIATO PER IL PROSSIMO ANNO LA NECESSITÀ DI LIBERARSI DI UN PO' DI ZAVORRA PER CONTINUARE A NAVIGARE ANCORA QUALCHE MESE. OVVERO LA NECESSITÀ DI BUTTARE A MARE 32 GIORNALISTI PER ALLEGGERIRE UN DEFICIT DI 25 MILIONI - 2. LA REDAZIONE NON L'HA PRESA PER NIENTE BENE. ANCORA NON SONO STATI FATTI I NOMI DI CHI FINIRÀ NELLE GELIDE ACQUE PERÒ SI PENSA A VICEDIRETTORI E FIRME ILLUSTRI - 3. SE TORINO PIANGE, MILANO S’AMMAZZA. AL “CORRIERE” PARLANO DI UNA “RISTRUTTURAZIONE” CHE COINVOLGEREBBE 100 GIORNALISTI E ADDIRITTURA 400 POLIGRAFICI - http://www.dagospia....ta-in-48349.htm -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Un premio per uscire dal gregge degli Agnelli Gigi Moncalvo Quasi quasi mi viene voglia di lanciare una provocazione, che credo possa dimostrare lo stato della stampa (e della libertà di stampa) in Italia molto più di qualsiasi convegno, classifica mondiale, predica di Celentano, post di Beppe Grillo, o dissertazione con la bocca a c**o di gallina dell’ex assessore genovese della giunta della famosa sindaco Marta Vincenzi, il noto Carlo Freccero, eroica vittima del sistema e del regime con stipendio e strapuntino Rai anche se si lamenta che non gli danno nulla da fare (e allora perché non si dimette e, se è così pregiata la sua opera, non si mette sul mercato e cerca un altro datore di lavoro?). La provocazione è questa: mi impegno da queste pagine a offrire un premio di 50.000 euro (diconsi cinquantamila) al primo giornalista che avrà il coraggio di parlare - anche male, anche malissimo, se crede (ci mancherebbe altro) - del mio nuovo libro intitolato “Agnelli segreti - Peccati, passioni e verità nascoste dell’ultima ‘famiglia reale’ italiana”, edito da Vallecchi e da poche settimane in vendita, e in classifica. Dopo aver lanciato il premio veniamo, come è consuetudine, alle restrizioni imposte dal “regolamento”. Il premio è riservato solo ai giornalisti dei due quotidiani di casa Agnelli, in primis “La Stampa” e “Corriere della Sera”, e si estende anche a settimanali della RCS Group, presieduta da Paolo Mieli: “Oggi” e “Il Mondo”, tanto per fare un esempio, e soprattutto “A”, diretto da Maria Latella, sempre attenta alle foto e alle notizie (positive) che riguardano, John, Lapo, Lupo, Lavinia, Leone, Oceano, Vita. La scommessa è troppo facile, direte: è certo che, nonostante la mia disponibilità e generosità, non ci saranno concorrenti e quindi io non dovrò mai pagare questa somma. Come è possibile, infatti, che ci sia qualcuno nelle redazioni dei due giornaloni di Torino e Milano, qualche collega che “osi” fino a questo punto e sia così sconsiderato da violentare se stesso e vincere la propria vocazione all’autocensura, specie quando si tratta della “Real casa” proprietaria? Pensate che si riesca a trovare qualche giornalista talmente libero e sconsiderato che parli e scriva - lo ripeto: anche male, anche malissimo - di un libro molto documentato nelle sue 532 pagine che fa pelo e contropelo a John Elkann, eminente presidente dell’Editrice La Stampa e membro del patto di sindacato di RCS Group, cioè padrone del Corriere? Senza pensare che nel volume sono ampiamente citati, e non sempre in maniera commendevole per i loro comportamenti, altri personaggi di un certo peso nel panorama editoriale: l’avv. Franzo Grande Stevens (a lungo membro del cda del “Corriere” insieme al suo adorato Jaky Elkann), Luca di Montezemolo (ex presidente della FIEG, Federazione editori giornali, cui sono attribuibili molte sfolgoranti carriere e direzioni), Giovanna Recchi (potente signora torinese, figlia di Marida Recchi, dell’omonimo impero di costruzioni, sorella del presidente dell’ENI, ma soprattutto e da pochi anni consorte felice dell’ottantacinquenne Gianluigi Gabetti, il deus-ex-machina dell’Impero Fiat oltreché “precettore”, tutore, custode, controllore, mentore, e chissà quante altre cose, del pallido ed emaciato Jaky). Ah, dimenticavo: la signora Recchi, indicata col suo cognome da nubile e non da maritata, ovviamente, fa parte del Cda dell’Editrice La Stampa, è ampiamente citata nel libro - guarda caso era stata “messa”, in qualità di psichiatra vicino, molto vicino al povero Edoardo Agnelli (scomparso tragicamente dodici anni fa), primogenito dell’Avvocato - ma soprattutto il suo illustre e potente marito è il vero protagonista di gran parte del volume, sia davanti che dietro le quinte di molti affari, operazioni, visite a Vaduz, statuti di stiftung, anstalt e fondazioni piene di strane clausole. Molte delle quali davvero sorprendenti, dato che andavano contro gli interessi della moglie e dei due figli dell’Avvocato: e quindi viene da chiedersi se Gianni Agnelli le ha firmate “spontaneamente”, oppure – per caso - gli sono state invece fatte firmare, o è stato indotto e “convinto” a firmarle proprio dai suoi due “consiglieri”, cioè Gabetti & Grande Stevens? E sulla base di quale “potere di convincimento”? Sotto questo profilo il libro dimostra, con decine e decine di incredibili documenti, che i due “consiglieri della Corona” erano al corrente degli affari dell’Avvocato, dato che hanno firmato insieme a lui mandati fiduciari e altri tipi di contratti di mandato, in almeno cinque occasioni. Qualcuno obietterà che si tratta della scoperta dell’acqua calda: i due – che Margherita Agnelli definisce “les usurpateurs”, gli usurpatori, in un libro inedito che è stato stampato in Svizzera in sole cinque copie riservatissime e di cui una è entrata in nostro possesso (ne parleremo in un prossimo articolo) – hanno sempre sostenuto, anche in un’aula di tribunale e nelle loro memorie difensive per il “processo del rendiconto”, che non sapevano nulla degli affari di Gianni Agnelli. Anzi, hanno usato parole di disprezzo nei confronti della figlia dell’Avvocato, che li ha chiamati in causa per ottenere da loro, in qualità di co-erede insieme a sua madre, il rendiconto del patrimonio del padre che lei ritiene sia nascosto all’estero. Non siamo mica “ragionieri” o contabili – e non vogliamo nemmeno essere confusi nemmeno con Brunetto, il cameriere che riempiva anche la vasca da bagno dell’Avvocato -, hanno risposto con alterigia di fronte alle legittime richieste della figlia a caccia dei miliardi (di euro) che non si trovano più! Ebbene, nel mio libro ci sono le prove che i due, invece, “non potevano non sapere”, secondo una formula tanto utilizzata nel passato e nel presente ogni volta in cui c’è di mezzo qualche potente che agisce in modo palese od occulto. Il fatto è che ci sono due sentenze di tribunale, ovviamente a Torino, che hanno sposato questa tesi con una motivazione e un risvolto davvero singolare: che la figlia non è riuscita a dimostrare che Gabetti & Grande Stevens avevano ricevuto un contratto di mandato, scritto od orale, da Gianni Agnelli. Al che Margherita ha replicato: “Ma come potevo dimostrarlo se la Corte non ha nemmeno ammesso i quaranta testimoni, tra cui i due diretti interessati, che i miei avvocati volevano interrogare in aula? Come si fa a provare una cosa se ti impediscono di farlo?”. Fatte queste premesse è chiaro che i cinquantamila euro messi a disposizione di un giornalista “coraggioso” (o “sconsiderato” o “kamikaze”) che osi parlare di questo libro su uno dei giornali della Casa, non verranno sicuramente mai assegnati. Ma, per allargare il campo, e per far capire che i tentacoli dell’Ufficio Stampa Fiat – quello stesso che diffonde comunicati, come quello sui 19 operai assunti per ordine del Giudice del Lavoro di Roma, e subito dopo li smentisce, rivelando che regna una certa confusione che ai tempi della mitica signorina Rubiolo (o di Marco Benedetto, di Guido Coppini o di Sandro Casazza) al vertice della direzione comunicazione di corso Marconi non si era mai verificata - arrivano dovunque, in tutte le redazioni, allarghiamo il campo dei possibili concorrenti ammessi ad ambire a queste cinquantamila cucuzze. Oltre ai giornalisti di RCS e “La Stampa” ci mettiamo anche quelli di “Mediaset” e della Mondadori: state certi che anche loro staranno zitti e non scriveranno nulla, non perché non siano desiderosi di intascarsi cinquantamila piccioli ma perché non vogliono e non osano farlo. Le società televisive ed editoriali del Cavaliere infatti ogni anno intascano un bel gruzzolo di milioni di euro dalla Fiat sotto forma di pubblicità, sia televisiva che cartacea. Lo si è già visto quando ho proposto un’anticipazione al direttore di “Panorama” (non ha nemmeno risposto) o quando, come nel caso di Clemente J. Mimun direttore del TG5, per un libro precedente (“I Lupi & gli Agnelli”) gli inviai un sms rievocando un grosso favore che gli avevo fatto e chiedendogli se, almeno nella rubrica dei libri del suo TG, poteva parlare del volume. Nessuna risposta. Stavolta, ovviamente, non gli ho chiesto più nulla… E pensare che anche programmi “coraggiosi”, come “Striscia la Notizia” o “Le Jene”, potrebbero trovare materiale interessante in quelle pagine. Ma forse è una missione impossibile: infatti la signora Cristina Gabetti, figlia di Gianluigi e titolare di una rubrica su “Striscia” al sabato in cui insegna a risparmiare, a riciclare, a ricucire, a rattoppare, dovrebbe spiegare all’interno del programma di Antonio Ricci se è vero o no che ha o aveva una o due “fondazioni” in Liechtenstein, di nome “Kalla” e “Gnu”, nella quale figurava all’inizio col suo nome e cognome e poi, chissà perché, lo ha fatto cambiare mettendo solo il cognome del marito e cancellando ogni traccia del cognome paterno. Così come ha, o avrebbe, fatto suo fratello. Lo abbiamo chiesto al loro augusto per poter scrivere la sua versione nel libro. Ovviamente: nessuna risposta. Mah! Le tracce di queste due fondazioni (chissà se sono state poi aperte, se sono ancora aperte e sono funzionanti, e che cosa racchiudono?) hanno cominciato ad emergere dopo una affettuosissima lettera che “il Gentiluomo di Sua Santità”, il Prof. Dr. Dr. (in Liechtenstein ogni laurea consente di ripetere il titolo di studio nel biglietto da visita) Herbert Batliner, titolare di un avviatissimo studio di “consulenza tributaria e fiscale per grandi ricchi a Vaduz, in Liechtenstein, e considerato dalla Procura di Bochum – la punta di diamante nella lotta all’evasione fiscale in Germania – ha scritto a Gabetti per ringraziarlo della squisita e indimenticabile ospitalità (a spese dell’IFI, ovviamente) che gli ha riservato a Torino qualche anno fa. Come potete pretendere che “la Stampa” che, contrariamente allo Spiffero – unico in Italia -, non diede nemmeno la notizia delle seconde nozze di Gabetti con Gianna Recchi (evidentemente per loro non era una notizia che riguardasse i torinesi!) racconti o parli di un libro che racconta queste cose? Non mettono nemmeno quelle cinque righe che non si negano a nessuno nella pagina di cronaca degli appuntamenti in città (non lo hanno fatto nemmeno martedì scorso per la serata al Circolo dei Lettori e certo non lo faranno per l’appuntamento di giovedì 6 dicembre alle ore 17,30 alla Libreria COOP di piazza Castello: ma potrete verificare voi stessi…). E allora, visto che questi cinquantamila euro non verranno assegnati, non resta che consolarsi con tutti coloro, e sono tanti e li ringrazio, che invece hanno scritto e stanno scrivendo sui loro giornali o sui loro siti online di questo e su questo libro che Jaky Elkann, Gabetti, Grande Stevens, la Fiat, “Libera & Bella” Montezemolo (di cui “La Stampa” e il “Corriere” l’altro giorno hanno perfino dimenticato di raccontare come è stato contestato a Napoli, tipo lancio delle monetine a Craxi all’uscita dell’Hotel Raphael, mentre lasciava una pizzeria dopo la presentazione del suo movimento politico, il “partito dei carini”) non vogliono assolutamente che voi leggiate per sapere, per capire, per conoscere, per indignarvi, per sorprendervi, e anche per – i meno educati - imprecare. Volete provare a disubbidire? Volete dimostrare di saper “osare”, essere coraggiosi, ribellarvi al loro potere? Comprate il libro, leggetelo, diffondetelo, consigliatelo. Fate voi da tam-tam, visto che molti giornalisti (come quello che dice di essere il più giovane direttore nella storia della “Stampa” dimenticando che c’è stato prima di lui un “certo” Curzio Malaparte, assurto al vertice a soli 29 anni!) non sanno, non vogliono, non osano, non possono nemmeno scriverne sui loro giornali. http://www.lospiffero.com/cantina/un-premio-per-uscire-dal-gregge-degli-agnelli-7815.html .asd -
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.read Calciopoli: assolti e condannati http://blog.ju29ro.c...condannati.html Giusto per capirci qualcosa in più.... -
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La Biassociazione http://www.ju29ro.co...sociazione.html -
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Montezemolo contestato a Napoli Video: http://tv.liberoquotidiano.it/video/108995/Montezemolo_contestato_a_Napoli.html#.UL0KOeToR_M -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
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INCULATA INDUSTRIAL - UNA PARTE DELLA FIAT UFFICIALMENTE NON È PIÙ ITALIANA: MARPIONNE TRASFERISCE FIAT INDUSTRIAL IN OLANDA - UNA MOSSA CHE GUARDA AGLI INTERESSI DEGLI AZIONISTI DEGLI AGNELLI: AVRANNO LA FACOLTÀ DEL DOPPIO VOTO PER OGNI AZIONE - CHI CI RIMETTERÀ SARÀ L'ITALIA E GLI ITALIANI: COSÌ FACENDO L'AZIENDA DI TORINO POTRÀ AVERE UN SACCO DI AGEVOLAZIONI FISCALI... Walter Galbiati per "La Repubblica.it" Alla fine è volata in Olanda. Un colosso come Fiat Industrial da 25 miliardi di euro di fatturato non batterà più bandiera italiana e verserà le tasse altrove. Il rilancio prendere o lasciare del numero uno della società, Sergio Marchionne, ha convinto della bontà dell'operazione gli amministratori indipendenti di Cnh, gli unici che potevano impedire la fusione con la casa madre. Di certo grazie all'unione tra Cnh e Fiat Industrial, annunciata oggi, il nuovo gruppo pagherà meno interessi sul debito (gli analisti dicono 150 milioni in meno) ed, essendo più internazionale, avrà anche più accesso ai mercati finanziari. Ma il vantaggio per gli altri portatori di interesse in Fiat (dai fornitori ai lavoratori, dall'Italia ai clienti) è tutto da dimostrare. Sembrava francamente difficile che uno Special Committee stipendiato da Fiat potesse opporsi a lungo. Tra di loro non c'era nemmeno un italiano, con l'aggravante che di indipendente quegli amministratori non avevano nulla, visto che sono tutti a libro paga di Torino. Sono il professor Thomas Colligan, ex revisore della Pricewaterhouse Cooper, il professor Rolf Jeker, che nella sua vita ha collezionato numerosi incarichi in Svizzera, Jacques Theurillat, avvocato esperto di tasse, il professor Edward Hiler e il banchiere (tra l'altro ex Lehman Brothers) Kenneth Lipper. Di certo hanno avuto il merito di strappare una maxi cedola da 10 dollari in contanti per azione al temuto Sergio Marchionne che dal canto suo nella trattativa ha messo sul tavolo una minaccia non troppo velata. Se l'operazione non fosse passata, la Fiat Industrial si sarebbe incassata anche lei un dividendo da oltre 2 miliardi di dollari, dando certo un contentino di 290 milioni agli azionisti di minoranza, ma svuotando di fatto la cassa del gruppo americano. Per di più Marchionne aveva minacciato di non garantire più nessuna cedola per il futuro e di rivedere in senso peggiorativo per Cnh tutti gli accordi infragruppo con Fiat. Insomma una spada di Damocle che lo Special Committe ha preferito subito rimuovere.Sono stati definiti indipendenti, anche se i primi tre percepiscono, da diversi anni, circa 115mila dollari l'anno da Cnh e gli altri circa 87mila dollari. Per sciogliere la loro riserva e chiarire i loro dubbi si sono avvalsi della consulenza, remunerata sempre da Fiat, di Jp Morgan e di Lazard con l'aiuto dei legali degli studi Cravath, Swaine & Moore LLP, De Brauw Blackstone Westbroek N. V e di Bonelli, Erede & Pappalardo. L'ultima possibilità di bloccare l'operazione è in mano agli Agnelli che, però, hanno annunciato "pieno sostegno all'operazione". Con lo spostamento della sede all'estero, gli azionisti di minoranza di Fiat Industrial si possono sfilare esercitando il diritto di recesso. Se alla Fiat il recesso costerà più di 325 milioni di euro, gli Agnelli potranno decidere il da farsi. Un ampio recesso sembra tuttavia improbabile, tanto quanto un ripensamento da parte della famiglia. Così nel 2013 si assisterà alla prima grande migrazione all'estero della Fiat coi suoi veicoli industriali, prima che si compia quella più attesa dell'auto. Con la fusione societaria, si trasferisce fuori dai confini nazionali la testa della società, mentre la produzione e gli stabilimenti sono già in via di ridimensionamento o di chiusura. Trasferire l'azienda dall'Italia all'Olanda porterà benefici societari e fiscali, che vanno nell'esclusivo interesse degli azionisti di maggioranza. I principali sono avere azioni con privilegi diversi e risparmiare in tasse. Il primo lo ha confermato la società stessa nel suo annuncio: "Gli azionisti che parteciperanno alle assemblee di Fiat Industrial e di Case New Hollande convocate per deliberare sull'operazione e rimarranno azionisti delle due società fino al completamento della fusione avranno la facoltà, indipendentemente dal voto da loro espresso, di ricevere due voti per ogni azione loro attribuita. Tale diritto sarà valido fino al momento in cui tali azioni saranno cedute. Successivamente alla chiusura dell'operazione, il diritto di ottenere il doppio voto per azione spetterebbe anche ai detentori di azioni a voto singolo che rimarranno azionisti della società per almeno tre anni". Uno dei sistemi più utilizzati per creare holding in Olanda è conosciuto come "dutch sandwich" (il "panino olandese"), che consiste nel collocare una società holding madre nelle Antille Olandesi e la società holding figlia in Olanda, che a sua volta possiede l'operativa collocata in uno stato estero (per esempio, Usa e Italia). Il fine è di avere un beneficio fiscale (fino all'esenzione) sui dividendi prodotti dalle controllate o di avere minori aliquote di imposta.I primi a beneficiarne, non vale neanche la pena di sottolinearlo, saranno gli Agnelli. Con la fusione, la loro quota in Fiat Industrial si diluirebbe dal 30% al 27% (al di sotto della soglia d'Opa), ma il doppio diritto di voto blinderebbe di fatto il controllo della società. Quanto ai benefici fiscali, bisogna attendere i dettagli della fusione, sui quali Marchionne ha mantenuto il più stretto riserbo. In Olanda, i dividendi non sono tassati a differenza dell'Italia dove sono esenti solo per il 95%, mentre sul restante 5% si versa al Fisco un'imposta del 27,5%. Equivale a una aliquota dell'1,375% che sui grandi numeri non è irrilevante. Avere gli zoccoli ai piedi vuol dire anche pagare meno royalties sui marchi e sui brevetti (non per niente molte case del lusso hanno le società proprietarie dei marchi con sede in Olanda) e avere a disposizione una serie di accordi con Paesi esteri sulla doppia imposizione più numerosi rispetto a quelli siglati dall'Italia. Un altro fattore rilevante che ha dato di fatto il via libera all'espatrio delle holding italiane è stata la recente normativa sul congelamento delle plusvalenze latenti. Prima, per trasferire la sede fuori dall'Italia, era necessario pagare subito le tasse sulle plusvalenze che la vendita degli asset della società avrebbe generato. Dallo scorso anno la tassazione è differita nel tempo e viene rimandata al momento della cessione vera e propria dell'asset. Liberi tutti. E Marchionne e gli Agnelli non hanno perso tempo per portare una parte del loro gruppo lontano dai controlli degli ispettori del Fisco italiano. [26-11-2012] http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/inculata-industrial-una-parte-della-fiat-ufficialmente-non-pi-italiana-marpionne-trasferisce-fiat-industrial-47250.htm -
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Juventus Stadium: Corso Gaetano Scirea numero 50 (foto) http://www.ju29ro.com/tutto-juve/4508-juventus-stadium-corso-gaetano-scirea-numero-50-foto.html -
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Se si facesse informazione seria, e quando dico seria non intendo difensiva, ma controffensiva, non risolveremmo calciopoli probabilmente, perché quella è una partita a parte da giocare col palazzo chiuso e barricato dall'interno, ma tanti pezzenti verrebbero rasi al suolo, sia umanamente che professionalmente. Le querele sono cose che finiscono in fascicoli persi per i tribunali delle repubblica... Vanno bene, ma solo qualcuna, perché non si può rincorrere tutti... Ci sarebbe da querelare metà del paese. Ma se invece si comincia ad usare la stessa arma di chi ci accusa, e si scende in dettagli (tal giornale ha scritto questo, è tutto falso perché i fatti provati sono questi, ecc), si distrugge la credibilità di persone e intere aziende (giornali e tv in particolare). Siamo 14 milioni. Immaginate cosa potrebbe significare se da domani tutti gli Juventini sentono dire certe cose da Conte o Agnelli su qualcosa di offensivo ed errato che è stato scritto da una certa testata. Se lo dico io non vale niente, ma se lo dicono loro l'effetto bomba è garantito. Poi io credo che questa cosa che è avvenuta è solo una tantum, data da un po' di nervosismo, ma per loro la componente mediatica è un fatto molto relativo. Vivono alla giornata. Non c'è nessuna strategia. Ma una volta che hanno fatto qualcosa di buono bisogna riconoscerglielo... Sul fatto che nel 2006 AA non ha detto nemmeno una parola su quanto stava accadendo son d'accordo. Non gli è piaciuto sicuramente, ma non si è sbattuto più di tanto... O forse non poteva... Vai a sapere. -
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Basta un missilink... http://www.ju29ro.co...-missilink.html -
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Moratti: Juventus: http://www.juventus.com/juve/it/news/no+comment -
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Le stralunate polemiche sul progetto "Continassa" http://www.ju29ro.co...ontinassaq.html -
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Rcs ritorna ai livelli di fine agosto, la situazione finanziaria resta insostenibile Profondo rosso per Rcs a Piazza Affari all'indomani dei conti. L'azione crolla del 5,32% a quota 1,174 euro dopo essere scivolata nell'arco della mattinata a un minimo, che non vedeva dal 30 agosto di quest'anno, a 1,157 euro. Se si pensa che lo scorso 6 settembre ha toccato il massimo dell'anno a quota 2,99 euro, il titolo ha in pratica perso il 60% del suo valore in tre mesi. Non solo la società ha chiuso i nove mesi con un risultato netto negativo per 380,5 milioni dai -25,5 milioni di un anno prima e con ricavi consolidati in calo a 1.184,1 milioni, ma per fine anno vede ricavi e risultati operativi correnti in sensibile diminuzione. Come se non bastasse l'indebitamento finanziario netto è sì diminuito da 938,2 milioni di fine 2011 a 875,6 milioni, ma principalmente per i benefici della cessione di Flammarion, parzialmente compensati dai continui investimenti effettuati, dalle spese sostenute per il processo di ristrutturazione e dall'assorbimento di cassa della gestione tipica. La situazione finanziaria resta quindi non sostenibile. Tanto che, scrive oggi MF, l'aumento di capitale, che probabilmente sarà contenuto nel piano strategico che verrà annunciato a dicembre, potrebbe anche essere superiore rispetto alle recenti indiscrezioni che indicano 400 milioni di euro di fabbisogno: almeno 800 milioni di euro. Se davvero si arriverà a questo importo la conseguenza diretta sarà che numerosi degli attuali soci, vincolati fino alla primavera del 2014, potrebbero decidere di non impegnarsi fino in fondo, lasciando il controllo dell'azienda in mano a due o tre azionisti al massimo. Il nuovo piano, sul quale è al lavoro l'ad Pietro Scott Jovane, "risponderà con linee guida e strategie adeguate alle nuove sfide del mercato, sia per gli aspetti strutturali della congiuntura macroeconomica, sia per le criticità dei prodotti tradizionali, puntando con determinazione a una innovativa logica editoriale e di sistema". La prima grana per l'ad è rappresentata dallo sciopero indetto dalla Cgil aziendale di Rcs Quotidiani (220 iscritti su 420 dipendenti) per la giornata di domani in concomitanza con lo sciopero nazionale indetto dalla Confederazione. Ciò bloccherà l'uscita in edicola del Corriere della Sera e della giornalaccio rosa dello Sport. Ma in attesa, il mercato approfitta del 89% incassato dall'azione da inizio anno per prendere profitto anche perché i broker non cambiano idea: Banca Akros ha confermato il rating sell e il target price a 0,70 euro visto che il debito conta per oltre il 10% dell'attuale target di equity value del gruppo editoriale. "Le nostre stime per la fine dell'anno che vedono al momento vendite a 1.663 milioni dai 2.075 milioni del 2011, un ebitda a 50 milioni da 168 milioni del 2011 e una perdita a 4 milioni da un utile di 30 milioni verranno di nuovo riviste al ribasso", annunciano gli analisti di Banca Akros che stimano anche un debito netto a fine anno a 831 milioni. Anche gli analisti di Mediobanca (underperform e target price a 0,56 euro), che si aspettano ricavi 2012 a 1.638 milioni e una perdita più consistente a 344 milioni, ritengono che il debito sia una questione da risolvere: "la cessione di Flammarion con i conseguenti effetti sulla posizione finanziaria netta non è infatti una soluzione strutturale". http://www.milanofin...a+insostenibile -------------------------------- L'Unita': "Alleanza Agnelli-RCS Mediagroup in vista?" 14.11.2012 Sull'Unita' un articolo sui possibili risvolti media: Un’alleanza, un matrimonio tra la Stampa e il gruppo Rcs Mediagroup, la creazione del più grande polo di quotidiani, con il Corriere della Sera e la giornalaccio rosa dello sport. È l’ipotesi che nasce tra le pieghe del piano di ristrutturazione di via Solferino e il prossimo aumento di capitale di Rcs che potrebbe riaprire la battaglia per il controllo della società. Dopo l’idea di fusione tra Intesa SanPaolo e Unicredit, sull’asse Torino- Milano il capitalismo italiano valuta un’altra ipotesi clamorosa. I promessi sposi, si sa, non sempre convolano a nozze. Ma spesso il lungo fidanzamento, d’amore o d’interesse, può portare lontano e rendere felici. Nel mezzo di una crisi che pare non voler finire mai, con un capitalismo tricolore che fatica a stare a galla tra difficoltà interne, sfide internazionali e anche qualche rissa, emergono ipotesi, idee, anche progetti che in condizioni normali nessuno avrebbe mai osato proporre, né tantomeno discutere. Ma l’emergenza e i suoi effetti destabilizzanti possono aprire prospettive impreviste. Sull’asse Milano-Torino, sul quale già nei giorni scorsi è stata buttata lì la “bomba” di una possibile fusione tra Intesa SanPaolo e Unicredit, in questi giorni si sta parlando di un matrimonio editoriale che cambierebbe il panorama italiano dei mezzi di informazione e rappresenterebbe una rivoluzione, o forse l’avvio di una nuova restaurazione dipende dai punti di vista, nel potere capitalistico dei media. In mezzo ai lavori in corso per la riorganizzazione di Rcs Mediagroup, è spuntata un’idea, quasi una provocazione: ma perchè non mettiamo insieme la Stampa degli Agnelli e il Corriere della Sera e la giornalaccio rosa dello Sport, perchè non accorpiamo in qualche modo i due gruppi e creiamo il maggior polo editoriale nazionale, leader nei quotidiani, con una vocazione internazionale, una presenza forte nei libri, nella pubblicità, nei nuovi media? La discussione, che non ha mai trovato conferme ufficiali, è inizialmente partita dal fronte pubblicitario. Viste le enormi difficoltà del mercato è stata ipotizzata prima l’unione tra la Publikompass, agenzia de la Stampa e di altre testate minori, e le attività di pubblicità della Rcs. E poi il discorso, puramente informale che non è finora arrivato all’ufficialità di un consiglio di amministrazione, è diventato più impegnativo, quasi un risiko del potere finanziario e industriale privato attorno ai grandi giornali di informazione. I protagonisti sono quasi sempre gli stessi. Gli eredi Agnelli e la Fiat hanno la Stampa e sono azionisti rilevanti da lungo tempo di Rcs Mediagroup. Gianni Agnelli si prese il Corriere all’inizio degli anni Ottanta, quando via Solferino era inquinata dalla P2 e vicina al fallimento per la conduzione di Tassan Din e del giovane Rizzoli. Per evitare di apparire troppo invadenti Agnelli ed Enrico Cuccia diedero una spolverata alla finanziaria Gemina, la aprirono a qualche fedele e spesso inutile alleato, e ci misero dentro la quota di controllo del Corriere. Per la verità i milanesi spesso sono rimasti delusi del comportamento della Fiat in città e solo una memoria che funziona a rate può aver fatto dimenticare i pasticci dei predecessori di Sergio Marchionne alla Rinascente o all’Alfa di Arese. Col tempo il salotto è stato allargato. Si sono presentati nuovi e coraggiosi investitori come il neopadrone del San Raffaele, Giuseppe Rotelli, Diego Della Valle persino i progressisti Benetton, che stanno però fuori dal patto di sindacato che controlla il gruppo con oltre il 65% del capitale, ma la sostanza dei fatti non è cambiata. Torino e Mediobanca hanno sempre fatto il bello e il cattivo tempo alla Rizzoli e al Corriere. Ora Rcs Mediagroup è alla vigilia di una radicale ristrutturazione che dovrebbe dovrebbe realizzarsi con un aumento di capitale tra i 400 e i 500 milioni di euro, una ridefinizione del perimetro di attività con la difesa e il rafforzamento dei quotidiani e il netto ridimensionato dei periodici, e investimenti sul web e i nuovi media. Il nuovo amministratore delegato Pietro Scott Jovane sta lavorando al piano industriale che sarà varato in dicembre e ieri ha informato i consiglio delle ultime novità. I conti sono ancora in rosso, Rcs ha perso 380 milioni di euro nei primi nove mesi dell’anno i ricavi sono calati a 1,3 miliardi e il debito è pari a 875,6 milioni. Davanti alla sede di Rcs hanno manifestato i giornalisti dei periodici contro le ipotesi di tagli e hanno chiesto la solidarietà dei loro colleghi dei quotidiani. I numeri che circolano del piano di Scott Jovane non sono per nulla rassicuranti, ma bisogna attendere l’ufficialità. L’ipotesi di alleanze o di un matrimonio editoriale tra Torino e Milano nasce, dunque, nelle pieghe di questo passaggio delicato per l’editoria italiane anche per grandi gruppi come la Stampa e Rcs. Le idee su come collaborare o sposarsi sono tante e non manca la fantasia ai protagonisti di questa partita. Marchionne, nella sua ultima intervista al Corriere, ha chiesto alla giornalista Raffaella Polato che lo intervistava un consiglio se sottoscrivere o meno l’aumento di capitale Rcs. La Fiat certo lo farà se sarà soddisfatta del nuovo piano industriale. Ma in questa occasione può succedere di tutto. L’aumento di capitale potrebbe scatenare nuovamente la battaglia sul controllo, potrebbe essere l’occasione per cambiare gli equilibri tra i soci ben prima della scadenza del patto di sindacato del 2014. Una modifica dei rapporti di forza nel capitale, un’alleanza più compiuta tra la Stampa e Rcs, pur nel rispetto delle autonomie delle prestigiose testate, sarebbero novità rilevanti, con un forte impatto politico e sulle concentrazioni editoriali. L’ipotesi di un matrimonio, a ben vedere, non è poi così peregrina e qualche preparativo c’è già stato. In casa Agnelli la società editoriale Itedi è stata incorporata nella Editrice la Stampa. Dall’inizio del 2012, poi, la Stampa e Rcs hanno un accordo industriale che prevede la produzione del quotidiano di Torino per l’Italia del Nord nella tipografia Rcs di Pessano, alle porte di Milano, e la produzione della giornalaccio rosa dello Sport per il Nord Ovest nello stabilimento del quotidiano degli Agnelli a Torino. Se son rose... www.tuttojuve.com/?action=read&idnotizia=117317 -
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Recensione del film 'Nel paese di Giralaruota' http://www.ju29ro.co...iralaruota.html -
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Fiat vince la causa contro la Rai e Corrado Formigli I magistrati di Torino hanno dato torto alla tivù nazionale e a un suo giornalista per la prova in tivù dell'Alfa MiTo. Ma ci sarà il ricorso... http://www.sicurauto.it/ilsemaforo/news/fiat-vince-la-causa-contro-la-rai-e-corrado-formigli.html -
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SMONTEZEMOLATI IN FUGA! - NEANCHE È USCITO IL MANIFESTO BY LUCHINO & RICCARDI CHE QUALCUNO GIÀ SI SFILA: RETROMARCIA DI FRANCESCO DE GREGORI - ITALIA FUTURA COSTRETTA A SMENTIRE LA SUA FIRMA “INSERITA PER ERRORE” - MA ‘’L’UNITÀ’’ NON SI ACCORGE DELL’INCIDENTE E METTE L’ADESIONE DEL CANTAUTORE IN PRIMA PAGINA… http://www.dagospia....gi-si-45902.htm -
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A “Dicembre” i segreti degli Agnelli Scritto da Gigi Moncalvo Pubblicato Giovedì 11 Ottobre 2012, ore 7,50 È in cima alla catena di comando che controlla Fiat, ma per 17 anni è stata “fuorilegge”. E non è l’unica stranezza. Viaggio in tre puntate di Gigi Moncalvo nel sancta sanctorum della Famiglia E pensare che parlano, ogni due per tre, di trasparenza, limpidezza, casa di vetro, etica, valori morali. In quale categoria può essere catalogato ciò che stiamo per raccontare, e che solo su queste pagine web potete leggere? E’ una storia che riguarda la “cassaforte di famiglia”, cioè la “Dicembre società semplice”, che detiene – tanto per fare un esempio - il 33%, dell’“Accomandita Giovanni Agnelli & C. Sapaz”, cioè controlla quella gallina dalle uova d’oro che quest’anno ha consentito agli “eredi” - senza distinzioni tra bravi e sfaccendati – di spartirsi 24,1 milioni di euro (rispetto ai 18 milioni del 2011) su un utile di 52,4. “Dicembre” di fatto è la scatola di controllo dell'impero di famiglia, ed è dunque – proprio attraverso l’Accomandita - l'azionista di riferimento di Exor, la superholding del gruppo Fiat-Chrysler. Non ci crederete ma la “Dicembre”, nonostante questo pedigree, fino al luglio scorso non risultava nemmeno nel Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Torino, nonostante la legge ne imponesse l’iscrizione. La “Dicembre” è una delle società più importanti del paese, dato che, controllando dall’alto la piramide dell’intero Gruppo Fiat, ha ricevuto dallo Stato centinaia di miliardi di euro di fondi pubblici. Ebbene per i registri ufficiali dell’ente presieduto da Alessandro Barberis, un uomo-Fiat, non... esisteva. Quindi lo Stato erogava miliardi a una società la cui “madre” non risultava nemmeno dai registri e che ha violato per anni la legge. “Dicembre” è stata costituita il 15 dicembre 1984 con sede in via del Carmine 2 a Torino (presso la Fiduciaria FIDAM di Franzo Grande Stevens), un capitale di 99,9 milioni di lire e cinque soci:Giovanni Agnelli (col 99,9% di quote), sua moglie Marella Agnelli (10 azioni per un totale di 10 mila lire) e infine Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti e Cesare Romiti, con una azione ciascuno da mille lire. Come si vede fin dall’inizio Gianni Agnelli considerava la “Dicembre” appannaggio del proprio ramo famigliare. Poco più di quattro anni dopo, il 13 giugno 1989, c’è un primo colpo di scena: escono Umberto e Romiti e vengono sostituiti da Franzo Grande Stevens e da sua figlia Cristina. Gianni Agnelli “dimentica” di avere due figli, Edoardo e Margherita, e privilegia invece Stevens e la sua figliola, a scapito perfino di suo fratello Umberto Agnelli. Se si prova – come ho fatto io - a chiedere al notaio Ettore Morone notizie e copie di questo “strano” atto, risponde che “non li ha conservati e li ha consegnati al cliente”. Non vi fornisce nemmeno il numero di repertorio. Forse a rogare sarà stata sua sorella Giuseppina? La “Dicembre” torna a lasciare tracce qualche anno più tardi, il 10 aprile 1996: c’è un aumento di capitale (da 99,9 milioni a 20 miliardi di lire), entrano tre nuovi soci (Margherita Agnelli, John Elkann, e il commercialista Cesare Ferrero), le quote azionarie maggiori risultano suddivise tra Gianni Agnelli, Marella, Margherita e John (di professione “studente” è scritto nell’atto) col 25% ciascuno, con l’Avvocato che ha l’usufrutto sulle azioni di moglie, figlia e nipote. Tutti gli altri restano con la loro singola azione che conferisce un potere enorme. Siamo nel 1996, come s’è visto, e nel frattempo è entrata in vigore una legge (il D.P.R. 581 del 1995) che impone l’iscrizione di tutte le società nel registro delle imprese. A Torino se ne fregano. Anche se la “Dicembre” ha un codice fiscale (96624490015) è come se non esistesse… Gabetti, Grande Stevens e Ferrero, così attenti alla legge e alle forme, dimenticano di compiere questo semplicissimo atto. Né si può pretendere che fossero l’Avvocato o sua moglie o sua figlia o il suo nipote ventenne, a occuparsi di simili incombenze. La Camera di Commercio si “accorge” di questa illegalità solo quattordici anni dopo, il 23 novembre 2009. La Responsabile dell’Anagrafe delle Imprese, Maria Loreta Raso, allora scrive agli amministratori della “Dicembre” e li invita a mettersi in regola. Non ottiene nessun riscontro. Ma la signora, anziché rivolgersi al Tribunale e chiedere l’iscrizione d’ufficio, non fa nulla. Fino a che nei mesi scorsi un giornalista, cioè il sottoscritto, alle prese con una ricerca di dati per un suo imminente libro (Agnelli segreti, Vallecchi Editore) cerca di fare luce su questa misteriosa “Dicembre” e si accorge dell’irregolarità. Si rivolge alla Camera di Commercio, la dirigente in questione fa finta di non sapere ciò che sa dal 2009 e comincia a chiedere documenti e dati che già ben conosce. Il giornalista fornisce copia dell’atto di aumento di capitale del 1996 e indica il numero di codice fiscale, ma la Camera di Commercio pone ostacoli a ripetizione: vogliono l’atto costitutivo, quello inviato è una fotocopia, ci vuole quello autenticato dal notaio Morone. Passano i mesi, vengono fornite tutte le informazioni, il giornalista comincia a diventare fastidioso. La signora Raso non può più fare a meno di rivolgersi, con tre anni di ritardo, al Tribunale. Il giornalista va, fa protocollare le domande, sollecita e scrive. E finalmente il 25 giugno di quest’anno la dottoressa Anna Castellino, giudice delle Imprese del Tribunale di Torino, ordina l’iscrizione d’ufficio della “Dicembre”, in quanto socia della “Giovanni Agnelli & C. Sapaz”. L’ordinanza del giudice viene depositata due giorni dopo. La Camera di Commercio ottemperato all’ordinanza del Giudice in data 19 luglio 2012. Possibile che ci voglia un giornalista per far mettere in regola la più importante società italiana “fuorilegge” da ben 17 anni e che oggi ha come soci di maggioranza John Elkann e sua nonna Marella, con il solito quartetto Gabetti-Ferrero-Grande Stevens padre e figlia? Ma perché tanta segretezza su questa società-cassaforte? E’ il tema della nostra prossima puntata. (1- continua) http://www.lospiffer...&action_ref_map -
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Questa è davvero bella nè. .read LO SMONTEZEMOLATO SCARICA I FURBETTI DEL QUARTIERINO MONTEZEMOLINO: - 1- ORMAI È UFFICIALE: MONTEZEMOLINO NON SI CANDIDERÀ NÉ ESPORRÀ IL SIMBOLO DI ITALIA FUTURA ALLA CARNEFICINA DELLE PROSSIME ELEZIONI E ABBANDONA AL LORO DESTINO I BOCCALONI CHE GLI HANNO CREDUTO: I VARI ROSSI, CALENDA, ROMANO E VECCHIONI - 2- I FOTTUTI DI ITALIA FUTURA, PERÒ, HANNO OTTENUTO QUALCOSA, CHE LUCA LUCA TACCIA E NON AFFRONTI L'ARGOMENTO FINO A NOVEMBRE QUANDO SI FARÀ L’ANNUNCIATA CONVENTION INSIEME AD OSCAR GIANNINO, AUCI, ZINGALES ECC.ECC. (MA I VOTI CHI GLIELI DA? DOVE LI PIGLIANO?), LUI VADA ALMENO A FARE UN BEL DISCORSO NOBILE) - 3- IL FUGGI FUGGI DEGLI SMONTEZEMOLATI VERSO ALTRI PARTITI E’ INIZIATO MA SARÀ BENE CHE SI METTANO L'ANIMA IN PACE E SI FACCIANO ASSUMERE, DALLA FERRARI O DA NTV - DAGOREPORT Massimo Cacciari? Profetico su Montezemolo. Lo scorso Il settembre ha rilasciato una intervista al Messaggero dal titolo netto: "Ormai Luca arriva tardi può puntare solo a qualche deputato". E così sarà, forse! Sempre se il grande bluff sopravvivrà fino alle presentazioni delle candidature: molte chiacchiere senza voti! Il cerchio magico montezemoliano, in questi mesi, più si avvicinavano le elezioni più è entrato in fibrillazione, ha perso la trebisonda e lo hanno esposto ad una tale quantità di errori che solo dei novellini potevano commettere. Si tratta dei poco noti furbetti del quartierino montezemolino di cui abbiamo già parlato: Rossi, Calenda, Romano e Vecchioni. Ed ecco il colpo di scena. Montezuma ha definitivamente deciso che non correrà, non si candiderà, non esporrà il logo di Italia Futura alle prossime elezioni politiche. Il politburo del partito montezemolino per la pagnotta è furioso ma lui è irremovibile. E del resto non si era mai impegnato con nessuno che si sarebbe candidato. I furbetti, però, hanno ottenuto qualcosa, che Luca Luca taccia e non affronti l'argomento fino all'ultimo minuto utile e che a novembre quando si farà la annunciata convention insieme ad Oscar Giannino, Ernesto Auci, Zingales ecc.ecc. (ma i voti chi glieli da? dove li pigliano?) lui vada almeno a fare un discorso nobile. Sul tacere ok, sul discorso nobile vedremo. Intanto per i 4 è sempre più urgente trovare una strada qualunque per assicurarsi un posto in lista, con qualunque partito. Ma senza Montezemolo e senza voti questi furbetti del quartierino montezemolino, che gli hanno fatto più danni loro di quanto non sia riuscito a farsene da solo in 65 anni di onorata carriera, sarà bene che si mettano l'anima in pace e si facciano assumere, dalla Ferrari o da NTV per non rimanere a spasso. I tanti volponi della politica sanno già del bluff, tanto fumo senza arrosto!! Ed il fuggi fuggi è già iniziato. [26-09-2012] Se le cose stanno così è davvero un fenomeno. Sono anni che fa il maestrino e poi si dilegua... -
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