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totojuve ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
La toccante lettera di Rizzoli in memoria di Luca Colosimo 12 marzo 2015 14:14 - Francesco Gregorace Nicola Rizzoli si è sempre distinto nel mondo del calcio, sia per la sua enorme bravura sul terreno di gioco come arbitro, sia per la sua grande umanità fuori dal terreno di gioco. Anche in occasione della morte del collega Luca Colosimo, non ha perso l’occasione di distinguersi, condividendo sul proprio profilo Facebook la lettera di Cristiano Carriero, firma de ‘ilgiornaledigitale.it': La morte di Luca Colosimo, arbitro di Lega Pro, può e deve essere l’occasione per fermarci un attimo a riflettere sul valore delle passioni “Non è il critico che conta; non colui che sottolinea come l’uomo forte sia caduto, o dove colui che doveva fare avrebbe potuto fare meglio. Il credito appartiene a colui che scende veramente nell’arena, la cui faccia è macchiata dalla polvere, dal sudore e dal sangue; colui che combatte coraggiosamente, che sbaglia, che manca l’obiettivo ripetutamente, perché non esiste sforzo senza errore e fallimento; a chi si sforza veramente di fare ciò che deve; chi conosce il grande entusiasmo, la grande devozione; chi si spende per una nobile causa; colui che nel migliore dei casi conosce il trionfo del grande risultato, e nel peggiore, se fallisce, almeno fallisce osando molto, cosicché il suo posto non sarà mai insieme alle anime timide e fredde che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta”.(Theodore Roosevelt – Cittadinanza in una Repubblica) Quando andiamo in giro per la città la gente dice di noi “Quello è L’arbitro” siete orgogliosi di questa definizione? Vi piace? Se vi piace allora siamo qui per lo stesso motivo. Queste parole, pronunciate qualche settimana fa da Domenico Celi, arbitro di Serie A attualmente fermo per infortunio, durante la visita alla sezione di Jesi, ci torneranno utili nel corso di questo articolo. Un arbitro, infatti, è tale dentro e fuori dal campo. Essere arbitro vuol dire portare con sé alcuni valori come il rispetto delle regole, la correttezza, la puntualità e la dedizione. Certo non potevamo pensare che si potesse essere arbitri anche nel tragico momento in cui arriva la morte. È successo a Luca Colosimo domenica scorsa in un maledetto incidente di cui si è ampiamente parlato sui giornali. Luca tornava da Ferrara, dove era andato ad arbitrare. Ma in pochi sanno dove lavorava Luca. O cosa aveva studiato. Tutti sanno però che Luca era un arbitro. È il destino che porta con sé quella divisa, e se la indossi con orgoglio nessuno potrà mai togliertela di dosso, neanche la morte. Si è detto di tutto, di bello, su Luca. Sarebbe persino ridondante tornarci su. Si è detto che non si può morire inseguendo una passione, ma non è vero. Si muore, purtroppo, facendo paracadutismo, arrampicata, andando in bicicletta, persino giocando a pallone. Di passioni si vive, di passioni si può anche morire. Quello che non si può sopportare sono i luoghi comuni, le verità che vengono fuori solo quando succedono le tragedie. Gli arbitri viaggiano da soli, in molti casi ad orari improbabili, la mattina presto o la sera tardi, dopo una giornata che ti logora fisicamente ma soprattutto psicologicamente. Spesso le madri chiamano e chiedono se va tutto bene. E gli arbitri rispondo “certo mamma, cosa vuoi che succeda, tra poco arrivo”. Molti tifosi pensano che viaggino in business class o in taxi e invece sono gli arbitri che guidano, gli arbitri che rischiano di addormentarsi, perché l’adrenalina l’hanno lasciata tutta in campo. Non si può aspettare la morte per ricevere un applauso o una parola di incoraggiamento. Perché Luca, domenica, sarà stato insultato come tutti gli arbitri, su tutti i campi, per un fischio sbagliato o poco gradito. Magari qualcuno gli avrà “ironicamente” augurato di schiantarsi con la macchina al ritorno perché, in fondo, “fa parte del gioco, noi mica lo pensiamo davvero”. È colpa del destino, sia chiaro, ma voglio solo capire se dal prossimo fine settimana torneremo ad augurare la morte a ragazzini di 16 anni, rei di non aver fatto baldoria con i loro coetanei per andare a dormire presto, “perché domani ho la partita dei giovanissimi”. Perché è con questa cultura, con questa ipocrisia, con questi pensieri che ogni santa domenica un arbitro si confronta tornando a casa. Pensando e riflettendo sui propri errori, aggiungendo preoccupazione e tensione alla stanchezza, in uno sport che a volte ti logora, anche se lo ami da morire. E lo vivi, come giusto che sia, come la passione più grande che hai. Tanto da morire con il borsone nel portabagagli e con la divisa ancora sudata. Allora, se non vogliamo che sia l’ipocrisia a vincere, e se davvero vogliamo onorare Luca facciamo un applauso al prossimo arbitro che ci troviamo davanti. Magari quello che sta arbitrando la partita di vostro figlio e che forse è più giovane di lui. Rispettatelo quando fa un errore, criticatelo senza insultarlo, mettendo da parte le mamme, le sorelle, le malattie. Godetevi la partita e fate un respiro, pensando a tutte le volte che avete ferito l’anima di ragazzi forti, ma pur sempre umani. Fatelo per Luca, almeno per una domenica. -
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La difesa con Barzagli è quasi insuperabile. Ma se si vuole passare ad alti livelli internazionali bisognerà migliorare l'organico. In Germania si va con un esiguo vantaggio. Speramolo! (cit.) -
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totojuve ha risposto al topic di CRAZEOLOGY in Calciopoli (Farsopoli)
Agnelli attacca: “Lega debole, dalla Figc vogliamo 443 milioni” Andrea Agnelli, presidente dellaJuventus, non molla, anzi raddoppia. Dopo mesi e mesi di silenzi e dribbling sulla guerra al ‘palazzo’, il numero uno bianconero fa il punto della situazione dalle colonne del giornale tedesco ‘Die Zelt’. Nemico giurato del nuovo corso targato Tavecchio-Lotito, Agnelli non le manda a dire: “Da noi non succede nulla senza l’Assemblea dei Presidenti. La Lega è debole. Questo porta ad una situazione meno trasparente e a conflitti di interesse. Con poche eccezioni – sottolinea – i presidenti hanno 60-70 anni”. Il caso Parma, secondo Agnelli, è solo la punta dell’iceberg di un sistema ormai allo sbando e che non sarà salvato dalle riforme promesse dal nuovo presidente federale: Ci sono pochi quarantenni. E il caso del Parma è solo la punta dell’iceberg: il fatto che un club possa arrivare fino a questo punto è frutto della cattiva gestione del calcio italiano. Non mi preoccupa quello che l’Italia pensa dell’Italia – rivela – , mi preoccupa tanto quello che gli altri pensano di noi, con i relativi danni all’immagine dovuta ai vari scandali. Il modello da seguire, secondo il presidente della Juve, è quello della Premier League: un pensiero condiviso anche da James Pallotta, presidente della Roma e “alleato” dei bianconeri. Secondo me la Serie A in Italia dovrebbe essere gestita come la Premier League in Inghilterra, da persone che portano avanti l’intera Lega come prodotto con una strategia per lo sviluppo e l’esportazione del nostro calcio. In James Pallotta, il presidente della Roma, abbiamo trovato un alleato. Investitori stranieri in altri club? Non importa da dove arrivino gli investimenti – prosegue – , ma posso assicurare che la Juve resterà italiana. Dopo tre scudetti consecutivi, l’obiettivo di Agnelli è quello di riportare la Juventus nell’olimpo del calcio europeo e mondiale: In questo momento ci sono quattro squadre che non hanno concorrenti in termini di fatturato: Real Madrid, Manchester United, Bayern Monaco e Barcellona. Sono seguiti da PSG e Manchester City, che però operano un doping finanziario, con i quali non posso concorrere. Se tolgo questi due club dalla classifica la Juventus sale all’ottavo posto. Il mio obiettivo è raggiungere il quinto posto in tre, quattro anni. Infine due battute veloci sulla prossima sfida contro il Borussia Dortmund e su Calciopoli: Siamo la Juventus. Dobbiamo vincere ogni partita. Calciopoli? Abbiamo presentato una domanda di risarcimento alla Figc di 443 milioni. Aspettiamo l’udienza. [JUVEMANIA.it] -
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Soprattutto con il tuo avatar classico. -
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11 marzo 2015 Russia: prende a calci un ragazzino, licenziato il "peggior allenatore dell'anno" Immagini shock in un video che arriva dalla Russia e sta facendo il giro del web 12:23 - Si chiama Valentin Pavlov e grazie al video che vedete qui sotto è stato eletto dal web come "peggior allenatore dell'anno". Il signore in questione è il mister di una squadra di calcio giovanile russa e le immagini, che si riferiscono alla partita tra Lokomotiv e Brateevo Mosca, lo mostrano mentre richiama un suo giocatore (di soli 7 anni) e gli rifila un calcione facendolo volare gambe all'aria. In pochissimo tempo il video ha fatto il giro del web, facendo urlare allo scandalo gli appassionati di calcio e non solo. Pavlov, che si è scusato dicendo che voleva solo mostrare al ragazzino come si calcia, è stato licenziato. -
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Dico la verità: mi sono emozionato quando Barzagli, mentre aspettava di entrare in campo, aveva gli occhi lucidi. -
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Insomma, ci vogliono regalare proprio il campionato. Stasera bisognerà chiudere il discorso scudetto per poi concentrare l'attenzione sulle coppe. -
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Fondo pro-Parma: il voto contro della Juve e la guerra su cifre e cause del crac I club di serie A spaccati sul piano Tavecchio (che alla fine passa). Stanziati 5 milioni, ma in assemblea c'è chi chiede conto alla Figc Non è stata una mattinata semplice quella trascorsa nella sala assemblea della Lega di Serie A. Chi ha assistito racconta di toni concitati e voci che si sono più volte alzate. Non fronti contrapposti, perché sulla scelta politica di aiutare il Parma la maggioranza era sufficientemente compatta e numerosa, ma una serie di posizioni e sfumature che ha finito col riproporre uno schema consueto dalle parti di via Rosellini. Se il presidente Tavecchio ha potuto mettersi in macchina a inizio pomeriggio in direzione Collecchio con un tasca proposte da lui stesso definite "ragionevoli" è perché la voglia di non consegnarsi a un finale a 19 squadre era prevalente e le pressioni di Sky e del Coni avevano fatto breccia anche nei più riottosi. E' nata così la votazione con 16 sì, un solo contrario (Cesena) e 3 astenuti (Napoli, Parma e Sassuolo) alla prima delibera, quella sull'impegno della Lega a farsi carico della situazione del Parma fino al termine del campionato. Poi, però, è stato il momento di parlare di cifre e intorno alla quantificazione dei 5 milioni e al giudizio su quanto accaduto in questi mesi le voci in contrasto si sono moltiplicate. Non solo la Juventus si è dissociata, votando contro, ma altri club hanno chiesto apertamente conto a Tavecchio e alla Figc dell'operato degli ultimi sei mesi. Caos Parma, la Lega trova 5 milioni per finire la stagione: vengono dal fondo multe Se davvero la Covisoc in almeno tre occasioni nel 2014 aveva segnalato la situazione problematica dei conti del club di Ghirardi, perché nessuno è intervenuto? Come ha esercitato i propri poteri la Figc? Chi ha ricevuto, letto e considerato le relazioni dell'organo di controllo dei bilanci? Quesiti posti con forza da De Laurentiis, Lugaresi e Marino oltre che da Andrea Agnelli e che non hanno ricevuto una risposta adeguata. Si aspettavano, come del resto molti al di fuori di quella sala, una prima presa di coscienza di cosa non ha funzionato per cominciare a delineare un percorso di riforma del sistema e, invece, hanno dovuto incassare un poco gradito silenzio sul tema. In assemblea non si è consumata una rivincita delle battaglie politiche estive, ma i toni non sono stati morbidi. E, soprattutto, una parte dei presidenti non ha accettato la posizione delle 'colombe', espressa in maniera diretta da Preziosi prima di salire in sala assemblea: "Mi sembra di assistere alla caccia al colpevole, al sistema e a quelli che nel passato hanno contribuito a questa situazione ma non è così che si risolve il problema. Non buttiamo fango su questo mondo che non è così brutto visto che dà da mangiare a tanti ed è la seconda industria d'Italia". Tesi condivisa anche da altri presidenti e sulla quale la discussione si è accesa. Poi c'è stata la questione delle cifre. L'idea di attingere al fondo delle multe, che per statuto è destinata a scopi solidaristici e fin qui era stato usato per sostenere progetti di promozione, non è dispiaciuta; Tavecchio aveva anticipato di non voler ricorrere all'autotassazione dei club (Panorama ne aveva scritto lo scorso 4 marzo) e la soluzione va in questa direzione anche se è evidente che si opera ai limiti del regolamento creando un precedente pericoloso. Sulla quantificazione, però, si è consumato un secondo scontro perché alcune società, Juventus in testa, hanno fatto presente che l'udienza davanti al Tribunale fallimentare del 19 marzo potrebbe disegnare uno scenario diverso da quello immaginato. Perché scrivere una cifra, dunque, prima che il giudice la certifichi? Un'obiezione che non ha fatto breccia anche se il presidente Beretta, con una certa dose di equilibrismo, alla fine ha parlato di generica "disponibilità" ad intevenire e con dei limiti "qualora ci siano gli estremi per proseguire nell'esercizio" e con "risorse limitate". Ufficialmente "senza esprimersi sulla cifra" che, però, Tavecchio ha voluto votata a maggioranza con 3 no (Juventus, Napoli e Cesena) e 2 astenute (Roma e Sassuolo). [Panorama.it] -
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Mi sa tanto che, dopo la supercoppa, anche la coppitalia è andata. La vedo dura nel ritorno in Germania con questo atteggiamento della squadra. e continua a non girare una lira -
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Senza buonuscita e pensione, però! -
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Delibera? La consuetudine fa legge. Il nostro amico fa la guardia notturna della riva sin dal 2006. I post dalle 24:00 alle 6 sono tutti abusivi. -
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In qualche modo chi fa il presidente della Juventus deve avere delle competenze. ADP è stato un grande calciatore, ma queste competenze le ha? Secondo me, uno non può improvvisarsi e assumere incarichi di certo spessore. Certo, un presidente deve saperne di bilancio e Del Piero nella sua carriera l'aspetto finanziario l'ha sempre curato e bene -
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Gli faremo una multa. Da quando siamo qua, il turno di notte è stato tuo. -
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Sono loro che hanno il match-point, i nostri avversari. -
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Peccato! Comunque, va bene lo stesso. -
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Speramolo! (citaz.) -
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Domenica 01 marzo 2015 Juventus e Iodice: «Figc in tribunale» Il dg dell'Ischia: «Vado in procura e al Coni». I bianconeri riaprono il caso Marotta-Lotito ROMA - Il presidente Tavecchio ha comunicato venerdì di aver avocato a sé le deleghe per le riforme, togliendole a Claudio Lotito: ma il corto circuito tra la Figc e Lotito produce ancora bufera. Nella mattinata di venerdì il presidente della Lazio aveva querelato Pino Iodice, l'uomo che ha reso pubblica la famosa telefonata. "Clausola compromissoria? Se vieni denunciato non serve deroga, si va in automatico alla giustizia ordinaria". Questa la risposta del presidente federale. Poi lo stesso Iodice ha fatto sapere di non aver mai denunciato Lotito, ma di aver solo risposto ad una convocazione della Procura di Napoli. In serata. il chiarimento della Figc: Lotito in realtà la deroga l'aveva chiesta e ottenuta, e la cosa trovava conforto nei legali del presidente della Lazio. EFFETTI - Ma si è aperto di nuovo il caso: il dg dell'Ischia Iodice ha parlato senza mezzi termini: "Sto preparando un esposto: chi non rispetta le regole deve andare a casa. Prima sento dire che a Lotito non serviva la clausola compromissoria e poi che gliela hanno data". La Federazione fa sapere che Tavecchio ha la delega sulla questione. E qui si innesta la Juve, di nuovo furiosa in queste ore, per la vicenda che a settembre coinvolse il dg Marotta e il presidente Lotito: stesso percorso ma disparità di trattamento evidente, dicono dai bianconeri. Marotta chiese la deroga alla clausola compromissoria, il no arrivò il 1' dicembre, due mesi dopo. Nello stesso giorno in cui informarono la Juve anche del termine del processo sportivo con il patteggiamento di Lotito e della Lazio. La Juve chiese la delibera del consiglio in cui al presidente veniva affidata la delega per la clausola compromissoria: a ieri non è mai arrivato nulla. E ADESSO - Anche Marotta voleva agire al di fuori della giustizia sportiva per diffamazione, esattamente come Lotito nei confronti di Iodice, ma al dg bianconero venne detto no in quando si era esaurito il percorso sportivo. Mentre lo stesso soggetto, Lotito, viene autorizzato con una pendenza sportiva ancora in corso per le considerazioni offensive nei confronti dei tesserato Abodi e Nicchi. Infine, delega o no, che un consigliere federale riceva la deroga direttamente dal presidente, non è il massimo del rigore procedurale: un passaggio in consiglio era quantomeno opportuno. Insomma: Iodice va avanti in tutte le sedi, la Juve è decisa a denunciare Figc e Lotito. Ma la Federcalcio si sente in una botte di ferro. -
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Oggi, dopo l'ennesima sconfitta, i giocatori del Catania sono stati chiamati sotto la curva per chiedere scusa ai tifosi, in ginocchio. PUHAHH -
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Ti meraviglieresti? -
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IL PUNTO Sotto la lente - Discrepanze 27.02.2015 01:00 di Carmen Vanetti Twitter: @@carmenvanetti1 © foto di Stefano Porta/PhotoViews (Gli indagati) “si associavano fra loro e con altre persone in corso di identificazione, avendo già nel passato condizionato l’esito di campionati di calcio di serie A, con particolare riguardo a quello del 1999/2000, che fu sostanzialmente condizionato sino alla penultima giornata (quando si giocò Juventus-Parma, diretto da Massimo De Santis e terminato con il risultato di 1-0, e non riuscendo nell’intento di garantire alla Juventus la vittoria finale, in quanto gli accordi illeciti già stabiliti vennero compromessi dal clamore suscitato dall’arbitraggio apertamente favorevole alla squadra torinese da parte di De Santis). Così l’atto di chiusura indagini, firmato il 6 aprile 2007 dai pm Beatrice e Narducci. Ciò fa risalire la genesi di Calciopoli addirittura al campionato 1999/2000, l’anno dello scudetto annegato nella piscina di Perugia (e finito poi alla Lazio): era il 14 maggio 2000. E l’arbitro era Pierluigi Collina, il fischietto, di fede laziale, che si intratteneva con Galliani nel ristorante, chiuso per turno, di Meani (e che ci parlava pure al telefono): quello tanto gradito da Facchetti e che ‘se sbaglia lui nessuno dice un c****’, parola di Carraro. Per la partita decisiva il sorteggio designò proprio lui. Ma, a quanto pare, a determinare il risultato dell’ultima giornata, assieme all’in-criticabile arbitraggio del calvo direttore di gara, fu anche il sentimento popolare, cioè quella vox populi, quelle chiacchiere da bar suscitate dal goal annullato al gialloblu Cannavaro in Juve-Parma dell’8 maggio 2005 (terminata poi appunto 1-0). Chiacchiere da bar che avevano disturbato, inquinato oserei dire, le settimane precedenti la gara, che erano sfociate in una marcia dei tifosi laziali sotto la Figc (con annessa guerriglia) e che avevano particolarmente amareggiato Luciano Moggi che, a gara conclusa e scudetto annegato, avrebbe così commentato: "Quelli che mi attribuivano poteri straordinari sanno benissimo che quei poteri io non li ho ma fanno per condizionare e questa è la cosa brutta che mi ha fatto veramente male. Non vorrei dilungarmi ancora su questo argomento perché credo che la coscienza delle persone possa parlare da sola. Io sono convinto che il tempo è galantuomo e un giorno parlerà". E in effetti il tempo, tirato per la giacchetta, sta ancora gridando forte la verità. Quel giorno a Perugia pioveva forte sul Curi, non una semplice pioggerellina primaverile ma un nubifragio, quasi una prova di diluvio universale: la partita non ebbe niente di regolare, né il campo di gioco su cui il pallone non rimbalzava né la chilometrica sospensione, 82’, un record pressoché imbattibile. Un’altra stranezza il misterioso colloquio telefonico tra Collina e un ignoto interlocutore. Così, a posteriori, nel 2011, si rammaricava Moggi: "La Juve avrebbe dovuto andarsene, invece siamo rimasti lì alla mercé di chi decideva e quando siamo scesi in campo non c'eravamo più. Collina? Sicuramente parlò al telefono con qualcuno: di chi si trattasse, non lo sapremo mai. Dico solo che da regolamento la sospensione non può durare più di 45 minuti: Collina invece aspettò quasi il doppio". E ci sono altre testimonianze inquietanti, per esempio quella del presidente del Perugia Gaucci: "Prima della partita minacciai i miei giocatori che se non avessero battuto la Juventus, io sarei dovuto scappare da Roma, ma loro se ne sarebbero andati per 3 mesi in Cina in tournée. E al designatore durante il diluvio dissi: sia chiaro che se sospendete questa partita, io non la gioco mai più". Dichiarazioni confermate da Olive, capitano degli umbri, che ricordava come l'anno precedente, quando avevano consegnato lo scudetto al Milan a discapito della Lazio, fossero stati "sbattuti in Giappone e non avessero nemmeno ricevuto il premio salvezza". La conclusione fu che una partita che mai si sarebbe dovuta giocare fu invece portata a termine e il goal di Calori "fece giustizia", per dirla col sentimento popolare e con i pm di Napoli. Collina avrebbe neutralizzato i malefici effetti dell'associazione a delinquere capeggiata da Luciano Moggi e che si avvaleva dei servigi, seppure a intermittenza, di Massimo De Santis. Che la partita non fosse da disputare è evidenziato chiaramente dalle immagini (GUARDA QUI) che evidenziano come il pallone non rimbalzasse proprio, come previsto invece dal regolamento (del calcio non della pallanuoto). Ma a Collina, a prescindere e vieppiù nella veste di raddrizzatore di torti, non si poté dire nulla. Come però sarebbero dovute andare le cose ce lo ha mostrato Rocchi sabato sera a Genova. Sorvoliamo sul fatto che a Genova si sia dovuta rimandare una partita per mezzo pomeriggio di pioggia, seppure intensa: sono le condizioni del calcio italiano dove non si è in condizione di proteggere adeguatamente i terreni di gioco almeno coi teloni, visto che i club non hanno i soldi per pagare le operazioni di rifacimento del sottofondo e di drenaggio. Ma questa è la situazione e Gianluca Rocchi ne ha preso atto e ha rimandato tutti a casa, dopo l'ispezione documentata dalle immagini (GUARDA QUI). Come si vede, la situazione a Genova sembra addirittura meno grave che a Perugia. Ma Rocchi non aveva torti da raddrizzare, doveva solo arbitrare una partita di calcio garantendone il regolare svolgimento. Sempre parlando di calcio ovviamente, non di pallanuoto. Un'altra discrepanza, che sottolinea l'unicità del fenomeno Calciopoli, è quella originata da un episodio che oggi ha fatto capolino sul web. Lo spunto è arrivato dalla designazione di Daniele Orsato quale arbitro per l'attesissima Roma-Juventus: quell'Orsato che il 18 ottobre 2013, dopo Roma-Napoli (vinta dai giallorossi), era stato visto (e immortalato) lasciare lo stadio con un borsone della Roma. Ora, tanto per fare chiarezza, nessuno pensa che fosse pieno dei Rolex di sensiana memoria e tantomeno è mia intenzione fare della dietrologia o cercare alibi per eventuali passi falsi, la Juventus è abituata a lasciar parlare il campo (preferibilmente con un fondo erboso e non la piscina perugina o la porcilaia di Istanbul): certamente il borsone conteneva magliette, divise e gadget similari, quelli di cui non è raro, da sempre, che la squadra ospitante faccia omaggio ai direttori di gara al termine dell'incontro. Giova però rilevare che, su poche magliette omaggiate a De Santis (nonché ad assistenti, quarto uomo e osservatore) dopo Lecce-Juve, in Calciopoli si è costruita una cupola e si è formalizzata un'accusa che, Narducci dixit, fa pensare "all'articolo 1 della legge Anselmi che fu pensata per la P2" ma anche "ai profili di un'associazione di tipo mafioso". Sono queste solo due pillole, ispirate da altrettanti dettagli di cronaca, che dimostrano come in Calciopoli, sin dall'embrione per arrivare agli sviluppi processuali, le regole e le prassi siano sempre state forzate e asservite a dimostrare un teorema che esisteva solo nella mente di chi aveva bisogno di togliere dalla circolazione la Juve che vinceva sempre (con la conseguenza che poi la gente si allontanava, Petrucci dixit) e soprattutto la Triade, un modello di efficienza e competenza che per chiunque altro era impossibile anche solo da avvicinare. Con tutto il groviglio di alleanze sotterranee che l'extracalcio forniva. Però "chi sarebbe arrivato dopo avrebbe fatto rimpiangere il passato", disse Giraudo. E le vicende presenti del nostro calcio non fanno che confermare questa triste profezia -
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Avete sentito? Pare che stiano cercando di coinvolgere la Juve nella faccenda lotito. E ti pareva? -
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Quanta saggezza! Da buon vecchio juventino! -
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totojuve ha risposto al topic di franca1000 in Calciopoli (Farsopoli)
Secondo me, è dovuto al calo di rendimento di Pogba e...... del mister. Poi, in occasione del gol tedesco, si è trattato di mera sfortuna. -
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E' zwvtreas ma la mia tastiera non lo scrive proprio