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CRAZEOLOGY

Tifoso Juventus
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  1. Non andate fuori tema. Domanda per voi. JE, siamo sicuri che della Juve freghi poco o nulla? Forse dimentichiamo che ad un certo punto si vociferava che potesse entrare nel cda. Se vuoi onorabilità e visibilità, come molti presidentini sfigati sanno fin troppo bene, in Italia il calcio è la via maestra. Perché organizzare calciopoli se la Juve la si considera solo un asset rognoso? La voglia di farne parte secondo me c'è, solo che ora ha capito che è difficilotto lavorare bene e che bisogna saperci fare. A meno che non faccia fare tutto ad altri e lui si prenda solo i meriti. Da qui forse la testardaggine di AA di non cedere di un millimetro riguardo alla sua poltrona, e restare in sella anche se tutto il gruppo mediaticamente e sistemicamente gli rema contro. Siamo alla solita guerra famigliare le cui conseguenze paghiamo noi tifosi.
  2. Miiiiiiiiiiiiii. E' arrivato gianky99, mò quota tutto e tutti e piazza bandiere gobbe ovunque! Evvai!
  3. Li aveva messi Umberto al posto di comando, dopo forte discussioni in famiglia, perché c'erano molte lamentele sulle gestioni Montezuma e compagnia cantante. Soldi buttati al vento e nessun risultato. Era stato mandato via Zoff che aveva vinto due trofei con squadra non eccezionale, per far arrivare Maifredi... A quel punto Gianni, visto il disastro, andò nel pallone, perché capì che per Luca non era cosa sua ("deve ancora decidere cosa fare da grande"), Boniperti non era più all'altezza visto che il calcio stava diventando impresa e la concorrenza economica di Silvio avanzava spregiudicata e a passi da gigante e titoli. E così si decise a passare tutto nelle mani del fratello. Ma non fu un passaggio indolore. Discussero anche abbastanza vivacemente. Il rischio, per Gianni, era che per la seconda volta, con un'azienda che rispetto alle altre regala una visibilità eccezionale, il fratello facesse una bellissima figura e lo mettesse indirettamente in cattiva luce. Non a caso, Umberto ha mantenuto un profilo bassissimo, e ha lasciato lavorare i dirigenti senza rilasciare interviste o dichiarazioni continuamente, senza andare a tutti gli allenamenti aperti al pubblico, e robe del genere. Un atteggiamento discreto per non disturbare troppo. Ricordiamoci che Umberto già fece ottima figura una volta con la Juve (Sivori Charles Boniperti). E guardacaso anche in quella occasione non furono tutte rose e fiori, e si sprecarono le polemiche con Milano (MorattiAngelo)... Poi, venne scalzato, casualmente. I giornali che hanno dato botte di intercettazioni rispetto a quegli scandali sono sempre i soliti. Il Tiger Team tentò di entrare nel sito di Bridgestone per reperire i dati reali delle temperature delle gomme, se non ricordo male. All'epoca Ferrari aveva le Good Year, mi pare. E la Pirelli non era in formula uno. Poi venne spiato il principale candidato concorrente di Montezuma per la presidenza di confindustria. Sono due mondi molto legati, quelli di To-Mi, industrialmente parlando. Non immagini quanto.
  4. C'era solo un modo efficiente per farlo. Perché: - Bisognava cacciare Moggi e Giraudo. Sia perché già all'avvocato non piacevano, sia perché si stavano organizzando/allargando troppo bene, sia per evitare che in un futuro lontano AA potesse fare il presidente. - Bisognava evitare che M&G andassero a lavorare per altri (milan in particolare, sia perché c'erano dei contatti, sia perché pare che anche Galliani abbia avuto una sua parte nella vicenda, segno che sentiva tremare la terra sotto i piedi). Dovevano bruciarli definitivamente. - Bisognava restituire qualche favore al clan dei milanesi che tanto si erano adoperati telefonicamente (vedere Ricucci, Fazio, spionaggio promontezuma in confindustria, spionaggio proferrari, ecc, ecc, ecc), per il pattugliamento dell'impero. Uno dei favori poteva essere quello di permettergli di vincere agilmente 5 scudetti (piano Blanc), per cominciare. E con lo sponsor Pirelli sul petto. - Bisognava mandare la Juve in B per poterla smembrare e fare cassa, per delegittimare M&G, nonché per dare un avversario forte in meno all'Inter l'anno successivo e almeno per un altro paio d'anni ancora. Da qui l'idea di dargli un paio di campioni in grado di cambiare le sorti di qualunque squadra appena decente. - Bisognava avere la B e non la C, che avrebbe voluto dire un bagno di sangue. Lo scanadlo infatti è stato accompagnato passo passo dove loro volevano. (Ruperto, che non è nato ieri, durante l'udienza infatti si è assicurato che le cose fossero proprio come lui pensava. Tanto per non sbagliare... (Pozzetto cit.) ) (A torino il resto lo ha fatto Cobolli capopopolo che ha incanalato la tifoseria in una precisa direzione, con tanto di retromarce improvvise e altre cosette che è meglio non dire in questa sede). - Bisognava fare tutto in modo che sia i tifosi, sia alcuni membri della famiglia, sia gli azionisti di Exor e Juve, accettassero di buon grado la pena. Da qui la griglia su cui hanno messo M&G, con sotto il fuoco molto alimentato da loro. - Bisognava mettere una dirigenza nuova e incompetente per evitare che con qualche fico secco, nel giro di un paio d'anni qualche genio riuscisse a fare le nozze. L'Inter doveva vincere... E infatti hanno avuto ragione per un pelo, perché coi pochi campioni rimasti la Juve ha vinto contro l'Inter, e ha fatto fin da subito due buoni piazzamenti considerando che si arrivava dalla B. - Bisognava distrarre l'attenzione dallo scandalo di Milano, dove sotto sotto il clan dei torinesi è invischiato fino al collo. Infatti alcuni nomi hanno avuto molto a che fare con Torino (Rossi, Pistorio, ecc). - Bisognava forse vendicarsi di vecchie vicende personali, e dare l'esempio a tutti gli altri. E via così. Altri modi che potessero soddisfare tutte le esigenze non ce n'erano.
  5. Perché forse nei mesi precedenti hanno scambiato insieme delle idee, la Juve perdeva una partita dietro l'altra, fuori dallo stadio c'è stata qualche manifestazione, dentro lo stadio delle bombe carta per alcune settimane, e per la prima volta sono partiti cori anti-elkann "JE pezzo di emme!", ecc A quel punto avrà pensato che non c'era più nulla da fare. Manco il rientro di Bettega a sorpresa un po' di tempo prima era riuscito a risollevare la situazione. AA a quel punto si è giocato le sue carte.
  6. Ripeto, a Silvio è bastato aprire bocca una volta, senza nemmeno parlare di Milan, per avere i preliminari di Champions. Dimmi in questi 7 anni quante volte il gruppo, non la Juventus, si è difeso o ha mai messo in piedi una strategia di risposta a questo sistema. Mai. Perché? E poi, anche riguardo alla vicenda Conte e alla situazione generale del sistema, ti sei mai chiesto se per caso a JE non stia bene tutto com'è pur di non far brillare troppo l'operato del cugino? La butto lì...
  7. Ma scusa. Tu ti difendi e neghi tutto. E lo fai con tutte le forze che hai (giornali ecc). Poi se vedi che sei in difficoltà te la giochi diversamente e magari provi a patteggiare in qualche modo. Al massimo cambi strategia in appello, poi c'è ancora il concordato... Invece la scenetta tra Ruperto e Zaccone è stata degna dell'avanspettacolo. Ma qui non solo non hanno fatto nulla, ma non hanno fatto nulla manco dopo. 7 anni di niente. (a parte quel poco che ha messo in piedi AA) Vedi tu. A Silvio è bastato dire che mediaset avrebbe dovuto ridiscutere i diritti televisivi per andare ai preliminari di champions. E dire che ancora la vicenda Conte è stata illuminante.
  8. Semplicemente fatto il piano, all'Ifil o rispondevano picche, o non davano risposte, o prendevano tempo, e continuavano a buttare fango dai soliti megafoni. Infatti il progetto è cambiato più volte... Non a caso poi i soldi successivamente li hanno messi, visto che hanno dovuto ricapitalizzare, ma solo quando la Juve era passata di mano. E hanno fatto anche lo stadio.
  9. Per esempio c'è la telefonata tra Moggi e Giraudo del 05-10-2004, dove parlano dell'incontro avuto il giorno prima tra Giraudo e un dirigente di Exor (IFIL). Parlavano del piano, tra le altre cose, e Giraudo si è anche lamentato di come venivano trattati entrambi (M&G), e mise pure le dimissioni sul piatto come possibilità estrema... Sapevano entrambi benissimo da dove arrivava la cacca...
  10. E' una possibilità. Ma non si sa se gli scatti esistono. Anche se una volta Lapo disse che una delle cose che non gli tornavano di quella serata era che ci fosse un fotografo... Ma poi di quella vicenda non si è mai più parlato, è stato messo tutto a tacere (gli avranno consigliato così i vecchi), ed è iniziata ovunque una lunga fase di pubblicità positiva gratuita su quanto è bravo Lapo imprenditore, creativo, simpatico, pieno di charme, alla moda, ecc. (un caso?) (giornali e tv) Non sono mancate le prese per i fondelli, ma questo perché lui è un po' un tipo a pois, e ogni tanto ne combina qualcuna. Non è che si può nascere quadrati e morire rotondi. Ma di quella sera non se ne parla più da una vita. Di certo c'è che quelli hanno svuotato il computer di Corona dove c'erano molte foto delle sue solite attività. Poi boh...
  11. Considerando come anno di partenza il 1998, all'epoca AA aveva 22/23 anni, circa. Non era un erede dell'Impero, Giovanni Alberto era appena morto, e lui era lontanissimo da quello che è oggi, e da quello che Giraudo poteva pensare di fare in futuro con il club... Partendo dal presupposto che il passaggio della Juventus da una mano all'altra della famiglia non era stato indolore... A naso, mi sa che M&G erano dal lato sbagliato della famiglia.
  12. Silvio? E che c'entra? Favore? Boh... Bisogna vedere. Favore se gli scatti esistono e sono stati distrutti, non tanto favore se sono archiviati da qualche parte a mò di garanzia per altre attività tipo... In pegno per un'amicizia forzata, potremmo dire...
  13. Non è che non si pubblica, è che io personalmente non ce l'ho sottomano al momento. Magari se qualcuno che legge il topic ce l'ha e la vuole postare... Ma non capisco tutta questa foga di volerla vedere a tutti i costi. Anche perché se la si posta arriverebbe subito qualcuno che dice, "tutti potevano parlare con i designatori, ma bisogna anche vedere cosa si dice... (è un classico degli interisti questo, a dir la verità). E poi è una cosa assurda già alla base, perché un dirigente con chi dovrebbe parlare quando ha un problema, o quando deve segnalare qualcosa? Non parlo solo di sportello reclami (che pure serve), ma anche solo un problema logistico in relazione agli arbitri, o cose così... A chi mi devo rivolgere, se non al designatore/i? Solo in Italia potevano arrivare a questa ridicola supersega antiJuventina collettiva... Infatti nel 2006 per il popolo bue pubblicarono solo un'intercettazione dell'Inter, apposta, dove Bergamo chiedeva a Facchetti 2 biglietti. Proprio a voler dimostrare che invece le nostre erano davvero gravi, paragonate all'unica loro...
  14. Scusami, non rido di te. Rido perché... Ogni volta che arriviamo al punto vero della questione tutti i tifosi si fermano al punto in cui ti sei fermato tu. Calciopoli è stato il punto più virulento della curva, dato dal fatto che Gianni e Umberto non c'erano più, e mai avrebbero permesso una serie B. Ma il trend fangoso era quello da un po', e col senno del poi è stato determinante anche per Calciopoli, perché così tutti han potuto dire che i tanti sospetti degli anni prima erano fondati. No perché, a guardar bene, tutta la faccenda si svolge sempre dalla stessa parte della famiglia... Come mai?
  15. Allora vieni a Canossa, i veri motivi di calciopoli non si sanno. Probabilmente ce ne sono diversi. Una serie di ragioni che portano lì. Questo è quello che ancora non si è capito davvero. Ma dubbi sul mandante non se ne possono avere. E a questo andrebbe aggiunto anche il fatto più importante, ossia che il fango cominciò ad arrivare verso il club quando ancora l'avvocato era in vita, almeno dal 97-98 in poi. Viste le vicende ereditarie successive, qualche domanda il popolo gobbo dovrebbe porsela...
  16. Certo. Io odio Silvio, ma il fatto che la magistratura faccia politica invece di pensare alle cose serie mi sembra abbastanza assodato. Se facessero quello che dovrebbero, l'Italia sarebbe un posto migliore. Tronchetti mica sarebbe a piede libero, e non avrebbe una condanna come quella dopo tutto quello che è venuto fuori dal 2006 ad oggi, per dire...
  17. Infatti io credo che avrebbero fatto in modo di diventare almeno un forte socio di minoranza con un'Opa, perché Gheddafi già aveva un bel pacchetto e si poteva rinforzarlo, e poi avrebbero cercato di scendere a patti con Exor... Ma non ho mai capito in che termini avrebbero agito davvero. E' rimasto tutto incompiuto, quindi vai a sapere davvero...
  18. Concordo. La scalata non era cosa semplice, anche con l'aiuto di Gheddafi, perché l'unico modo, anche se detto in modo semplicistico e pasticciato, era emettere nuove azioni a camionate e comprarle, in modo da cambiare le proporzioni, o un'operazione tipo così... Dal punto di vista del nuovo proprietario non si può sapere, magari avrebbe messo soldi e fatto Stadio, Continassa, ecc, come anche no. Magari avrebbe comprato campioni, magari no. Senza un nome e senza un'idea precisa, si può parlare solo del nulla. La sostenibilità attuale è davvero apprezzabile, purtroppo il nostro è un campionato e un sistema di cacca. Peccato. Ma questa è un'altra storia ancora.
  19. 1 - Di sicuro c'è che non era la prima volta che andava in quell'appartamento. Ma girano voci che quella specifica sera ci fosse qualcuno con lui. 2 - La notizia partì da Torino. Gli altri media la ripresero (consenso implicito evidentemente), ma poi sparì, per riapparire con calma il giorno dopo in coda a tutti gli altri. Ora non chiedetemi i giorni e gli orari che è passato troppo tempo e non mi ricordo più... Altra cosa importante. E' probabile, anche su questo girano voci discordanti, che arrivò in ospedale con abbigliamento non propriamente "normale". Potrebbe anche essere una balla, anche se non è un fatto determinante. Quello che però è interessante, è che in effetti si è spesso parlato di un fotografo che quella sera potrebbe aver fatto qualche scatto, e qualcuno ha spesso tirato fuori il nome di Corona... (I giornali hanno accennato qualcosa inizialmente, poi hanno resettato parlando solo del tentativo di ricatto ala Fiat che Corona avrebbe fatto dopo, ossia l'Intervista con Patrizia ecc. ) Ma la cosa davvero davvero davvero interessante, è che nello scandalo Telecom ad un certo punto è venuto fuori che il Tiger Team, tra le tante magnifiche attività, ha anche svuotato il computer di Corona. Ergo, se dietro c'era Corona, e davvero esiste qualche scatto compromettente, indovina un po' chi ce l'ha? Poi boh... magari non c'è nulla. Certo però Lapo in più occasioni ha detto che di quella sera ci sono cose che non tornano. Ah saperlo...
  20. 27 OTT 2013 11:30 1. “CORRIERE” DELLE MIE TRAME: BAZOLI SBATTE AL MURO I FURBETTI DI VIA SOLFERINO - 2. “IO SAREI IL MAGGIOR RESPONSABILE DELLA CRISI DI RCS? PER SMENTIRE L’AFFERMAZIONE DI DELLA VALLE, CHE HA DAVVERO DELL’INCREDIBILE, BASTERÀ RICORDARE CHE L’ACQUISTO DELLA SPAGNOLA RECOLETOS, PER 1,1 MILIARDI DI EURO. UN FATTO DECISIVO ALL’ORIGINE DELLE DIFFICOLTÀ SUCCESSIVE DELLA RIZZOLI CHE FU DELIBERATO NEL FEBBRAIO 2007 DAL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DI ALLORA (CHE COMPRENDEVA ANCHE DELLA VALLE). E VISTA L’OPPOSIZIONE ALL’OPERAZIONE DELL’AD COLAO, FU FATTO FUORI E AL SUO POSTO ARRIVÒ PERRICONE, MANAGER SUGGERITO DA MONTEZEMOLO…” - 3. AMORALE DELLA FAVA: ATTENTO DELLA VALLE AD AFFERMARE CHE L’ERA BAZOLI AL ‘’CORRIERE” E’ TERMINATA. CI SONO TANTO FATTACCI, VEDI RECOLETOS, DA RACCONTARE - Giovanni Pons per La Repubblica Nello stato d'animo di Giovanni Bazoli, in questo momento, è difficile capire se prevalga la sorpresa, l'amarezza o l'indignazione. A botta calda, dopo aver letto le parole espresse sul suo conto da Diego Della Valle, in un'intervista a Repubblica di martedì scorso («Bazoli è il maggior responsabile, anche se non l'unico, della crisi aziendale di Rcs»), avrebbe voluto replicare in termini sferzanti, non potendo accettare che quelle parole, da lui definite incredibili, restassero senza risposta. Poi, a mente fredda e stando attento a non alimentare nuove polemiche, accetta comunque di rievocare alcuni fatti che sono stati al centro di molti dissidi nella storia della Rizzoli. «Per smentire l'affermazione di Della Valle, che ha davvero dell'incredibile, basterà ricordare che io non sono mai stato consigliere di Rcs Media Group. Ho fatto solo parte del patto di sindacato, come rappresentante di una piccola quota (circa l'1%) posseduta dalla Mittel». Si tratta comunque di una posizione importante nella stanza dei bottoni, che poi si è andata rafforzando con l'incorporazione della Comit, che possedeva il 5% di Rcs, nel gruppo Intesa. Da quel momento Bazoli ha potuto contare su una seconda sponda nel patto di sindacato, fornita da Corrado Passera, il manager che ha governato la Ca' de Sass per un decennio. Bazoli mette in relazione la sua presenza in Rcs anche con il rapporto instaurato con l'avvocato Agnelli a partire dall'intervento della Fiat nel lontano 1985. «Come presidente del Nuovo Banco Ambrosiano, che era nello stesso tempo proprietario del 40% della Rizzoli e il suo principale creditore, io mi impegnai a fondo per evitare il fallimento della società, che si trovava in amministrazione controllata. Ed ero riuscito a convincere Agnelli a intervenire ». Tuttavia, già allora Bazoli si trovò a toccare con mano le pressioni della politica sulla Rizzoli. Si scontrò infatti duramente con Craxi, a quel tempo presidente del Consiglio, che pretendeva di interferire nell'operazione. La difesa dell'indipendenza del Corriere dalla politica, racconta, ha rappresentato il faro che l'ha motivato e guidato nel percorso di tutti questi anni nella casa editrice. E che l'ha portato, in tempi più recenti, a opporsi per ben due volte alla nomina a direttore del Corriere, caldeggiata da grandi azionisti del patto, di giornalisti vicini all'entourage berlusconiano. A suo giudizio, la svolta mancata, che avrebbe potuto rivelarsi decisiva nella vita della Rizzoli, avvenne nel 2004, allorché la guida operativa della Rcs venne affidata a Vittorio Colao, giovane e brillante manager bresciano, proveniente da Vodafone. «Mi adoperai con altri azionisti per convincere Vittorio a venire in Rcs e poi lo difesi a oltranza». Ma, pressato e impedito ad operare da chi a vario titolo interferiva con il business editoriale, Colao fu costretto dopo meno di due anni a passare la mano. «Ebbene, chieda a Colao - dice Bazoli - chi lo difese e chi lo osteggiò! La perdita di Colao è stata una vera disgrazia per Rcs, perché sono convinto che con lui la Rizzoli avrebbe conosciuto una storia completamente diversa». In un recente articolo sulla carriera manageriale di Colao il quotidiano francese Les Echo ha indicato in Tronchetti Provera, Della Valle e Geronzi coloro che nel 2006 si sono coalizzati per la sua estromissione. Al posto di Colao arrivò Perricone, manager suggerito da Montezemolo, e in quel periodo si verificò, nel ricordo di Bazoli, un altro dei fatti decisivi che sono all'origine delle difficoltà successive della Rizzoli: l'acquisto della spagnola Recoletos, realizzato appena prima dello scoppio della grande crisi finanziaria. Come noto alle cronache fu un acquisto tutto per cassa (e con ampio ricorso alla leva finanziaria, con Intesa nella doppia veste di azionista e banca creditrice), per 1,1 miliardi di euro, deliberato nel febbraio 2007 dal consiglio di amministrazione di allora (che comprendeva anche Della Valle). In tempi più recenti, nella fase di piena crisi dell'editoria, Fiat e Mediobanca decisero nella primavera 2012 che occorreva imprimere una svolta: passo indietro degli azionisti dal consiglio di amministrazione e spazio agli indipendenti (per modo di dire, visto che ogni azionista indicava il suo). Della Valle protestò e ottenne di poter uscire dal patto anticipatamente, senza sottostare a tutti i vincoli che ne sarebbero derivati. Bazoli aveva mediato a suo favore e di questo, sottolinea oggi, il fondatore della Tod's gliene fu grato. Il risultato fu che alla guida della casa editrice, nel maggio 2012, arrivò da Microsoft un giovane manager, Pietro Scott Jovane, scelto da cacciatori di teste ma con l'imprimatur di John Elkann. Il cda, su proposta del nuovo ad, approvò un piano che comportava un aumento di capitale di 400 milioni. Un'operazione che Della Valle ha contrastato sino in fondo, sostenendo che la società avrebbe dovuto ottenere in via preliminare uno stralcio dei debiti e chiedere solo successivamente agli azionisti nuove risorse da destinare allo sviluppo. «A parte il fatto - replica Bazoli - che è un principio basilare del diritto che, quando una società è in crisi, i primi sacrifici devono essere a carico degli azionisti e solo seconda battuta dei creditori, una ristrutturazione del debito era già stata negoziata e concordata, assai faticosamente, tra la società e il gruppo di banche creditrici. Se non fosse stato approvato l'aumento di capitale, sarebbe saltata anche la ristrutturazione del debito, e ciò avrebbe impedito la continuità aziendale». L'aumento di capitale è stato approvato, poi, dall'assemblea grazie al voto decisivo di Giuseppe Rotelli, che in quel momento era il primo azionista della società. «Fu l'ultima decisione che Rotelli prese, pur avendo già deciso di non sottoscrivere e quindi di accettare una forte diluizione, negli ultimi giorni di vita. Se solo si fosse astenuto, la capitalizzazione sarebbe naufragata e Rcs sarebbe inevitabilmente finita in procedura concorsuale, con tutti gli effetti disastrosi che ne sarebbero derivati». Della Valle, prima di decidere se sottoscrivere o meno la sua quota, chiamò Bazoli. «Se mi chiedi cosa fare, ti rispondo che non sono in grado di darti alcun consiglio», racconta Bazoli. «E lui mi rispose: "No, non te lo chiedo". Poi non ci siamo più visti né sentiti. E la verità è che da quel momento - Francesco Merloni mi è testimone - io mi sono adoperato affinché nessuno degli azionisti, compresi quelli fuori patto, fosse emarginato». A luglio il blitz della Fiat sui diritti inoptati Rcs comporta il raddoppio della quota di Torino, fino al 20,5%. Della Valle, colto alla sprovvista, accusa il colpo ma non vuole lasciare campo libero agli Agnelli, e mette sul piatto altri 40 milioni per conservare il suo 9%. «Prima di conoscere l'iniziativa della Fiat, arrivata inattesa sia per me che per Mediobanca, mi ero esercitato a verificare se al di fuori dell'azionariato si potesse individuare in Italia un soggetto imprenditoriale dotato delle risorse patrimoniali e delle qualità professionali e di indipendenza necessarie per assumere il ruolo di azionista di riferimento di Rcs. Non avendolo individuato, avevo maturato l'idea che forse l'uomo giusto avrebbe potuto essere Giuseppe Rotelli, che aveva un genuino e fortissimo interesse per l'editoria; ma la malattia ha preso il sopravvento. Ciò detto, giudico positivamente il gesto della Fiat, quale elemento di stabilizzazione dell'azienda». A settembre Elkann cerca di riannodare i fili del patto di sindacato, lo vuole rendere più leggero, solo di consultazione e non di voto, ma si scontra con l'intransigenza di Mediobanca e Unipol. Il vecchio patto si scioglie e Della Valle canta vittoria annunciando che l'era Bazoli al Corriere è finita. «Per quanto mi riguarda, avrei visto con favore un patto leggero che servisse a offrire a tutti gli azionisti - come giustamente raccomandava Giampiero Pesenti - la possibilità di continuare a dare un apporto costruttivo alla vita dell'azienda. Tuttavia, avendo preso atto di alcune indisponibilità dichiarate, ho condiviso l'idea dello scioglimento, tenendo anche in considerazione il fatto che il mercato oggi apprezza il ripudio dei patti, che sono considerati espressione del cosiddetto e deprecato "capitalismo di relazione". Su questo tema avrei molto da dire, ma non è questa la sede adatta». Solo con il tempo si capirà se l'era Bazoli al Corriere è veramente terminata. http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/1-corriere-delle-mie-trame-bazoli-sbatte-al-muro-i-furbetti-di-via-solferino2-65353.htm
  21. 28 OTT 2013 15:41 FIAT SGONFIATA - FORMIGLI E LA RAI ASSOLTI IN APPELLO DALL’ACCUSA DI AVER DIFFAMATO LA FIAT: IN PRIMO GRADO ERANO STATI CONDANNATI A VERSARE 7 MILIONI La Corte di appello di Torino ha assolto Corrado Formigli e la Rai dall'accusa di aver diffamato la Fiat per un servizio sull'Alfa Mito trasmesso ad “Annozero” il 2 dicembre 2010 in cui si faceva una comparazione tra le performance dell'Alfa MiTo e quelle di altre auto della stessa categoria… (ANSA) - La Corte di appello di Torino ha assolto Corrado Formigli e la Rai dall'accusa di aver diffamato la Fiat per un servizio sull'Alfa Mito trasmesso ad Annozero il 2 dicembre 2010. Lo annuncia Formigli su Twitter. In primo grado il giornalista e la Rai erano stati condannati a pagare 5 milioni alla Fiat più 2 mln per la pubblicazione della sentenza. Nel servizio Formigli, oggi conduttore di Piazzapulita su La7, faceva una comparazione tra le performance dell'Alfa MiTo e quelle di altre auto della stessa categoria. Mi spiace, ma ricordo quel servizio, era una schifezza. Complimenti al Tribunale... Una volta che il gruppo aveva ragione, sono riusciti a decidere il contrario. Ma che si diano alla macchia invece di occuparsi di legge.
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