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Via Gli Elkann Dalla Juventus!
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di nabiralbar in Calciopoli (Farsopoli)
Bè, in quegli anni c'era Blòn, il quale aveva un compito ben preciso... (Cobolli non lo calcolo nemmeno, anche perché lo adoro in quanto genio assoluto della comicità) -
Via Gli Elkann Dalla Juventus!
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di nabiralbar in Calciopoli (Farsopoli)
Io rivoglio la mia dignità di tifoso. Se vinciamo due cèmpion con degli imbrogli, o anche senza, non la riavrò di certo indietro. E nel caso qualche imbroglio lo facessero davvero, la dignità riandrebbe nuovamente a bagasce. Comunque io non dico che le possano comprare, ma potrebbero creare delle situazioni per cui ci sia la convenienza a livello europeo di darci una mano. Un po' come è successo all'Inter.... Io non voglio vincere così. Voglio solo guardare tornei vari, regolari, e tirare fuori tutto il marcio e tutta la verità di ciò che è successo. E che paghi chi deve pagare. Per me un giudice può anche annullare gli ultimi 20 anni di calcio, compresi tutti i nostri titoli e quelli altrui, se non è in grado di ricostruire con precisione tutte le colpe di tutti e prendere decisioni chirurgicamente giuste. Capisco benissimo le difficoltà.... E' un campionato-casino il nostro, da anni e anni. Ma non mi vengano a raccontare la favola che i ladri siamo noi e solo noi. Andassero a vendere il didietro per piacere. E i primi che si devono vendere il didietro sono proprio i nostri proprietari, che volevano vincere, senza mettere soldi, con la puzza sotto il naso, volevano cacciare M&G che avevano osato pensare di poter fare uscire il club dall'orbita Exor, non volevano ragionare seriamente su un progetto, volevano questo, volevano quello, volevano tutto, ma non volevano niente, tifano Juve, tifano Inter, tifano i soldi, di su, di giù.... Ma oh! Qua l'unica cosa che sarebbe servita, e che invece non hanno mai voluto, sono due schiaffi. Peccato, bastava contattarmi, li avrei schiaffeggiati io stesso, e gratis. Io sono un tifoso, nel calcio si può vincere o si può perdere, e io accetto tutto. Ma di passare per ladro no. Di dover litigare con la gente no. Di dover io difendere il club, mentre loro fanno il contrario con tutte le loro forze, no. Ennò, adesso basta. Fuori dai co*****i, e più in fretta che si può. Delle loro beghe famigliari me ne frego. A questi gli auguro tutto il male possibile. Oggi poi mi girano... -
Via Gli Elkann Dalla Juventus!
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di nabiralbar in Calciopoli (Farsopoli)
E' Gabetti che ha portato il belloccio Alain a Torino e lo ha presentato in famiglia. Margherita poi ci è cascata, e tutto il resto è storia. Compresi i 3 figli tifosi dell'Inter. E la storia, quella storia, tutta la storia di cui sopra, a ben guardare si può leggere in tanti modi.... E' tutto molto interessante. -
Via Gli Elkann Dalla Juventus!
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di nabiralbar in Calciopoli (Farsopoli)
Exor non cerca di fare soldi con la Juve, al massimo ce li rimette. Concordo in linea di massima su tutto il resto. Di certo non sono Juventini ed hanno fatto la cosa più grave mai vista nella storia dello sport. Per me sono ragioni più che sufficienti per spedirli via a calcioni nel deretano. Dei risultati attuali e futuri me ne fotto. C'è un limite a tutto, e loro lo hanno superato da un pezzo. Ed è anche gente poco limpida, nel senso che non mi sorprenderebbe se ci rimandassero in B nel caso gli servisse per qualche ragione, o comprassero un paio di Champion's League nel caso gli servissero per qualche altra ragione. E' gente di cui non mi fido a prescindere... Ma rassegnati, non venderanno mai. -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
22 OTT 2013 19:00 DIAVOLO DI UN CAV – MA QUALE MILAN! SE BERLUSCONI NON HA PRESO L’INTER È STATO SOLO PER I RIFIUTI DI FRAIZZOLI - IL MUNDIALITO DELLA P2 Dopo aver provato ad entrare nel Milan come socio di Colombo, nell’aprile del ’86 Berlusconi salva il club rossonero dal fallimento: il calcio gli serve per affermarsi come imprenditore di successo – Superate le antiche riserve scaturite da una seduta spiritica: alla parola Milan erano state predette lacrime e sangue…. Alfio Caruso - Estratto dal capitolo 14 "Un secolo azzurro" (ed. Longanesi) In campionato ('78-'79) al Milan basta gestire il vantaggio accumulato alla fine del girone di andata. Gli resta in scia il Perugia, ma il sagace presidente degli umbri, Franco D'Attoma, è consapevole di non possedere i mezzi e le conoscenze per eccedere nei sogni. Il traguardo diventa allora chiudere imbattuti e entrare in tal modo nella storia calcistica. La sorpresa matura tra le squadre impegnate a evitare la retrocessione. Malgrado la riconferma di Rossi, il Vicenza non ripete l'exploit della stagione precedente. A dieci giornate dalla fine veleggia a metà classifica. All'improvviso la situazione precipita. La squadra di Fabbri non riesce più a vincere: colleziona quattro sconfitte e cinque pareggi. All'ultima giornata va in casa dell'Atalanta anch'essa coinvolta nella lotta per la permanenza. La vittoria dei bergamaschi sancisce la condanna di entrambe: si salva il Bologna per la miglior differenza reti. Fondamentale lo 0-0 a San Siro contro il Milan troppo impegnato a festeggiare lo scudetto per ricordarsi di vincere. Farina denuncia un complotto contro di lui. Ovviamente non ha prove, ancora non sono venuti di moda i <>, ai quali addossare qualsiasi responsabilità, quindi lascia intendere che sia stata la vendetta di Boniperti per lo sgarbo di avergli strappato Rossi alle buste. La retrocessione del Vicenza apre il problema di Paolino, che non vuol saperne di giocare in serie B. Per meno di 5 miliardi Farina non intende cederlo. A poterselo consentire sono pochissime società, ma nessuna pare intenzionata a un tale esborso. L'unico disponibile è un imprenditore al di fuori del sistema, Silvio Berlusconi. Dall'edilizia è felicemente trasbordato all'emittenza televisiva, ha messo un piede nel Giornale e ora vorrebbe metterlo nel Milan, antico amore di gioventù. E' stato compagno di collegio con Colombo, un pomeriggio di maggio gli spaparanza sulla scrivania dell'ufficio di via Turati cinque libretti al portatore da un miliardo l'uno. Vai a comprare Rossi, gli dice con uno di quei sorrisi in panavision, che diventeranno il marchio del personaggio. In cambio, chiede di fare il socio di minoranza. Memore della spregiudicatezza di Silvio già famosa ai tempi del collegio, Colombo respinge l'offerta. Non vuole esporsi alla sventagliata di polemiche, che accompagnerebbe una simile trattativa, non vuole mettersi alle costole un socio, che finirebbe con il mangiargli in testa. ...La sosta natalizia (1980) permette di accogliere l'invito dell'Uruguay: un torneo tra i vincitori del mondiale per festeggiare i cinquant'anni della edizione inaugurale organizzata a Montevideo. Si tratta di una manovra propagandistica della dittatura militare appena sconfitta, contro ogni previsione, nel referendum che avrebbe dovuto consolidarla. Sull'esempio dell'Argentina i generali confidano nella forza dell'evento sportivo per ricevere una legittimazione internazionale, malgrado il regime sanguinario e le indiscriminate persecuzioni degli avversari politici. Accettano di partecipare Brasile, Argentina, Italia e Germania Ovest. Rifiuta l'Inghilterra per la forte opposizione dell'opinione pubblica. Al suo posto è invitata l'Olanda. I diritti televisivi vengono a sorpresa rilevati da una misteriosa società panamense, che li offre all'Eurovisione per un milione e mezzo di dollari. La controproposta è di 750 mila dollari. Nella trattativa s'inserisce Berlusconi, la cui Fininvest è proprietaria delle tre principali emittenti private, Canale 5, Italia 1, Retequattro. Berlusconi è ai primi passi nella costruzione dell'impero mediatico, tuttavia è abissalmente avanti agli altri. Intuisce che il <>, così gli uruguaiani l'hanno chiamato, può offrire un'enorme cassa di risonanza al suo gruppo e favorire la raccolta pubblicitaria, della quale ha assoluto bisogno. Rilancia perciò fino a 900 mila dollari (circa due milioni e mezzo di euro) e in quarantott'ore mette a segno il gran colpo. Berlusconi ha rotto lo strapotere della Rai allo stesso modo in cui la marcia dei quarantamila quadri e impiegati della Fiat ha rotto in ottobre a Torino lo strapotere dei sindacati e messo fine all'occupazione della fabbrica automobilistica. La Rai difende la propria scelta con il costo altissimo dell'evento: ognuna delle sette partite è stata pagata circa 130 mila dollari, 150 milioni di lire, mentre per il mondiale in Argentina ogni partita prezzava 20 milioni di lire. Il novello Signore delle Antenne ha però un problema: per trasmettere abbisogna del satellite, gestito in Italia da Telespazio. Costei l'ha concesso alla tv di Stato con l'eccezione dell'emittente del Vaticano, Telepace, che lo utilizza la domenica per diffondere l'Angelus del Pontefice in Sud America. Berlusconi è già iscritto alla misteriosa loggia massonica P2, vanta amici potenti nei giornali e diversi onorevoli a libro paga. Sulla stampa si scatena la protesta contro la pretesa della Rai di non far vedere il <> agli italiani. La Rai accetta di concedere l'uso del satellite, ma le partite potranno andare in diretta nella sola Lombardia; nel resto della Penisola dovranno accontentarsi della differita. In cambio la Rai ottiene l'esclusiva delle gare degli azzurri. A Berlusconi va già bene così: tutti hanno parlato di lui e delle sue televisioni, per di più ricava una montagna di soldi dalla pubblicità e dalla cessione dei diritti alle Nazioni interessate. A carte scoperte, si può intravedere la tela di ragno stesa intorno alla manifestazione dalla P2 (Propaganda 2), la loggia massonica, più o meno coperta, risalente alla fine dell'Ottocento: già allora vi risultavano iscritti pezzi importanti del Regno. E pure nella sua filiazione gestita da Umberto Ortolani, la mente, e Licio Gelli, il braccio, abbondano burocrati altolocati, generali, ammiragli, ministri, politici, industriali, finanzieri, giornalisti, editori, spioni. Gelli possiede diverse proprietà in Uruguay e una villa nell'elitario quartiere di Carrasco. Lui e Ortolani sono intrecciati in diversi affari sia con la dittatura uruguaiana, sia con quella argentina: uno dei suoi massimi esponenti, l'ammiraglio Emilio Eduardo Massera fa parte, assieme ad altri colleghi, della loggia segreta. Oltre Berlusconi alla P2 sono affiliati il direttore del Corriere della Sera, Franco Di Bella, il proprietario della casa editrice, Angelo Rizzoli, l'amministratore delegato, Bruno Tassan Din. Forse non è un caso se il grande giornale milanese non dà risalto al documento di protesta contro il regime di Montevideo firmato da quarantuno tecnici e giocatori. Ci si ricorda, allora, degli articoli entusiastici apparsi nel Corriere durante il mondiale del '78 e si comprende perché un giornalista con la schiena dritta come Enzo Biagi avesse rifiutato di andare a Buenos Aires. A benedire il <> è anche Franchi. Ha fatto opera di persuasione con Sordillo e ottenuto per l'Italia un ingaggio di 130 milioni (poco meno di 300 mila euro). Fra qualche mese pure il nome di Franchi comparirà nelle liste degli appartenenti alla P2 e la sua smentita non convincerà. ... Nell'aprile '86 pure l'evento destinato a incidere sugli sviluppi del Paese è orientato da un tribunale, stavolta quello milanese. Riguarda il Milan e la perigliosa navigazione, cui l'ha sottoposto la presidenza di Farina. Giussy avrebbe anche buone idee, ma gli difettano i soldi e per tener dietro alle aspirazioni del tifo rossonero ne servono in discreta quantità. Sommerso dai debiti, circa 10 miliardi (11 milioni di euro), si è dovuto dimettere, poi è partito per il Sud America. A ventiquattr'ore dal fallimento l'intervento di Berlusconi risolve l'intricata successione, nella quale è rispuntato il petroliere Dino Armani, già interessatosi dieci anni prima. Il Milan costa a Berlusconi circa 15 miliardi, ma il vulcanico Silvio inquadra l'investimento nella creazione del personaggio carismatico, capace in seguito di trionfare in politica. La televisione gli serve per costruire il consenso, il calcio per affermarsi trasversalmente come dirigente e imprenditore di successo. Sono questi calcoli che gli fanno superare le antiche riserve scaturite da una seduta spiritica dedicata proprio alla società rossonera: alla parola Milan erano stati predetti lacrime e sangue. Dopo sei anni di pene infinite, i sostenitori del Diavolo inneggiano al novello Messia. Neppure il crollo della squadra, un punto nelle ultime cinque giornate, e la conseguente esclusione dalle coppe scalfiscono l'enorme bagaglio di fiducia. E poco importa che nel '72 e nell'82 Berlusconi non sia diventato presidente dell'Inter soltanto per il rifiuto di Fraizzoli alle ricche offerte d'acquisto. Un po' meno euforici appaiono Sordillo e Carraro. Li preoccupa l'eccessiva vicinanza di Berlusconi a Craxi. I due hanno già dovuto fronteggiarlo quando aveva tentato di soffiare i diritti televisivi del calcio alla Rai, ora paventano nuovi attacchi alla diligenza. Neppure immaginano di quanto Berlusconi abbia alzato l'obiettivo delle proprie mire. http://www.dagospia.com/rubrica-30/Sport/diavolo-di-un-cav-ma-quale-milan-se-berlusconi-non-ha-preso-linter-stato-65079.htm -
22 OTT 2013 18:56 PIRELLI COLTELLI - SCIOLTO IL “PATTO”: GENERALI, MEDIOBANCA E FONSAI LASCIANO CAMPO LIBERO A SPOSITO E UNICREDIT Il patto di sindacato di Pirelli (31,54% del capitale) si scioglie in anticipo - Soddisfatti Mediobanca, Generali e FonSai, in consiglio entrano Sposito per Clessidra e Fiorentino per UniCredit (Lauro 61 la fa da padrone) - Il socio forte ora è Camfin - Che faranno i Malacalza?... Laura Galvagni per il "Sole 24 Ore" Il patto di sindacato che governa Pirelli e che, ad oggi, detiene il 31,54% del capitale della Bicocca, con ogni probabilità verrà sciolto anticipatamente rispetto alla naturale scadenza del prossimo 15 aprile. La svolta è stata suggerita dallo stesso Marco Tronchetti Provera a compimento di quella razionalizzazione che sta avvenendo a monte della catena di controllo con la presa da parte di Lauro Sessantuno delle redini di Camfin. Al punto che è stato dato mandato all'avvocato Alessandro Pedersoli di avviare un veloce sondaggio tra i soci per capire se tutti sono dell'idea di estinguere il vincolo prima della scadenza. La risposta sarà probabilmente affermativa e a quel punto partirà la macchina burocratica per provare a dare a Pirelli un assetto simile a quello di una public company, magari già a partire dall'anno nuovo. Certo, il capitale del gruppo degli pneumatici non sarà così frammentato come la tradizione anglosassone prescrive, tuttavia la svolta sul piano della corporate governance sarà rilevante. La società oggi è gestita da un patto che governa oltre il 30% del capitale mentre, a valle dello scioglimento del sindacato, la compagnia degli pneumatici avrà un unico socio forte: Camfin. La holding metterà sul piatto la quota oggi legata al patto (13,32%) e quella fuori dall'accordo (12,87%) il che varrà complessivamente un 26,19% di Pirelli. Abbastanza per tenere le redini di una società che a Piazza Affari capitalizza poco meno di 5 miliardi? Si vedrà. Certo, in parte dipenderà dalle scelte che compiranno gli altri soci legati al patto. LE PROSSIME USCITE L'addio anticipato all'intesa di sicuro verrà accolto con favore da quegli azionisti che da tempo hanno messo in agenda una prossima dismissione del pacchetto detenuto in Pirelli. Tra questi, evidentemente, Mediobanca, Generali e Fondiaria Sai. Lo scorso giugno, in occasione della presentazione del piano strategico, il vertice di Piazzetta Cuccia è stato piuttosto netto: «Se il patto non verrà rinnovato per noi sarà l'opportunità per avere i titoli disponibili per la vendita», aveva dichiarato l'amministratore delegato Alberto Nagel. Il ceo sarò quindi pronto a cogliere l'occasione anche se, quasi sicuramente, le azioni non saranno scaricate sul mercato alla prima finestra utile ma secondo un percorso che valorizzi al meglio la partecipazione. Anche per evitare che sul mercato venga riversato un eccesso di carta che zavorri le quotazioni di Pirelli. D'altra parte, tra Mediobanca (4,61%), Generali (4,41%) e Fondiaria Sai (1,85%), passerà di mano, con tempi e modi da stabilire, un 10,8% del gruppo. Al contempo ci sono azionisti, come Edizione della famiglia Benetton (4,61%), Intesa Sanpaolo (presente anche a monte della catena con una quota importante in Lauro 61) e Massimo Moratti (0,49%), che resteranno ancora a lungo soci della compagnia. Assieme valgono quasi un 7% di Pirelli. Quota di un certo peso in vista delle future dinamiche di governance. Che non potranno prescindere, peraltro, dalla presenza nel capitale Pirelli della famiglia Malacalza con poco meno del 7% della società. Intanto, però, ieri il riassetto a monte ha avuto i suoi primi effetti sul board della Bicocca. IL NUOVO CDA PIRELLI Ieri è stato annunciato l'ingresso di Claudio Sposito, presidente e amministratore delegato di Clessidra, e Paolo Fiorentino, direttore generale di UniCredit, nel consiglio di amministrazione della Bicocca. Sposito è stato nominato anche componente del comitato strategie. La nomina è avvenuta in sostituzione dei dimissionari Vittorio Malacalza e Giulia Maria Ligresti ma soprattutto ricalca le operazioni di riassetto Camfin con Piazza Cordusio e il fondo di Sposito diventati azionisti chiave, tramite Lauro 61, della catena che controlla Pirelli. Al momento resta vacante solo il posto lasciato da Carlo Salvatori. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/pirelli-coltelli-sciolto-il-patto-generali-mediobanca-e-fonsai-lasciano-campo-libero-a-sposito-65078.htm
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Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
22 OTT 2013 17:28 DIEGUITO DELLA VALLE SPARA PALLONATE CONTRO I FURBETTI DI VIA SOLFERINO, BAZOLI E ELKANN - NO ALL’IPOTESI DI FUSIONE “CORRIERE”-“LA STAMPA”, SE CI PROVATE, VI TRASCINO TUTTI IN TRIBUNALE Bazoli e' un uomo finito, come banchiere e come padre nobile del ‘’Corriere’’. E Kaki Elkann non pensi di comandare in Rcs e magari di portarci dentro i bilanci in rosso della ‘’Stampa’’, con un'operazione di smaltimento che sarebbe utile solo ai bilanci degli Agnelli… Giovanni Pons per "la Repubblica" Dottor Della Valle, alcuni azionisti di Rcs Mediagroup hanno deciso di sciogliere il patto di sindacato che esisteva dal 1984. Lei da molto tempo si è dichiarato contrario a questo tipo di accordi, ora che cosa dice? «Con una presa di coscienza di azionisti vecchi e nuovi, anche se non tutti, si è capito che con il patto non si andava da nessuna parte. È finita questa idea di gestione medievale, anche se con molti anni di ritardo, e ora l'azienda ha l'opportunità di essere gestita pensando ai risultati e alla creazione di valore per gli azionisti. Vedremo se ne sarà capace». In futuro come verranno prese le decisioni chiave dell'azienda? Dovranno esserci cambiamenti nella governance? «Come in tutte le aziende quotate. Credo che ora sia opportuno chiedersi se il cda attualmente in carica sia espressione degli azionisti rilevanti che ci sono oggi, e allo stesso modo se c'è fiducia nell'amministratore delegato. Dopodiché occorre capire se il piano industriale che si sta portando avanti sia veramente efficace e il migliore possibile per poter far uscire la Rcs dalla difficile situazione in cui si trova. Terzo, occorre garantire l'indipendenza e l'autonomia del Corriere della Sera dall'influenza di qualsivoglia socio». Ha intenzione di rientrare personalmente a far parte del cda? «Non sono disponibile a rientrare in alcun organo. Come azionista rilevante ritengo che il cda vada rivisto, mantenendo alcuni membri che hanno le caratteristiche di reputazione e indipendenza, mentre qualcun altro, che non possiede queste caratteristiche, deve prenderne atto. Servono altre persone competenti, oltre a quelle che ci sono già, e qualche "ciambellano" in meno». Chi vorrebbe sostituire? «Credo che l'inserimento di qualche personaggio che conosca bene questo mestiere e abbia una visione internazionale sia necessario, anche per supportare l'ad. Per quanto riguarda Scott Jovane, leggo che non sarebbe da me gradito: non è così, i nostri rapporti sono cordiali anche se, come è noto, io non considero adeguato il piano da lui preparato. La sua permanenza alla Rizzoli sarà decisa dai risultati che porterà a casa e non dalla vicinanza a questo o a quell'azionista». John Elkann ha appena promosso la nascita di un Advisory board con personalità di spicco del mondo dell'editoria. Non crede sia sufficiente? «Il cda dovrebbe focalizzarsi solo ed esclusivamente su quello che serve a mettere a posto i conti. Se poi qualcuno, avendo tempo libero, ha voglia di incontrare a colazione esponenti della stampa internazionale, non vedo nulla di male. Importante sarebbe invece se alcune persone esperte di media volessero entrare in cda portando contributi veri allo sviluppo del gruppo». Dunque secondo lei, dopo il ricambio in cda e la fiducia al management, occorre rivedere anche il piano industriale? «Io dissi pubblicamente che il piano industriale non era adeguato, vedremo nei prossimi mesi l'andamento del business e, sulla base dei risultati che saranno ottenuti, faremo tutti le valutazioni necessarie. Nel frattempo, bisogna stare molto attenti a non preoccupare il mercato con operazioni non utili a Rcs come quelle con altre parti correlate ». Per parti correlate intende La Stampa che è di proprietà della Fiat la quale è anche il primo azionista di Rcs con il 20,5%? «Sento voci preoccupanti su ipotesi di accordi tra i due gruppi che sarebbero disastrosi per Rcs. Pertanto chi tenterà operazioni di questo tipo se ne assumerà la responsabilità anche a livello personale. Rcs ha già pagato alla Fiat il pedaggio Fabbri, operazione che non ha certo fatto bene a Rizzoli, e nessuno pensi che si possano riproporre cose simili». E nella Rcs senza patto chi dovrà decidere le operazioni di carattere strategico? «Da questo momento in poi è bene che le operazioni strategiche rilevanti vengano sottoposte al vaglio di chi ha investito molto nell'azienda. Credo nella logica delle decisioni condivise, e per molti azionisti oggi è importante solo che il gruppo sia ben diretto e che crei valore». A suo parere basteranno questi interventi per rimettere in carreggiata la Rcs? «Rimane comunque il grande errore di come è stato gestito l'aumento di capitale. Noi lo abbiamo contestato, anche legalmente, e ne chiederemo conto anche nelle sedi opportune, ma la Rcs si porterà dietro la scellerata gestione di quell'operazione. Invece di portare a una ristrutturazione di un debito che doveva risultare più leggero, ha destinato soldi alle banche e non allo sviluppo. Operazione costata centinaia di milioni ad alcuni azionisti». E ora come giudica l'andamento del business in casa Rcs? «Purtroppo non vedo al momento prodotti nuovi e interessanti da proporre al mercato. Vede, io vengo da una scuola che impone, nei momenti di crisi, uno sforzo maggiore da parte delle aziende per proporre prodotti innovativi che devono cercare di intercettare l'interesse dei clienti, in questo caso lettori e investitori pubblicitari. Inoltre in azienda non c'è certezza sul futuro per i continui malumori tra i soci. Mancano stimoli, le persone sono demotivate, si naviga a vista senza entusiasmo». Perché, voi soci importanti, non la smettete di litigare? «Come è noto a tutti, in Rcs oggi vi sono due scuole di pensiero. Quella degli azionisti che vogliono aziende ben dirette e buoni profitti e quella ancorata a vecchi sistemi in via di estinzione, che vivono di relazioni, di posti da occupare e di rapporti da gestire tra di loro sotto al tavolo con il vezzo di voler fare credere a tutti, compresi i giornalisti Rcs, che sono loro a "controllare" il gruppo ed il Corriere». A chi si riferisce esattamente? «E' evidente. Ma oltre a questo ci sono fatti positivi. Basta guardare all'atteggiamento di Mediobanca e Fonsai e anche di altri azionisti che hanno fatto dichiarazioni contrarie ai patti per capire che il futuro della Rcs ci sarà solo con un'azienda solida e i conti a posto. Oggi nulla potrà prescindere dal tener conto che Rcs è quotata in Borsa e appartiene al mercato». Secondo lei Elkann e Bazoli non gradiscono questo modello? «Mi pare che aver tentato di ricostruire un patto e non esserci riusciti è la risposta chiara di come molti azionisti la pensino. Le azioni si contano e non si pesano, per comandare in un'azienda devi avere la maggioranza, senza scatole o patti tra persone che investono poco di tasca loro». Ritiene che l'era Bazoli al Corriere della Sera sia finita? «Premesso che non vi è nulla di personale, dico che visti i risultati e la condizione di Rcs oggi, l'era Bazoli al Corriere sia da considerarsi finita, per fortuna. Se l'azienda oggi è in queste condizioni è prevalentemente colpa sua, anche se non solo sua. È finita anche l'epoca di Bazoli banchiere; sarà sempre più imbarazzante per chi lo sostiene giustificare il suo modo arcaico e miope di operare. Mi auguro che ne prenda atto il prima possibile e decida da solo di farsi da parte. Banca Intesa ha ottimi manager pronti a sostenere lo sviluppo di una grande banca; bisogna dare loro fiducia». Ha intenzione di crescere nell'azionariato Rcs visto che Mediobanca ha annunciato di voler vendere il suo 15%? «Premesso che, vista la capitalizzazione, non sarebbe un impegno gravoso, ho sostenuto invece mesi fa che sarei pronto a fare, se tutti fossimo d'accordo, un passo indietro invece che uno in avanti, a patto che ci sia qualcuno che faccia l'editore puro e che, investendo quanto serve, si occupi del gruppo. Se ciò, come sembra, non è possibile allora ogni altra valutazione e decisione dovrà essere fatta al momento opportuno». Quanto ha investito nella Rcs? «Compreso l'ultimo aumento, oltre 200 milioni. Credo che oggi siamo gli azionisti che hanno investito di più in questa azienda e gli ultimi sforzi non li abbiamo fatti pensando al profitto, ma in un'ottica di protezione dell'azienda e della sua indipendenza da appetiti che consideriamo pericolosi». http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/dieguito-della-valle-spara-pallonate-contro-i-furbetti-di-via-solferino-bazoli-e-elkann-65057.htm -
K A L C I O M A R C I O! - Lo Schifo Continua -
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Ciao a tutti.... Spero di rincontrarvi un giorno. Crazeology candidato alla presidenza della nuova Interhttp://ju29ro.com/contro-informazione/5218-crazeology-candidato-alla-presidenza-della-nuova-inter.html I commenti potete scriverli anche sul blog, se vi interessa. Oltre che qui, ovviamente. Craze for President! http://blog.ju29ro.com/2013/10/craze-for-president.html -
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15 OTT 2013 20:28 QUELLO CHE SERVIVA A RCS: SOLDI? NO, UN BEL COMITATO INTERNAZIONALE! DIRETTO DA ELKANN, NATURALMENTE - COOPTATO GUARNERI AL POSTO DI ROTELLI Il Cda ha poi deliberato la costituzione di un International Advisory Council, che si riunira' annualmente con presidente, vice presidente, a.d. e top management - Membri: Mathias Dopfner di Axel Springer, Xavier Niel co-editore di Le Monde, Martin Sorrell di WPP, Pietro Supino di Tamedia, Robert Thomson di News Corp… Radiocor - Il Cda di Rcs MediaGroup, dopo oltre quattro ore di riunione, ha cooptato in sostituzione di Giuseppe Rotelli - Attilio Guarneri, appartenente alla medesima lista 'di minoranza' di candidati presentata dal socio Pandette in occasione della nomina dell'attuale Cda ed a cui apparteneva Giuseppe Rotelli. Il Consiglio ha quindi valutato Attilio Guarneri quale amministratore indipendente. Il Cda ha poi deliberato la costituzione di un International Advisory Council, che si riunira' annualmente con presidente, vice presidente, a.d. e top management del gruppo per delineare e rispondere ai futuri scenari di sviluppo in una fase caratterizzata da forti cambiamenti 'puntando in particolare sulle aree delle soluzioni digitali, della creazione di community e della pubblicita''. Il Council, spiega la nota, mettera' a frutto l'esperienza che i suoi membri hanno maturato in tutto il mondo, per offrire spunti, proposte e riflessioni di natura strategica, in otti ca di medio-lungo periodo. I membri dell'International Advisory Council sono Mathias Dopfner, presidente e ceo Axel Springer, Xavier Niel, fondatore Gruppo Iliad e co-editore di Le Monde, Sir Martin Sorrell, ceo WPP, Pietro Supino, editore e presidente Tamedia, Robert Thomson, ceo News Corp, e John Elkann, che ha proposto e coordinera' l'International Advisory Council, la partecipazione al quale sara' su base volontaria. Con la cooptazione di Guarneri si completa l'assetto dell'organo societario dopo la scomparsa di Rotelli che ricopriva la carica di vice presidente. Il consiglio, dopo la delibera assembleare che ne ha stabilito la riduzione del numero di consiglieri, e' composto da otto membri (se si esclude il presidente onorario Cesare Romiti) ed e' presieduto da Angelo Provasoli, mentre la carica di vice presidente e' affidata a Roland Berger. Il management di Rcs Mediagroup, nella riunione odierna, ha condiviso con il consiglio la volonta' di incontrare investitori e comunita' finanziaria in occasione di un Investor Day, da tenersi presumibilmente tra il 10 e il 20 marzo 2014, successivamente al Cda per approvazione del progetto di bilancio d'esercizio, bilancio consolidato, e relativa relazione sulla gestione, al 31 dicembre 2013. http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/quello-che-serviva-a-rcs-soldi-no-un-bel-comitato-internazionale-diretto-da-elkann-64664.htm -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
14 OTT 2013 12:30 1. SONO GIORNATE DECISIVE PER IL FUTURO DEL CORRIERONE DOVE LA FIAT DI KAKY ELKAN LA FA GIA’ DA PADRONA E S’APPRESTA A GOVERNARE L’RCS ALMENO FINO AL MARZO 2014 CON UN “PATTICCHIO” DEL 30% PREVISTO DALLA STATUTO DELL’AZIENDA - 2. PER L’ALITALIA DI CARTA RESTA L’INCOGNITA DELLA LA MONTAGNA DI DEBITI DA SCALARE (UN MILIARDO E MEZZO DI EURO) E UNA RIVOLUZIONE EDITORIALE VOLUTA DALL’AD SCOTT JOVANE E DALLA SUA PREMUROSA BADANTE FLEBUCCIO DE BORTOLI - 3. MENTRE STA PARTENDO LA CASSA INTEGRAZIONE, L’INTRODUZIONE DEL SISTEMA ‘’METHODE’’ FA CARTA STRACCIA DEL CONTRATTO DI LAVORO E DELLO STATUTO DEI GIORNALISTI - 4. MA QUANTO È DISPOSTO IL PARA-GURU ELKANN, PRESIDENTE DI FIAT CHE CONTROLLA L'EDITRICE ‘’LA STAMPA’’, A VERSARE AI SOCI RCS PER CONFERIRE IL QUOTIDIANO TORINESE NEL ‘’CORRIERE DELLA SERA’’ E REALIZZARE L'AGOGNATO "GIORNALONE DEL NORD"? ‘’LA STAMPA’’ INFATTI NEGLI ULTIMI 5 ANNI HA PERSO OLTRE 45 MILIONI DI EURO… - DAGOREPORT Milano. Giovedì mattina, 10 ottobre. Abramo Bazoli recita le sue preghiere quotidiane nella chiesa di San Giuseppe in via Verdi, alle spalle della sede storica di Banca Intesa. Un palazzone nel cuore della città distante soltanto pochi passi dalla Scala e dagli uffici della Banca Commerciale (Comit), che furono occupati dal mitico laico, Raffaele Mattioli. L'edificio, disegnato dall'architetto Luca Beltrami, oggi è stato trasformato in gran parte in un museo dal pio professore bresciano quasi a voler cancellare, con protervia, anche l'ultima traccia di quel nobile istituto a suo tempo l'unico conosciuto e stimato in tutto il mondo. E inginocchiato davanti all'altare, nelle sue orazioni forse il Gran Sacerdote della "finanza bianca" potrebbe aver invocato anche un aiutino del Padreterno nel tentativo estremo di riportare la pace tra i pattisti dell'Rcs Mediagroup. Un "miracolo" che, almeno a dare ascolto alle voci raccolte a piazza Affari, è ancora lontano dal svelarsi sotto il cielo rannuvolato di via Solferino (e dintorni). 2013, LA GRANDE FUGA DAL "SALOTTO DI CARTA"? Le ultime notizie che il notaro-ambasciatore, Piergaetano Marchetti, incaricato di sondare gli umori degli azionisti, ha (ri)portato all'orecchio dell'afflitto nume tutelare del Corrierone non sono davvero incoraggianti. Dall'ex "salotto buono" (di carta), in buona sostanza, tutti hanno una gran voglia di scappare ben prima della scadenza del patto fissata per marzo 2014. Dopo averci rimesso una montagna di danari. Un'uscita non indolore, per non perdere altri capitali nell'impresa. Quanto alla faccia (impresentabile) l'hanno persa da qualche tempo. Ma la disdetta dal patto, secondo quanto recita il gotico statuto dell'Rcs, deve avvenire prima della prossima primavera. La data fissata per slegarsi dall'intesa era stata stabilita per il 14 settembre. Poi, vista l'aria fetida che tirava tra gli azionisti del gruppo, è stata prorogata al prossimo 31 ottobre. L'ATTESA PER IL "D DAY" DEL 31 OTTOBRE Dunque, non resta che aspettare il "D Day" di fine mese per sapere se la disastrata Mediobanca di Nagel&Pagliaro, secondo pattista forte con il 14,73%, confermerà l'intenzione - come più volte annunciato - di volersi disfare della sua partecipazione diventata all'improvviso non più strategica da piazzetta ex Cuccia, ora ribattezzata largo Via dei "Papelli" Ignoti. E se sulla strada del disimpegno Mediobanca sarà seguita da Unipol (ex Fondiaria di Ligresti) con 5,43%; Pirelli-Tronchetti Provera (5,4%); Immobiliare-Pesenti (3,8%), la Popolare di Carlo Bonomi (3,6%), Generali e la famiglia Merloni(0,5%). DAL PATTO RICCO "MI CI FICCO" AL PATTINO DI YAKY Tutto può ancora accadere in Rcs sul piano dell'azionariato pattista, insomma. Tant'è che fin quando non si chiuderà il cerchio magico dell'azionariato forte nessuna ipotesi sul futuro del Corriere e del suo direttore, Flebuccio de Bortoli - mutatosi nella badante premurosa dell'amministratore delegato Scott Jovane -, può essere fatta con un minimo di attendibilità. Che cosa accadrà il 31 ottobre? Intanto, l'architettura dello statuto prevede, che in caso di recesso di alcuni soci forti (costretti a vendere le loro quote agli altri azionisti vincolati), il patto - che oggi detiene il 60,74% -, "resta in essere" almeno fino alla primavera 2014, sempre che la nuova compagnia riesca a rappresentare il 30% del capitale ordinario. GOVERNARE IL "CORRIERE" CON IL 30% E I "TORINESI" Ecco perché, sostenuto da Sergio Marchionne nella faida con lo scarparo Diego Della Valle ("Rcs è una nostra scelta strategia", ha dichiarato il Marpionne ferito nell'orgoglio), Yaky Elkan è convinto di poter continuare a fare il bello e cattivo tempo nell'ex Rizzoli con un "patticchio" al 30%. Alla vigilia dell'incontro del vecchio patto annunciato per lunedì prossimo 14 ottobre, è questo lo scenario che ha il maggiore appeal. E a confermare la futura presa di potere della Fiat post Agnelli c'è pure l'arrivo in massa dei "torinesi" al Corrierone. Dopo Scott Jovane, in via Solferino è approdata in direttamente via Exor-Stampa, Raffaella Papa che affiancherà l'amministratore delegato. Ed è dell'altro giorno la notizia che il torinese Claudio Calabi, ex numero uno di Rcs fino al febbraio 2001 quando fu messo bruscamente alla porta 2001 da Cesare Romiti, andrà a presiedere la Pandette. L'holding dello scomparso re della Sanità lombarda, Giuseppe Rotelli (3,37%). Il che sembra rafforzare l'ipotesi, appunto, di un ritorno in forza del Corrierone nell'area Fiat. Com'era avvenuto già, e ben due volte, nell'era di Gianni Agnelli. Tra i "torinesi" acquisiti o vicini al nipote dell'Avvocato va incluso anche, sia pure fuori dall'attuale patto, l'editore de La7 e presidente del Torino Calcio, Urbano Cairo, (2,8%) che qualcuno, invece, dava per contiguo a Dieguito Della Valle. MA COME SALVARE l'ALITALIA DELLA CARTA STAMPATA? Al di là della bontà delle nobili intenzioni della Fiat di Elkann di salvare il Corrierone dal fallimento, resta in piedi la montagna di debiti che i Poteri marci hanno accumulato negli ultimi anni. Nell'ultima semestrale presentata dall'Rcs si leggono numeri paurosi. Un miliardo e mezzo di Euro, con buona pace del Gabibbo alle vongole, Sergio Rizzo, che sul Corriere si straccia di sdegno per il rosso astronomico dell'Alitalia: "Il totale delle passività correnti del Gruppo Rcs al 30 giugno 2013 ammonta a 1.564,7 milioni depurate delle poste prive di una scadenza contrattuale quali le Quote a breve termine fondi rischi ed oneri e i debiti derivati dalla valutazione a patrimonio netto di partecipate del Gruppo, sono pari a 1.472,9 milioni. Le posizioni non scadute, pari a 1.406,8 milioni, rappresentano oltre 95% del totale. Al 30 giugno 2013 non si rilevano scaduti per posizioni debitorie finanziarie, tributarie e previdenziali". UN SECOLO DOPO LA CASSA INTEGRAZIONE AL "CORRIERE" Roma. Mercoledì 9 ottobre. Il comitato di redazione alza bandiera bianca e al ministero del Lavoro accetta lo "stato di crisi" imposto dall'azienda in default (non per colpa dei giornalisti). Dal 1 novembre partirà la cassa integrazione per tutta la redazione. E, gradualmente, si procederà agli oltre settanta pensionamenti annunciati. E' la prima volta che ciò accade in via Solferino nella sua lunga storia ultracentenaria. Una resa incondizionata, benedetta dal direttore Flebuccio de Bortoli, che da qualche tempo, come detto, si muove in perfetta sintonia con il "rottamatore" di casa Agnelli, Pietro Scott Jovane. E c'è del Méthode made Fiat-La Stampa su come la redazione, forse pure inconsapevolmente, alla vigilia di Natale dello scorso anno ha accettato l'introduzione del nuovo sistema editoriale (Méthode) che, di fatto, straccia ogni garanzia e autonomia professionale sancita dal contratto nazionale del lavoro e lo stesso mitico Statuto dei giornalisti del Corriere. LA REDAZIONE S'IMARCA SU UNA ZATTERA SENZA META E l'ultimo piano editoriale presentato alla redazione dai due "becchini" dell'edizione di carta (Jovane&deBortoli) è la messa in pratica di una nuova organizzazione del lavoro che, nonostante le premesse (o promesse) non salverà un terzo dei redattori dall'uscita forzosa dal quotidiano. Resta così il mistero su quali "garanzie" reali la truppa del "Corriere" abbia scelto di salire su una zattera di salvataggio che, nolente o volente, presto sarà costretta ad abbandonare il porto storico di via Solferino per approdare nella palude di Crescenzago. Un viaggio ricco d'incognite dato che a tutt'oggi non si conoscono ancora né i futuri armatori (azionisti di riferimento) né la rotta imprenditoriale da seguire. PS Qualche azionista importante di Rcs Media Group si pone in queste ore una domanda alla vigilia della riunione di questo pomeriggio del patto di sindacato. Ma quanto è disposto John Elkann, presidente di Fiat che controlla l'Editrice la Stampa, a versare ai soci Rcs per conferire il quotidiano torinese nel Corriere della Sera e realizzare l'agognato "giornalone del Nord"? La Stampa infatti negli ultimi 5 anni ha perso oltre 45 milioni di euro: -4,3 milioni nel 2008, -14,4 milioni l'anno dopo e -27 milioni nel 2012 dopo due anni di utili risicati, a 336.000 euro nel 2010 e 714.000 euro l'anno dopo. Insomma, per realizzare la fusione fra i due giornali e liberare le auspicate sinergie editoriali, c'è da pagare un badwill, considerato che il Corriere è in pareggio. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-sono-giornate-decisive-per-il-futuro-del-corrierone-dove-la-fiat-di-kaky-64543.htm ------------------------------- 14 OTT 2013 18:59 LA VERA FINE DEL SALOTTO BUONO: “SCIOLTO IL PATTO DI SINDACATO RCS” - MERLONI: “LIBERI TUTTI, PER ORA NON CI SONO ALTERNATIVE” Non tanto a piazzetta Cuccia, già in declino da anni: era dentro al “Corriere” l’ultimo bastione dei poteri forti che furono - La riunione del patto ne ha decretato lo scioglimento: Intesa, Mediobanca, Merloni, Pirelli non volevano più fare i portatori d’acqua per la Fiat… Radiocor - 'Il Patto e' sciolto, liberi tutti'. Lo ha annunciato Francesco Merloni uscendo dalla sede di via San Marco riferendosi alla decisione che e' stata adottata nel corso della riunione fra i soci del Patto di sindacato che e' durata poco piu' di due ore. A chi gli chiedeva se ci sono gia' delle alternative al sindacato sciolto, Merloni ha replicato 'No'. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/la-vera-fine-del-salotto-buono-sciolto-il-patto-di-sindacato-rcs-merloni-liberi-64595.htm Bene, bene, bene... -
[Video] Juventus 3-2 Milan Gol E Interviste
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di Elettra in Stagione 2013/2014
Grazie Elettra! Tutti belli i nostri gol, devo dire. -
Topic "C O M P L O T T O D I F A M I G L I A"
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
1. SIETE PRONTI PER LA “LA STAMPA DELLA SERA”? IERI SI È COMPIUTO IL PRIMO PASSO PER LA FUSIONE DEI QUOTIDIANI DI TORINO E MILANO: LA FIAT HA SMEMBRATO LA PUBLIKOMPASS - 2. SEMBRA UNA NOTIZIOLA DA BREVE IN ECONOMIA. INVECE OLTRE A LICENZIARE 87 PERSONE E CHIUDERE 16 SEDI DELLA CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ, ELKANN HA PRESO LA FEDELE RAFFAELLA PAPA E L’HA PIAZZATA IN RCS, A DIRETTO RIPORTO DI SCOTT JOVANE - 3. LA MANAGER DI PUBLIKOMPASS STUDIERÀ DISMISSIONI DI ATTIVITÀ NON STRATEGICHE (MICA SONO FINITE) E PREPARERÀ LA STRADA PER FONDERE PUBLIKOMPASS E RCS PUBBLICITÀ, PASSAGGIO FONDAMENTALE DEL SOGNO DI KAKY: UNIRE STAMPA E CORRIERE - 4. L’OPERAZIONE SI POTREBBE CONCLUDERE GIÀ L’ANNO PROSSIMO. MA DOPO AVER PORTATO I DEBITI DELLA “STAMPA” IN VIA SOLFERINO, GLI AZIONISTI RCS PERMETTERANNO A KAKY PURE DI SCEGLIERE IL DIRETTORE DEL NUOVO GIORNALE? LUI, COME È NOTO, PUNTA SU MARIOPIO CALABRESI. MA STA GIRANDO UN ALTRO NOME: ANTONIO POLITO - A cura di Marco A. Capisani per "Italia Oggi" Publikompass esce dalla raccolta della pubblicità locale per editori terzi e diventa di fatto la concessionaria della sola Stampa di Torino, mentre il gruppo Fiat piazza uno dei suoi manager più fidati, Raffaella Papa, in Rcs. La concessionaria del gruppo editoriale che fa capo alla Fiat non seguirà più testate come il Corriere della Sera di Bologna e di Firenze, la giornalaccio rosa del Mezzogiorno, la giornalaccio rosa del Sud e la Sicilia. Entro la fine di quest'anno cesseranno tutti i rapporti di lavoro con gli editori terzi e quelli con scadenze successive andranno a decorrere naturalmente. In mobilità finiscono 87 lavoratori di Publikompass (oltre un terzo su un forza vendita complessiva di 233), dislocati per l'appunto da Bologna e Firenze fino alla Sicilia. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, invece, non dovrebbero essere toccati dal provvedimento i lavoratori del Nord Ovest tricolore. Alla base della decisione della concessionaria, così come comunicato dalla stessa società in una lettera dello scorso 17 settembre, ci sono le stime sul fatturato 2013 pari a 67 milioni di euro, in calo del 23% sull'esercizio precedente. Ma considerando il periodo 2010-2013 la contrazione dei ricavi arriva al -51%. Motivo per cui in Publikompass (tra le ultime concessionarie a seguire la raccolta locale per editori terzi) ha escluso «misure temporanee» per arginare la crisi della pubblicità, preferendo invece cercare accordi coi singoli editori per cercare di riallocare i propri dipendenti. Con l'ulteriore ridimensionamento di Publikompass (vedere ItaliaOggi del 30/12/2010), però, riprendono peso soprattutto le indiscrezioni di una possibile aggregazione tra la stessa Pk ed Rcs Pubblicità. In questi giorni, inoltre, Raffaella Papa si sta trasferendo dalla Stampa al gruppo milanese. Con un passato in Exor e Rinascente, a Papa erano già state affidate le funzioni centrali di Itedi, holding controllata dal gruppo Fiat, oltre che la responsabilità amministrativa e delle risorse umane della Stampa. Adesso, Papa, donna di fiducia della famiglia Agnelli, trasloca in Rcs dove Fiat è divenuto il primo azionista col 20,55%. L'incarico ufficiale è, da metà mese, quello di coprire la funzione corporate development & business change, a diretto riporto dell'a.d. Pietro Scott Jovane, sostituendo Roberto Ravagnani. Papa contribuirà quindi sia all'implementazione del piano strategico di Rcs e sul fronte dell'm&a (mergers and acquisitions, fusioni e acquisizioni, ndr) studierà le opportunità di joint venture, d'investimento e le possibili dismissioni di attività ritenute non strategiche da Rcs (il cui patto di sindacato si riunirà il 14 ottobre e non più lunedì prossimo). Sempre in un'ottica di fusione Publikompass-Rcs Pubblicità, poi, alla concessionaria piemontese manca ancora il vertice di comando dopo le dimissioni del d.g. Maurizio Scanavino che, alla fine dello scorso giugno, è passato al gruppo del Secolo XIX. Il prossimo passo per la concessionaria della Stampa sarà comunque l'avvio delle trattative per chiudere le sedici strutture operative tra Bologna, Firenze, Perugia, Caserta, Napoli, Catanzaro, Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Lecce, Agrigento, Catania, Messina, Palermo, Siracusa e Trapani. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-siete-pronti-per-la-la-stampa-della-sera-ieri-si-compiuto-il-primo-63857.htm -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
28/09/2013 LA MISTERIOSA STORIACCIA DI RCS SPORT - OGGI È LO STESSO ‘’CORRIERE’’ A PUBBLICARE UN TRAFILETTO IN CUI SI FA CAPIRE CHE NELLA CONTROLLATA RCS SPORT SONO SPARITI DEI SOLDI… Forse sono in arrivo provvedimenti della magistratura, o forse è bastato sapere che anche a Repubblica sapevano. Infatti la notizia, in pochissime righe, compare anche sul giornale concorrente tra le brevi di economia… 1. DAGOREPORT: LA MISTERIOSA STORIACCIA DI RCS SPORT Mettono le mani avanti ai piani alti di Via Solferino. Oggi è lo stesso Corriere a pubblicare un trafiletto in cui si fa capire che nella controllata Rcs Sport sono spariti dei soldi. "Qualcuno avrebbe utilizzato alcune transazioni finanziarie tra la società e le associazioni sportive per creare fondi da cui sarebbero poi stati sottratti i soldi. I controlli sono stati attivati dal nuovo management" blablablabla. Forse sono in arrivo provvedimenti della magistratura, o forse è bastato sapere che anche a Repubblica sapevano. Infatti la notizia, in pochissime righe, compare anche sul giornale concorrente tra le brevi di economia. 2. SPORT BANCARI Repubblica - Il cda di Rcs Sport, dopo verifiche della direzione amministrazione, finanza, controllo di gestione e legale della capogruppo, ha affidato a una società esterna un audit per svolgere approfondimenti su alcune transazioni bancarie «con associazioni collegate a Rcs Sport ma non consolidate nel perimetro di gruppo», anche per valutare l'entità di eventuali danni subiti. Il cda ha poi cooptato Riccardo Taranto nominandolo ad di Rcs Sport. http://www.dagospia.com/rubrica-2/media_e_tv/la-misteriosa-storiaccia-di-rcs-sport-oggi-lo-stesso-corriere-a-pubblicare-un-trafiletto-63576.htm -
[ J-Village ] - A.A.A. Area Continassa realizzandosi
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di My Perfect Enemy in Juventus Forum
Mi ero ripromesso di cominciare nuovamente, ma ho lavorato un casino sia a luglio che ad agosto, e non ho avuto molto tempo. E' un periodo un po' complesso per me, ma prima o poi mi rimetto al lavoro per bene, così facciamo il punto sulla situazione. Ci passo davanti tutti i giorni, e dal punto di vista visivo, comunque, è tutto fermo. Al momento le foto non servono a granché. -
Mettiamola così, abbiamo sicuramente fatto quello che volevamo e che sentivamo in quel momento storico, Io come tantissimi altri, ma col senno di poi possiamo dire che, perlomeno fino ad oggi, perlomeno per ciò che mi riguarda, non ne è valsa la pena perché abbiamo ottenuto tra il poco e il nulla. Stare ancora qui è più un vizio che una necessità, ormai.
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Speriamo che Tohir sia disposto a farsi la serie C e a farsi togliere 5 scudetti, allora. Avremo vendetta. JE è già al lavoro, ci vendicherà egli stesso.
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[ Amichevole ] Juventus - Inter 1-1 (9-10 Rig.)
CRAZEOLOGY ha risposto al topic di Morpheus © in Stagione 2013/2014
Per chi non ha Sky e non ha lo streaming, pare che ne facciano una telecronaca anche su TopCalcio24. (senza immagini, presumo) -
Sicuramente ci sono alcuni piccoli segnali positivi, alcuni equilibri stanno cambiando, e alcuni blocchi di potere si stanno riassestando. Era quello che molti di noi speravano fin dal 2006, quando sono nati questi topic di genere. La speranza era che alcune coperture saltassero e venisse fuori il marcio. Ma la verità è che difficilmente questa gente farà la gabbia, e difficilmente riusciremo ad ottenere giustizia a tutto tondo. Difficilmente avremo uno scandalo al contrario moltiplicato per due, come in effetti ci servirebbe, perché questa volta metà dell'Italia ce l'avremmo contro ugualmente. E' ovvio. Sono fortemente pentito di aver combattuto questa battaglia, nel mio piccolo, ho perso solo tempo (tanto, troppo), soldi (abbastanza), energie psicofisiche (a camionate), ipotetiche occasioni di lavoro e carriera (per quanto piccola possa essere). Ho imparato molto, moltissimo, questo sì, ma quello che ho imparato non mi serve quasi a nulla. Al momento almeno. Era meglio chiudere col calcio e stop, ed egoisticamente parlando, vivere meglio la propria vita (che è solo una, per quanto brutta o difficile possa essere). Tanto il mondo non si cambia. E l'Italia meno che mai. In tutto 'sto delirio, dalla nostra parte "ideologica" ci ha guadagnato solo AA, e vedremo per quanto tempo. Bel co*****e sono stato.
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
23 LUG 2013 12:51 MEDIOBANCA VUOLE SPACCARE IL PATTO DI SINDACATO RCS E LASCIARE ELKANN CON IL CAIRO IN MANO Nagel ha presentato un piano industriale che prevede lo svincolo da tutti i patti - Così faranno anche Generali, Unipol e Francesco Merloni - Per mantenere l'equilibrio, Kaky Elkann deve imbarcare il 2,8% di Urbano Cairo improvvisamente pieno di soldi da investire… - - Antonella Olivieri per il "Sole 24 Ore" Dovrebbe tenersi nel pomeriggio del 31 luglio il patto di sindacato Rcs. Appuntamento che seguirà il cda per l'esame della semestrale e che si preannuncia complesso. Il tema da discutere è in che modo assicurare al gruppo che edita il Corriere della Sera la stabilità necessaria a portare avanti il piano di riorganizzazione, che comporterà per l'ad Pietro Scott Jovane almeno un altro anno e mezzo di lavoro prima di vedere i primi risultati. Fiat - che ha rilanciato l'impegno nell'azionariato, raddoppiando la quota al 20,5% - sostiene la tesi che occorra trovare una formula codificata per garantire l'obiettivo della stabilità, magari con un patto di consultazione meno vincolante dell'attuale peraltro in scadenza. Oggi c'è un patto di sindacato denunciato e con regole trasparenti che, nel bene o nel male, è servito a responsabilizzare l'azionariato anche quando si è trattato di dotare la società delle risorse indispensabili a garantirne la continuità aziendale. Di diverso avviso è Mediobanca che ha da poco presentato un piano industriale di rottura rispetto al passato e che prevede lo svincolo da tutti i patti. La convinzione sottostante è che non ci sia bisogno di formalità per consultarsi tra azionisti, secondo una logica che ha già trovato applicazione pratica in Generali, ma anche in Intesa-Sanpaolo. L'intenzione di Piazzetta Cuccia, titolare di una quota del 15,14%, resta perciò quella di dare disdetta al patto Rcs entro la data utile del 14 settembre. Così pure dovrebbero fare Generali che, non sottoscrivendo l'aumento di capitale, si è lasciata diluire allo 0,989% e Unipol, che ha ereditato da FonSai la quota del 5,54%. Altra partecipazione data in uscita dal patto è quella di Francesco Merloni - 0,52% - che pure non ha seguito la ricapitalizzazione. Da sole, le fuoriuscite ipotizzabili sulla carta rischiano di creare qualche problema a Fiat che nel patto attuale, cui è riferibile il 60,5% del capitale, non è dominante, mentre nel caso di svincolo delle quote di Mediobanca, FonSai, Generali e Merloni si troverebbe in maggioranza assoluta sul 38,35% rimanente, anche ammesso che da qui a settembre non arrivino altre defezioni. Per mantenere l'equilibrio, volendo replicare la formula del patto, occorrerebbe trovare altri soci disponibili ad aggregarsi: un candidato potrebbe essere Urbano Cairo che ha rilevato il 2,8% di Rcs nell'ambito della ricapitalizzazione. Intanto si attende di chiarire la mappa precisa dell'azionariato post-aumento. Rcs dovrebbe depositare mercoledì al registro delle imprese il nuovo capitale sociale: da lì decorreranno i cinque giorni entro i quali dovranno essere comunicate le eventuali quote rilevanti. Dovrebbero arrivare oggi invece le ulteriori informazioni richieste dalla Consob a Cairo - tra le quali l'eventuale possesso di derivati - e sarà poi l'Authority presieduta da Giuseppe Vegas a valutare se occorra comunicare altro al mercato. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/mediobanca-vuole-spaccare-il-patto-di-sindacato-rcs-e-lasciare-elkann-con-il-cairo-60001.htm Ecco, per l'appunto... -
Ovviamente. Sennò altra gente mangia la foglia. Idem per Arcangioli.
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Non so. Immagino io, poi chissà... Ricucci a suo tempo lo hanno mandato in gabbia, mica gli hanno detto solo di no. A naso credo addirittura che sia stato invitato... Anche se in effetti i debiti aumentano, la situazione è diventata insostenibile, e in molti forse hanno voglia di mollare. Noto però che ha preso anche La7 dalla Telecom al prezzo di un paio di villette a schiera. Ok i tanti debiti, ma c'è un limite a tutto, è pur sempre un emittente che trovi sul 7 del telecomando in tutta Italia, mica è TeleCraze. Detto questo, se vuole fare guerre lo scopriremo presto. Nel caso si mette nei guai. -
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CRAZEOLOGY ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
1. MENTRE IL PAPA SI PREPARA PER SETTEMBRE AD ACCOMPAGNARE ALL’USCITA IL “PAPA DELLA CURIA ROMANA” TARCISIO BERTONE, ESPLODE UN ALTRO CASINO PER LO IOR - 2. ANCHE LA FAMIGLIA AGNELLI AVREBBE USATO IL VATICANO PER RIMPATRIARE CAPITALI. LA RIVELAZIONE È STATA FATTA DA MONSIGNOR NUNZIO SCARANO, EX CONTABILE DELL’APSA IN VATICANO FINITO IN CARCERE, AL SUO AMICO MASSIMILIANO MARCIANÒ - 3. NELL’INDAGINE DEI PM MILANESI ALCUNI TESTIMONI HANNO RACCONTATO CHE IN UNA BANCA SVIZZERA ESISTEVA UNA PROVVISTA RIFERIBILE A GIOVANNI AGNELLI DI 800 MILIONI DI EURO E CHE DIETRO POTEVA ESSERCI LA FONDAZIONE ALKYONE DI VADUZ, IN LIECHTENSTEIN CHE INDICAVA COME PROTECTORS OLTRE A GIOVANNI AGNELLI ANCHE L’AVVOCATO FRANZO GRANDE STEVENS, DA SEMPRE LEGALE DELLA FIAT E ANCHE DELLO IOR - Marco Lillo per Il Fatto Anche la famiglia Agnelli avrebbe usato il Vaticano per rimpatriare capitali. La rivelazione è stata fatta da monsignor Nunzio Scarano, ex contabile dell'Apsa in Vaticano finito in carcere con l'accusa di corruzione, al suo amico Massimiliano Marcianò. Quest'ultimo lo ha riferito ai pm di Salerno in un interrogatorio finora segreto che il Fatto ha visionato. Il 3 luglio Marcianò, 45 anni, imprenditore nel settore degli eventi, amico stretto di Scarano del quale conosce tutti i segreti e i conti, si siede davanti agli investigatori salernitani. A Roma Scarano è indagato per corruzione dell'agente dei servizi segreti Giovanni Zito in relazione alla vicenda del tentato rimpatrio dalla Svizzera di 20 milioni di euro, per i pm forse appartenenti agli armatori D'Amico. L'inchiesta per riciclaggio della Procura di Salerno, guidata da Franco Roberti, invece parte dai 560 mila euro in contanti prelevati dal conto Ior e trasformati in assegni circolari grazie a finte donazioni. Quando Marcianò si siede di fronte al pm Elena Guarino e al colonnello Antonio Mancazzo, comandante del nucleo di Polizia Tributaria di Salerno della Guardia di Finanza, Scarano è dietro le sbarre. L'amico del monsignore, sentito a sommarie informazioni con l'obbligo di dire la verità, riporta le confidenze di Scarano a partire dalla storia degli Agnelli e dei trucchi per spostare capitali e documenti col timbro della Santa Sede. "Scarano mi ha raccontato che le operazioni di rimpatrio di capitali dall'estero fatte per gli armatori D'Amico (i cugini Cesare e Paolo D'Amico indagati per infedele dichiarazione dei redditi dai pm di Roma. I magistrati sospettano che i 20 milioni detenuti dal broker Giovanni Carenzio, che dovevano rientrare in Italia con l'aereo noleggiato dallo 007 Giovanni Zito, pagato da Scarano, appartengono ai due armatori, ndr), le aveva già fatte in passato anche per la nota famiglia Agnelli". La rivelazione lascia di stucco gli investigatori. Potrebbe anche trattarsi di una millanteria di Scarano, magari basata su uno scenario suggestivo e noto. Nell'indagine milanese dei pm Fusco e Ruta alcuni testimoni hanno raccontato che in una banca svizzera esisteva una provvista riferibile a Giovanni Agnelli di 800 milioni di euro e che dietro poteva esserci la Fondazione Alkyone di Vaduz, in Liechtenstein che indicava come protectors oltre a Giovanni Agnelli anche l'avvocato Franzo Grande Stevens, da sempre legale della Fiat e anche dello Ior. Chissà se Scarano, quando raccontava a Marcianò del rimpatrio dei capitali all'estero degli Agnelli, alludeva a queste storie pubblicate dai giornali. Marcianò spiega anche il metodo usato per spostare i capitali delle grandi famiglie del capitalismo italiano nascondendone l'origine grazie all'immunità diplomatica vaticana. "Scarano mi spiegò - racconta Marcianò ai pm - che per fare ciò utilizzava un sistema con il cosiddetto ‘plico diplomatico'. Per quanto ho capito tale sistema consentiva di eludere ogni tipo di controllo per far rimpatriare in Italia capitali o anche documenti". Il sistema adottato sembra preso da un film di 007: "Scarano dettava, non so se a piloti di aerei o a dei funzionari di banca, una password o codici identificativi formati da diversi caratteri numerici, che per quanto ho potuto capire, servivano per operare sui conti correnti". Marcianò racconta di avere assistito a questa scena: "Eravamo in macchina nella seconda metà del 2011 io e Nunzio e rispondendo al telefono Scarano disse a un interlocutore: 'aspetta che ti do i codici'; Nunzio riferì a memoria un codice e riferì i nominativi di personale che sarebbe stato presente su un volo privato che trasportava i plichi diplomatici. Nella seconda metà del 2011, Nunzio Scarano mi ha riferito di essersi recato in Lussemburgo, per portare documentazione contabile del Vaticano". Con un amico monsignore così, Marcianò non si stupiva troppo quando vedeva girare furgoni con i lingotti d'oro nascosti tra gli ortaggi: "In Vaticano nel piazzale-parcheggio antistante la palazzina dello Ior, ebbi modo di notare nell'estate del 2012 delle borse di cuoio semiaperte dalle quali si intravedevano chiaramente lingotti d'oro. Venivano caricate su furgoni obsoleti. Ciò avvenne in due circostanze: una volta fu caricato un Fiat Ducato contenente ortaggi tra i quali furono caricati tre o quattro borsoni contenenti i lingotti d'oro. In un'altra circostanza invece fu utilizzato un furgone-frigo, sul quale però non ricordo quanti borsoni vennero caricati". Marcianò si sorprende e chiede a Scarano "dove portassero i borsoni contenenti i lingotti d'oro. Nunzio non mi rispose e rimase in silenzio anche quando gli dissi: ‘fate tutti questi impicci in Vaticano!!!'". Dopo queste rivelazioni, Scarano è stato convocato d'urgenza dai pm romani. Come il Fatto ha già raccontato, nell'interrogatorio dell'8 luglio con i pm Nello Rossi e Stefano Pesci nel carcere di Regina Coeli, ha esteso il discorso all'Apsa dove faceva il capo contabile prima di essere sospeso per l'indagine. Ai pm ha detto "arrivai 22 anni fa. Di recente ho chiesto udienza al Santo Padre perché non ero soddisfatto di come andavano le cose all'Apsa". A questo punto i pm chiedono particolari e seguono nel verbale lunghi omissis. Al Fatto risulta che Scarano abbia nominato nell'interrogatorio anche il direttore dell'Apsa, Paolo Mennini, figlio dell'ex direttore dello Ior Luigi Mennini e fratello del nunzio apostolico a Londra, Antonio Mennini, del quale ha illustrato i rapporti con la famiglia romana dei Nattino, titolare di società fiduciarie e di una banca di investimento, ma attiva anche nel settore immobiliare con fondi che gestiscono anche patrimoni pubblici. Scarano sarà sentito ancora dai pm romani la prossima settimana: ha deciso di collaborare e dopo l'indagine sullo Ior si annuncia un'inchiesta bis sull'Apsa. Non a caso papa Francesco ha creato una commissione per mettere mano a tutti gli enti economici del Vaticano. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-mentre-il-papa-si-prepara-per-settembre-ad-accompagnare-alluscita-il-papa-della-59881.htm -
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Facile che si schieri dalla parte del più forte. Non mi sembra proprio il tipo da rivoluzioni e battaglie. Magari lo fanno entrare nel salotto buono... -
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18 LUG 2013 18:34 CHE CI FA CAIRO IN RCS? - IL PROPRIETARIO DI LA7 HA ACQUISTATO QUASI 12 MILIONI DI AZIONI DEL GRUPPO: 2,8% Cairo precisa che l'investimento "é effettuato a titolo personale - "E' una piccola partecipazione, circa il 2,8%, l'operazione di un editore puro che crede nell'editoria: ho voluto dare un contributo anch'io"… - - RCS: CAIRO ACQUISTA 12 MLN DI AZIONI (ANSA) - Urbano Cairo entra nell'azionariato di Rcs: il proprietario di La7 ha acquistato quasi 12 milioni di azioni del gruppo editoriale. Lo si legge in una nota in cui si specifica che l'investimento è stato fatto a titolo personale. Nella nota si legge che Cairo "nei giorni scorsi, tramite la propria controllata U.T. Communications S.p.A., ha proceduto all'acquisto di n. 11.989.643 azioni ordinarie di RCS Media Group". "In particolare - spiega la nota - n. 11.789.643 azioni ordinarie sono state acquistate mediante esercizio di n. 3.929.881 diritti di opzione acquistati sul mercato regolamentato e n. 200.000 azioni ordinarie mediante acquisto dei titoli sul mercato regolamentato". Cairo precisa che l'investimento "é effettuato a titolo personale" 1 - RACCOLTO QUASI 3% CAPITALE (ANSA) - Urbano Cairo ha raccolto poco meno 3% del capitale di Rcs post-aumento. Lo ha confermato l'imprenditore all'ANSA. 2 - RCS:CAIRO, ENTRO IN PUNTA DI PIEDI, PICCOLO CONTRIBUTO (ANSA) - "E' una piccola partecipazione, circa il 2,8%, l'operazione di un editore puro che crede nell'editoria: ho voluto dare un contributo anch'io". Urbano Cairo commenta così con l'ANSA l'acquisto di una quota in Rcs comunicato oggi. "Entro in punta di piedi, con molto rispetto per chi c'é già" ha aggiunto l'editore.