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Showing content with the highest reputation on 19/11/2024 in Risposte

  1. 13 points
  2. 5 points
    Qui non c entra né la sfortuna né le nazionali. Qui c entra l inettitudine del signor Giuntoli che ci ha portato ad iniziare una stagione così lunga con un solo centravanti di ruolo. Roba che non sarebbe stata possibile nemmeno negli anni 60.
  3. 3 points
    Riprendiamo A. Sandro è in ottima forma, ha fatto un intervento da killer sul....compagno di squadra
  4. 2 points
    Gleison ha ripreso gli allenamenti personalizzati. Inizia dalla parte superiore del corpo e inizierà lentamente la riabilitazione delle gambe Forza Gleison, Torna presto mermaõ
  5. 2 points
    https://x.com/_Gr3zy_/status/1858880584098943019?t=TYoinIcXi6JDlD0W_k77VQ&s=19
  6. 2 points
    Gli innesti da fare in ordine di importanza a Gennaio: un esorcista 4-5 tizi random laureati in medicina e scienze motorie un difensore centrale una punta
  7. 2 points
  8. 2 points
    Bisogna vedere in quale porta segnerà..
  9. 2 points
    Erano state escluse lesioni pure per Luiz ed è fermo da un mese più o meno.
  10. 2 points
    no questo è il topic dell esultanza.....il più del forum è contenta cosi ce lo togliamo dall b....e....adesso rimangono solo il mitici 12 Ml da sbolognare cosi è finita......si riesce più a voler male a un nostro giocatore che a quelli che so dell inda......
  11. 2 points
    NO! penso starà fuori fino a Natale e poi torna in PL in prestito
  12. 2 points
  13. 2 points
    Sono sicuro che Weah in attacco farà meglio di Vlahovic, non siete pronti.. Senza Vlahovic chi rallenta il gioco perché spesso sta spalle alla porta o perché non sa controllare un pallone, non mi stupirei se vincessimo 3-0
  14. 2 points
    Tutti i santi giorni a parlare di quanto guadagna, e quanti se ne ha mangiati...hiii Adesso in attacco gioca lo chef, che a Napoli, aveva simeone, quinta punta, e da noi, non è stato capace nemmeno a tenersi cerri, per eventuali rogne...
  15. 2 points
  16. 2 points
    Tutti a festeggiare no....dov è il problema....il 75% del forum , degli youtuber vari e media non lo volevano in campo.....si mangia i gol , guadagna 12 Ml , straparla.....problema risolto , a parte il contratto , ma si risolverà anche quello tranquilli...x la felicità del tifo juventino..... Criticarlo ci stà , ci mancherebbe , io lo faccio con Luis , ma massacrarlo xchè è quello che è stato fatto , basta guardare le pagine addietro , proprio no.....era il nostro unico attaccante , volenti o nolenti i gol li fa.......vediamo senza.....
  17. 2 points
    Milik si è operato nuovamente a mercato chiuso, altrimenti doveva rientrare ben prima. Poi capisco che qui dentro avevano tutti previsto che si sarebbe dovuto operare una seconda volta...
  18. 2 points
    Impossibile sia diventato scarso in 3 mesi Bisogna fare di tutto per farlo rendere al meglio
  19. 2 points
    Cahlanoglu solo un risentimento. Vlahovic out qualche settimane. Sono dei maledetti protetti da un mago!!!! Invalidare sto campionato!!!
  20. 2 points
  21. 2 points
    Ma perché vi scannate in discussioni totalmente inutili? A che serve certificare se è vero che in premier league fosse il migliore, tra i primi 5, i primi 10 o fra i peggiori? Quello che conta è il rendimento qui da noi, e ad oggi è assolutamente fallimentare, inutile negarlo. Sarebbe bello capire il perché semmai. Non avendolo mai visto giocare prima però posso dire, vedendo le sue statistiche e avendolo visto nelle primissime amichevoli da noi, che scarso come viene descritto qui sicuramente non è. A pallone sa giocarci. Uno che negli ultimi 2 anni in premier league fa 15 gol, da centrocampista, non li fa così per caso. E al netto delle molteplici cazzate fatte con noi, si vede che il pallone sa trattarlo, non è nemmeno così lento come viene descritto e non è vero che gioca solo orizzontalmente. Il paragone, molto semplicistico, con Arthur è del tutto fuori luogo, sono completamente diversi, l'unica cosa in comune è la loro nazionalità. la storia del calcio è piena di giocatori, dai più mediocri ma anche a diversi parecchio famosi, che hanno sempre fatto bene, ma fallito in altri contesti. Anche da noi. Mi viene in mente sempre Rush, un altro che veniva dall'Inghilterra, anche se era davvero un altro mondo, non solo nel calcio. Rush scarso non era, altrimenti non faceva 35/40 gol all'anno, ma da noi sicuramente falli, tornato al Liverpool riprese a segnare i suoi 30 gol all'anno. Ora, esattamente del perché Douglas Luiz abbia questo rendimento così scadente non lo si riesce a capire, faccio fatica a credere che sia solo un problema di ambientamento, in questo calcio così "globale" (negli anni 80 era molto più difficile integrarsi..). Forse lui non voleva essere ceduto, mentre l'Aston villa lo doveva cedere per ripianare il suo bilancio, forse è un problema di troppe aspettative che non riesce a gestire, o forse davvero non riesce (o non vuole) ambientarsi, a prescindere dal vero motivo. Ma di sicuro il calciatore scarso non è. Il problema vero è che, qui da noi ad oggi, il suo rendimento è quello di un calciatore molto mediocre.
  22. 2 points
  23. 2 points
    io andrei a prendere 2 giocatori fuori dai piani delle attuali squadre che si potrebbero prendere a prezzo di saldo .... Badiashile dal Chelsea per sostituire (numericamente) Bremer, e magari Sessegnon per sostituire Cabal .... entrambi fanno la spola tra tribuna e panchina al Chelsea e al Fulham ... entrambi ex "futuri crack" che invece hanno deluso le aspettative... entrambi però ancora giovani (23 e 24 anni)... potrebbero essere scommesse interessanti da integrare in rosa come riserve/tappabuchi ... e vedere se magari si rilanciano con la cura Motta ... e se ne vinci gia solo una delle due di scommesse, hai fatto un bel colpo ...
  24. 2 points
    Il problema è che piaceva pure ad Adani, dovevamo porci delle domande [emoji23][emoji23]
  25. 2 points
    bel prospetto forse un po' avanti con l'età però tolto l'album dubstep , tutto sommato coi korn una carriera più che buona voce unica nel panorama nù-metal anche il progetto solista non è malaccio
  26. 1 point
    «Guarii dalla depressione anche grazie a Chagall Così legai subito con Totti Dissi a Conte di Ilaria» Di Aldo Cazzullo · 19 nov 2024 Gianluigi Buffon, quando ha esordito in Nazionale? «Non avevo ancora compiuto 15 anni. Fui convocato con la Under 16 per giocare a Edimburgo, contro la Scozia. Era la prima volta in uno stadio britannico: gli spalti in legno, tifo indiavolato, un muro di trentamila persone addosso. Nebbia. Ero in panchina. Si mise a nevicare. Prato tutto bianco. Il mister mi chiamò: “Buffon, tocca a te”». La prima volta. «Giocai pochi minuti e bloccai un solo pallone, ma me lo portai dietro in un tuffo sulla neve. Alla fine racimolai un po’ di monete per chiamare i miei genitori, a casa, a Carrara. Ma per sbaglio feci il prefisso del Friuli, dove abitava la nonna». Perché? «Perché da bambino passavo l’inverno in Friuli dai nonni. I miei avevano già due figlie, lavoravano, non potevano badare a me. I primi ricordi sono i campi innevati. Mi piaceva l’idea di questo velo bianco che ridava purezza a tutto. Così mi ci tuffavo dentro. Non sapevo che a tuffarsi nella neve ci si bagna». La sua autobiografia che esce oggi, scritta con Mario Desiati e pubblicata da Mondadori, si intitola «Cadere, rialzarsi, cadere, rialzarsi». «C’è qualcosa di masochista, nel portiere. I campi della mia giovinezza erano gli stessi degli anni 70: l’area dura come il cemento. I vecchi portieri li riconosci dalle mani ferite, dai fianchi dolenti, dalle tante volte che sono caduti fino a sanguinare. Ho avuto un solo procuratore nella vita, Silvano Martina. E l’ho scelto perché aveva le mani piene di cicatrici. Mani da portiere». A leggere il libro, pare che nel portiere ci sia anche una vena di follia. Almeno in lei. «Sì, una vena di follia ce l’ho. Il portiere parla da solo. Parla con i suoi guantoni. Soprattutto, ho sempre avuto una buona dose di strafottenza. Senza di quella, non sarei sopravvissuto». Perché? «Provi lei a esordire in serie A a 17 anni, a San Siro, con il Parma primo in classifica, contro il Milan a pari merito». Era il 1995. «Nel sottopassaggio incrociai gli sguardi di Weah, Boban, Costacurta, Baresi. A un certo punto sentii una pacca sulla spalla. Era Paolo Maldini, che mi incoraggiava. Anche lui aveva esordito in A da ragazzino: sapeva cosa voleva dire. Non ho mai dimenticato quel gesto. Paolo Maldini non è stato soltanto un calciatore immenso; ha le due qualità che ammiro di più in un uomo, lealtà e coraggio». A fine partita lei è sempre andato ad abbracciare gli avversari. Tutti amici? «No. Ricordo un attaccante del Benfica che mi diede un calcio terribile alla mano, palesemente apposta, mi fece un male tremendo, e mi guardò senza nessuna intenzione di chiedere scusa». Chi era? «Giuro: l’ho rimosso. Se lo rivedessi ci farei due parole, è per me un punto d’onore essere educato con tutti. Ma le persone negative le dimentico». Chi è stato il più forte contro cui ha giocato? «Ho giocato con tre generazioni, come faccio a dirlo? Zidane, Ronaldo, Messi, CR7, Iniesta...». Ne scelga uno. «Neymar. Per il giocatore e il ragazzo che è, avrebbe dovuto vincere cinque Palloni d’oro». Avete giocato insieme al Psg, dove lei inseguiva il suo sogno: la Champions. «Avevamo vinto 2-0 a Manchester con lo United. Capivo che non stavamo preparando in modo giusto il ritorno. Ma non lo dissi: in fondo ero l’ultimo arrivato, forse avevo ancora una mentalità provinciale, in fondo quelli erano tutti campioni, Mbappé aveva appena vinto il Mondiale... Prendemmo gol subito per un errore difensivo, il secondo fu anche colpa di una respinta imprecisa, beccammo il terzo e fummo eliminati. Non avevamo preparato in modo giusto il ritorno». Perché la Juve non vince quasi mai la Champions? «Parlo delle mie tre finali. Il Barcellona del 2015 e il Real Madrid del 2017 erano le squadre più forti degli ultimi vent’anni. E nel 2003 avevamo comunque di fronte il Milan di Shevchenko». Perdeste ai rigori. E qualche mese dopo, rivela nel libro, lei cadde in depressione. Come andò? «Era la fine del 2003, il campionato era cominciato bene, poi cominciammo a perdere colpi e stimoli. Eravamo reduci da due scudetti di fila: dopo l’up, il down. Mi si spalancò davanti il vuoto. Cominciai a dormire male. Mi coricavo e mi prendeva l’ansia, pensando che non avrei chiuso occhio». Poi accadde anche in campo. «Un attacco di panico. Sentivo una pressione al petto, non riuscivo a respirare, pensai che non avrei mai voluto essere lì e non avrei mai potuto giocare la partita». Una partita decisiva? «No. Juve-reggina, in casa. Andai dall’allenatore dei portieri, che era un grande: Ivano Bordon. Lui mi tranquillizzò: “Gigi, non devi giocare per forza”. Ripresi fiato. Guardai scaldarsi il secondo portiere, Chimenti, che è un mio carissimo amico. E pensai che ero davanti a una sliding door, a un passaggio decisivo della mia carriera, della mia vita». Perché? «Mi dissi: Gigi, se tu non entri in campo stavolta, crei un precedente con te stesso. Magari ti succederà una seconda volta, e poi un’altra ancora. E non potrai più giocare. Così entrai in campo. Feci subito una buona parata. Che salvò il risultato, perché poi vincemmo 1-0. Ma il problema rimaneva. Il dottor Agricola fece la diagnosi, poi confermata dalla psicoterapeuta: depressione». Come ne è uscito? «Rifiutai i farmaci. Ne avrei avuto bisogno, ma temevo di diventarne dipendente. Dalla psicoterapeuta andai solo tre o quattro volte, ma mi diede un consiglio prezioso: coltivare altri interessi, non focalizzarmi del tutto sul calcio». Quali altri interessi? «Fu allora che scoprii la pittura. Andai alla Galleria d’arte moderna di Torino. C’era una mostra di Chagall. Presi l’audioguida. Davanti alla Passeggiata rimasi bloccato per un’ora. È un quadro semplice, raffigura Chagall con la moglie Bella mano nella mano; solo che lei vola. Il giorno dopo, tornai. La cassiera mi disse: guardi Buffon che è la stessa mostra di ieri. Risposi: grazie, lo so, ma voglio rivederla». Non si guarisce così facilmente da una depressione. «Certo. Ma la mia vita è stata davvero così: cadere, rialzarsi. Ho fatto errori, come tutti, e non li ho mai nascosti». Quali altri errori? «Avevo il complesso di non essermi diplomato. Mi sentivo in colpa verso i miei genitori, volevo iscrivermi all’università. Stavo facendo un massaggio defatigante, e i due massaggiatori, due Lucignolo, mi dicono che ci pensano loro, che tutti i calciatori fanno così... Insomma, mi procurarono un diploma falso. Un’ingenuità incredibile. Che ho pagato». Dissero che era fascista, per la maglietta con la scritta «boia chi molla» e il numero 88. «Non avevo la minima idea che per qualcuno evoca Heil Hitler, essendo la H l’ottava lettera dell’alfabeto; per me voleva dire avere quattro palle». La famosa strafottenza. «E non avevo la minima idea che “boia chi molla” fosse un motto neofascista. Un giorno l’allenatore del Parma, che era Ulivieri, mi convoca e mi fa trovare un busto di Lenin». Ulivieri è uomo di sinistra. «Il Parma si giocava la finale di Coppa Italia, e io avevo insistito perché scendesse in campo il secondo portiere, Guardalben, che aveva disputato tutta la competizione. Ulivieri mi disse: tu Gigi non sei fascista, sei comunista, perché hai fatto un gesto straordinario per un tuo compagno». Ma lei Buffon come la pensa veramente? «Di sicuro non sono fascista, tanto meno razzista. Ho chiamato il mio primogenito Louis Thomas, che ora gioca attaccante nelle giovanili del Pisa, in onore dell’eroe della mia infanzia: Thomas N’kono. Sono stato l’unico europeo ad andare in Camerun per il suo addio al calcio: un ricordo stupendo». Le pagine su N’kono sono tra le più belle del libro. Ma, ripeto: lei come la pensa? «Sono un anarchico conservatore. Carrara, la mia città, è terra di anarchici. Credo profondamente nella libertà, e ho pagato un prezzo per questo. Abbraccio i giornalisti, ma non ho mai cercato la loro complicità. E i giornali, i social, contano molto nel nostro ambiente». Mi faccia un esempio. «Avevo già lasciato la Nazionale, quando Gigi Di Biagio, subentrato a Ventura, mi propone di tornare, per aiutare l’inserimento di Donnarumma. Accetto volentieri. Torno nella stanza 209 di Coverciano. Ma sui giornali e sui social comincia una campagna contro di me: Buffon è vecchio, ma non vuol farsi da parte... Fabbricavano meme in cui io, rugoso, proclamavo: punto ai Mondiali del 2500! Era tutto palesemente orchestrato da qualcuno, forse un procuratore. Così rinunciai». Dopo 176 presenze nella Nazionale maggiore, più 24 nelle giovanili. Record forse imbattibile. «Il presidente Gravina gentilmente mi offrì di organizzare una partita di addio. Risposi che non ce ne sarebbero state». Ma ha continuato a giocare. «Mi voleva l’atalanta. Gasperini mi scrisse un Whatsapp: “Con te vinciamo la Champions”. Fu Pirlo a convincermi a restare alla Juve». La carriera la chiuse a Parma. «Avevo un’offerta dal Barcellona come secondo portiere: l’idea di giocare con Messi, dopo CR7, mi piaceva. Un giorno però stavo guidando, e alla radio danno una canzone di Jovanotti che ho amato molto e non sentivo da dieci anni: “Bella”. Alzo lo sguardo, e vedo il casello di Parma. Un segno. Chiudere dove tutto era cominciato». Che tipo è Messi? «Finale di Champions del 2015. Intervallo. Sento una mano sulla schiena: “Gigi, ce la scambiamo adesso la camiseta?”. Era Messi. I veri grandi non se la tirano mai». E Cristiano Ronaldo? «Abbiamo sempre avuto un bellissimo rapporto: confidenze, giudizi sulle nuove leve. Vedevo in lui una grande forza e anche una fragilimia tà, legata all’assenza del padre, al percorso duro che ha dovuto affrontare». Chi è stato il suo vero compagno di strada? «Quel ragazzo anche lui un po’ strafottente, con l’accento romano, due anni più grande di me, che conobbi nella Nazionale under 16: Francesco Totti. Si creò subito una forte empatia. Francesco è un cavallo di razza: va amato e protetto». Le scommesse. «Parliamone». È la sua debolezza. «Lo è stata, fino a quando non ho trovato il mio centro. Per qualcuno è un vizio. Per me era adrenalina. Di una cosa sono certo: non ho mai fatto nulla di illegale. Infatti non sono mai stato indagato, non ho mai ricevuto un avviso di garanzia. Perché non ho mai scommesso sulla Juve o sulla Nazionale o sul calcio. Ho sempre e solo scommesso sul basket americano e sul tennis. Ora al massimo vado due o tre volte l’anno al casinò. Ma non ne sento il bisogno». Ogni tanto però la cosa torna fuori. «È successo due volte. La prima nel 2006, al tempo di Calciopoli, quando nel mirino c’era la Juve. Ero a Coverciano, solita stanza 209, ritiro premondiale. Venne da me il nostro dirigente accompagnatore, con cui avevo un rapporto speciale, Gigi Riva: “Se hai fatto qualche cazzata, dimmelo”. Risposi, con una punta di sadismo: “Gigi, mi conosci. Quindi conosci già la risposta”. Qualche giorno dopo venne a dirmi: “Ho preso la mie informazioni. Avevi ragione tu”». La seconda volta? «Era il 2012, prima dell’europeo. Dormivo beatamente nella stanza 209, quando arrivò la polizia. Nel ritiro della Nazionale, alle 5 del mattino, con le telecamere fuori: i giornalisti erano stati avvertiti. Erano lì per Criscito. Lo trovai ingiusto, e lo dissi. Criscito non ebbe un giorno di squalifica; intanto però perse l’europeo. Io fui convocato in procura. Ero talmente sicuro di non aver fatto nulla che andai da solo, senza l’avvocato. E ci rimasi male nel vedermi torchiato. Sempre con le stesse domande. Alle quali ho sempre dato le stesse risposte. La verità: non ho mai scommesso sul calcio». In quell’europeo l’italia arrivò in finale. Con Cassano e Balotelli. Di Cassano si raccontava che lei fosse la vittima designata. «Tutto falso. Siamo sempre andati d’accordo. E in un ritiro che dura un mese, Antonio è un compagno perfetto: tiene su il gruppo, crea energia, riempie i vuoti. L’ho sempre detto anche a lui, però: in una stagione lunga un anno, non so se l’avrei sopportato...». (Buffon ride). E Balotelli? Si è perso, o non era così forte come credevamo? «Si è un po’ perso, perché ha smarrito la concentrazione sul vero obiettivo: diventare il campionissimo che in potenza era. Però vederlo a 34 anni al Genoa, a provarci ancora, mi emoziona». Come avete vinto il Mondiale 2006? «Si era creata un’atmosfera straordinaria, di fiducia e unità, che era mancata quattro anni prima in Corea, dove pure eravamo fortissimi». Nel 2006 Francia e Brasile erano più forti di noi. «Non siamo mai andati ai Mondiali da favoriti. Forse solo nel 1990 e nel 1994 avevamo la squadra migliore. Nel 2006 siamo cresciuti partita dopo partita. Anche per dimostrare, in piena Calciopoli, chi eravamo davvero». Chi era davvero Luciano Moggi? «Una persona simpatica e controversa, un dirigente che ha sempre avuto successo, un carismatico che teneva a distanza i calciatori ma li sapeva prendere». Alla Juve è costato due scudetti. Revocati. «Chi c’era sa che sul campo li abbiamo vinti noi. In un ambiente dove i puri che potevano scagliare la prima pietra erano pochissimi». Nella finale con la Francia fu lei a far espellere Zidane per la testata a Materazzi. «Richiamai l’attenzione dell’arbitro, perché temevo che Marco non si rialzasse. Avevo appena parato un colpo di testa di Zidane che pareva una sassata: per poco non mi piega la mano. Soltanto dopo trenta secondi ho realizzato, non lo nego, che l’espulsione dell’avversario più forte sarebbe stata un vantaggio». Come ricorda l’avvocato? «La Juve aveva venduto Zidane al Real e investito duecento miliardi per me, Pavel Nedved e Lilian Thuram. Agnelli ci invitò a Villar Perosa. Ci accolse sorridendo: ecco i nostri miliardi che camminano! Dopo, forse vedendo Lilian, chiese cosa pensassimo del caso Milingo». L’esorcista che aveva perso la testa per una donna, per poi chiedere perdono al Papa. «Thuram, che è uomo di mondo, abbozzò una risposta. Nedved lo guardava allibito: palesemente non aveva mai sentito nominare Milingo in vita sua». Qual è l’allenatore più forte che ha avuto? «Sono stato fortunato. Ho avuto i sergenti: Scala, Capello, Conte. Quelli che scuotono i calciatori. E ho avuto gli psicologi, quelli che li calmano: Ancelotti, Allegri». Mi faccia l’esempio di un sergente. «Avevo fatto una partita strepitosa, una sequela pazzesca di parate, cadere rialzarsi, cadere rialzarsi. Capello mi convoca. Mi fa vedere il filmato della partita. E mi dice: Gigi, proprio non ci siamo. Ci rimasi malissimo». E un esempio di psicologo? «Abituati a Conte, che ci faceva cazziatoni terribili, Allegri ci parve un angelo. Alla vigilia di una partita, sulla lavagna degli schemi scrisse solo: 3. “Siete tre volte più forti degli avversari. Ora andate in campo e vincete”». E Lippi che tipo era? «Una via di mezzo. Dopo il fallimento ai Mondiali in Sudafrica ci disse: “La colpa non è vostra. La colpa è mia, che sono così co*****e da aver portato ai Mondiali proprio voi”». Ma chi tra loro è l’allenatore più forte? «Ognuno è l’uomo giusto in un determinato momento. Quando ho saputo che Conte sarebbe andato al Napoli, ho detto: quest’anno il Napoli arriva o primo o secondo». Cosa rispose Conte, quando lo avvisò che si era innamorato di Ilaria D’amico? «Un fuoriclasse sta con una fuoriclasse». Come vi siete conosciuti? «Dopo la partita con il Milan che decise lo scudetto del 2012, quella del gol non convalidato a Muntari, Ilaria mi fece una domanda capziosa: “Buffon, se si fosse accorto che la palla era entrata, l’avrebbe detto all’arbitro?”». E lei? «Non sono mai stato un ipocrita. Risposi che non mi ero accorto che la palla fosse entrata, e se me ne fossi accorto non credo che l’avrei detto. Scoppiò un putiferio». Insomma, tra voi era iniziata male. «Tempo dopo ci siamo trovati in un ospedale, a un evento di beneficenza. Abbiamo cominciato a parlare. E ho capito che la donna algida che vedevo in tv era in realtà dolcissima». Lei stava con Alena Seredova. «Era una storia ormai alla fine, attraversata da una crisi profonda. Ma mi ha dato un grande dolore farla soffrire, far soffrire i nostri figli, Louis Thomas e David Lee, che chiamo Dado. Oggi sono felice che Alena abbia un’altra famiglia: ha fatto una figlia, ha un uomo al suo fianco». Alessandro Nasi. «Credo che Alessandro abbia reso i miei figli persone migliori di come sarebbero stati se fossi rimasto a casa con le nostre infelicità; così come Ilaria ha fatto molto per i miei. Lei aveva già Pietro, insieme abbiamo avuto Leopoldo». Famiglie allargate. «Un tempo non ci credevo. Ora ho capito che sono un arricchimento. A patto di avere generosità e pazienza». Ma un allenatore pippa l’ha avuto? Malesani? «Guardi che con Malesani il Parma vinse Coppa Italia, Supercoppa e Coppa Uefa! Una volta ci raccontò la sua vita, il padre operaio, i sacrifici. Ci commosse. Tutti, anche quel matto di Tino Asprilla». Com’era Asprilla? «Uno che sparava in aria per festeggiare i compleanni degli amici; ma resta tra i più forti che abbia mai visto». Lei crede in Dio? «Molto, fin da ragazzo. A Parma andavo spesso a pregare nel Battistero, vivevo in collegio, sembravo un monaco. Ancora oggi vado a messa tutte le domeniche. Qui a Milano a San Nazaro». Come immagina l’aldilà? «Sarà una magnifica sorpresa».
  27. 1 point
    Sì, giocatore intelligente e completo. L'hanno voluto a tutti i costi, è al centro del progetto.
  28. 1 point
  29. 1 point
    Non era per mancanza di soldi, ma Giuntoli non voleva pagare i 40 milioni in contanti, ma piuttosto voleva una formula più vantaggiosa perché Todibo non valeva 40 in contanti. Quando vedi il livello difensivo di West Ham e quello della Juventus con Kalulu, possiamo ringraziare Giuntoli per non aver speso i 40 milioni per Todibo
  30. 1 point
    se va di lusso, il Jmedical è una macchietta più del Milan lab che poi giustamente chiuse.
  31. 1 point
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  33. 1 point
    Giorno x giorno si arriverà easy al 15 dicembre, li conosciamo
  34. 1 point
    Sto perdendo la voglia di vedere le partite. Hanno scassato i co*****i con questi infortuni.
  35. 1 point
    eh già... colpa sua... perché gli altri che vanno in nazionale di solito quando vengono schierati si risparmiano per non dimostrare troppo attaccamento ai colori del proprio paese. E' risaputo che le partite della nazionale vengano messe in terzo piano dai giocatori.
  36. 1 point
    Un giorno chiederai perdono per queste parole sconsiderate
  37. 1 point
    secondo me portiamo a casa i tre punti...
  38. 1 point
    Motta non ha colpe, Luiz a inizio stagione andava a 2 all'ora. L'ha messo con l'Empoli, la gara ideale, e ha combinato poco. In CL e col Cagliari ha fatto danni, nonostante tutto è partito titolare con la Lazio, altra prestazione anonima. Mentre costruisce Thiago ha l'obbligo di fare risultati, siamo la Juve mica l'AV dove si festeggia pure un settimo posto. Gli altri cc hanno dato risposte subito, più svegli, più carattere. In generale, chi più chi meno, tutti hanno sfruttato l'occasione, tranne i due brasiliani. Gli unici che non hanno combinato niente di buono fin'ora. In caso di flop ce ne faremo una ragione. L'all-in di Giuntoli e Motta è Koop, non solo per i 60 milioni spesi, l'olandese è l'uomo di Thiago, il perno del suo centrocampo.
  39. 1 point
    gli spezzoni di gara fatti con weah davanti al posto di dusan fanno pensare che sarà quella la soluzione temporanea. quando rientrerà, se mai succederà, imho davanti vedremo nico. cmq è stato da folli puntare su milik li davanti
  40. 1 point
    A quanto pare tutti i nodi stanno venendo al pettine, come immaginavo. Con buona pace dei pretoriani del forum. Siamo ridicoli, dove ci presentiamo senza centravanti in campionato e CL. Firmerei oggi per il 4 posto
  41. 1 point
    In effetti non capisco perché non abbiamo haaland come riserva
  42. 1 point
    Impensabile giocare ogni tre giorni con una sola punta. Eh Juventus e nazionale. Grande cuoco
  43. 1 point
    Il sogno si può avverare... Simone Guerra (Piacenza, 30 agosto 1989) è un calciatore italiano, attaccante della Juventus Next Gen. Con 230 presenze e 80 reti è il recordman di presenze e miglior marcatore della storia della Feralpisalò. Esigo il miglior marcatore della storia della Feralpisalò titolare a San Siro
  44. 1 point
  45. 1 point
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    vedo che ai pasdaràn di gionnino gli piace fare i comunisti quando si parla di trofei...
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    Magari se fosse stato in salute non te l'avrebbero regalato Oppure finirà nei peggiori bar di Caracas alla Adriano styles
  48. 1 point
    tecnicamente Thuran mi ricorda tanto un decespugliatore. Che e' una zappa un po' piu' articolata
  49. 1 point
    E' un Arnautovic, un Immobile; un giocatore molto buono per squadre di metà classifica, che chiamato a diventare determinante in squadre di alto livello, sparisce.
  50. 1 point
    A parametro zero immagino abbia molte richieste, ma questo va preso senza sé e senza ma.
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