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Showing content with the highest reputation on 13/11/2015 in Risposte
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1 pointAllo stesso tempo un lettore che ha un ricordo negativo di Conte sarà possibilmente portato a vedere una deformazione in una realtà presentata invece con lucidità, ma il punto è che poi è possibile discutere e confrontarsi (infatti se ne sta parlando), non che vada per forza condiviso da tutti (cercando nelle argomentazioni, semmai, la parzialità - che in effetti qua e là ravviso anch'io, ad esempio nella parte sulla fretta nel cercare il passaggio per vie ostruite -> ma non capisco perché dovrei pensare a Conte, per questo motivo, si sta parlando delle scelte che porta il calcio di Allegri. Chiaramente se lascio fuori Conte da quel che ne penso, non ci vedo parzialità, ma solo rappresentazione dei fatti, come nel caso delle cattive spaziature e della poca partecipazione collettiva al gioco) Io per esempio ho sia un ricordo negativo di Conte sia una tendenziale concordanza con l'autore dell'articolo
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1 pointIl simpatizzante granata é una persona normale che quando si parla di calcio perde aderenza con la realtà. Il tifoso granata é un monomaniaco con l'ossessione della juventus quale male assoluto. L'ultrà granata é un psicopatico pericoloso per l'intera società. Sostanzialmente tifare granata é manifestazione, piú o meno grave, di patologia psichiatrica (genetica: chi ha problemi genetici é facile che diventi granata; ambientale: chi cresce in ambiente granata é facile che sviluppi problemi). Onestamente mi stupisco che non ci siano studi clinici su tale fenomenologia! Inviato da una miniera di uranio sperduta in qualche remoto angolo della Namibia
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1 pointGli argomenti per controbattere non si comprano al supermercato...
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1 pointSotto la lente - La pillola nel caffè [dell'Inter]? Solo un petardo 13.11.2015 02:20 di Carmen Vanetti Ci sono notizie che si abbattono sul mondo del calcio come bombe e altre invece che come la neve non fan rumore. L’esempio più lampante è naturalmente Calciopoli, i cui titoli a caratteri cubitali, non importa se rispettosi o meno del vero, hanno bombardato le coscienze di chi doveva essere orientato con palle di cannone per anni, perpetuando nel tempo evidenti fatti storici come il Paparesta prigioniero nello stanzino del Granillo. Ce ne sono altre che, pur contenendo in nuce le stimmate di potenziali bombe, sono state presto degradate a petardi: l’esempio più classico è quello del calcio scommesse, con le sue mele marce che continuano a convivere, tutt’al più dopo una breve quarantena, con quelle sane. Altrettanto evidente il caso che riguarda il doping: ricordiamo tutti l’esecrazione che fu scagliata sulla Juve ai tempi del cosiddetto ‘affare doping’: intendiamoci, nessun giocatore bianconero venne trovato positivo a nessun controllo antidoping, tutto prese le mosse dal fatto che tale Zdenek Zeman, un boemo cui Gianni Agnelli ebbe a dire che mai gli avrebbe affidato la sua squadra perché non gli piaceva il suo modo di allenare, nel 1998 cominciò a blaterare di un calcio che doveva uscire dalle farmacie; e avanzò sospetti sull’aumento delle masse muscolari di Vialli e Del Piero (ricordiamo che erano gli anni del preparatore Ventrone, che puntava molto sul lavoro muscolare in palestra orientato alla potenza). Eppure ‘chi è senza peccato scagli la prima pietra': in effetti bisogna dire che la Lazio di Zeman (1994-98) era una squadra che basava la sua forza proprio sulle qualità fisico-atletiche, ben supportate dall’uso di quella creatina che lui condannava in casa d’altri; lo riconobbero alcuni dei suoi giocatori, da Negro a Favalli, e l’imperturbabile boemo rispose che di essersi limitato ad assecondare un andazzo. Fatto sta che il pm torinese Guariniello colse la palla al balzo e aprì un’inchiesta: la Juve, i suoi dirigenti e soprattutto il suo staff medico finirono sul banco degli imputati e infamati sulle prime pagine dei giornali, anche se poi alla fine la Juve venne prosciolta (la sbandierata prescrizione riguarda solo le manchevolezze riscontrate dalla Cassazione, che giudica sul diritto e non sul fatto, nelle motivazioni del secondo grado per l'assoluzione relativa all'abuso di farmaci leciti; per l'epo l'assoluzione fu totale e perentoria); rimasero però gli anni di gogna mediatica e il danno di immagine. Repetita iuvant. Ricordiamo questa faccenda perché di questi tempi il problema doping è tornato d’attualità non solo per lo scandalo che ha colpito il mondo dell’atletica a livello internazionale, ma anche per il riaffiorare di una vicenda che si è sempre tentato di seppellire. Una storia che risale agli anni Sessanta, ambientata nell’Inter di Helenio Herrera, quella che vanta nel palmarès tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali; ma anche quella che aveva nel caffè il suo tigre nel motore: caffè corretto, stando a quanto rivelò Ferruccio Mazzola, figlio di Valentino e fratello del più famoso Sandro; lo scrisse nel suo libro, inutilmente querelato dall’Inter. Lasciamo parlare lui: “Ho vissuto in prima persona le pratiche a cui erano sottoposti i calciatori. Ho visto l’allenatore, Helenio Herrera, che dava le pasticche da mettere sotto la lingua. Le sperimentava sulle riserve (io ero spesso tra quelle) e poi le dava anche ai titolari. Qualcuno le prendeva, qualcuno le sputava di nascosto. Fu mio fratello Sandro a dirmi: se non vuoi mandarla giù, vai in bagno e buttala via. Così facevano in molti. Poi però un giorno Herrera si accorse che le sputavamo, allora si mise a scioglierle nel caffè. Da quel giorno ‘il caffè’ di Herrera divenne una prassi all’Inter. Con certezza non lo so, ma credo fossero anfetamine. Una volta dopo quel caffè, era un Como-Inter del 1967, sono stato tre giorni e tre notti in uno stato di allucinazione totale, come un epilettico” (Il terzo incomodo, 2004). Venne osteggiato anche dal fratello Sandro, nonostante le sue parole fossero suffragate da esempi convincenti e particolareggiati che raccontavano di morti precoci, quelle, ad esempio, di Picchi, Tagnin, Bicicli, Miniussi, cui sarebbero seguite quelle di Longoni e Masiero fino a Giacinto Facchetti nel 2006. Col passar del tempo però anche Sandro Mazzola sembra aver cambiato idea e in una recente intervista al Corriere dello Sport, ha dichiarato: “Io ad un certo punto cominciai ad avere, in campo, dei fortissimi giramenti di testa. Andai dal medico che mi fece fare tutte le analisi e mi disse che dovevo fermarmi, che avevo problemi grossi. Mi disse che dovevo stare fuori almeno sei mesi. Ma questo Herrera non lo voleva. Da dove nascevano quei valori sballati? Non lo so. Ma so che, prima della partita, ci davano sempre un caffè. Non so cosa ci fosse dentro. Ricordo che un mio compagno, Szymaniak, mi chiese se prendevo la simpamina. Io non sapevo cosa fosse ma qualcosa che non andava, qualcosa di strano, c’era”. Qualche giorno dopo in verità lo stesso Mazzola ha tentato di gettare un po’ d’acqua sul fuoco minimizzando e arrampicandosi sugli specchi con l’affermazione che comunque l’importante era saper giocare; resta però il grave problema della tutela della salute dei calciatori, in un’epoca in cui i controlli non erano quelli che ci sono ora. In casa nerazzurra, peraltro, stando a dichiarazioni di protagonisti, il problema sembra essersi perpetuato anche più avanti, se dobbiamo credere a Georgatos, che ha militò nell’Inter tra il 2000 e il 2003 e che nel 2006 dichiarò: “Ho visto giocatori prendere pillole e fare iniezioni, c’erano gruppi di persone che rifornivano i giocatori”. Problema che, bisogna dirlo, come ebbe a confermare lo stesso Ferruccio Mazzola avendolo verificato nel peregrinare della sua carriera, accadeva anche altrove, per esempio in Fiorentina (un’altra società particolarmente falcidiata da Atropo) e Lazio. E un’altra bandiera nerazzurra, Bergomi, tempo fa, si disse “preoccupato per quei farmaci che ho preso o che mi hanno dato”; precisò poi di riferirsi solo a farmaci come il Micoren, un analettico bronco dilatatorio che comunque, se preso come puro spaccafiato, può rivelarsi decisamente pericoloso. Resta il fatto che tante morti e tante tristi vicende di ex calciatori ammalatisi non solo di tumore, ma anche di Sla o di patologie cardiache, sono sempre cadute leggere come neve, al massimo con lo scoppio di qualche petardo; nella vicenda della Juve, dove non c’era comunque nessun riscontro a livello delle condizioni di salute dei giocatori, ma solo la visione zemaniana di qualche muscolo sviluppato, scoppiò la bomba. Se il valore primario è, come dovrebbe essere, la tutela della salute degli atleti, anche a prescindere da quelli che siano stati i risultati sportivi, forse il mondo del calcio non avrebbe dovuto appendersi ai vaniloqui di Zeman ma cominciare, qualche decennio prima, a ficcare il naso nelle ‘farmacie’ di tutte le società. E dove bomba c’era bomba scoppiasse. http://www.tuttojuve...-petardo-260402
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1 pointFarsopoli di E. LOFFREDO del 12/11/2015 13:27:15 Preventivamente Gazzoni Giuseppe Gazzoni Frascara, ex patron del Bologna calcio, in questi anni di vicende calciopolesche si è distinto per aver più volte lamentato di essere uno dei massimi danneggiati dalla farsa e imputando alla retrocessione dei rossoblu il dissesto finanziario che ha poi sofferto. All'indomani delle motivazioni della Cassazione sul rito ordinario del processo napoletano, quello riguardante Moggi, Gazzoni è partito lancia in resta riproponendo la solita doglianza e annunciando di voler chiedere più di cento milioni alla Juventus (potendo scegliere a quale dei presunti responsabili delle sue disgrazie finanziarie rivolgersi, fa bene a bussare da chi ritiene il più solvibile, ed è evidente che la Juventus FC ha possibilità maggiori di quelle di Moggi e altri). A margine dell'ultima assemblea dei soci il presidente della Juve ha reso noto che la richiesta risarcitoria in effetti è arrivata e che è di trenta milioni di euro. Vedremo come si muoverà la Juventus, che provvederà ad accantonare eventuali somme solo dal prossimo bilancio. Vedremo se ancora una volta prevarranno tentazioni "patteggiatorie" o se si deciderà di resistere in giudizio alle richieste di mister idrolitina. Non è in queste poche righe che dobbiamo ripercorrere la genesi di quanto accaduto al Bologna di Gazzoni, ma guardando gli highlights del famoso Lecce-Parma (3-3 con Zeman sulla panchina dei salentini) ci è saltato all'occhio che semmai fosse esistito il cosiddetto sistema delle ammonizioni preventive alla squalifica nel turno successivo, la squadra rossoblu ne è una delle principali beneficiarie. Ma andiamo con ordine. Il Bologna nella stagione 2004/05 si classificò al diciottesimo posto con quarantadue punti come la Fiorentina e il Parma e appena uno in meno del Chievo. I viola si salvarono grazie alla classifica avulsa. Parma e Bologna andarono allo spareggio salvezza. C'è da far notare che alla penultima giornata si giocava Chievo-Bologna, le due squadre arrivavano con rispettivamente con trentanove (39)e quarantuno (41) punti, quindi i felsinei con una vittoria (ma anche con un pareggio) avrebbero staccato il biglietto per la permanenza in A. Invece, forse per colpa di Moggi, i clivensi vinsero per 1-0. All'ultima giornata entrambe le squadre pareggiarono contro la Samp i rossoblu e contro la Roma i veronesi. Vincendo in casa con i blucerchiati i bolognesi si sarebbero comunque salvati. Ma Moggi deve entrarci qualcosa... E se le vicende delle ultime due giornate possono essere frutto della sfortuna, o dei tramestii di Big Luciano, è interessante notare come il Bologna si ritrovi a fine campionato in quella situazione di classifica. Il girone di ritorno dei rossoblu si apre con tre vittorie, ma poi in ben sedici giornate riescono a racimolare solo una vittoria, e nell'impresa di perdere in casa con l'Atalanta che alla fine si piazzerà ultima. Lo score racconta di otto pareggi e ben sette sconfitte. Delle sette sconfitte i bolognesi amano ricordare solo quella con la Juventus, rea di aver segnato su punizione da trenta metri (che per noi c'era, per loro no) nei minuti di recupero. Nonostante questo girone di ritorno, pienamente meritevole della serie B, il Bologna ha ancora a disposizione lo spareggio salvezza col Parma. E qui torniamo a Lecce-Parma. In quella partita, nella quale il prode Zeman si mise dietro alla panchina spalle al campo, il tanto chiacchierato arbitro De Santis ammonì tutti i diffidati dei ducali (Bolano, Bonera, Contini e Morfeo, gli ultimi due espulsi per doppia ammonizione), che si presentarono all'andata dello spareggio con la rosa decimata. Ma non basta, i rossoblu grazie anche alle suddette assenze, vinsero al Tardini per 1-0. A questo punto, quando ormai sembrava fatta, il solito Moggi (in missione per conto della Juve) certamente ci ha messo lo zampino e il Parma una settimana dopo riuscì a ribaltare la situazione e mandò il Bologna in serie B. Quindi caro (si fa per dire) Gazzoni, non è forse il Bologna che ha fatto di tutto per mandarsi (da solo) in serie B? Noi speriamo che la Juventus a fronte della richiesta risarcitoria non ceda e dimostri che in fondo per la retrocessione del Bologna Gazzoni deve recriminare solo con quel Bologna. http://www.giulemani...ery=/W1JZqbs5dv
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1 point.@juventusfc Leggendari sono questo club e i suoi straordinari tifosi. Grazie! #OneLove #ADP10_41 @@ @@ @@