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totojuve

Tifoso Juventus
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  1. Buona Pasqua anche a te e alle tue bambine [mi pare che hai parlato, qualche volta, di bambine].
  2. Roma-Napoli, striscioni in curva Sud contro la madre di Ciro Esposito La mamma del tifoso partenopeo ucciso l’anno scorso accusata di lucrare sulla morte del figlio. I legali della famiglia: «Punire i responsabili» di Redazione Rona Online ROMA «Che cosa triste... Lucri sul funerale con libri e interviste»; «Che chi piange un figlio con dolore e moralità e chi ne fa un business senza dignità. Signora De Falchi onore a te»; «Dopo il libro, il film». Sono questi i tre striscioni espositi dagli ultrà giallorossi in curva Sud durante la partita di sabato 4 aprile allo Stadio Olimpico. Tutti e tre rivolti alla mamma di Ciro Esposito, Antonella Leardi (anche se non è nominata direttamente), che ha scritto un libro, «Ciro vive», sulla storia del figlio ferito a morte a colpi di pistola il 3 maggio 2014 prima della finale di Coppia Italia fra Napoli e Fiorentina. A sparare era stato Daniele De Santis, ultrà della Roma e simpatizzante dell’estrema destra capitolina. «Ho visto la partita in tv, sono stata ferita da quelle parole orribili, mi auguro che Dio cambi i cuori di chi ha scritto quelle cose» è stato il commento di Antonella Leardi. E poi: «Non sanno cosa significa perdere un figlio e vedersi stravolta la vita. Mi rivolgo ancora una volta ai tifosi non perché ho da giustificarmi, ma perché il libro è un messaggio d’amore che dovrebbero leggere tutti i tifosi. Io andrò avanti per loro perché ci sia un calcio pulito, nonostante il dolore che mi hanno procurato continuerò ad andare avanti». Partita che non doveva essere giocata
  3. Ormai, tutte le decisioni a favore della Juve sono sospette. Che vadano a fare in c.!
  4. Nicchi sta agli arbitri indagati come la Juve sta alla Triade Mi pare che questa proporzione ci sia.
  5. Già, l'AIA, una grande famiglia! E con qualche figlio di p. dentro.
  6. Ieri allo JS mancavano solo i fiori ad accogliere il presidente della federazione delle banane?
  7. Stanno rovinando lo stadio. E ancora non è entrato il coltivatore di banane
  8. Li hanno già tolti? Hai letto la notizia da qualche parte?
  9. Quella di mercoledi allo JS va vista. Se non altro per vedere l'accoglienza al capomafia presidente della figgiccì. Io voglio proprio vedere se farà togliere i simboli degli scudi.
  10. Quelli che vengono etichettati come giornalisti parlano di disfatta della difesa juventina. Ma come puoi difendere con quel centrocampo?
  11. Minacce di morte, Certo che i colljoni non mancano!
  12. Tutte le volte che JE apre la bocca è meglio che stia zitto.
  13. La descrizione è perfetta, solo che io non capisco a quali altri ricorsi si fa riferimento
  14. Sotto la lente - Calciopoli: la parola passa alle motivazioni 27.03.2015 01:40 di Carmen Vanetti Twitter: @@carmenvanetti1 "Qualcuno doveva aver calunniato Joseph K. perché, senza che avesse fatto nulla di male, una mattina fu arrestato". E' l'incipit de "Il processo" di Kafka, un libro che Luciano Moggi, nel suo 'Il pallone lo porto io", dice di aver iniziato a conoscere ed apprezzare dopo Calciopoli, per i risvolti surreali che accomunano le due vicende. E il giudizio della Cassazione, che è, pardon, dovrebbe essere il supremo giudice di legittimità dell'ordinamento giudiziario italiano, non fa che rendere ancora più surreale l'intera vicenda. Almeno per il momento. E' infatti chiaro che per comprendere a fondo quali siano state le ragionate pronunce della Cassazione occorrerà attendere le motivazioni, perché dal dispositivo due sono i fatti espliciti: - l'assoluzione di Moggi dei reati sportivi di cui ai capi B e M, rispettivamente relativi a Udinese-Brescia (1-2), arbitrata da Dattilo, ora assolto (la famosa partita dell'espulsione di Jankulovski, su segnalazione dell'assistente Camerota) e a Juventus- Milan 0-0, arbitrata da Bertini, anch'egli ora assolto. - l'annullamento del reato di associazione a delinquere, capo A, perché estinto per prescrizione (sia per Moggi che per Giraudo che per Pairetto; ricordiamo che l'altro designatore, Paolo Bergamo, aveva visto in appello annullata la sentenza di primo grado perché il legittimo impedimento del suo difensore nella fase finale aveva fatto venir meno il suo diritto di difesa). Attraverso quale percorso la Corte di Cassazione (che, giova ricordarlo, non entra nel merito ma deve solo certificare la legittimità giuridica di quanto statuito nel giudizio precedente) sia giunta alla sua pronuncia lo capiremo dalle motivazioni. C'è da rilevare anzitutto che l'estinzione del reato per prescrizione mette anzitutto sotto accusa il modo in cui la vicenda processuale è stata gestita perché a dilatare in maniera abnorme i tempi non sono certo state le difese, cui peraltro è toccato svolgere pure una parte del lavoro che sarebbe toccato ai pm (svolgere accertamenti anche su fatti e circostanze a favore degli indagati, art. 358 cpp); la difesa di Moggi, peraltro, proprio per favorire la snellezza del tutto aveva drasticamente tagliato il numero dei testimoni (da 150 a soli 24); al contrario l'accusa ci ha messo molto del suo, per esempio avanzando e reiterando la richiesta di ricusazione del giudice Teresa Casoria. Nelle motivazioni non potranno peraltro non trovare spazio almeno alcuni di quelli che sono i buchi neri della vicenda: tra i quali certamente quello evidenziato dal pg Mazzotta nella sua requisitoria (ce l'ha raccontato il sempre ben informato Ruggiero Palombo), commentando il richiamo dei difensori di Moggi ad alcune intercettazioni (Bergamo/Facchetti e Meani/ Bergamo) che nell'inchiesta non erano entrate: "non sappiamo perché l'attività investigativa non abbia sviluppato i dati emergenti da tali conversazioni telefoniche"; già, basterebbe chiedere quell'Auricchio tanto impegnato a cupolare e ribaltare con Baldini da farsi 'sfuggire' quegli evidentissimi baffi e tanto impegnato a saccheggiare il pc di Tavaroli tanto da non trovare nemmeno il tempo di ascoltare l'assistente Coppola che voleva parlare dell'Inter e cui venne risposto che 'no, l'Inter non interessava'. Certo, bisognava badare a correr dietro solo ai misfatti di Moggi, non era un'indagine, era una spietata caccia all'uomo, come ebbe a definirla nella sua arringa l'avvocato Prioreschi. Quell'Auricchio, per inciso, che ancora oggi sostiene la tesi del Moggi corruttore e del Facchetti illibato e entra a gamba tesa su qualcosa che non lo riguarda, la questione degli scudetto tolti alla Juve. Calciopoli, come ho già detto e ripetuto, non finisce qui; questa è solo una tappa ma Calciopoli sanguina ancora. Di certo ci sono solo i dati della realtà: si è costruita l'ipotesi di un'associazione a delinquere senza fine di lucro e, quel che è più grave, senza associati in grado di alterare alcunché perché senza arbitri (a parte lo sventurato De Santis che nulla aveva a che spartire con presunto architetto) non si va da nessuna parte, erano solo quattro amici al telefono, nemmeno al bar, quello era terreno di Nucini e Facchetti. Nulla di più paradossale. Inoltre: i sorteggi erano regolari, meno regolare la sequenza fotografica di fotogrammi in libertà che voleva dimostrarne il taroccamento, visto che il colpo di tosse pareva non bastasse. Le conversazioni tra Moggi e i designatori, oltre ad essere lecite in sé, non erano esclusive e quelle di altri contenevano, piaccia o non piaccia agli inquirenti, elementi davvero compromettenti che sono, ahimè, sfuggiti, nonostante i baffi. Le ammonizioni mirate non esistevano (tanto meno le espulsioni e lo sventurato Dattilo è stato finalmente assolto, dopo un calvario interminabile). Le schede svizzere (il cui possesso era legale e di cui fu interrotta l'intercettazione quando si scoprì che non portava da nessuna parte) sono state acquisite senza rogatoria, attribuite con olio di gomito invece che con il previsto software forense e il loro contenuto è ignoto. Ma allora, di cosa stiamo parlando? Dulcis in fundo: la Juventus non era in Cassazione, assolta in primo grado con conferma in appello. La battaglia per gli scudetti è più aperta che mai. Dopo l'uscita delle motivazioni l'art. 39 è lì che ci aspetta. Corollario: Luciano Moggi non si arrende, contateci!
  15. Non riesco a capire sino a che punto questa sentenza è una presa per cvlo. Amico Wmontero, certo che passeremo sempre da questa nostra riva: Dopo nove anni mi crescono i muschi tra l'infradita. E poi non è ancora finita, mi pare di capire. Se AA ..........
  16. Scusami, ma io ho parlato di juventine e juventini non sedicenti juventini, che sono una brutta razza di antipatici
  17. Tutti gli juventini e tutte le juventine possono salire sul carro della Juve a qualsiasi ora.
  18. E allora, come dice il nostro amico toscano, Wmontero SPERAMOLO!
  19. Ah, si? E, in genere, come risultano le tue ispirazioni positive?
  20. Sotto la lente - Il calcio in Cassazione 20.03.2015 01:58 di Carmen Vanetti Twitter: @@carmenvanetti1 articolo letto 1937 volte Il 23 maggio è alle porte: lunedì sarà infatti il giorno in cui la Cassazione scriverà la parola fine ad uno dei tanti capitoli di Calciopoli, quello dei tre gradi dell'azione penale. Perché poi Calciopoli sanguinerà ancora, chissà per quanti anni, forse per sempre, se qualcuno non si prenderà la responsabilità di fare giustizia fino in fondo: su Moggi e gli altri imputati di Calciopoli, sulla Juventus e anche sul calcio tout court. E comunque la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo cui si è già rivolto Moggi e il Tar adito dalla Juve per il risarcimento di 443 milioni di euro chiesto alla Figc, nonché la possibile richiesta di revisione del processo sportivo ex art. 39 CGS, sono già dietro l'angolo Sì, perché in questo Grande Imbroglio, come ebbe a definirlo l'avvocato Prioreschi, il legale di Moggi che in questo pasticciaccio brutto ci si è infilato fino al collo per sbrogliare la matassa che stava avviluppando troppe vite. Ma nel guazzabuglio in cui la Cassazione è chiamata a fare ordine e chiarezza non vi sono solo Moggi & compagni di sventura e la Juventus, vi è anche il povero calcio italiano, un tempo re e ora mendicante. Quello che in realtà è accaduto nel 2006 è ormai chiaro a tutti: è stato costruito un processo sul nulla, su quel nulla a cui le indagini avevano portato; l'accusa non è riuscita a dimostrare nessuno dei suoi teoremi, che dunque sono rimasti semplici postulati, cioè "affermazioni non dimostrate e non evidenti che vengono comunque prese per vere in modo da fondare una dimostrazione o un procedimento che altrimenti risulterebbe incongruente". Già, perché i sorteggi hanno dato evidenza di essere assolutamente regolari, le ammonizioni mirate avevano la mira sbilenca e, per quanto riguarda la pistola fumante delle schede svizzere, non era nemmeno caricata a salve, era scarica proprio: non si è mai vista infatti prova meno provata di questa sulla base di telefonate intercettabili ma non intercettate (perché il primo tentativo non corrispondeva alle attese), delle quali non solo non c'è la minima idea del contenuto ma nemmeno l'attribuzione degli interlocutori, fatta con olio di gomito anziché con l'apposito software forense, è minimamente attendibile (livello di approssimazione inferiore al 5%, secondo la testimonianza del perito De Falco). Come si può costruire un'accusa, prima ancora che una condanna, di frode sportiva, per non dire poi dell'associazione a delinquere su questo nulla? Se a tutto questo aggiungiamo la più che dubbia competenza territoriale di Napoli, i buchi dell'inchiesta, il pasticcio dell'acquisizione (senza rogatoria) dei numeri delle schede svizzere (con De Cillis, il gestore del negozio di Chiasso, rinviato a giudizio per falsa testimonianza), il giallo del video sparito, smontato e rimontato, la mancata osservanza da parte del pm dell'art 358 cpp che impone al pubblico ministero di svolgere accertamenti su fatti e circostanze a favore degli indagati (invece di nascondersi dietro un 'piaccia o non piaccia' che ha smascherato l'intenzione di correr dietro solo ai misfatti di Moggi), come può la Cassazione avallare le condanne? C'è solo da augurarsi che la Suprema Corte trovi il coraggio e l'onestà di acclarare appieno la natura della Farsa, sbugiardando quanti se ne sono resi complici; in ogni caso sarebbe il minimo sindacale dichiarare che a Napoli non ne han fatto una giusta, con due sentenze che peraltro non riflettono quanto emerso nel dibattimento, ma sono ferme alle informative di Auricchio, anni di udienze buttati alle ortiche; come se tutto fosse già stato scritto. Non era un mondo perfetto quello del calcio del 2006, e aveva già sofferto di parecchi mali, dalle prime Scommessopoli all'impunita (anzi quasi premiata) Passaportopoli alla Bilanciopoli rattoppata con le solite pezze peggiori del male: chi lanciava ammonimenti (Giraudo sul doping amministrativo e finanziario: "Chi non paga le tasse e gli stipendi per comprare giocatori fa concorrenza sleale. Ci sono società con un livello tecnico assoluto che però non potrebbero permettersi. E' questo il vero problema del calcio italiano") era decisamente scomodo, anche perché dimostrava coi fatti competenza ed efficienza. La cosa migliore era togliere di mezzo queste figure anomale, bisognava solo attendere il momento giusto, anzi il complice giusto, perché già una volta la ciambella era riuscita male, nel caso delle accuse di doping che Guariniello, titillato da Zeman, aveva scagliato contro la Juventus. Ma, una volta fatto il ribaltone e istruito il Grande Imbroglio, quello che si presentava come il Nuovo Calcio ripulito non fece altro che trasformare quelli che erano al più piccoli malvezzi generali in una deregulation nel cui alveo a spadroneggiare si è insediata una lobby che oggi fa esclamare: 'Aveva ragione Giraudo quando disse: Noi togliamo il disturbo, ma vedrete i banditi che verranno dopo di noi'. Adesso i nodi stanno venendo al pettine: al di là dello spettacolo sempre più misero offerto dal nostro calcio, per di più giocato in impianti inospitali e fatiscenti, le nuove regole coniate nel 2007 hanno permesso di mascherare una situazione di degrado finanziario che sta generando mostri come il crack del Parma, e si sussurra che sia solo la punta dell'iceberg. Questo calcio allo sbando, attraversato da continui febbroni (un Calcioscommesse all'ombra della cupola di un'organizzazione internazionale, fallimenti, bilanci in profondo rosso, scandalotti assortiti, dirigenti - a qualsiasi livello - tutt'altro che illibati, politiche federali e di Lega fondate non su competenze ma su scambi di poltrone e favori) merita, lui sì, una Suprema Corte che faccia piazza pulita e metta al bando chi sta distruggendo lo sport che tanto amiamo. [da tuttojuve]
  21. Lo so che non c'è relazione, ma il mio cuore gioirebbe più per il verdetto della cassazione che per una vittoria in CL. Avrò modo in futuro di vedere la Juve vincere la coppa. Penso che non ci sarebbe bisogno neanche di vivere molto a lungo (ma io mi sto toccando).
  22. Me ne fotterei della CL se ci fosse il verdetto che voglio io dal tribunale.
  23. Infatti: Tavecchio: «Risarcimento Juve? Chiudere in modo bonario»Il presidente della Figc sulla richiesta di 443 milioni dei bianconeri: «Non c'è mai stato nulla di congelato» Agnelli: Dialogo con Figc © Ansa TORINO - «Dobbiamo ricostruire i fasti della Nazionale, il calcio italiano deve ripartire necessariamente dai settori giovanili», ha detto il presidente della Figc, Carlo Tavecchio che ha aggiunto:«Faccio una supplica alle società: date alla Nazionale il massimo sostegno. Perché nella nostra Nazionale c'è l'immagine italiana». E sul caso Parma: «L'importante è garantire la regolarità del campionato - ha sottolineato al riguardo - fino alla fine».RISARCIMENTO - "Non c'è mai stato nulla di congelato, con il presidente Agnelli ci siamo incontrati in diverse occasioni. Il problema fondamentale è che la Federazione ha in atto una situazione particolare per quanto riguarda quell'esposto-denuncia che vorremmo chiudere in maniera bonaria". Così il presidente della Federcalcio, Carlo Tavecchio si è espresso sulla richiesta di risarcimento di 443 milioni presentata dalla Juventus in merito a Calciopoli e ancora pendente. "Noi abbiamo interesse - ha aggiunto Tavecchio - ad avere questa grande società, questa grande squadra senza nessun problema federale".
  24. Dal poco che ho letto io, mi pare che l'ascia è sprofondata. Se di ascia di guerra si sia mai trattato.
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